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IL VOLONTARIATO, IL WELFARE E LA SOCIETA’

4.4 Analisi dell’interazione delle tre dimensioni: Welfare, Volontariato e Società.

4.4.1 Uno sguardo al futuro.

Il volontariato in Italia, nonostante la crisi che sta attraversando, è una realtà molto presente e radicata nel territorio con una componente anziana che riveste un ruolo importante e che in un futuro quanto mai prossimo potrebbe essere investita da cambiamenti che potrebbero interessare anche la sua partecipazione nel mondo dell’associazionismo.

Salvini sostiene che “è sempre più difficile essere volontari e fare volontariato”124 facendo riferimento al fatto che le persone dovranno sempre più far fronte alle proprie necessità della vita quotidiana.

Sulla base delle caratteristiche e dei cambiamenti analizzati ci sono degli aspetti che possono portare ad ipotizzare una diversa disponibilità dell’anziano nel campo del volontariato, poiché probabilmente egli potrebbe essere chiamato a sostenere la famiglia, sulla quale il Welfare fa gravare il peso dell’assistenza, e avere la necessità di continuare a lavorare per raggiungere i requisiti pensionistici o un reddito sufficiente.

Il primo aspetto riguarda il mutamento della demografia familiare nella cura. Le generazioni passate dei figli si trovavano a prestare cura ai nipoti o ai propri genitori quando non erano più nel mercato del lavoro. Con l’aumento dell’occupazione femminile, l’impoverimento delle reti naturali, l’innalzamento dell’età della pensione e non per ultimo il fenomeno dell’emigrazione dei giovani all’estero, si sono ristretti, e si potrebbero restringere ulteriormente, il pool di potenziali caregivers che potranno garantire un lavoro di cura e che con probabile difficoltà potranno conciliare questo con un impegno a tempo pieno in un’associazione.

Il secondo punto, invece, fa riferimento ai cambiamenti apportati dalla recente, e già citata, riforma delle pensioni125 che muterà in modo significativo il panorama della

123 ibidem 124

Salvini A., “Volontariato come interazione-come cambia la solidarietà organizzata in Italia”, Pisa University Press, Pisa, 2012.

125 L.28/06/2012 n.92 “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di

84 permanenza nel mondo del lavoro e che porterà ad una progressiva riduzione del numero dei pensionati.

Già nel 2011, e quindi prima dell’entrata in vigore della suddetta legge, è stata rilevata una diminuzione dei trattamenti pensionistici sia dai dati forniti dall’ INPS che hanno evidenziato una diminuzione delle nuove pensioni (quelle di vecchiaia sono diminuite del 29,3%, quelle di anzianità del 14,7%)126, che dai dati forniti dal Censis127 i quali hanno rilevato, nel periodo compreso tra il 2007 e il 2012, un aumento del 25,5% dei lavoratori con più di 55 anni.

Le previsioni a lungo termine calcolano che un lavoratore nel 2065 potrà lavorare, senza essere licenziato, fino a 75 anni e 3 mesi. Si inverte praticamente la rotta rispetto al 27,8% dei pensionati, rilevato dall’Istat che nel 2011 avevano meno di 65 anni. L’anziano quindi potrà essere molto più impegnato nel lavoro rispetto a qualche anno fa, ma occorre tener presente anche un ulteriore elemento relativo alla condizione economica dei futuri pensionati/anziani. Si calcola che le pensioni potrebbero essere mediamente più basse rispetto al passato. Questo si ipotizza possa avvenire per il passaggio al calcolo contributivo128, avvenuto nel 2012 per tutti i lavoratori, e per le caratteristiche del mercato del lavoro che potrebbero portare ad una discontinuità anche dal punto di vista del versamento dei contributi.

Nella prima parte abbiamo visto la crescita esponenziale del fenomeno dell’invecchiamento, dell’aumento della speranza di vita e degli anni in cui gli anziani passano in buona salute tuttavia non possiamo non considerare i cambiamenti che comunque avvengono con l’avanzare dell’età. Se la forza lavoro cambia e invecchia sono necessarie misure di formazione, adeguamento all’attività lavorativa, interventi sulla tutela della salute e del lavoratore129.

Riflettendo sul futuro del volontariato possiamo evidenziare che la crisi economica, l’aumento dei bisogni sociali e la contrazione delle risorse disponibili per il sociale hanno portato e potrebbero spingere il volontariato, più che altri soggetti dell’associazionismo e della cooperazione sociale, a rappresentare un interlocutore sempre più importante per il Welfare locale dal momento che, come si è detto,

126dati INPS in Carannante R., “Dopo la riforma Fornero critiche e proposte”, Tullio Pironti Editore, Napoli, 2012, p.10.

127 www.censis.it

128 Calcolo contributivo prevede il calcolo della pensione in base ai contributi versati dal lavoratore. 129 Pugliese E., “ La terza età. Anziani e società in Italia”, il Mulino, Bologna, 2011

85 condivide con l’ente pubblico la vicinanza, l’interesse per i propri cittadini e per il territorio.

Il volontariato è stato chiamato dalle politiche (L.328/2000 – L.3/2001) ad avere un ruolo privilegiato nel sistema di rete secondo il principio della sussidiarietà orizzontale, in rapporto al quale il volontariato viene visto, sia come attore in grado di intervenire in modo autonomo sui bisogni e problemi della comunità, sia come alimentatore in quanto promuove la solidarietà e la partecipazione diretta dei cittadini130. Tuttavia perché una rete sociale sia funzionante e produttiva è necessario un “nuovo approccio complessivo al tema della sussidiarietà”131

. I diversi soggetti della rete devono poter basare la loro relazione su una conoscenza e fiducia reciproca se non nel poter esprimere pienamente la loro identità mettendo in campo le proprie risorse in modo organizzato valorizzando l’integrazione e la condivisione per dare senso all’agire comune132.

Concludendo possiamo riassumere quanto fin d’ora analizzato pensando che un possibile modo di vedere la relazione tra le tre diverse dimensioni prese in esame è quella (grafico 10) in cui la società guarda sia al Welfare che al volontariato per la risposta ai suoi bisogni, il volontariato, composto per la maggior parte da anziani, soprattutto in termini di tempo e di disponibilità rischia di non riuscire a garantire lo stesso apporto di oggi a danno sia del Welfare sia della società che, complessa e individualista, avrebbe bisogno dello spirito solidale del volontariato.