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Secondo le osservazioni di Esa, Nasa e Usgs sono peggiorate le fratture, rischiano di alzare di 1 metro il livello globale del mare

29 settembre 2020

ROMA - Peggioramento le fratture individuate in due dei ghiacciai più importanti dell'Antartide. Le immagini satellitari hanno rivelato che due dei ghiacciai in più rapida evoluzione in Antartide si stanno fratturando e indebolendo più velocemente che mai, "il primo passo verso la disintegrazione di questi colossi di ghiaccio e dell'innalzamento del livello del mare" scandisce l'Agenzia Spaziale Europea che

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ha diffuso le immagini ed i dati dell'osservazioni dei satelliti dell'Esa, della Nasa e dell'Usgs. I ricercatori hanno esplorato i ghiacciai Pine Island e Thwaites nell'Amundsen Sea Embayment: due dei ghiacciai più dinamici del continente antartico e responsabili di un sostanziale 5%

dell'innalzamento del livello del mare globale. Insieme, i due ghiacciai formano un'area di ghiaccio fluente delle dimensioni della Norvegia e contengono abbastanza acqua per aumentare il livello globale del mare di oltre un metro, rimarca l'Esa.

L'Esa, in un post sul suo sito ufficiale, rileva che entrambi i ghiacciai dell'Antartide Pine Island e Thwaites nell'Amundsen Sea Embayment "hanno cambiato nettamente la morfologia negli ultimi decenni insieme al cambiamento delle condizioni atmosferiche e oceaniche, con il riscaldamento degli oceani che ha causato lo scioglimento, l'assottigliamento e il ritiro delle piattaforme di ghiaccio".

Gli esperti dell'Agenzia Spaziale Europea evidenziano che "prevedere come si evolveranno questi ghiacciai vitali nei prossimi anni è fondamentale per comprendere il futuro dei nostri mari e del nostro pianeta in via di riscaldamento", ma che queste previsioni "sono ancora incerte, a causa di modelli computerizzati incapaci di tenere pienamente conto dei processi e delle proprietà dei ghiacciai nelle loro proiezioni".

"Per rivelare cosa stia realmente accadendo a Pine Island e Thwaites, abbiamo analizzato i dati di imaging da una serie di satelliti diversi" riferisce Stef Lhermitte della Delft University of Technology nei Paesi Bassi, e autrice principale del nuovo studio. "Abbiamo riscontrato danni strutturali ai

'margini di taglio' delle piattaforme di ghiaccio dei ghiacciai, dove il ghiaccio passa da veloce a lento:

grandi crepacci, spaccature e fratture aperte che indicano che le piattaforme di ghiaccio si stanno lentamente lacerando" spiega Lhermitte. "Attualmente, le piattaforme di ghiaccio sono un po come 'un'auto lentà nel traffico: costringono qualsiasi cosa dietro di loro a rallentare. Una volta rimosse, il ghiaccio che si trova più all'interno accelererà, il che a sua volta farà salire il livello del mare ancora più velocemente", aggiunge lo studioso.

Crepacci simili non erano mai stati visti nelle immagini dal 1997 e il danno è apparso molto meno diffuso nelle immagini del 2016, a dimostrazione che il deterioramento è accelerato negli ultimi due decenni ed è peggiorato significativamente negli ultimi anni. Lhermitte e colleghi hanno monitorato lo sviluppo delle aree danneggiate dal 1997 al 2019, come l'elevazione del ghiacciaio e della

piattaforma di ghiaccio è cambiata in questo periodo e la velocità del ghiaccio in movimento

utilizzando i dati della missione Earth Explorer CryoSat dell'Esa, la missione Copernicus Sentinel-1, il programma Landsat di Nasa e Usgs e lo strumento giapponese Aster a bordo del satellite Terra della Nasa. Gli scienziati hanno quindi realizzato un modello del potenziale impatto dei margini di taglio danneggiati, con risultati preoccupanti.

"Questa frattura sembra dare il via a un processo di feedback: è la precondizione della disintegrazione delle piattaforme di ghiaccio", spiega il coautore Thomas Nagler di Enveo a Innsbruck, in Austria. "Quando i ghiacciai si fratturano nei punti deboli, questo danno accelera, si diffonde e indebolisce maggiormente le piattaforme di ghiaccio, causando un ulteriore deterioramento e rendendo più probabile che le piattaforme inizino a sgretolarsi ancora più velocemente" argomenta Nagler. Gli scienziati riferiscono che man mano che le piattaforme di ghiaccio diventano sempre più danneggiate, "i ghiacciai perdono massa e le loro 'linee di messa a terra' - la regione in cui le calotte glaciali diventano abbastanza galleggianti da staccarsi dal fondo marino e galleggiare - si ritirano".

Nel complesso, i processi di feedback dei danni sembrano essere un fattore chiave nella futura stabilità delle piattaforme di ghiaccio dell'Antartide e, a sua volta, nella velocità con cui i ghiacciai del continente si sciolgono e causano l'innalzamento del livello del mare globale. "I risultati di questo studio evidenziano la pressante necessità di includere tali processi di feedback nelle proiezioni modello di ritiro della piattaforma di ghiaccio, perdita di massa della calotta glaciale e cambiamento del livello del mare", aggiunge Mark Drinkwater, Mission Scientist dell'Esa per CryoSat e Senior Advisor su polar e scienza della criosfera. "Sappiamo -continua Drinkwater- che una quantità significativa di ghiaccio glaciale nell'Antartide occidentale è attualmente colpita dai cambiamenti climatici, infatti uno studio recente ha rilevato che il 24% di questo ghiaccio si sta rapidamente assottigliando ed è instabile".

"Questi nuovi risultati sottolineano quanto velocemente stia peggiorando questo danno rivelano che i ghiacciai di Pine Island e Thwaites sono più vulnerabili che mai" aggiunge lo scienziato del

programma CryoSat dell'Esa. La ricerca dell'Agenzia Spaziale Europea sui ghiacciai antartici sta continuando come parte del progetto Esa Polar + Ice Shelves, avviato a settembre 2020. Con la collaborazione di Enveo e sotto la guida di Anna Hogg dell'Università di Leeds, nel Regno Unito, il team internazionale del progetto continuerà migliorare i metodi per monitorare la frattura ed il

danneggiamento delle piattaforme di ghiaccio. L'Esa informa infine che il progetto genererà una suite di set di dati di osservazione della Terra con cui caratterizzare come sono cambiate le piattaforme di ghiaccio in Antartide nell'ultimo decennio e indagare i processi fisici alla base di questa evoluzione.

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di F. Q. 30 settembre 2020

“I due ghiacciai più grandi dell’Antartide stanno crollando”. Le immagini dai satelliti

ilfattoquotidiano.it/2020/09/30/i-due-ghiacciai-piu-grandi-dellantartide-stanno-crollando-le-immagini-dai-satelliti/5948459

I ghiacciai Pine Island e Thwaites, che insieme formano un’area di ghiaccio fluente delle dimensioni della Norvegia, stanno crollando a una velocità mai vista. A

documentare il disastro nell’Amundsen Sea Embayment in Antardide sono le immagini satellitari dell’Agenzia spaziale europea (Esa), della Nasa e della United States Geological Survey (Usgs) che mostrano nell’arco temporale dal 2014 al 2020 i due ghiacciai più imponenti del polo Sud fratturarsi e indebolirsi più rapidamente che mai. “Il primo passo verso la disintegrazione di questi colossi di ghiaccio e

dell’innalzamento del livello del mare”, spiega l’Esa. I due ghiacciai contengono abbastanza acqua per aumentare il livello globale del mare di oltre un metro.

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Watch Video At: https://youtu.be/gbQkfAUZxko

In un post sul suo sito ufficiale, l’Esa rileva che entrambi i ghiacciai dell’Antartide “hanno cambiato nettamente la morfologia negli ultimi decenni insieme al cambiamento delle condizioni atmosferiche e oceaniche, con il riscaldamento degli oceani che ha causato lo scioglimento, l’assottigliamento e il ritiro delle piattaforme di ghiaccio”. Gli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea evidenziano che “prevedere come si evolveranno nei prossimi anni questi ghiacciai è fondamentale per comprendere il futuro dei nostri mari e del nostro pianeta in via di riscaldamento”, ma che queste previsioni “sono ancora

incerte, a causa di modelli computerizzati incapaci di tenere pienamente conto dei processi e delle proprietà dei ghiacciai nelle loro proiezioni”.

“Per rivelare cosa stia realmente accadendo a Pine Island e Thwaites, abbiamo analizzato i dati di imaging da una serie di satelliti diversi”, riferisce Stef Lhermitte della Delft University of Technology nei Paesi Bassi, autrice principale del nuovo studio.

“Abbiamo riscontrato danni strutturali ai margini di taglio delle piattaforme dei ghiacciai, dove il ghiaccio passa da veloce a lento: grandi crepacci, spaccature e fratture aperte, che indicano come le piattaforme di ghiaccio si stiano lentamente lacerando”, spiega Lhermitte. “Attualmente, le piattaforme sono un po’ come un’auto lenta nel traffico:

costringono qualsiasi cosa dietro di loro a rallentare. Una volta rimosse, il ghiaccio che si trova più all’interno accelererà, il che a sua volta farà salire il livello del mare ancora più velocemente”, aggiunge lo studioso.

Crepacci simili non erano mai stati visti nelle immagini dal 1997 e il danno è apparso molto meno diffuso nelle immagini del 2016, a dimostrazione che il deterioramento è accelerato negli ultimi due decenni ed è peggiorato significativamente negli ultimi anni.

“Questa frattura sembra dare il via a un processo di feedback: è la precondizione della disintegrazione delle piattaforme di ghiaccio“, spiega il coautore Thomas Nagler di Enveo a Innsbruck, in Austria. “Quando i ghiacciai si fratturano nei punti deboli, questo

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danno accelera, si diffonde e indebolisce maggiormente le piattaforme di ghiaccio,

causando un ulteriore deterioramento e rendendo più probabile che le piattaforme inizino a sgretolarsi ancora più velocemente” argomenta Nagler.

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