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Capitolo 2 – Struttura teorica e sviluppo delle ipotesi di ricerca

2.2 Motivazione al lavoro e Teoria della Self-Determination

2.2.3 Self-regulation e tipi di motivazione

Per motivazione si intende uno stato interno che attiva, dirige e mantiene nel tempo il comportamento di un individuo, quindi, quando si parla di motivazione ci si riferisce strettamente a ciò che spinge alla prestazione e alla produttività individuale. La motivazione svolge fondamentalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici. Nel primo caso si fa riferimento alla componente energetica di attivazione della motivazione, mentre nel secondo caso si fa riferimento alla componente direzionale di orientamento.

Come affermato in precedenza, la Teoria della Self-Determination distingue differenti forme di motivazione che possono essere inserite in un continuum di self-regulation (Deci e Ryan, 1985, 1991).

Cosa si intende per self-regulation? Essa si riferisce al modo in cui gli individui controllano e dirigono le proprie azioni (Markus e Wurf, 1987). Un’azione viene considerata pienamente auto-regolata, quando si ha la completa volontà di impegnarsi in essa senza pressioni da parte di fonti esterne. Gli individui possono essere, quindi, più o meno auto-regolati rispetto a uno specifico comportamento: il più alto livello di self-regulation interessa quelle azioni che l’individuo intraprende liberamente poiché le trova interessanti o importanti di

per sé; mentre il più basso livello di self-regulation riguarda lo svolgimento di un’attività solo perché la persona si sente forzata da qualche agente esterno.

Per tale ragione, la SDT propone che la motivazione umana varia nel grado in cui essa è autonoma (auto-determinata) o controllata: i comportamenti e le azioni autonome iniziano liberamente e sono guidate da un interesse spontaneo e interno alla persona, motivata dal piacere di svolgere una determinata attività o a raggiungere un determinato obiettivo. Questo tipo di motivazione viene definito dagli studiosi come “motivazione intrinseca” e in questo caso le persone sono autonomamente regolate. I comportamenti non autonomi e quindi controllati, invece, sono mossi da una motivazione di tipo “estrinseco”, sono cioè regolati da un interesse esterno alla persona, ma strumentale ai fini del raggiungimento dell’obiettivo. In questo caso le persone sono regolate dall’ambiente (controllati). Secondo Deci e Ryan (2000) la motivazione estrinseca varia al variare del grado di autonomia/controllo del comportamento il quale, a sua volta, è legato al grado di interesse percepito nei confronti di una data attività. Da questa concezione del comportamento motivato la teoria della Self-Determination assume un nuovo punto di vista rispetto alle teorie motivazionali esistenti, in grado di poter meglio spiegare il comportamento sul lavoro. La tradizionale distinzione tra motivazione intrinseca ed estrinseca viene quindi riformulata attraverso l’individuazione di differenti forme di essa che si muovono lungo un continuum compreso tra la a- motivazione e la motivazione intrinseca, all’interno del quale si sviluppa la motivazione estrinseca costituita dalle sue forme di regolazione (esterna, introiettata, identificata, integrata) che rappresentano la centralità di tale continuum.

Lo schema della teoria motivazionale auto-determinata viene presentato di seguito: auto-determinato Non auto-determinato Regolazione esterna Regolazione introiettata Regolazione identificata Motivazione intrinseca Regolazione integrata A- motivazione Continuum di auto-determinazione Motivazione estrinseca

Qualità del comportamento

Locus of causality

esterno Locus of causality interno

La a-motivazione

In linea con ciò che affermano Deci e Ryan (2002), per comprendere meglio il comportamento umano è utile considerare un ulteriore costrutto motivazionale oltre a quello di motivazione intrinseca ed estrinseca: l’assenza di motivazione. Come osservato anche precedentemente, le attività autonome e controllate coinvolgono differenti forme di processi regolatori considerati entrambi istanze del comportamento intenzionale o motivato. Al contrario, la a-motivazione è uno stato in cui le persone presentano una totale mancanza di intenzione ad agire.

In accordo con la teoria della Self-Determination, le persone non motivate presentano una totale assenza sia del sentimento di competenza personale e di auto-efficacia, sia del senso di controllo rispetto al risultato desiderato, e non possiedono la capacità di regolare sè stessi rispetto al comportamento (Pelletier, Dion, Tuson, e GreenDemers, 1999). Tutte le forme di regolazione estrinseca, anche la più controllata, implica, invece, intenzionalità e motivazione, perciò la a-motivazione si pone, in questo modo, in contrasto con la motivazione intrinseca ed estrinseca, rappresentando sia una completa mancanza di entrambi i tipi di motivazione, sia un’assenza di auto-determinazione rispetto al target comportamentale. Per tale ragione, ai fini del presente lavoro la mancanza di motivazione non verrà presa in esame, dato che oltre ad un’assenza di intenzione verso l’azione, è legata anche al fallimento nell’impegno in essa e ai sentimenti di incompetenza.

La motivazione estrinseca e le forme di regolazione

In accordo con Deci e Ryan (1980), la motivazione estrinseca, definita anche strumentale, abbraccia un insieme di comportamenti che l’individuo mette in pratica per ragioni appunto strumentali, finalizzati cioè ad altri scopi.

Essere estrinsecamente motivati significa impegnarsi in un’attività con l’intenzione di ottenere dei risultati non legati direttamente all’attività in sé, ma finalizzati all’ottenimento di elementi materiali o simbolici esterni al soggetto, come ottenere una promozione professionale o guadagnare approvazione e riconoscimenti. I comportamenti estrinsecamente motivati, infatti, non sono generati spontaneamente ma sono sempre promossi da contingenze strumentali esterne da cui l’individuo può trarre vantaggio.

Deci et al. (1996), sulla base della teoria dell’integrazione organismica, affermano che i comportamenti estrinsecamente motivati possono, nel tempo,

diventare auto-determinati attraverso processi di sviluppo di interiorizzazione ed integrazione. Tale processo è attivo e naturale, attraverso il quale l’individuo trasforma le consuetudini e le norme sociali in attività e valori autoregolati.

L’interiorizzazione viene definita come l’accettazione da parte delle persone di valori e atteggiamenti tali che la regolazione esterna di un comportamento viene trasformata in una regolazione interna (Schafer, 1968), mentre l’integrazione è il processo attraverso cui tale nuova regolazione interiorizzata viene assimilata come parte dell’essere della persona (Ryan, 1993). Quando una regolazione esterna diviene interiorizzata ed integrata funzionando ottimamente, l’individuo riconosce l’importanza delle norme e delle consuetudini, le assimila all’interno di sé e le accetta come proprie, in questo senso diventa più integrato psicologicamente e socialmente, quindi più auto-regolato e si impegnerà a portare avanti un determinato comportamento. Tale comportamento sarà sempre motivato estrinsecamente poiché strumentale al raggiungimento di altri risultati, ma sarà messo in atto volontariamente.

La teoria della Self-Determination identifica, così, la motivazione estrinseca come un costrutto multidimensionale, costituito da quattro tipi di regolazione del comportamento di un individuo, che riflettono il grado più o meno elevato di interiorizzazione del processo. Le quattro forme di regolazione estrinseca (esterna, introiettata, identificata, integrata) sono collocate lungo un continuum di “self-determination” che va da una motivazione controllata (si riferisce a motivazioni generate da fonti esterne) a una motivazione auto-determinata (motivazioni bene integrate).

La regolazione esterna è il più basso grado di motivazione estrinseca e indica che i comportamenti, benché intenzionali, sono controllati da contingenze esterne all’individuo. Questo significa che il locus of causality percepito (la fonte di regolazione) è esterno alla persona: ad esempio, un individuo si impegnerà in un dato comportamento per ottenere premi o evitare punizioni. Questo tipo di motivazione estrinseca rappresenta il prototipo di motivazione controllata.

La regolazione introiettata è una forma di motivazione estrinseca moderatamente bassa, perciò leggermente auto-determinata e interiorizzata, i cui comportamenti sono motivati da esigenze interne alla persona, ma non completamente accettate come proprie e come parte del sè (Deci e Ryan, 2000). Ad esempio una persona si impegna in un’attività socialmente accettata per evitare emozioni negative come il senso di colpa e di ansia o per guadagnarsi il rispetto degli altri e lo Status sociale. Poiché tale comportamento è valutato sulla base di circostanze esterne, la regolazione introiettata, benché nasca internamente

alla persona, viene considerata come una forma di motivazione relativamente controllata e per la quale la percezione del locus of causality è esterno (deCharms, 1968; Ryan e Connell, 1989).

La regolazione identificata rappresenta una forma moderatamente elevata (più autonoma) di motivazione estrinseca e indica che un determinato comportamento viene adottato dall’individuo perché lo ritiene personalmente rilevante e di valore. Le persone scelgono di partecipare ad attività non semplicemente perchè sentono che dovrebbero farlo, ma perchè si identificano con il valore di quel comportamento e lo ritengono importante per il raggiungimento dei loro obiettivi, anche se l’attività in sé potrebbe non determinare un senso di gratificazione. Ad esempio, se gli infermieri tengono strettamente al valore della salute e del benessere dei loro pazienti e comprendono l’importanza delle loro azioni per la salute di questi, essi dovrebbero sentirsi relativamente autonomi, sebbene lo svolgimento delle attività in sé non sia intrinsecamente interessante.

La regolazione identificata si riferisce a uno stile regolatorio relativamente autonomo, perciò il locus of causality percepito, rispetto a quello della regolazione introiettata ed esterna, è interno.

La regolazione integrata costituisce il grado più elevato di motivazione estrinseca, i valori che guidano il comportamento sono totalmente accettati ed integrati con i bisogni e i valori della persona, perciò il comportamento da mettere in atto viene liberamente scelto dall’individuo, quindi è totalmente autonomo e determina una soddisfazione personale.

Le persone che possiedono una regolazione integrata hanno la consapevolezza che i comportamenti che essi mettono in atto sono parte integrante del loro modo di essere e rispecchiano ciò che sono, per questo sono auto-determinati. Ad esempio, gli infermieri con una regolazione integrata non solo si identificano nell’importanza che riveste la loro attività per la salute dei loro pazienti, ma tale regolazione sarà integrata anche con altri aspetti del loro lavoro e della loro vita. In questo modo la professione di infermiere rispecchia la loro identità, essi saranno più propensi ad agire in modo coerente alla cura delle persone in generale e apprezzeranno in modo disinteressato l’importanza di svolgere tale attività.

La regolazione integrata rappresenta la forma più avanzata di motivazione estrinseca e presenta alcune caratteristiche in comune con un altro tipo di motivazione autonoma: la motivazione intrinseca. Sebbene la regolazione integrata sia la forma più auto-determinata di motivazione estrinseca, essa non può essere considerata una forma di motivazione intrinseca, poichè la

motivazione che sta alla base del comportamento non è spinta dal puro interesse e coinvolgimento della persona verso questo, ma, anche se è svolta liberamente, è strumentalmente significativa e importante ai fini del raggiungimento degli obiettivi personali. L’integrazione, così come l’identificazione, è guidata da valori e obiettivi, mentre la motivazione intrinseca è guidata da emozioni che emergono durante l’impegno in un’attività. Per tale ragione, la motivazione intrinseca e la motivazione estrinseca integrata possono essere considerate due tipi differenti di motivazione autonoma, ma entrambi importanti per una efficace auto-regolazione.

Secondo la teoria della Self-Determination, le motivazioni non auto- determinate sono qualitativamente differenti da quelle auto-determinate, così come le loro ripercussioni sul benessere dell’individuo.

Tale teoria propone che le persone tenteranno in modo naturale di interiorizzare i valori e le regolazioni dei loro gruppi sociali o organizzazioni. Questa tendenza è facilitata dal bisogno di relazioni interpersonali e da quello di competenza, poiché il supporto a tali bisogni può facilitare l’interiorizzazione. Ma perché una regolazione possa diventare per l’individuo bene integrata (oltre che interiorizzata), è necessario anche il supporto all’autonomia; infatti, la soddisfazione dei bisogni di competenza e interazione sociale promuove un’adeguata interiorizzazione dei valori, ma non è sufficiente per favorire l’integrazione. Perché essa avvenga, occorre che l’individuo accetti liberamente il processo di regolazione, dal momento che eccessive pressioni e controlli esterni inibiscono, anziché facilitare, questo processo attivo e costruttivo di attribuzione di valore e di significato personale alle regolazioni acquisite.

Infatti, la SDT afferma che in molti casi gli eventi che supportano l’autonomia aumentano l’auto-determinazione, mentre gli eventi di “controllo” determinano bassi livelli di self-determination, concetto che ha avuto supporto empirico all’interno di diversi contesti di studio (e.g., Blais et al., 1993; Cameron e Pierce, 1994; Wiersma, 1992). Infatti, dalle ricerche è emerso che gli eventi di controllo come valutazioni o premi creano negli individui delle pressioni a comportarsi in un certo modo, influenzando il loro livello di self-determination.

La motivazione intrinseca

Come accennato sopra, la motivazione intrinseca indica che l’individuo decide di esercitare un’attività per il semplice piacere e per l’appagamento personale che questa genera in sé.

Le persone motivate intrinsecamente manifestano un interesse volontario e spontaneo a svolgere una determinata attività, accompagnandola con gioia e soddisfazione. Deci e Ryan (1980) affermano che questa forma di motivazione è essenzialmente dovuta al bisogno dell’individuo di sentirsi competente ed auto- determinato. Infatti, il comportamento intrinsecamente motivato rappresenta il prototipo del più alto livello di auto-determinazione, e le persone che presentano questa forma di motivazione si sentono autonome e libere nel comportamento, considerandolo come espressione di sé e promotore di crescita. In altre parole, la ricerca del senso di competenza e di auto-determinazione spinge gli individui ad impegnarsi in diverse attività interessanti, influenzando la motivazione intrinseca. Dal momento che la presente ricerca considera lo studio della motivazione riferita al contesto di lavoro ed organizzativo, non sempre le attività legate al proprio lavoro possono essere di per sé interessanti e difficilmente gli individui metteranno in atto un comportamento per il puro interesse intrinseco verso esso, ma tale comportamento sarà mosso con molta probabilità da una forma di motivazione di tipo estrinseco che potrebbe essere più o meno autonoma in base al grado di coinvolgimento ed identificazione con lo stesso. Per questa ragione si ritiene opportuno in questo studio prendere in considerazione gli aspetti della SDT legati alle differenti tipologie della motivazione estrinseca che, in un’ottica di ricerca organizzativa è a sua volta influenzata da differenti aspetti legati al lavoro e all’organizzazione.