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Il Seprio, area di insediamento e di azione della famiglia La prima documentazione relativa ad Eremberto e ai figli con-

III. ERMENULFO CONTE DI BERENGARIO I 3.1 Il primo decennio di regno di Berengario

3.6. Il Seprio, area di insediamento e di azione della famiglia La prima documentazione relativa ad Eremberto e ai figli con-

cerne, sia pure in modi diversi, il territorio del Seprio: la località in

(109) Fumagalli, Terra cit., pp. 126-127.

privilegio dell’883 (104) e la conferma del re Berengario I nel 904 (105) – attestano che il monastero di Massino fu donato da Carlo III al monastero di S. Gallo, salvi i diritti di colui che allora lo deteneva in beneficio, il vescovo di Vercelli Liutwardo (106).

Il monastero di Massino, dunque, donato al monastero di S. Gallo nell’883 e già assegnato in beneficio a Liutwardo, che ancora ne dispone, da tempo non era più nella disponibilità del conte Ermenulfo. Dal che deriva la deduzione prospettata dal Besozzi (107) e ripresa recentemente dal Petoletti (108), che Ermenulfo fosse scomparso durante la spedizione nel Meridione o poco tempo dopo e che, di conseguenza, l’Ermenulfo dei due diplomi berenga- riani sia altra persona. Ipotesi plausibile, come sono plausibili le ipotesi che Ludovico II non abbia emesso il preceptum robustissi- mum richiestogli, o che, se emesso, il preceptum – sempre di un beneficio si trattava – abbia perso il suo valore dopo la morte del- l’imperatore, particolarmente nel periodo della successione di Carlo il Calvo, tanto più che l’Ermenulfo attestato nell’879 è fedele di Carlomanno e di Carlo III, quindi aderente al partito ‘filogermani- co’. L’argomentazione non ci sembra, dunque, risolutiva.

Al quesito da noi posto in precedenza sulla identità o meno degli Ermenulfo documentati dall’846 possiamo rispondere che gli ulteriori elementi raccolti, anche se non permettono di scioglierlo

detta nel marzo 877 il suo testamento, che concerne, per quanto ci interessa, solo le curtes di Cabroi e Massino situate nel comitato di Stazzona: doc. citato sotto, nota 129.

(104) DD Karoli III, n. 92a, (anno 883) = BZ, n. 732, deperditum, datato “prima dell’inizio di dicembre”.

(105) DD Berengario I, n. 45, 904 giugno 1, Pavia.

(106) Sul vescovo Liutwardo, arcicappellano del re Carlo III e suo “massi- mo consigliere”, si vedano Fleckenstein, Die Hofkappelle cit., I, pp. 190-195, 197-199; Delogu, Vescovi, conti cit., pp. 30 e 34; e la scheda di Keller, Zur

Struktur cit., pp. 214-215.

(107) Besozzi, Note aggiuntive cit., pp. 38. (108) Petoletti, Contributo cit., pp. 21-22.

l’area di azione e di interessi dei membri della famiglia, che inclu- de la località di Leggiuno, non ne forniscono sul patrimonio fami- liare e tantomeno sui possessi in Leggiuno: la località stessa non viene più nominata dopo l’846.

Anche l’atto dell’865, concernente la richiesta di conferma del beneficio costituito dal monastero di Massino, pur se non è un documento pubblico, è certamente di interesse pubblico, essendo diretto all’imperatrice e sollecitando la conferma di un beneficio, già ricevuto, da parte dell’imperatore (112): esso è redatto in Stabio, una località presso Mendrisio, inserita questa pienamente nel territorio sepriese (113). Forse il conte Ermenulfo, come il conte palatino Boderado (114), faceva già parte del seguito che, muovendo dal Friuli, accompagnava l’imperatore e l’imperatrice nel loro viaggio verso l’incontro con Lotario II ad Orbe, nell’o- dierna Svizzera occidentale (115). Ma il conte potrebbe avere rag- giunto la corte imperiale proprio al momento in cui questa si accingeva ad attraversare la regione dei laghi, dal lago di Como al Lago Maggiore, territori che costituivano l’area di insediamento e di azione della famiglia: l’aggregazione del conte Ermenulfo alla corte sarebbe stata naturale, rappresentando egli fra gli ufficiali comitali uno dei ‘potenti’ locali.

Ancora nell’898 Ermenulfo riceveva da Berengario I alcune famiglie di servi residenti nel vicus di Luano (116), la cui identifi- cazione, comunemente accettata, con Lugano, località inserita nel Seprio, può essere rafforzata da quanto è deducibile da un docu- mento dell’inizio del secolo IX, concernente una donazione di beni

(112) Doc. dell’agosto 865, citato sopra, nota 11 di cap. II.

(113) Diritti sugli arimanni di Mendrisio rivendicavano ancora nel secolo XII i conti del Seprio: C. Manaresi, Gli atti del comune di Milano fino all’anno

MCCXVI, Milano, 1919, n. 8, 1142 maggio 20, Milano.

(114) Per Boderado cfr. sopra, t. c. nota 15 di cap. II. (115) Cfr. sopra, t. c. note 13-14 di cap. II.

(116) Doc. dell’898, citato sopra, nota 56.

cui sorge la chiesa, Leggiuno, è dichiaratamente posta nei fines di Seprio, dei quali essa costituisce uno dei limiti occidentali (110), estendendosi l’ampio territorio sepriese dalla riva orientale del Verbano o Lago Maggiore al bacino del Lago di Lugano o Ceresio, con il Sottoceneri, almeno per l’alto medioevo (111), e ad un tratto della sponda orientale del Lario o lago di Como, fino a Menaggio; a sud-ovest si stendeva lungo il Ticino fino a Turbigo e Padregnano per poi dirigersi ad oriente fino a Seveso sul fiume omonimo.

Di possessi e di presenze in Leggiuno dei membri della fami- glia, pur così ampiamente documentati nella donazione dell’846 e solennemente resi pubblici dalle iscrizioni poste nella chiesa di S. Siro, non rimangono ulteriori attestazioni. Ciò potrebbe destare un moto di sorpresa, dal momento che i discendenti di Eremberto furono attivi ancora per decenni. Esso si attenua, tuttavia, se osser- viamo che le loro attestazioni non provengono da atti privati che concernano i beni familiari – diversamente da altre famiglie, i beni della nostra non sono confluiti nel patrimonio di un grande mona- stero, come quello milanese di S. Ambrogio –, ma da documenti pubblici che, se pur forniscono indicazioni, dirette o indirette, sul-

(110) La configurazione del territorio sepriese, poi comitato, è indicata approssimativamente da Riboldi, I contadi rurali cit., pp. 54-56, principalmente sulla scorta di DD Friderici I, n. 896, 1185 febbraio 11, Reggio: dalla sponda orientale del Verbano o Lago Maggiore a quella orientale del Lario o lago di Como. Per le vicende in età carolingia e postcarolingia si vedano P. Schaefer, Il

sottoceneri nel medioevo. Contributo alla storia del Medioevo italiano, I ed.

1931, tr. it. Lugano, 1954, pp. 28-29; Bognetti, S. Maria cit., pp. 578-636; P. G. Sironi, Dei conti di Seprio e delle loro vicende, «Rivista della Società storica varesina», 14 (1979), pp. 19-39, spesso acritico; G. Soldi Rondinini, I comitati di

Seprio e Stazzona: aspetti giuridici ed istituzionali, «Verbanus», 19 (1989), pp.

297-298; Bedina, Signori cit., p. 129.

(111) Si veda la documentazione concernente Campione, citata sopra, note 260-263 di cap. I. Per l’inclusione del Sottoceneri nel Sepriese e per la sua confi- gurazione cfr. Schaefer, Il Sottoceneri cit., pp. 28-29.

trentina di vassalli di persone con titoli diversi o senza titolo, con l’eccezione di due casi, uno dei quali è costituito dal vassallo di Seprio (121).

3.7. I conti Ermenulfo e il comitato di Stazzona