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L’ESIGENZA DELL’ANTIDISCRIMINAZIONE IL RESOCONTO DEGLI INSEGNANT

3.1 Lo sguardo alla dimensione “emotiva ”

Le scuole italiane devono affrontare non pochi problemi nel composito panorama studentesco. Molti istituti non sono preparati, molti altri, quasi la totalità, devono far fronte ai bruschi tagli economici che portano a compiere scelte di risparmio sul personale e sulle attività extrascolastiche. Da quanto si è potuto evincere anche dalle interviste, i professori, seppure oberati di lavoro, cercano costantemente di compiere un lavoro integrativo che riguardi l’apprendimento e il supporto linguistico. Sono chiamati ad insegnare, a rispettare un determinato programma e a fare un “lavoro a due marce”238 se in classe c’è uno o più ragazzi di diversa provenienza.

A destare interesse resta il fatto che negli anni i Laboratori Antidiscriminazioni effettuati nelle scuole sono aumentati e le richieste da parte degli istituti risultate di concreto sempre più insistenti. Un fatto perciò curioso se si considera l’accurato lavoro di cernita effettuato attualmente dai collegi docenti nella scelta dei progetti esterni. Sembra dunque, che se le risorse linguistiche siano in qualche modo colmabili, anche attraverso una maggiore delegazione di

95 responsabilità a qualche insegnante, con il discorso della discriminazione, della sensibilizzazione relativa agli argomenti delicati del razzismo, del pregiudizio e della convivenza interculturale, le cose si facciano meno gestibili.

E’ per questo motivo che in ambito operativo mi rivolgo agli insegnanti che spontaneamente si sono interessati al Progetto dell’Osservatorio perché, solo comprendendo le motivazioni della necessità di un intervento interessato alle delicate questioni di discriminazione, a mio avviso si riesce ad avere un panorama esaustivo della situazione vissuta nelle scuole e a comprendere quanto risulti importante oggi la trattazione di queste tematiche. Quel che seguirà farà perciò riferimento alle risposte ricevute relativamente agli incontri svoltosi nell’anno 2012-2013239:

-Perché si è ritenuto necessario ricorrere a questo tipo di intervento?

Perché abbiamo tanti stranieri nelle classi prime (in tutte le classi) ma nelle prime sono in netta maggioranza e quindi è un problema sentito quello dell’integrazione, che serve per lo più per gli italiani che per i ragazzi stranieri. Poteva, quindi, essere, non una soluzione, ma un modo per affrontare il problema. Lo abbiamo fatto l’anno scorso e lo abbiamo rifatto quest’anno. L’anno scorso, da quello che mi ha riferito l’insegnante, l’iniziativa ha avuto un buon esito. L’insegnante aveva percepito che la cosa è servita – non abbiamo fatto rilevazioni statistiche- (Int.2).

Nel caso dell’intervista riportata, il professore riporta la realtà delle classi, soprattutto quello delle prime, in cui gli stranieri sono in netta maggioranza, sia per gli arrivi continui anche ad anno iniziato, sia per gli episodi di interruzione scolastica menzionati in precedenza. Il dato interessante enunciato dal professore è quello relativo ad un’utilità fruibile più per gli italiani che per gli stranieri. Le operazioni a favore dell’inserimento dei ragazzi di diversa provenienza come si è visto sembrano in un modo o nell’altro attivarsi, talvolta ciò non viene sentito con la stessa intensità nei confronti di una sensibilizzazione per i ragazzi italiani, i veri protagonisti del confronto interculturale. Ad ogni modo, a detta dell’intervistato, gli interventi si presentano come un modo per aprire il dibattito in classe ed essere un supporto al programma scolastico. Anche in un altro caso mi viene ribadita la

239 Si tenga presente come i Laboratori abbiano preso inizio nel 2011 e perciò alcuni istituti hanno

96 particolare situazione delle classi del biennio e l’importanza di un coinvolgimento generalizzato al tema della discriminazione:

Questo tipo di intervento, ritengo che sia indispensabile soprattutto nelle classi prime, anche seconde, ma soprattutto prime perché bisogna sensibilizzare i ragazzi riguardo la tematica dell’anti-discriminazione, bisogna cominciare il più presto possibile ed è meglio che non venga fatto soltanto dagli insegnanti in classe durante l’orario di lezione ma in una situazione che sia diversa e anche da persone che siano non gli insegnanti. Quindi deve essere qualcosa che da un punto di vista emotivo abbia anche una presa diversa su di loro, secondo me (Int.4).

L’esigenza di agire nel panorama dell’antidiscriminazione si avverte per sensibilizzare i ragazzi, tutti, ai fini di un percorso che coltivi fin da subito i punti essenziali dell’argomento e quest’operazione sembra necessitare di alcuni elementi importanti:

1) essere eseguita da operatori professionisti (perciò diversi dagli insegnanti);

2) colpire sul piano emotivo.

Quest’ultimo punto risulta più chiaro se si considera un’ulteriore risposta: Insegnando “Scienze umane” dedico una parte del programma allo studio degli stereotipi e dei pregiudizi per cui il laboratorio offerto dal vostro Osservatorio poteva rappresentare un approfondimento ulteriore. La necessità di un intervento su queste tematiche è per me fondamentale in quanto non ho mai smesso di stupirmi di quanto i pregiudizi possano mascherarsi in mille modi nelle coscienze (giovani o meno) e delle conseguenze negative a cui possono portare. Le/gli allieve/i, pur riconoscendo i meccanismi base dei pregiudizi, tendono ad averne una conoscenza puramente teorica, che non va a coinvolgere la sfera delle emozioni (soprattutto la dimensione empatica). Ritenevo quindi necessario un intervento più attivo, più attuale del mio, che andasse a mettere in gioco altre dimensioni, oltre quelle meramente cognitive (Int.6).

L’intervento dei Laboratori Antidiscriminazioni nelle scuole sembra quindi non ridursi soltanto a costituire una risposta al bisogno di affrontare tematiche legate alla discriminazione, al pregiudizio e allo stereotipo (che in qualche modo sono argomenti di studio nei percorsi umanistici); non rappresentare unicamente una risposta alle innumerevoli necessità di fronte al complesso assetto “multiculturale”; bensì predisporsi anche come indispensabile

97 apporto alle esigenze della convivenza e del rispetto reciproco. Per fare questo, l’insegnante deve lavorare sulla sfera delle emozioni, trasmettere concetti che colpiscano le coscienze, e non solo la razionalità, e far fronte alle modifiche che si avvertono nell’ambito dei comportamenti, del linguaggio e dell’interazione tra i ragazzi. E’ per questo motivo che l’intervento di operatori esterni corrisponde concretamente a questa necessità.