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La seconda fase della controversia trinitaria, i latitudinarians e l'Arian Movement:

CAPITOLO II: I manoscritti teologici: esegesi scritturale e storia della Chiesa tra millenarismo e la Controversia Trinitaria – Pars destruens

2.5 La seconda fase della controversia trinitaria, i latitudinarians e l'Arian Movement:

John Locke, Isaac Newton, William Whiston e Samuel Clarke

There being in the monarchy of the universe but one authority, original in the Father, derivative in the Son, the one God (absolutely speaking) always signifies him in whom the power or authority is original and underived.

Samuel Clarke, Scripture-Doctrine of the Trinity, Prop. XXXIX

Happy is that man who is not made a worse Christian by being made a Bishop and thrice happy that man who is not made a much worse Christian by being made an Archbishop.

William Whiston, Letter of Whiston to the Archbishop of Canterbury, 18 May 1721

La Controversia Trinitaria si riaccese a partire dal 1709-1710, quando si ripresentò non più come un dibattito in difesa dell'intelligibilità della dottrina, intorno alle diverse modalità per intendere correttamente il mistero trinitario o interpretare il linguaggio ambiguo in cui fu sigillato e formulato, ma come un attacco alla dottrina stessa, che fu scagliato sul terreno contemporaneamente filosofico/metafisico, ma soprattutto storico e scritturale da un gruppo di pensatori e teologi che – dopo aver seguito con interesse la controversia di fine secolo – inaugurarono quello che fu percepito come un “arian movement”, organizzato intorno a pensatori come Clarke, Whiston390, Haynes391 e, soprattutto, ad Isaac Newton, che ebbe parte attiva in questa impresa; ciò non significa, come alcuni dei suoi critici moderni, ma anche personalità come Voltaire – nelle sue Lettres philosophiques - avevano ipotizzato, che lo scienziato fosse a capo di una vera e propria setta neo-ariana392; piuttosto egli, coerentemente con il suo

390 Whiston fu allievo di Newton, non solo per quanto riguarda le scienze matematiche, ma anche per le dottrine teologiche. Come registra Wodrow, sconcertato di scoprire, attraverso Whiston stesso, l'eterodossia del famoso scienziato scrisse: “It is said he has not only much of his Mathematicks, but severall of his other errours from Sir Isaack Neuton, which I incline not to believe”. Fu sollevato dallo scoprire, nel novembre del 1727, che le carte inedite raccolte alla morte di Newton non sembravano, a un primo sguardo, contenere alcun riferimento alla dottrina della Trinità, ma fu poi, nuovamente, rattristato scoprendo, due anni dopo, che le posizioni sposate e sostenute pubblicamente da Samuel Clarke e, in particolare, la sua cristologia, consegnata limpidamente nell'opera The Scripture-doctrine of the Trinity, erano nient'altro che le opinioni stesse dello scienziato, di cui Clarke fu spesso interprete e portavoce.

391 H. Haynes, The Scripture Account of the Attributes and Worship of God: and of the Character and Offeices of Jesus Christ, 2nd edition, London, 1790.

392 J. J. Voltaire, Lettres philosophiques, Paris, Garnier, 1964, p. 50: “Il y a ici un petite secte composée d’ecclésiastiques

ruolo contemporaneamente politico e culturale, dapprima come parlamentare e rappresentante dell'Università di Cambridge, poi come presidente della Royal Society e direttore della Zecca di Londra393, si mise alla guida di una corrente neo-riformatrice che si prefiggeva di lavorare all'interno e non in opposizione alla Chiesa d'Inghilterra394, allo scopo di rilanciare e continuare il processo di riforma interrotto bruscamente nel 1689395. Deludendo le alte aspettative e speranze che King, Haynes e Whiston riponevano in lui, Newton rifiutò decisamente di assumere il ruolo di “nuovo Lutero”, mettendosi alla guida di movimento rivoluzionario volto a riformare nuovamente la religione cristiana protestante, come è evidente dalle lamentele (per la mancanza di coraggio e iniziativa) che i colleghi consegnarono nei loro scritti, come lo stesso Haynes (che considerava Newton un sociniano), che nel suo Causa Dei Contra Novatores del 1747 scrisse:

Had the Abilities of the great Sir I---C N----n been attended with the Zele and Courage of our Reformers, he would have outshined the Characters of Wicklef, Luther and Calvin, &c. (those illustrious Heroes of the Sixteenth Century) and greatly advanced his own high Character; and, what is much more, exceedingly promoted the Restoration, and Interest of the Religion of Jesus Christ.

Secondo la testimonianza di Catherine Barton, registrata dal marito John Conduitt all'interno dei suoi diari, anche l'arcivescovo di Canterbury, Thomas Tenison, che considerava Newton il più grande teologo esistente, lo “importunò” ripetutamente “to take any preferment in the Church”, esortandolo con parole di sincera ammirazione poiché si decidesse a prendere gli ordini sacri e a guidare il gruppo di latitudinarians ortodossi ed eterodossi che si era riunito intorno all'arcivescovo - come il teologo e pastore unitariano Thomas (che si unì alla causa in seguito alla pubblicazione della Scripture-Doctrine of the Trinity da parte di Clarke, del quale divenne grande amico)396 il

et de quelques séculiers très savants, qui ne prennent ni le nom d’ariens ni celui de sociniens, mais qui ne sont point du tout de l’avis de Saint Athanase sur le chapitre de la Trinité, et qui vuos disent nettamente que le Père est plus grand que le Fils […] Quo qu’il en soit, le parti d’Arius commence à revivre en Angleterre, aussie bien qu’en Hollande et en Pologne. Le grand monsieur Newton faisait à cette opinion l’honneur de la favoriser”

393 S. Snobelen, Isaac Newton, heretic: the strategies of a Nicodemite, p. 381: “Isaac Newton was a heretic. But like Nicodemus, the secret disciple of Jesus, he never made a public declaration of his private faith – which the orthodox would have deemed extremely radical. He did his faith so well that scholars are still unraveling his personal beliefs.

His one-time follower William Whiston attributed his policy of silence to simple human fear and there must be some truth in this. Everyday as a public figure (Lucasian Professor, Warden – then Master – of the Mint, President of the Royal Society) and as the figure head of British natural philosophy, Newton must have felt the tensio of outwardly conforming to the Anglican Church, while inwardly denying much of its faith and practice.”

394 S. Snobelen, Isaac Newton: heretic, p. 397: “Perhaps because he as aware many were attentive to his conduct, Newton made a point of involving himself (or allowing himself to be involved) publicly with the established Church.”

395 R.C.D. Jasper, The Development of the Anglican Liturgy 1662-1980, Londra, 1989, pp. 7-9; G.J. Cuming, A History of the Anglican Liturgy, Londra, 1985, pp. 132-.

396 Thomas Emlyn, pensatore unitariano, strinse una profonda amicizia con Clarke in seguito alla pubblicazione della Scripture-Doctrine of the Trinity. Ma già 8 anni prima, in seguito alla discussione della Boyle Lectures, poi pubblicata

matematico Nicolas Fatio de Duillier, l'arminiano Jean LeClerc, il filosofo John Locke, Thomas Firmin stesso, Hopton Haynes, Peter King e persino il sociniano Samuel Crell - nella riforma della Chiesa Anglicana secondo gli insegnamenti della chiesa primitiva: “Why will you not? You know more divinity that all of us put together”. Newton rigettò, però, ogni incarico e responsabilità e ogni posizione che richiedesse l'ordinazione in seno alla Chiesa d'Inghilterra –

“Why then […] I shall be able to do you more service than if I was in orders” - pur accettando di buon grado incarichi secondari e collaterali, a patto che non richiedessero la sottoscrizione a patti o “religious tests”, come la nomina ad amministratore o “trustee” - incarico che mantenne per i successivi 22 anni – del Golden Square Tabernacle, cappella predisposta da Tenison stesso per rispondere al problema del crescente numero di fedeli, che iniziavano ad affollare la chiesa di St.

James in Westminster. Newton era, dunque, responsabile della nomina di pastori che officiassero alle celebrazioni quotidiane e festive, e nel 1718 incaricò, insieme a Clarke, l'unitariano Arthur Ashely Sykes, suo futuro esecutore testamentario, per celebrare le preghiere pomeridiane. Lo scienziato frequentò con regolarità la casa di William Wake, prima assistente di Tenison e poi successore all'arcidiocesi di Canterbury, a Londra, presso St. James, luogo di ritrovo di pensatori newtoniani e latitudinaristi soprattutto nella prima decade del 1700. Negli stessi anni Newton fu eletto anche nella commissione incaricata della progettazione e costruzione di cinquanta nuove chiese a Londra e ordinò i lavori per il completamento della cattedrale di St. Paul, progettati

col titolo A Discourse concerning the Being and Attributes of God, the Obligations of Natural Religion and the Truth and certainty of the Christian Revelation, aveva avvicinato il filosofo sospettando il suo arianesimo, a causa delle argomentazioni addotte a sostegno della settima Proposition, nella quale affermava che l'ente self-existent dovesse, di necessità, essere uno: Clarke aveva originariamente organizzato e diretto l'argomento contro la filosofia di Spinoza, dimostrando l'impossibilità di armonizzare l'idea della coesistenza di due enti distinti dall'esistenza necessaria e indipendente all'interno di una religione che si pretendesse monoteista. Emlyn vi lesse una critica implicita al mistero trinitario, che sarà solo successivamente esplicitata e argomentata da Clarke stesso nelle edizioni successive della sua opera: “The self-existent Being must of necessity be one. This evidently follows from his being necessarily-existent. For necessity absolute in itself is simple and uniform and universal without any possible difference, difformity or variety whatsover, And all variety or difference of existence must needs arise from some External cause, and be dependent upon it, and proportionable to the efficiency of that cause whatsoever it would be. Absolute necessity in which there can be no variation in any kind or degree, can not be the similar Ground of existence of a Number of Beings, however similar and agreeing. Because without any truer difference, even Number is itself a manifest Difformity or inequality (If I may so speak) of Efficiency or Causality. From hence it follows, 1st that the unity of God is true and real, not figurative unity. This prime foundation of natural religion is perfectly consistent with the Scripture-Doctrine of the Trinity; I have tried elsewhere to show this in detail with which Prime Foundation of Natural Religion, how the Scripture-Doctrine of the Trinity perfectly agrees, I have elsewhere indevoured to show particularly, in its proper place”. Emlyn fu arruolato, allora, da Clarke e Whiston, che gli affidarono il compito di condurre e confezionare una ricerca approfondita intorno al Comma giovanneo, dal momento in cui Newton non si era ancora deciso a pubblicare la sua, di cui certamente i due colleghi erano a conoscenza; nel 1715, dunque, fu pubblicata la sua ricerca A full inquiry into the original authority of that text, 1 John v. 7,; inizialmente Clarke aveva incaricato Whiston, il quale declinò la proposta dell'amico e si dedicò all'analisi critica della prima lettera a Giovanni (e che si tradurrà nella pubblicazione della sua Exposition del 1715) senza però far alcun riferimento alla querelle che si era scatenata intorno al problema della determinazione dell'autenticità del versetto 5:7, nella quale Newton si era inserito e che aveva deciso una volta per tutte nel suo capolavoro di criticistmo scritturale An Historical Account on Two Notable Corruptions of Scripture, che sarà di seguito analizzato.

insieme all'architetto Christopher Wren, con il quale era solito riunirsi presso l'abitazione di Richard Bentley, insieme a John Evelyn, John Locke e pensatori latitudinaristi per discutere di teologia e filosofia. Fu nuovamente Voltaire, il quale presumibilmente ottenne gran parte delle informazioni più riservate sulla religiosità e l'impegno teologico di Newton da Clarke, che incontrò durante il suo soggiorno in Inghilterra nel 1726, a suggerire la tesi di una sostanziale analogia fra le posizioni teologiche di Newton e quelle di Locke, parlando di una vera e propria divisione del lavoro di ricerca tra i due pensatori. Nonostante non avesse preso esplicitamente parte alla controversia trinitaria, John Locke seguì con interesse i suoi sviluppi – prova ne sono i molteplici appunti e commenti intorno agli sviluppi della questione, moltiplicati nei suoi notebooks – e involontariamente, con la pubblicazione delle sue ricerche - l'Essay on Human Understanding, le lettere sulla tolleranza (l'Epistola de Tolerantia fu tradotta in inglese dal mercante unitariano William Popple), ma soprattutto The Reasonableness of Christianity, testo profondamente influenzato dal confronto con la riflessione sociniana – pubblicate nel giro di un anno dal suo rientro in Inghilterra nel febbraio 1689, al seguito della principessa Maria, apportò nuovo materiale alla controversia, alimentando la discussione, nel momento stesso in cui sembrava aver raggiunto il culmine. In seguito al fallimento dei Rye House Plot, la ribellione di Monmouth e l'esilio forzato del suo protettore, il conte di Shaftsebury, Locke fu condannato come sovversivo e lasciò l'Inghilterra, trascorrendo be sei anni, dal 1683 al 1689 in Olanda; là ebbe modo di stringere amicizia e rapporti di collaborazione con numerosi teologi rimostranti che avevano accolto in comunione i sociniani polacchi in fuga dalle persecuzioni scatenate contro di loro in Polonia e nel resto del Continente, come Jean LeClerc, editore della Bibliotheque Universelle, e Philip van Limborch (in stretti rapporti con Samuel Crell), dai quali fu educato alle nuove idee di tolleranza politica e religiosa e introdotto alla nuova ermeneutica scritturale sociniana, come alle posizioni anti-trinitarie dei Racovians e degli unitariani. Locke, che fu particolarmente influenzato dalla lettura delle opere di Chillingworth, proprio come altri latitudinarians eterodossi, dichiarò la sua indifferenza nei confronti di un grandissimo numero di dottrine, credenze o riti della tradizione ecclesiastica, cui oppose un minimalismo teologico, pienamente scritturale – le uniche verità necessarie per la salvezza sarebbero quelle “we have seen by what our Savior and his apostles proposed to, and require in, those whom they converted to the faith” - che mirasse a ridurre le fratture confessionali, identificando il fondamento della fede e dell'identità cristiana nella sola venerazione di Cristo come Messia, tanto che fu chiamato dai suoi detrattori con l'appellativo

“One Article Man”. Per Locke il cristianesimo era una fede semplice: l'unica dottrina realmente necessaria ed essenziale perché un qualsiasi fedele potesse essere chiamato cristiano, condizione

necessaria per la comunione e la salvezza eterna, era la fede nella missione redentrice di Cristo, il Messia annunciato dai profeti, il Figlio di Dio, morto sulla croce e risorto il terzo giorno: “To believe Jesus to be the Messiah, is […] to take him for our King and Ruler, promised, and sent by God. This is that which will make any one from a Jew or Heathen, to be a Christian”397. Con ciò il pensatore non intendeva rigettare ogni altra credenza come inutile o superflua, ed egli stesso cercherà di tratteggiare un'adeguata e ragionata cristologia398 all'interno della ricerca incompiuta Adversaria Theologica del 1690399, approntando e premettendo all'analisi e discussione una base empirica di evidenze scritturali (autonomamente raccolte, ma spesso citate dall'opera The Faith of One God di Stephen Nye) e organizzando in colonne parallele le testimonianze a favore o contro un gran numero di posizioni dottrinali, come la dottrina della Trinità, la divinità di Cristo, la sua umanità, la divinità dello Spirito Santo. Nonostante la preponderanza nel numero di citazioni scritturali collezionate sotto la voce “Non Trinitas” rispetto a “Trinitas”400, Locke preferì non pronunciarsi contro la fondatezza della dottrina, sospendendo ogni giudizio e lasciando il compito di decidere la questione al lettore. Come nota Miles:

Locke draws no conclusions but there can be no question as to there he felt the weight of evidence to lie. It is also noteworthy that the main questions he poses are in the form of a sharp dichotomy between Christ's absolute divinity and straightforward humanity. The midway Arian proposal of a lower order of divinity is not brought into

397 John Locke, A Second Vindication of the Reasonableness of Christianity, p. 244.

398 “Locke's desire not to go beyond Scripture is evident throughout his writings, andi is not just an expedient excuse to avoid being drawn into making a socially or politically embarrassing disclosure of his true beliefs. But it is still a legitimate question to aske what understanding of Christ the New Testament implies.”

399 Manoscritto segnato come Bod. MS c.43, pp. 12-13, contenuto in V. Nuovo, John Locke: Writings on Religion, Oxford, Oxford University Press, 2002, pp. 23-24.

400 Trinitas/Non Trinitas Trinitas 1. Gen. I. 26. Let us <make man> 2. Man is become as one of us. Gen III 22 &

Gen. XI. 6.7. Isa. VI. Non Trinitas Because it subverteth the unity of god. introducing 3 gods Because it is inconsistent with the tule of prayer directed in the Sacred Scripture: For if god be 3 persons how can we pray to him through his son for his spirit? The father alone is the most high god Luk I. 32. 35. There is but one first independent cause of all things which is the most high god Romans XI. 36 The Lord shall be one & his name one Zec XIV. 9 The Lord our god the Lord is one Mar XII. 29 'Tis life eternal to know thee (father) the only true god & Jesus Christ whom thou has sent Joh XVII 3. If the holy spirit were god the knowledg of him would be necessary too to eternal life. It is eternal life to know Christ as sent, not as eternaly begotten, nor as co essential to the father. Bidle 1/24 ICorVIII. 5.6 There is one spirit manifestly distinguished from god i.e. one created spirit by way of excellency. 1° the holy spirit. 2° There is one Lord distinguished from god & therefor made else there would be 2 unmade Lords ie one made Lord by way of Excellency which is Jesus. Eph IV. 4-6, Act II. 22. 23. 33. 36 Mat XXIV. 36. Mar XIII. 32 Rom XV. 6 John VI. 27, Jam III. 9 Joh VIII. 54. The Jews know noe god but the father & that was St Pauls god 2 Tim I. 3.

Act III. 13. V. 30. 31 XXII. 14 Nehemiah. IX. 6 Thou art Lord alone. Thou denoteth a single personaggio 1 Let us make man noe more proves the speaker to be more persons than one, than the like forme Mark VI. 30 Joh. III. 11. 2 Cor X. 1.2. This, if any thing, proves only that there was some other person with god, whom he imploid as in the creation of other things soe of man viz. the Spirit vs. 2 Psal CIV. 30. Job. XXVI. 12. XXXIII. 4 2 Gen III.22 This was spoken also to the Holy Spirit as also that Gen XI. 6. 7. Isa VI. 8 Christus Deus Supremus/Christus non Deus supremus Christus merus homo conta 20 citazioni /Christus non merus homo ne ha solo una Spiritus Sanctus Deus/Spiritus Sanctus non Deus.

consideration at all401.

Locke, infatti, non opera come un teologo sistematico né sembrerebbe intenzionato a comporre dei compendi di dottrina cristiana, tanto meno a entrare in controversie intorno alla determinazione della verità e dei contenuti dei dogmi, compreso il dogma trinitario. Nell'opera Reflections on the Roman Commonwealth, il filosofo affermò che la causa originaria di ogni scisma ed eresia si troverebbe “in the clogging of religion with creeds and catechisms and endless niceties about the essences, properties and attributes of God”402. Questo rifiuto radicale della riflessione metafisica (e, insieme, di tutte le dottrine adiaforiche e non fondamentali) si accompagnò coerentemente – e a differenza di Newton, Clarke o Whiston – a un disinteresse pressoché totale nei confronti della letteratura patristica e, ancor meno, nei confronti della speculazione medievale intorno a tematiche trinitarie o di una ricostruzione storica accurata degli eventi che hanno caratterizzato le controversie dei primi secoli della cristianità. Nella sua biblioteca, infatti, erano conservati pochissimi testi patristici e si trattava per lo più di opere storiche piuttosto che dogmatiche; Locke, inoltre, non nutrì alcun interesse per una figura come quella di Ario, tanto che nel corso degli anni fu spesso accusato di aderire all'eresia sociniana, di essere un deista, un unitariano, ma mai di aver sposato l'arianesimo. Sarà soprattutto la pubblicazione dell'opera The Reasonableness of Christianity nel 1695 a gettarlo nel pieno della controversia, a scatenare l'ira di alcuni teologi ortodossi e, in generale, ad attirargli molteplici critiche, ma anche l'acclamazione da parte dei pensatori anti-trinitariani e sociniani; proprio per questo, fu profondamente fraintesa, tanto da ottenere fama di testo eretico: da manifesto anti-spinoziano, come era stato concepito e

Locke, infatti, non opera come un teologo sistematico né sembrerebbe intenzionato a comporre dei compendi di dottrina cristiana, tanto meno a entrare in controversie intorno alla determinazione della verità e dei contenuti dei dogmi, compreso il dogma trinitario. Nell'opera Reflections on the Roman Commonwealth, il filosofo affermò che la causa originaria di ogni scisma ed eresia si troverebbe “in the clogging of religion with creeds and catechisms and endless niceties about the essences, properties and attributes of God”402. Questo rifiuto radicale della riflessione metafisica (e, insieme, di tutte le dottrine adiaforiche e non fondamentali) si accompagnò coerentemente – e a differenza di Newton, Clarke o Whiston – a un disinteresse pressoché totale nei confronti della letteratura patristica e, ancor meno, nei confronti della speculazione medievale intorno a tematiche trinitarie o di una ricostruzione storica accurata degli eventi che hanno caratterizzato le controversie dei primi secoli della cristianità. Nella sua biblioteca, infatti, erano conservati pochissimi testi patristici e si trattava per lo più di opere storiche piuttosto che dogmatiche; Locke, inoltre, non nutrì alcun interesse per una figura come quella di Ario, tanto che nel corso degli anni fu spesso accusato di aderire all'eresia sociniana, di essere un deista, un unitariano, ma mai di aver sposato l'arianesimo. Sarà soprattutto la pubblicazione dell'opera The Reasonableness of Christianity nel 1695 a gettarlo nel pieno della controversia, a scatenare l'ira di alcuni teologi ortodossi e, in generale, ad attirargli molteplici critiche, ma anche l'acclamazione da parte dei pensatori anti-trinitariani e sociniani; proprio per questo, fu profondamente fraintesa, tanto da ottenere fama di testo eretico: da manifesto anti-spinoziano, come era stato concepito e