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Si è sentito irascibile, facilmente turbato, o di dovere stare in guardia? 17 Si è sentito nervoso o facilmente spaventato?

P UNTEGGIO DESCRIZIONE COMPORTAMENTALE DEL PAZIENTE

16. Si è sentito irascibile, facilmente turbato, o di dovere stare in guardia? 17 Si è sentito nervoso o facilmente spaventato?

3.3 RISULTATI

Dei 122 pazienti osservati durante il nostro studio, 11 non sono stati valutabili in quanto sono stati in stato comatoso per tutto il periodo di valutazione (punteggio RASS tra -5 e -4 per tutta la degenza). Dei restanti 111, 28 hanno presentato almeno un episodio di delirio.

Il totale dei pazienti che hanno ricevuto il protocollo di sedoanalgesia è stato di 26, quello di analgosedazione 40, nessun protocollo di sedazione 45.

I pazienti totali con dolore sono stati 40.

Dei 111 pazienti totali, sono stati intervistati telefonicamente solo 86. Di questi 46 hanno riferito di aver avuto manifestazioni che possono essere associate a PTSD.

Tab. 3.6 Risultati dello studio Tot. Pazienti 122

Pazienti Valutabilli (RASS > di -4) 111

Pazienti con Delirio 28

Pazienti con Protocollo di Sedoanalgesia 26 Pazienti con Protocollo di Analgosedazione 44 Pazienti senza nessun protocollo do sedazione 41

Pazienti con Dolore 40

Pazienti intervistati ad un mese dalla dimissione 86 Pazienti con disturbi associabili al PTSD 46

Dei pazienti che hanno ricevuto il protocollo di sedoanalgesia, 11 hanno manifestato almeno un episodio di delirio.

Analizzando i dati è emerso il risultato che sussiste un associazione

significativa tra sedoanalgesia e delirio, e possiamo rifiutare l’ipotesi di

“assenza di associazione” con un rischio di errore P<0,022.

 

                                                                                                                                   Tabella  3.7  -­  Pazienti  e  Delirio  Vs  Sedoanalgesia  

Dei pazienti che hanno ricevuto il protocollo di analgosedazione, 11 hanno manifestato almeno un episodio di delirio.

Pazienti

con: Sedoanalgesia No sedoanalgesia Totale Delirio 11 17 28 No Delirio 15 68 83 Totale 26 85 111

Dall’analisi con Test χ2 è emerso che non sussiste un associazione

significativa tra analgosedazione e sviluppo di delirio (p= 0,964)

                                                                                                                                   Tabella  3.8  –  Pazienti  e  Delirio  Vs  Analgosedazione  

Dei pazienti con dolore, 10 avevano ricevuto il protocollo di sedoanalgesia e 22 quello di analgosedazione. 12 hanno manifestato almeno un episodio di delirio, 28 no. Attraverso l’analisi dei dati possiamo dire che dal nostro studio non emerge una correlazione significativa tra delirio e dolore (p=0,363). Abbiamo anche valutato se potesse esserci una correlazione positiva tra dolore e Davidson positiva: su 25 pazienti con dolore, 15 hanno avuto una Davidson positiva (di questi solo due non avevano ricevuto nessun protocollo di sedazione, mentre 11 lo avevamo avuto di analgosedazione e 4 di

sedoanalgesia). Con il test del Chi quadrato abbiamo visto che i due fenomeni non sono correlati (P=0,44).

Pazienti con Analgosedazione No Analgosedazione Tot. Delirio 11 17 28 No Delirio 33 50 83 Totale 44 67 111

                                                                                                                                   Tabella  3.9  –  Pazienti  e  Delirio  Vs  Dolore  

Pazienti con: Dolore No Dolore Totale Delirio 12 16 28 No Delirio 28 66 94 Totale 40 82 122

                                                                                                                                   Tabella  3.10  –  Pazienti  e  Dolore  Vs  Davidson  

Davidson positiva Davidson negativa Totale Dolore 15 10 25 No Dolore 31 30 61 Totale 46 40 86

Degli 86 pazienti che abbiamo intervistato, 12 hanno manifestato almeno un episodio di delirio e 46 manifestazioni che possono essere associate a PTSD. Dei 12 pazienti che hanno avuto delirio ben 10 hanno avuto ad un mese dalla dimissione manifestazioni associabili a PTSD (l’83,3%)

Dall’analisi dei dati possiamo affermare che sussiste un associazione significativa tra Delirio e Davidson Positive (p=0,024).

                                                                                   

                                                                                                                                   Tabella  3.11  –  Pazienti  e  Delirio  Vs  Disturbi  associati  a  PTSD  

Abbiamo anche analizzato il rapporto esistente tra sedoanalgesia vs risultati Davidson e analgosedazione vs risultati Davidson. Mentre non sussiste correlazione tra sedoanalgesia vs risultati Davidson (P=0,14), questa è presente con l’analgosedazione (P=0,016).

Pazienti con: Disturbi associati a PTSD No disturbi associati a PTSD Totale Delirio 10 2 12 No Delirio 36 38 74 Totale 46 40 86

                                                                                               Tabella3.12-­  Pazienti  sottoposti  a  protocollo  di  analgosedazione  vs  Sintomi  PTSD    

 

                                                                               

                                                                                                 Tabella  3.13-­Pazienti  sottoposti  a  protocollo  di  sedo  analgesia  vs  Sintomi  PTSD  

                  Sintomi di PTSD presenti Sintomi di PTSD assenti Totale Analgosedazione 22 12 34 No Analgosedazione 24 28 52 Totale 46 40 86 Sintomi di PTSD presenti Sintomi di PTSD assenti Totale Sedoanalgesia 10 4 14 No Sedoanalgesia 36 36 72 Totale 46 40 86

Tab. 3.12 - Correlazioni tra i dati studiati (significativa p<0,05)

Delirio vs Sedoanalgesia P=0,022 Delirio vs Analgosedazione P=0,964

Delirio vs Dolore P=0,363

Delirio vs Disturbi associati PTSD P=0,024 Dolore vs Disturbi associati PTSD P=0,44 Analgosedazione vs Disturbi associati

PTSD P=0,016

Sedoanalgesia Vs Disturbi associati

3.4 DISCUSSIONE

Il nostro studio ha dimostrato che il delirio è molto frequente nei pazienti ricoverati in terapia intensiva (23%) e attraverso la Davidson Trauma Scale (Davidson et al.1996) abbiamo evidenziato la presenza di disturbo post- traumatico di varia gravità in ben 46 pazienti su 86 (53,5%).

La Davidson Trauma Scale (DTS) (52) è una scala di autovalutazione che serve a valutare la severità e la frequenza dei sintomi del PTSD (la scala è composta da 17 item che corrispondono ad ognuno dei 17 sintomi del DSM- IV) e può essere utilizzata anche per valutare l’efficacia delle terapie. Abbiamo scelto questo metodo di valutazione perché veloce da somministrare (meno di 10 min), perché è stato testata in un ampia varietà di soggetti, sia uomini che donne, che hanno subito traumi diversi e perché ha dimostrato di possedere delle buone caratteristiche psicometriche (Chen et al., 2000)(53). (La scala è stata utilizzato in tutte le principali prove farmacoterapiche e nei maggiori studi multicentrici noti agli autori).

Abbiamo osservato che il dolore, così come l’utilizzo di analgesici oppioidi, non è direttamente correlato con il delirio; sussiste invece un’associazione significativa tra lo sviluppo di delirio in terapia intensiva e la sedazione con ipnotici. Quindi possiamo concludere che un regime di analgosedazione è maggiormente protettivo nei confronti del delirio rispetto ad uno di sedoanalgesia.

In linea con la maggior parte degli studi che si trovano in letteratura, possiamo affermare che lunghi periodi di sedazione possono portare a disfunzioni cerebrali responsabili dell’insorgenza di delirio. Le benzodiazepine ed il propofol hanno un elevata affinità per i recettori del GABA (recettore GABAA) nel sistema nervoso centrale. Questo effetto, facilitante e mimetico, sul recettore-canale ionoforo del cloro può alterare i

livelli di numerosi neurotrasmettitori che si crede siano delirogeni (54). Al contrario i sedativi che risparmiano tali recettori, come gli oppioidi e la dexmedetomidina (un agonista dei recettori α2), possono ridurre il rischio di delirio in pazienti in terapia intensiva. A tal proposito, recentemente, Maldonado et al. hanno dimostrato che pazienti sedati con dexmedetomidina hanno avuto un incidenza drammaticamente più bassa di delirio post- operatorio (8%) rispetto a quelli sedati con propofol (50%) o midazolam (50%)(55).

Gli studi hanno costantemente identificato il midazolam, il lorazepam e il propofol come fattori di rischio per delirio, mentre i dati relativi agli oppioidi sono meno consistenti e in letteratura il dibattito su questa associazione è molto acceso. Ouimet et al. (56) hanno osservato che dosi medie giornaliere di oppioidi erano più elevate tra i pazienti in terapia intensiva senza delirio che tra quelli che ne erano affetti. Invece Gaudreau e Gagnon hanno dimostrato che gli oppiodi e le benzodiazepine, interferiscono con la neurotrasmissione causando una transitoria disfunzione a livello talamico che contribuisce al delirio(57).

Negli ultimi tempi, si è venuta delineando l’idea che l’ associazione oppioidi Vs delirio, possa essere messa in relazione con le quantità di oppioidi somministrati (non tanto la quantità totale ma quella relativa ad ogni singola somministrazione) e con le modalità di sospensione della terapia analgesica. Questi dati sono emersi dallo studio del rapporto tra disturbi del sonno e delirio poiché questi farmaci vanno ad alterare la normale architettura del sonno(58). Knill e colleghi hanno dimostrato che alte dosi di oppioidi sono correlate alla sospensione del sonno REM; il sonno REM ricompare quando le dosi di oppioidi vengono ridotte(59). Gli studi di Cammarano, Brown et al.(60,61) mettono in evidenza che anche la discontinuità o la brusca sospensione nella somministrazione di benzodiazepine e oppioidi può influenzare sia il sonno che il delirio attraverso lo sviluppo di una sindrome

da rebound. Da questi dati si evince quindi che l’utilizzo di pompe a infusione continua e un attento menagement sanitario possano diminuire il rischio di insorgenza di delirio in terapia intensiva (49,51).

Ouimet et al. (56) affermavano inoltre che comunque sussiste un equilibrio tra disturbi del sonno e riduzione del dolore, che del sonno ne migliora la qualità, dovuti agli oppioidi.

Alti fattori di rischio per il delirio in UTI sono tutte quelle patologie che possono determinare anche indirettamente un danno cerebrale. Questi meccanismi possono essere classificati in due categorie principali: (A) insulti diretti cervello, per esempio, ipotensione, ipossia, ipercapnia, infarti, emorragie cerebrali, traumi, e la droga e (b) risposte aberranti allo stress, indotte da anomalie nei normali sistemi di adattamento sistemici e del SNC nei confronti di fattori di stress come infezioni, traumi chirurgici, ansia, e così via(62).

L’analgosedazione è maggiormente protettiva nei confronti del delirio rispetto alla sedoanalgesia, sia perché gli oppioidi rispetto al propofol non causano marcata ipotensione, ma soprattutto perché il paziente mantiene uno stato di coscienza maggiormente conservato. Ouimet et al. hanno correlato il coma con il delirio con una P<0,0001(56); e comunque, il fatto che il coma sia uno dei fattori di rischio più importanti nello sviluppo di delirio, è presente in tutti gli articoli scientifici che abbiamo studiato.

Anche per questo motivo si è avuto un inversione di tendenza rispetto al passato, quando nelle terapie intensive si tendeva maggiormente “a far dormire” il paziente; mentre oggi, attraverso una buona analgosedazione siamo in grado di mantenere coscienti perfino pazienti intubati.

Un altro fattore di rischio implicato nell’etiopatogenesi del delirio è un elevato livello di cortisolo plasmatico. Forget et all hanno osservato che nella malattia di Cushing (caratterizzata da elevati livelli di cortisolo a causa di un

adenoma ACTH-secernente), i pazienti sviluppano atrofia cerebrale e deficit cognitivi, ed hanno un rischio più alto di manifestare disturbi affettivi e psicosi(63). Shi et al., a loro volta, hanno osservato che c’è una associazione significativa (P<0,001) tra aumento del cortisolo plasmatico e sviluppo di delirio(vedi Figura)(64).

Il cortisolo è implicato anche nella genesi del PTSD. La liberazione di questo ormone durante uno stress, provocherebbe, come già spiegato, una riduzione del volume dell’ippocampo che può portare a turbe mnesiche alla base del PTSD(50).

 

Figura:Rapporto  tra  incidenza  di  delirio  e  Concentrazione  sierica  di                                                                                                        Cortisolo:  Level1 indica una concentrazione sierica di cortisolo <44 µg/L; level 2 indica una Concentrazione sierica di cortisolo compresa tra 44 e 199 µg/L;level 3 indica una concentrazione sierica di cortisolo >199 µg/L.

Anche il nostro studio ha identificato una stretta associazione tra delirio e sviluppo di disturbo post traumatico di varia gravità. Tale disturbo influisce negativamente sul processo di guarigione e sulla capacità del paziente di riprendere una vita normale dopo la dimissione dal nostro reparto. Una sua

eventuale cronicizzazione oltre a essere estremamente invalidante per il paziente, avrebbe anche risvolti negativi da un punto di vista di spesa sanitaria, in quanto un “malato cronico” necessita di cure per lungo tempo, se non per tutta la vita, che andrebbero a gravare in modo non indifferente sulla spesa sanitaria totale.

Dall’osservazione dei nostri dati, dove dei dodici pazienti con delirio, ben dieci hanno riportato un PTSD di varia gravità (l’83,3%), è lecito affermare, che prevenire il delirio significa prevenire anche il PTSD.

4. Conclusioni

Il delirio può rendere difficile e allungare il ricovero del paziente in terapia intensiva, può essere causa di aumentata mortalità e di una peggiore ripresa della vita normale alla dimissione dall’ospedale. Lo scopo di questo lavoro e del “Progetto Van Gogh” in generale è stato quello di individuare quali sono i fattori di rischio più importanti nello sviluppo di delirio, così da poter aprire in futuro una discussione su quali possano essere le metodiche più efficaci per prevenire questa patologia.

Di sicuro, fattori quali la ventilazione meccanica, la sedazione profonda, lunghi interventi chirurgici, la sepsi, squilibri dell’equilibrio acido-base e degli elettroliti hanno un ruolo primario nella fisiopatologia del delirio, ma non dobbiamo sottovalutare anche il rapporto tra delirio e condizione psichica del paziente. Non mi riferisco solo all’aumentata frequenza di delirio nei pazienti con patologia neurologica preesistente (vedi pazienti affetti da demenza)(65), ma all’associazione tra delirio e tutti quei fattori che determinano uno stress e un peggioramento della qualità della vita anche durante l’ospedalizzazione. La deprivazione di sonno, la mancanza di visite da parte di parenti e amici, l’isolamento, la mancanza di luce naturale, l’applicazione di presidi invasivi e dolorosi (il sondino naso-gastrico, il catetere vescicale, il tubo del respiratore,ecc) sono tutti fattori che si ritrovano spesso in letteratura associati al delirio e sicuramente sono strettamente legati allo stress, ai sentimenti di paura e ai brutti ricordi che il paziente porterà con se una volta dimesso.

Purtroppo in terapia intensiva non si può fare a meno di certi presidi e certe terapie che sono essenziali a curare e mantenere in vita il paziente. Che cosa si può fare allora? Sicuramente cercare di comprendere a fondo questa

problematica così da trovare, dove si può, strade alternative di cura che ci permettano di diminuire l’incidenza del fenomeno delirio e del PTSD. Ma anche, e non meno importante, cercare di “umanizzare” l’offerta sanitaria nella sua totalità, dal migliorare il rapporto e la comunicazione tra personale sanitario, paziente ed i suoi familiari, al creare un ambiente più confortevole e meno artificiale possibile (per es. favorendo l’ingresso della luce naturale e riducendo i rumori e l’illuminazione notturna), a tutti quei piccoli accorgimenti che nel quotidiano possono ridurre lo stress al paziente e migliorare la sua tolleranza alle cure intensive.

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