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IL SEGNO DEMONICO NEL TEETETO

Teeteto 151a. ὧν εἷς γέγονεν Ἀριστείδης ὁ Λυσιμάχου καὶ ἄλλοι πάνυ πολλοί· οὕς, ὅταν πάλιν ἔλθωσι δεόμενοι τῆς ἐμῆς συνουσίας καὶ θαυμαστὰ δρῶντες, ἐνίοις μὲν τὸ γιγνόμενόν μοι δαιμόνιον ἀποκωλύει συνεῖναι, ἐνίοις δὲ ἐᾷ, καὶ πάλιν οὗτοι ἐπιδιδόασι. πάσχουσι δὲ δὴ οἱ ἐμοὶ συγγιγνόμενοι καὶ τοῦτο ταὐτὸν ταῖς τικτούσαις·ὠδίνουσι γὰρ καὶ ἀπορίας ἐμπίμπλανται νύκτας τε καὶ ἡμέρας πολὺ μᾶλλον ἢ ’κεῖναι·

Uno di questi fu Aristide figlio di Lisimaco, e poi molti altri; e quando costoro tornano perché hanno bisogno della mia compagnia e per averla fanno cose straordinarie, il demone che è in me nel caso di alcuni mi vieta di unirmi a loro, mentre nel caso di altri lo permette, e così questi ultimi ritornano a fare progressi. Inoltre coloro che si uniscono a me sono accomunati alle partorienti da questo ulteriore motivo: anche loro hanno le doglie e sono imbevuti di aporia di notte e di giorno in misura molto maggiore delle donne.140

Questo passo si trova nella fase iniziale del dialogo tra Socrate e Teeteto: il dialogo inizia con una cornice introduttiva, nella quale Euclide di Megara anticipa a Terpsione il dialogo avvenuto anni prima tra Socrate e il giovane Teeteto, che era stato presentato al filosofo da Teodoro, famoso matematico e studioso di geometria. Subito Socrate aveva sottoposto al ragazzo il problema della conoscenza, ed egli aveva ammesso di non sapere la soluzione, pur essendo determinato a trovarla; Socrate lo aveva quindi definito “gravido” e aveva chiamato la propria arte “maieutica”, paragonandola all'abilità dell'ostetrica (148e1-151d): Teeteto è “gravido” di conoscenze e ha bisogno di qualcuno che possa farlo partorire, e questo qualcuno è proprio Socrate, il quale, in quanto “maieutico”, è in grado di riconoscere gli uomini “gravidi”, e di far generare loro le conoscenze che possiedono dentro di loro in modo inconsapevole. Questa osservazione sulla maieutica permette a Socrate di parlare del δαιμόνιον collegandolo alla propria azione paideutica; del resto, come sottolineato da Friedländer141, il segno demonico decide per Socrate soprattutto

riguardo alla sua opera educativa, facendo sì che l'educazione socratica, la quale si muove nell'ambito del logos, sia preservata come qualcosa di extra-logico, e conservi quel legame con il mistero che manca all'insegnamento sofistico.

L'intervento del δαιμόνιον all'interno del processo educativo viene spiegato in questo modo da Socrate: la sua arte gli permette di valutare le persone pronte a ricevere la maieutica e quindi la selezione degli uomini da educare avviene in base a un metodo razionale che appartiene allo stesso Socrate grazie alla propria esperienza nel campo, e il δαιμόνιον non interviene in questa prima fase; esso si fa eventualmente sentire quando un allievo che si è allontanato da Socrate decide di ritornare da lui e, appunto, il segno demonico si manifesta per impedire la nuova frequentazione di un allievo.

140 F. FERRARI (a cura di), Platone. Teeteto, Milano 2011, pp. 241, 243. 141 P. FRIEDLÄNDER, Platone. Eidos-paideia-dialogos, Firenze 1979, p.48.

Come notato dalla Fontana142, Socrate non chiarisce perché sia necessario l'intervento

del δαιμόνιον in questo caso e in base a cosa esso impedisca ad alcuni di riaccostarsi al maestro, ma risulta chiaro che Socrate stesso osserva il comportamento dei suoi alunni quando si allontanano da lui, per poi rifiutare un loro riavvicinamento se, nel periodo di lontananza, abbiano agito violando la giustizia, che è l'esito ultimo dell'iter pedagogico di Socrate. Aristide, figlio di Lisimaco, non viene più accettato da Socrate probabilmente proprio per questo motivo.

È dunque evidente che Socrate, oltre a scegliere i propri allievi in modo razionale, decide sempre razionalmente quali possano tornare con lui e quali invece no, perché si sono comportati in modo contrario al suo insegnamento, durante il periodo di lontananza: a 150c, parlando della scelta dei propri discepoli, afferma che la cosa più notevole della sua arte (la maieutica) è il fatto che può considerare in ogni modo se l'anima del giovane generi fantasmi e menzogne (εἴδωλον καὶ ψεῦδος); a 150e, parlando degli allievi che non possono più essere accettati da lui, dice che, dopo essersi allontanati, essi abortirono a causa di una cattiva compagnia e distrussero ciò che avevano partorito grazie a lui, poiché preferirono menzogne e fantasmi (ψευδῆ καὶ εἴδωλα) alla verità.

L'uso degli stessi termini (menzogne e fantasmi) in entrambi i passi rafforza la similitudine tra i due momenti, quello iniziale del processo educativo, in cui Socrate deve decidere chi accogliere nelle propria compagnia, e quello in cui sceglie chi accettare di nuovo dopo un periodo di lontananza e chi rifiutare: in entrambi i casi è Socrate che decide, con la propria razionalità, e in entrambe le situazioni accoglie chi non è dominato nell'anima da “menzogne e fantasmi”.

Il δαιμόνιον non interviene nel primo caso, ma può manifestarsi nel secondo143:

infatti, la coscienza critica di Socrate agisce in tutte e due le situazioni, però, nella seconda, ha bisogno di un assenso-dissenso di natura extra-logica, che supporti la sua razionalità nel momento in cui deve rifiutare chi ha operato contro il principio di

142 S. FONTANA, op. cit. p.145-146.

143 Come notato da BRICKHOUSE-SMITH ( To Daimonion..., pp.109-110), Socrate nomina sia il dio (θεός) che il segno demonico (δαιμόνιον) quando nel Teeteto parla della propria associazione con altri. A proposito di questa associazione, parla di due stadi: nel primo, quando Socrate sceglie gli allievi da sottoporre all'arte maieutica, è nominato solo il dio, che permette ad alcuni di fare progressi, e non ha una funzione soltanto condiscendente, anzi, costringe Socrate a far nascere come una levatrice (μαιεύεσθαί με ὁ θεὀς ἀναγκάζει, 150c7-8), e insieme a Socrate è responsabile della maieutica (τῆς μέντοι μαιείας ὁ θεός τε καὶ ἐγὼ αἴτιος, 150d8-e1); solo nel secondo stadio, quando si tratta di accogliere di nuovo o meno gli allievi che si sono allontanati, è menzionato il δαιμόνιον. Esso permette di accettare alcuni e ostacola l'accoglimento di altri e, probabilmente, coloro che concede di riaccogliere sono assistiti dal dio. Importante comunque notare che θεός e δαιμόνιον appaiono come entità distinte.

giustizia e non può quindi essere riammesso nella compagnia.

Socrate ha già la propria opinione su chi debba essere riammesso alla propria arte maieutica e su chi invece non lo merita, e il δαιμόνιον semplicemente concretizza le riserve che Socrate già nutre verso certi discepoli, impedendogli di riaccettarli e di andare così contro il proprio giusto giudizio già formulato144; il δαιμόνιον, che

interviene, come al solito, con funzione deterrente ed è connaturato a Socrate (γιγνόμενόν μοι), funziona come un principio di autorità extra-umano ed extra- razionale, e si limita a dare un supporto alla coscienza critica di Socrate.

Diversa l'interpretazione di Centrone145, secondo il quale Socrate non sa

autonomamente chi accettare di nuovo e chi no, perché non può presagire chi persevererà nell'errore e chi invece tornerà a migliorare; inoltre, in base alla propria morale, sarebbe portato ad accettare chiunque facesse richiesta di tornare da lui. Quindi, il δαιμόνιον, ostacolando il ritorno di alcuni, eviterebbe a Socrate le conseguenze nefaste che gli deriverebbero dall'accettare di nuovo persone negative, le quali gli farebbero perdere tempo prezioso da dedicare a giovani più meritevoli. Il δαιμόνιον non si limiterebbe dunque a dare il proprio assenso a un presentimento e a una decisione già formulati da Socrate, bensì agirebbe per distoglierlo da azioni gravide di conseguenze negative (che il filosofo non può ancora immaginare); esso non funzionerebbe quindi né come un sesto senso morale né come la voce della coscienza.

Timotin146 collega la descrizione del δαιμόνιον che viene data nel Teeteto alla sua

teoria del segno demonico che funziona come un mito: il segno che interviene per impedire a Socrate di frequentare di nuovo certe persone e che invece non si manifesta, dando il proprio assenso alla frequentazione di altre, opera una selezione tra i giovani dotati di natura filosofica e quelli ribelli all'educazione; in questo modo, come il mito, il segno demonico serve a separare le anime educabili da quelle che non le sono e a familiarizzare le prime con l'utilizzo della ragione. La funzione mitica del discorso sul segno demonico sta nello stabilire un legame tra le nature razionali, come Socrate, e quelle dominati dalle parti inferiori dell'anima, che però non sono ostili alla condotta filosofica.

144 R. WEISS, op. cit. p.90.

145 B. CENTRONE, Il daimonion di Socrate nello pseudoplatonico Teage, in G. GIANNANTONI- M.NARCY (a cura di), Lezioni socratiche, Napoli 1997, p.342.

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