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Sei righe

Nel documento Continuando con Federico (pagine 45-47)

I trentacinque anni trascorsi con Federico in crescente intensità e amicizia, costituiscono una avventura unica che la vita ci ha regalato, a cui dobbiamo tutto, compresa la casualità e la necessità di accompagnare con alcune paro- le impreparate la sua perdita.

Le cose di Federico da ricordare sono molte, forse troppe e assai difficili da ordinare, so- prattutto quando siamo ancora così troppo prossimi al vuoto che ha lasciato.

Il nostro è stato un sodalizio particolare, in cui amicizia e affetto hanno alimentato uno stretto rapporto intellettuale e professionale, che è venuto dopo; prima ci siamo scelti nel rispetto e nella ricchezza delle reciproche dif- ferenze. Con Federico abbiamo intrecciato un filo robusto, che ha legato sensibilità comuni, attitudini progettuali, stile di lavoro. La condi- visione prima di tutto di alcuni valori con cui interpretavamo la vita e insieme il contributo a un campo di attività, in cui non riuscivamo a disgiungere pratica, mestiere, insegnamento e divulgazione. Valori e modi condivisi insie- me al suo e nostro maestro ¬– Bubi Campos – in un continuo confronto intergenerazionale, fatto di prossimità, di pensiero e di lavoro, che rappresenta un momento fondamentale per la nostra vita, per la nostra formazione, per quello che oggi siamo.

Le caratteristiche personali di Federico han- no reso possibile e dato forma a questo sin- golare rapporto e, in queste ore, i numerosi messaggi di affettuosa simpatia e di stima che abbiamo ricevuto da mondi differenti e distanti con cui era solito dialogare (amici, colleghi, studenti, istituzioni, …) testimonia- no la sua innata disponibilità, sensibilità e delicatezza a capire e a rispettare le diversità; con la capacità di tenere insieme in un modo unico intelligenza, generosità intellettuale inclusiva, elegante riservatezza e umorismo. Con queste caratteristiche personali non co- muni, Federico ha parlato a diversi mondi, usando sostanza e rigore e, insieme, sempli- cità e ironia: costruendo quei collegamenti, quei ponti attraverso i quali il suo lavoro, il suo pensiero e i suoi scritti si sono mossi. Con queste caratteristiche non comuni, ha aderito a quel ruolo civile, politico e militan- te di praticare e pensare urbanistica, assorbi- ta dal suo maestro Bubi Campos; al contem- po –come alcuni hanno ricordato in queste ore- rimanendo uno spirito libero e gentile. Un atteggiamento verso la pratica dell’urba- nistica che la rassegna di contributi offerti per circa sei anni all’interno della rubrica Contropiano di Urbanistica/Informazioni re- stituisce in tutto il suo spessore.

In queste ore difficili, abbiamo spesso pen- sato a quanto sia difficile e insieme utile co- gliere il senso più profondo di quanto Fede- rico ci ha lasciato: che va ‘svelato e rivelato’ oltre quella semplicità e immediatezza a cui ci aveva abituato; che rimane nascosto sot- to i modi divertenti e semplici con cui era solito affrontare la complessità: una combi- nazione di intelligenza e arguzia fine, di ri- sorse umane e intellettuali capaci di sdram- matizzare –a volte dissacrare- le situazioni più complicate e critiche.

Senza tentare più approfondite interpreta- zioni del suo lavoro e del suo lascito intellet- tuale, che solo il tempo e la ricerca consen- tiranno di cogliere con maggiore evidenza, possono essere ricordate tre qualità con le quali Federico ha dato un contributo all’ur- banistica italiana e non solo, muovendosi all’interno dell’università, della professione di architetto e urbanista, dell’Istituto Nazio- nale di Urbanistica.

La prima riguarda il suo innato talento di- vulgativo, accattivante, naturalmente e spontaneamente seduttivo che imprime- va nella saggistica così come nei testi illu- strativi dei piani e progetti, negli apparati regolativi degli strumenti urbanistici o delle proposte di legge a cui collaborava;

nelle lezioni universitarie e negli interven- ti pubblici; una produzione accumunata da quella semplice e spontanea chiarezza dello scrivere e da quella linearità logica generata da un solido lavoro di ricerca, incline all’ap- profondimento e frutto di una continua rielaborazione teorica, mai esito immedia- to. Uno stile di scrittura e comunicazione ottenuto evitando stereotipi o pregiudizi e aderendo a quella concretezza sostenuta da una ostinata curiosità, che rifuggiva da ogni astratto intellettualismo. Un esercizio di semplificazione a cui sottoponeva i suoi interlocutori, amici e allievi per dovere di chiarezza e di incisività didattica e scienti- fica.

La seconda qualità riguarda le sorprendenti capacità di mediazione giudiziosa che sape- va esprimere in ogni campo, mosse da un interesse per un’azione progettuale concre- ta ottenuta attraverso compromessi ragio- nevoli, dentro i quali si esprimevano chia- ri e fermi i valori della riflessione teorica. Quel magico equilibrio che sapeva creare tra un’innata e disarmante ospitalità delle ragioni altrui e, al contempo, la necessità di insistere su alcuni valori etici, di aderire a un progetto praticabile e applicabile alla realtà contingente, capace di modificarla positivamente.

La terza qualità – forse la più importante e meno appariscente – riguarda l’atteggia- mento costantemente rivolto verso l’inno- vazione, intesa non come fine, ma come strumento ontologico e pratico di pensare al futuro senza sottrarsi al presente, ma nemmeno senza rimanerne imprigionato. Di praticare il terreno incerto e insicuro dell’innovazione, della sperimentazione possibile; un atteggiamento costantemente aperto al cambiamento e utilmente concre- to, con il fine ultimo di incidere positiva- mente, per quanto possibile, sul reale: la sua ricerca più ostinata e insieme la sua lezione più autentica, fuori dagli stretti recinti teo- rico-disciplinari.

In futuro avremo modo di tornare a ragio- nare con maggiore profondità e in modo più circostanziato di queste e altre sue qualità scientifico - disciplinari.

Ma per un attimo e ancora vogliamo ricor- dare il suo vivo stupore di fronte alla bel- lezza della città, delle sue forme pianificate, delle culture che le hanno prodotte, spesso con collegamenti inaspettati e folgoranti. I

suoi amici sanno quanto amasse viaggiare e quanto i suoi viaggi fossero sempre correda- ti e preparati attraverso vere e proprie ricer- che di storia urbana, che scriveva meticolo- samente e consegnava ai suoi compagni di viaggio, rendendoli complici di momenti indimenticabili di erudizione e svago, di sorpresa e scoperta, di esperienze e itinerari inediti.

Come molti dei suoi amati autori di lettera- tura di viaggio (Patrick Fermor in primis), ha scelto di rimanere nei luoghi che più lo hanno emozionato: nel piccolo e inerpicato cimitero di Triovasalos a Milos, ombreggia- to da lunghe file di pini d’Aleppo, affacciato sul porto di Adamas, dove da diversi anni Federico trascorreva il periodo estivo con Rosaria, Ruggero e alcuni cari amici, che proveranno a mantenere attuali le sue pas- sioni assieme ai suoi insegnamenti.

Paolo Galuzzi, Piergiorgio Vitillo

Nel documento Continuando con Federico (pagine 45-47)

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