Papini raccoglierà le due raccolte Il tragico quotidiano e Il pilota cieco
in un unico volume, edito per la Libreria della «Voce», nel 1913. Nella seconda
edizione l’autore decide di sostituire quattro racconti del Pilota cieco con
alcuni inediti: Una vita in due, Intervista con la Regina di Thule, Una città per
una risata e Le tre lettere vengono succeduti da Una morte mentale in «Riviera Ligure», luglio 1912. La zia di tutti sulla «Stampa», 16 febbraio 1912. Il suicida sostituito, sulla «Stampa», 22 gennaio 1913. 453 lettere d’amore, in «Riviera Ligure», ottobre 1911.
Queste prose risentono del tempo trascorso dalla prima edizione alla
seconda, rivista e corretta. Molti temi sono paralleli alla silloge Parole e
Sangue,33 pubblicata l’anno precedente. Una morte mentale e La zia di tutti
sono racconti ambientati in città, connotati da un’atmosfera di morte. Si tratta
di una Firenze descritta con grande fedeltà. Nel Suicida sostituito tre amici
sono seduti al tavolino di un bar. Uno di loro è preso da un’incontenibile
agitazione. Col procedere del racconto la sua sofferenza si chiarisce alla luce
dell’identificazione del personaggio con la figura di Cristo, inserendo così
all’interno della nuova edizione del Pilota cieco la tematica religiosa.
Perché – seguitò – non si deve aver il diritto di ripetere le parole di Cristo? Non siamo figliuoli dell’uomo come lui? Non dobbiamo bere
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il fiele come lui? E se un giorno volessi, non potrei essere straziato come lui?34
Usciti dal caffè dopo un alterco, due delle tre figure iniziali s’incamminano
lungo le strade che portano in collina. L’identificazione iniziale del
personaggio centrale con Cristo trasforma il colle di San Miniato in una
trasposizione del Calvario, con l’immagine di Cristo in cima che osserva con
severità la città ai suoi piedi, mentre il viale dei colli diventa una sorta di via
Crucis che conduce alla morte. Il parallelo con la passione di Cristo continua
con la sosta nel giardino degli ulivi; è qui che il personaggio espone la sua
intenzione di farsi salvatore dell’uomo con il proprio sacrificio, portando a
completo compimento l’identificazione con la figura di Cristo. L’uomo sta per
compiere trentatré anni, e decide, come Cristo, di dare la vita per l’amico, nella
speranza che ciò contribuisca alla salvezza di lui. La vicenda termina con il
congedo dei due amici; tutto lascia presagire che l’uomo disperato porrà fine ai
propri giorni.
Nella novella Una morte mentale, la città di Firenze è descritta nei
minimi particolari. Il protagonista, si muove tra le strade del capoluogo
toscano, in mezzo ad una serie di personaggi: una madre povera con la sua
bambina, un vinaio nella sua bottega, un portiere, un turista tedesco, il signor
Kressler, diventato suo amico, che alla fine del racconto deciderà di lasciarsi
morire. Il proposito di disegnare una città con i suoi palazzi caratteristici, con i
suoi abitanti, in una prosa sobria e precisa, rende questo testo, uno dei più
riusciti nel tentativo di mimesi del reale.
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Il racconto, nella prima e nella seconda edizione del Pilota cieco, non
svolge più una funzione didattica o esplicativa, non si tratta di esemplificare
modelli ideali di vita. Il distanziarsi di una prospettiva eccessivamente
ideologica contribuisce al quasi completo abbandono di quel carattere ripetitivo
e monotono che caratterizza Il tragico quotidiano.
Nel sistema dei personaggi si può notare come in questa seconda
raccolta siano presenti sempre degli oppositori ai protagonisti, non solo l’alter
ego che si sdoppia dal personaggio principale, ma la comparsa di figure
d’appoggio o alcuni oggetti che entrano nel racconto.
Spesso nel Pilota cieco gli eventi si manifestano secondo regole precise
e costanti con una logica interna che produce nel testo i propri effetti sempre
uguali. L’accadimento straordinario, dovuto al rispetto delle leggi fantastiche a
cui questi racconti devono rispondere, non si esaurisce in se stesso ma diventa
una dimostrazione di intersecazione con le leggi conosciute del mondo reale.
La volontà di determinare queste leggi è da riferire all’autore. Nelle differenze
tra le due raccolte, la più significativa riguarda le conclusioni delle novelle.
Sono risoluzioni diverse tra loro, come ad esempio il conseguimento dei propri
obiettivi in Due immagini in una vasca oppure in Una vita in due; il ritorno alla
situazione di partenza come in Chi sei?, e ancora, l’obiettivo non raggiunto
come nel Giorno non restituito o in Una città per una risata.
Papini è in una fase di ricerca personale, di sperimentazione e lo
dichiara nella prefazione chiamandosi pilota cieco. È un navigante in cerca di
un approdo sicuro e lo trova nelle peculiarità della narrativa rispetto a quella
nel sistema dei personaggi, nella struttura della trama e nella costruzione della
prosa. Quando Il pilota cieco appare nel panorama letterario italiano, molte
sono le note positive che gli vengono attribuite.
Arturo Graf esprime la propria ammirazione attraverso parole di elogio:
Caro signor Papini, sono un antico amator del fantastico. Posso dire d’aver cominciato il mestiere letterario con alcune novelle fantastiche, pubblicate poi in Roma l’anno di grazia 1875. Anche per questa ragione dunque m’è piaciuto molto Il pilota cieco. Questo titolo è felicissimo. Io mi domando ancora una volta donde Ella sia piovuta nel bel paese che Apennin ecc. E più mi piace il fantastico quando racchiude sensi profondi, come avviene nel Suo.35
I racconti di Papini hanno portato una novità nella narrativa italiana.
Le prose papiniane anticipano temi e strutture narrative che molti
scrittori, i quali ancora oggi vengono annoverarti nella sezione del fantastico
italiano, come ad esempio Massimo Bontempelli, Alberto Savinio e Giorgio De
Chirico, adotteranno per i propri racconti.36
Ogni personaggio papiniano vive un’avventura nel senso di fuga verso
un’ideale, non attraverso spostamenti o viaggi lontani ma solo attraverso la loro
immaginazione. Un’avventura che si conclude spesso in una grande
insoddisfazione; infatti, il segreto non viene svelato. Molti personaggi sono
come prigionieri di un mistero, di un elemento fantastico che non vuole
lasciarli liberi di vivere. Questa sottile riflessione sui rapporti tra reale e
35
Cfr. M.MARCHI E J.SOLDATESCHI (a cura di), Giovanni Papini 1881-1981,catalogo della mostra, Firenze, Nuovedizioni Enrico Vallecchi, 1981, p. 46, in A.VANNICELLI, La
tentazione del racconto, cit., p. 103.
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immaginario dovrebbe annoverare il nostro autore tra più grandi narratori
italiani del primo Novecento.
Jorge Luis Borges cura una raccolta antologica dei racconti papiniani37
che più l’hanno interessato dalla raccolta del 1913, poiché il riferimento alla
prosa Una morte mentale è riconducibile solo a quell’edizione. Nella
prefazione elogia lo scrittore fiorentino:
Giovanni Papini non vuole che i suoi racconti appaiano reali. Il lettore sente dall’inizio l’irrealtà dell’ambito di ciascuno.[…]. Due idee si uniscono in Lo specchio che fugge: quella del tempo che si arresta e quella della nostra vita pensata come un’insoddisfatta e infinita serie di vigilie.[…].
Sospetto che Papini sia stato immeritatamente dimenticato.38
37
J.L. BORGES,Introduzione, in Giovanni Papini. Lo specchio che fugge, trad. it. G.
Guadalupi, Milano, F. M. Ricci, 1975, pp. 7-10.
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