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SESSIONI COMUNICAZIONI ORALI TECNICHE DI ANESTESIA

Nel documento AbstractBook SIAARTI 2015 (pagine 85-116)

EFFETTI EMODINAMICI E MICROCIRCOLATORI DELLA SOMMINISTRAZIONE DI SOLUZIONE SALINA IPERTONICA DURANTE CLAMPAGGIO AORTICO E RIPERFUSIONE

S. Loggi, A. Donati, F. Tremaroli, V. Petruio, N. Mininno, P. Pelaia

Università politecnica delle Marche, Ancona, Italy

Introduzione. Durante la chirurgia aortica uno step terapeutico fondamentale, nel tentativo di preservare la microcircolazione ed evitare il danno sistemico da ischemia-riperfusione, è senza dubbio rappresentato da un corretto management fluidico (1). Negli anni le soluzioni saline ipertoniche sono state largamente utilizzate soprattutto nellʼambito di una small volume fluid resuscitation del paziente traumatizzato in stato di shock (2). Soltanto di recente sarebbe cresciuto lʼinteresse per un loro uso intraoperatorio (3).

Obiettivi.

• verificare gli effetti di un bolo di soluzione salina ipertonica sullʼassetto emodinamico sistemico, in termini di volume di liquidi, resistenze sistemiche, uso di farmaci vasoattivi /cardiocinetici e assetto metabolico,

• verificare lʼipotesi che la perfusione e lʼossigenazione del microcircolo sistemico possano migliorare in pazienti sottoposti a intervento di aneurismectomia dellʼaorta addominale (AAA) se trattati con bolo di soluzione fisiologica ipertonica nellʼambito di una goal-directed therapy.

Materiali e metodi. Questo studio osservazionale, prospettico,è stato condotto tra ottobre 2014 e Aprile 2015 su una serie consecutiva di 14 pazienti (gruppo I) sottoposti a aneurismectomia dellʼaorta addominale con bypass protesico, trattamento emodinamico intraoperatorio goal directed e somministrazione di bolo di 3.2 ml/kg di soluzione salina ipertonica al 5% durante clampaggio aortico. É stato previsto controllo retrospettivo costituito da un campione di 11 soggetti sottoposti precedentemente a identico iter terapeutico, eccenzion fatta per la somministrazione di soluzione salina ipertonica (gruppo NI). Sono stati rilevati parametri macroemodinamici mediante sistema di monitoraggio Pulsion PiCCO, ossiforetici, metabolici e microcircolatori tramite microvideoscopia sublinguale e tecnica NIRS ai tempi T0 (paziente sveglio), T1 (clampaggio aortico, preipertonica), T2 (clampaggio aortico, postipertonica), T3 ( post-declampaggio).

Risultati. Nel gruppo I abbiamo individuato un progressivo incremento della gittata cardiaca associato ad una diminuzione della resistenze vascolari periferiche (T0-T3, p<0,001), un miglioramento statisticamente significativo degli indici microcircolatori di densità vascolare (TVDs, PVDs e De Backer score) (T0-T2, p<0.05) Nel gruppo NI, invece, lʼanalisi dellʼandamento dei parametri macro e microcircolatori non ha evidenziato alcun miglioramento statisticamente significativo nel tempo. Non si sono avute differenze statisticamente significative tra i gruppi per quanto riguarda i dati macroemodinamici. Il confronto tra gruppo I e NI inerente i dati microcircolatori avrebbe mostrato valori di densità vascolare inerenti i vasi piccoli (TVDs e PVDs),statisticamente più alti (p<0.05) a favore del gruppo I dopo la somministrazione del bolo di ipertonica (T2). Vedi figura.

Conclusione. Lʼanalisi di tutti i dati raccolti permette di ipotizzare ragionevolmente che la somministrazione di soluzione salina ipertonica possa garantire stabilità emodinamica intraoperatoria. I nostri dati inoltre sembrerebbero suggerire un ruolo effettivo della soluzione salina ipertonica nel determinare reclutamento del network micro vascolare.

Bibliografia:

1. Daniel Chappell et al. A Rational Approach to Perioperative Fluid Management, Anesthesiology 2008; 109:723–40;

2. Kramer GC et al. Hyperosmotic-hypertonic solutions. Clinical Anesthesiology 1997;11:143-61;

3. Gustavo Azoubel et al. Operating room use of hypertonic solutions: a clinical review CLINICS 2008;63(6):833-40.

EFFETTI EMODINAMICI E MICROCIRCOLATORI DELLA SOMMINISTRAZIONE DI SOLUZIONE SALINA IPERTONICA DURANTE CLAMPAGGIO AORTICO E RIPERFUSIONE

S. Loggi, A. Donati, F. Tremaroli, V. Petruio, N. Mininno, P. Pelaia

Università politecnica delle Marche, Ancona, Italy

RBC TRANSFUSION AND POSTOPERATIVE KIDNEY DYSFUNCTION. WHICH ROLE FOR STORAGE OF BLOOD? A RANDOMIZED PROSPECTIVE STUDY

A. Fogagnolo 1, C. Turrini 1, S. Spadaro 1, R. Reverberi 3, M. Verri 1, R. Ragazzi 1, M. Bianconi 2, R. Zoppellari 2,

V. Valpondi 1, C. De Fazio 1, C.A. Volta 1

1 Dipartimento di Anestesia e Terapia Intensiva Universitaria, Ferrara, Italy, 2 Dipartimento di Anestesia e Rianimazione Ospedaliera, Ferrara, Italy, 3 Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale, Ferrara, Italy

Background. Transfusion of RBC stored for more than 14 days has been associated with many adverse clinical outcome like mortality, infections and impairment of renal function. Recently, a large RCT conducted by Steiner et al. in patients undergoing cardiac surgery didnʼt find adverse outcome in patients transfused with stored RBC. However the group transfused with stored RBC showed increased postoperative bilirubin levels probably due to augmented haemolysis. Our hypothesis is that the augmented haemolysis in patients transfused with RBC stored more than 14 days could affect postoperative renal function

Materials and Methods. This prospective, randomized, double-blind study was performed in the department of Anaesthesia and Intensive Care of the University Hospital in Ferrara. All patients undergoing elective surgery who needed RBC transfusion were enrolled. Patients were randomized in two groups: Group A was transfused only with fresh RBC while Group B was transfused with the oldest unit available. Exclusion criteria were: - Patients <18 years – Patients transfused during the 30 days before surgery – Patients in dialyses. The primary outcome of acute kidney dysfunction was evaluated according to AKIN criteria.

Results. One hundred and twenty-four patients (124) were enrolled, 62 in group A and 62 in group B. Preoperative clinical and demographic characteristics are shown in Table 1. The incidence of AKI was 5% in group A and 26% in group B. Multivariate analysis ( Table 2) shows and augmented risk of developing AKI in group B (OR=4,9. P=0,02) even if other well-known confounding factors like colloids infusion of baseline creatinine were included. However the needed of dialysis didnʼt differ between groups ( Group A 0,2%; Group B 0,5%.p=0,3)

Discussion. Our results seems to suggest a role for stored RBC in the impairment of postoperative renal function. The most reasonable explanation is the detriment effect of augmented haemolysis during storage.

UTILIZZO DELLʼANALGESIA NOCICEPTOR INDEX-MONITOR INTRAOPERATORIAMENTE COME GUIDA PER IL CORRETTO USO DEGLI OPPIOIDI

E. Tempra, C. Paleologo, D. Canzio, M. Alongi, S. Vivoli, S.M. Raineri, R. Mariscalco, A. Giarratano Policlinico Universitario P. Giaccone, Palermo, Italy

ANI (Analgesia Nociception Index) è una misura normalizzata della componente parasimpatica del sistema nervoso autonomo (SNA). Lʼalgoritmo di analisi prende in considerazioni due variabili: il ciclo respiratorio e lʼintervallo di tempo che separa due onde R allʼelettrocardiogramma. Lʼintervallo R-R viene definito periodogramma la cui onda è direttamente proporzionale al tono parasimpatico. L'ANI è espresso sotto forma di un indice che va da 0 a 100. La misurazione visualizzata rappresenta la media di una successione di misurazioni. Secondo un'interpretazione probabilista, l'ANI viene interpretata come una misura delle possibilità che un soggetto anestetizzato presenti una reattività emodinamica per una stimolazione nocicettiva. Viene individuato come range ottimale di analgesia una finestra tra 50-70. Un valore <50 indica una analgesia inadeguata e un valore >70 sta ad indicare un sovradosaggio di terapia analgesica e un minor rischio di risposta emodinamica ma un maggior rischio di iperalgesia postoperatoria.

Materiali e Metodi. Nel nostro studio abbiamo valutato 25 pazienti sottoposti a intervento di chirurgia addominale maggiore, con una durata maggiore di 3 ore, in anestesia generale con infusione continua di remifentanil in TCI, propofol o alogenati. È stato registrato il valore di NRS preoperatorio e postoperatorio. Mentre, intraoperatoriamente sono stati registrati i valori di PA, FC, e ANI e il rispettivo dosaggio di remifentanil, in diversi fasi dellʼintervento (induzione dellʼanestesia, intubazione orotracheale, incisione chirurgica T0, dopo 30 min dallʼ incisione (T1), dopo 60 min (T2), dopo 120 min (T3), dopo 180 min(T4)). In 15 pazienti, che chiameremo gruppo controllo, il dosaggio degli oppioidi è stato guidato dallʼesperienza clinica in base ai valori emodinamici (PA e FC), nonostante la presenza dellʼANI-monitor; mentre negli altri 10 pazienti le variazioni di concentrazione degli oppioidi venivano effettuate sui dati ricavati dallʼANI-monitor. Tutti i pazienti presentavano un NRS preoperatorio tra 3-5.

Risultati. Nel primo gruppo di pazienti si è notato che questi, intraoperatoriamente, ricevevano dosaggi di oppioidi alti e costanti non giustificati (secondo valori ANI) in alcune fasi dellʼintervento chirurgico e nel postoperatorio richiedevano un aumento di dosaggio di farmaci analgesici e di dose rescue, con un NRS medio di 6-7. Mentre il gruppo di pazienti guidato dai valori dellʼANI, durante lʼintervento ha ridotto il consumo di oppioidi e nel postoperatorio si è rilevata una minore richiesta di farmaci analgesici con una dose rescue <70% rispetto al gruppo controllo e un NRS medio di 4-6.

Conclusioni. Lʼutilizzo intraoperatorio dellʼANI-monitor ha permesso unʼadeguata modulazione intraoperatoria degli oppioidi e una buona copertura analgesica con dosaggio complessivo di questi nettamente ridotto, al contempo ha garantito nel postoperatorio un miglior controllo del dolore riducendo il consumo di farmaci.

INTRA –OPERATIVE MANAGEMENT AND PERI-OPERATIVE MORBIDITY AND MORTALITY IN PATIENTS UNDERGOING MAJOR PANCREATIC SURGERY

D. Cigolini 2, V. Schweiger 2, C. Cena 1, R. Salvia 1, P. Regi 3, W. Mosaner 4, E. Polati 2

1 Unit of Surgery B, The Pancreas Institute, Department of Surgery and Oncology University of Verona, Verona, Italy, 2 Department of Anesthesiology, Intensive Care and Pain Therapy, University of Verona, Verona, Italy, 3 Department of General Surgery, Casa di Cura Pederzoli, Peschiera del Garda, Italy, 4 Department of Anesthesiology and Intensive Care, Casa di Cura Pederzoli, Peschiera del Garda, Italy

Introduction. In this study we want to verify if there are intra-operative variables that can affect patient outcomes after major pancreatic surgery. The identification of one or more of these variables could be very useful for choosing the best intra-operative management and for planning the best measures to be taken in the post-operative period.

Methods. We collected data of patients operated for major pancreatic surgery during 2013-2014 from clinical database of Verona University Hospital and Peschiera Pederzoli Clinic. We considered the following variables: BMI, smoking habitus, presence of jaundice, pre-operative drainage of jaundice, recent chemotherapy, anamnesis positive for cardiovascular, pulmonary, renal, neurological disease and the American Society of Anesthesiologist (ASA) score. Outcome data included incidence of postoperative abdominal surgical-related complications, systemic complications (infectious, respiratory, cardiovascular, nefrologic and neurologic), in-hospital mortality, ICU admission and days of hospitalization.

Results. A total of 638 (320 women and 318 men, aged 61.4±12.5 years, mean + SD) were operated of major pancreatic surgery during 2013 and 2014 in the two hospitals. ICU admission was 8.9%. Total of post-operative complications were 57.6%,in-hospital mortality was 2.2%. We observed abdominal surgical-related complications in 43.5% and general complications (cardiac, respiratory, infectious and renal) in 34.1% of total patients. Mean + SD surgical time was 333±106 minutes, and mean hospitalization was 16±18 days. Ten patients (1.6%) needed intraoperative infusion of inotropes or vasopressors and 72 (11.4%) received blood products. Colloids were administered to 221 patients (34.9%), and 179 patients (28.2%) received more than 4500ml of cristalloids. The multivariate analysis showed that the incidence of abdominal complication was higher in group who received colloids (42.1%vs52%, p 0.017, O.R. 1.49 C.I.95% 1.073-2.069) and that the development of tachyarrhythmia in post-operative period was higher in the patients who received colloids (4.1%vs10%, p0.017, O.R. 2.245 C.I.95% 1.153-4.372) and when surgery time was longer than 300 minutes. The incidence of cardiac ischemia (0.3%vs10%) and hearth failure (0.3%vs10%) was higher in patients who needed infusion of inotropes or vasopressor during the surgery. All the analisys were adjusted for sex, age and preoperative physical status.

Conclusion. Our data suggest that the use of colloids, administration of cristalloids >4500ml and the infusion of inotropes or vasopressor can be related to development of post-operative complication like abdominal complications, tachyarrithmyas, cardiac ischemia and hearth failure. These complications seem to be independent from pre-operative physical status and not influenced by sex and age. Also a time of surgery >300 minutes can be considered a risk factor for post-operative complications. More data could be very useful for choosing the best intra-operative management and for planning the best measures to be taken in the post-operative period in patients undergoing major pancreatic surgery.

FLUID RESPONSIVENESS IN RESPIRO SPONTANEO: PERFORMANCE DELLO STROKE VOLUME VARIATION OTTENUTO CON SISTEMA FLOTRAC/VIGILEO IN UN CAMPIONE DI PAZIENTI SOTTOPOSTI A CHIRURGIA VASCOLARE

S. Loggi, A. Donati, V. Petruio, F. Tremaroli, N. Mininno, E. Adrario, P. Pelaia

Università Politecnica delle Marche, Ancona, Italy

Introduzione. Può essere difficile valutare se un paziente in respiro spontaneo possa avere un beneficio emodinamico dalla somministrazione di liquidi. Indici dinamici basati sullʼinterazione cuore-polmone, come lo Stroke Volume Variation (SVV), si sarebbero dimostrati abili nel predire la fluid responsiveness in pazienti sottoposti a ventilazione meccanica totalmente controllata1. È stato proposto che questi indici dinamici non possano applicarsi nei pazienti che respirano spontaneamente, tuttavia questo non sarebbe stato mai dimostrato2. I principi di interazione cuore-polmone, dʼaltra parte, rimarrebbero validi anche durante il respiro spontaneo3, seppure con interazioni cardiopolmonari ribaltate. Lʼobiettivo dello studio era valutare lʼaccuratezza diagnostica dello SVV nel predire la responsività ai fluidi in pazienti in respiro spontaneo e definire un valore soglia ottimale di SVV con la migliore sensibilità e specificità. Obiettivo secondario era verificare se esista un pattern respiratorio, in termini di frequenza respiratoria (FR), in grado di migliorare il potere discriminativo dello SVV come parametro predittivo di fluid responsiveness.

Metodi. In questo studio osservazionale prospettico sono stati valutati 55 pazienti sottoposti ad interventi in elezione di chirurgia vascolare, che non richiedevano anestesia generale e conseguente ventilazione meccanica, e che hanno necessitato di un riempimento volemico (RV) in base a valutazione clinica. Il RV consisteva nellʼinfusione di 500 ml di soluzione cristalloide in 10-15 minuti. Tutte la valutazioni emodinamiche sono state effettuate con sistema di monitoraggio FloTrac/Vigileo. La fluid responsiveness è stata definita come un aumento dello Stroke Volume (SV) di almeno il 15% in seguito al RV.

Risultati. Sul totale di 55 pazienti, sono stati individuati 44 pazienti Responsivi (R) e 11 Non Responsivi (NR). La curva ROC ha mostrato un AUC di 0,94 (95% IC 0.84-0.98; p<0.05). Uno SVV pari al 10% è stato individuato come cut-off ottimale per discriminare i pazienti R da quelli NR al RV, con una sensibilità del 93% ed una specificità del 90%. Dividendo i pazienti in due sottogruppi in base alla FR mediana, le due curve ROC non hanno mostrato una differenza statisticamente significativa. Lʼanalisi di correlazione ha mostrato una correlazione statisticamente significativa tra lo SVV prima del RV e la variazione percentuale dello SV tra prima e dopo il RV (r=0.39; p<0.05).

Conclusioni. I dati di questo studio suggerirebbero che lo SVV avrebbe una buona accuratezza nel predire la risposta al riempimento volemico anche nel paziente in respiro spontaneo. Tuttavia, considerando lʼimportante limite della ridotta numerosità campionaria, si rendono necessari ulteriori studi per conclusioni definitive in merito.

Bibliografia:

1. Michard F, Boussat S, Chemla D, et al: Relation between respiratory changes in arterial pulse pressure and fluid responsiveness in septic patients with acute circulatory failure. Am J Respir Crit Care Med 2000, 162:134-138;

2. Heenen S, De Backer D, Vincent JL: How can the response to volume expansion in patients with spontaneous respiratory movements be predicted? Crit Care 2006, 10:R102;

3. Pinsky MR: Determinants of pulmonary arterial flow variation during respiration. J Appl Physiol 1984, 56:1237-1245.

FLUID RESPONSIVENESS IN RESPIRO SPONTANEO: PERFORMANCE DELLO STROKE VOLUME VARIATION OTTENUTO CON SISTEMA FLOTRAC/VIGILEO IN UN CAMPIONE DI PAZIENTI SOTTOPOSTI A CHIRURGIA VASCOLARE

S. Loggi, A. Donati, V. Petruio, F. Tremaroli, N. Mininno, E. Adrario, P. Pelaia

Università Politecnica delle Marche, Ancona, Italy

ANESTESIA BILANCIATA VS TIVA: EFFETTI SULLA MICROCIRCOLAZIONE

A. Donati, S. Loggi, N. Mininno, E. Damiani, S. Porzio, V. Monaldi, M. Rogani, R. Castagnani, C. Scorcella, P. Pelaia

Clinica di Anestesia e Rianimazione, Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica, UNIVPM, Ancona, Italy

Introduzione. Proposta dello studio è verificare gli effetti dellʼ anestesia endovenosa e anestesia bilanciata sulla perfusione splancnica in termini di valutazione del microcircolo sublinguale [1] e muscolare in pazienti sottoposti ad intervento di aneurismectomia addominale in corso di anestesia generale.

Metodi. Studio prospettico osservazionale. Pazienti sottoposti a intervento di aneurismectomia addominale infrarenale con o senza bypass bisiliaco. A paziente sveglio, si procede allʼesecuzione di NIRS con test di occlusione vascolare allʼavambraccio [2] e raccolta delle immagini del microcircolo sublinguale con la tecnica Incident Dark Field imaging. Lʼanestesia generale è stata a discrezione dellʼanestesista, bilanciata o TIVA. Si sono distinti due gruppi di pazienti in base al tipo di anestesia eseguita. A fine intervento, prima del risveglio , vengono nuovamente ripetute le rilevazioni microcircolatorie. Su tutti i pazienti è stato applicato protocollo di goal-directed therapy [3].

Risultati. Studio ancora in corso: reclutati 13 pazienti, 7 con anestesia bilanciata e 6 TIVA. Si è verificato una riduzione della PAM (TIVA p=0,02), rialzo di lattati (bilanciata p=0,01 ;TIVA p=0,03), una diminuzione di Hb (TIVA p=0,03).

Tra i parametri microcircolatori si è ottenuto:

HI, evidente trend in aumento tra il tempo pre e post per il gruppo bilanciata (p=0,04), a differenza del gruppo TIVA in cui è in diminuzione (p=0,03); per i valori pre tra i due gruppi si osserva un HI più basso nel gruppo bilanciata (p=0,05) . (fig.1)

De Backer score: nel confronto dei parametri pre, il gruppo TIVA ha mostrato valori maggiori (p=0,05). (fig.2) AUC StO2 aumento (p=0,01) del valore tra i due tempi per il gruppo bilanciata. (fig.3)

Conclusioni. I parametri macroemodinamici non sono in grado di riflettere lo stato del microcircolo [4]. Nel gruppo anestesia bilanciata si ha aumento della densità vasale, della perfusione tissutale e reattività vascolare, dellʼeterogeneità microcircolatoria ma una riduzione dellʼossigenazione periferica. Nel gruppo TIVA vi è tendenziale riduzione della densità dei vasi medi, dellʼeterogeneità del flusso, senza apparente miglioramento della riserva microcircolatoria (StO2).

Bibliografia:

1. Boerma et al., Crit Care Med,2007 35:1055-1060// 2. R. Boushel et al., Scand J Med & Scie in Sports (2001) 11: 213-222//3. Donati et al., Chest 2007, 132:1817-1824//4. Ryan C. at al., J Crit Care. 2012 ;27(5):531.e1-7.

IPERPOTASSIEMIA ED ARRESTO CARDIOCIRCOLATORIO IN CORSO DI ANESTESIA GENERALE PER TRAPIANTO DI RENE DA DONATORE CADAVERE

G. Mangano, F. Criscione, V. Timpanaro, F. Oliveri, M. Veroux, M. Astuto

AO Universitaria Policlinico Vittorio Emanuele, Catania, Italy

Background. Descriviamo un caso di arresto cardiaco intraoperatorio associato ad iperpotassiemia al declampaggio durante trapianto di rene da donatore cadavere.

Case report. Paziente maschio, 58 anni, BMI 25.9, sottoposto a trapianto di rene da donatore cadavere. In anamnesi ipertensione arteriosa in trattamento (atenololo), stenosi aortica di grado lieve, insufficienza renale cronica V stadio KDOQI (in dialisi dal 2007), già sottoposto a trapianto renale da donatore vivente nel 2012 e rigetto nel 2014. Alla valutazione preoperatoria, il paziente presentava ipotensione (PA 85/55 mmHg) e lieve iperpotassiemia (K+ 5,2 mmol/l); veniva sottoposto a plasmaferesi il giorno precedente lʼintervento chirurgico. Durante lʼatto chirurgico, concluse le anastomosi vascolari e dopo circa 3 minuti dal declampaggio, lʼelettrocardiogramma evidenziava progressive modificazioni dellʼonda T e del complesso QRS sino ad un ritmo da fibrillazione ventricolare. Iniziate le manovre rianimatorie secondo ACLS, si ripristinava il ritmo cardiaco sinusale, e lʼemodinamica veniva sostenuta farmacologicamente. Nellʼimmediato post arresto si riscontrava allʼemogasanalisi grave acidosi metabolica (pH 7,15), severa iperpotassiemia (K+ 7,3 mmol/L) e iperlattacidemia (3,1 mmol/L). Si procedeva allʼespianto del rene, allʼemofiltrazione veno-venosa ed al trasferimento del paziente presso lʼUTI, dove permaneva per 12 h circa prima di essere riammesso senza reliquati presso lʼUO di provenienza.

Discussione. Il nostro Centro Trapianti di rene utilizza la Celsior quale soluzione di perfusione/conservazione per ridurre il danno dʼorgano da ischemia e riperfusione.

Lʼiperkaliemia, causa dellʼarresto cardiaco, potrebbe essere stata determinata da:

• riassorbimento in circolo di soluzione Celsior (contenuto in K+ =15 mmol/L) al declampaggio dei vasi iliaci

• danno dʼorgano da ischemia e riperfusione con secondaria acidosi metabolica (durata dellʼischemia fredda 20 h e calda 45 minuti)

• ultimo riscontro agli esami ematochimici del donatore di elevati valori di azotemia e creatininemia Nella valutazione delle ipotesi diagnostiche abbiamo inoltre considerato le seguenti diagnosi differenziali:

• lʼipovolemia, esclusa avendo provveduto ad opportuno e titolato riempimento intraoperatorio attraverso la fluidoterapia

• la sindrome di low-output, correlata alla stenosi aortica di grado severo, non rilevata nel nostro paziente con esame ecocardiografico transtoracico

• lʼiporeattività del sistema nervoso autonomo, direttamente correlato alla cardiopatia e neuropatia uremica, quale possibile concausa.

Conclusioni. É noto in letteratura come lʼiperkaliemia sia una causa di arresto cardiaco. Il nostro case report enfatizza lʼimportanza di un corretto management preoperatorio e di una prevenzione intraoperatoria di acidosi e iperkaliemia, specie alla luce dellʼesistenza di comorbidità e concomitanti fattori di rischio. Lʼanestesista coinvolto nellʼintervento di trapianto di organo, dovrebbe essere sempre attento a possibili complicanze direttamente correlate alla fase di declampaggio e allʼutilizzo di soluzioni di riperfusione.

Bibliografia:

Maryam Malek, Mehdi Nematbakhsh: Renal ischemia/reperfusion injury; from pathophysiology to treatment J Renal Inj Prev. 2015; 4(2): 20–27.

STUDIO OSSERVAZIONALE MONOCENTRICO DI VALUTAZIONE DEL CONSUMO DI OSSIGENO IN CORSO DI CLAMPAGGIO DELLʼILO EPATICO DURANTE CHIRURGIA RESETTIVA EPATICA: DATI PRELIMINARI

E.M. Alessandrini 1, L. Lorenzini 1, B. Bortolani 2, L. Cercenelli 2, E. Marcelli 2, S. Faenza 1

1 DIMEC Università di Bologna, Bologna, Italy, 2 DIMES Università di Bologna, Bologna, Italy

Lʼintervento di resezione epatica prevede, quando necessario, il clampaggio dellʼilo epatico per limitare il sanguinamento intraoperatorio. Generalmente la manovra si compone di fasi di clampaggio vascolare, di circa 7 minuti, intervallate da periodi riperfusivi, di circa 3 minuti. Scopo dello studio è stato valutare, lʼimpatto dellʼesclusione vascolare epatica sullʼandamento intraoperatorio del consumo di ossigeno e dellʼEndTidal CO2, nonchè sulla funzionalità epatica post-operatoria.

Materiali e metodi. Sono stati arruolati 21 pazienti candidati a resezione epatica per patologie maligne o benigne; 5 pazienti presentavano cirrosi epatica. Tutti i soggetti, previo ottenimento del consenso al trattamento dati, sono stati sottoposti allʼintervento chirurgico. Sono stati rilevati i parametri di interesse di cui sopra e valutati per un follow-up di 7 giorni. Il management clinico e chirurgico si è svolto routinariamente, essendo lo studio di

Nel documento AbstractBook SIAARTI 2015 (pagine 85-116)

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