Don Marco Diara
I
l seminatore al tramonto” è un dipinto realizzato nel 1888 da Vincent Van Gogh e custodito nel museo Kröller-Muller di Otterlo (Paesi Bassi).Questo dipinto, come la maggior parte delle opere di Van Gogh, non è stato realizzato per un committente, per una collocazione ben precisa ma per il bisogno stesso del pittore di esprimersi e di raccontarsi attraverso il dipingere che egli considerava come una vera e propria missione, un ser-vizio all’umanità, «un modo per entrare nel cuore della gente».
«Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare».
Il quadro è un capolavoro. La parte alta ha un grande sole, la parte bassa il terreno arato e le zolle che coprono interamente il suolo. C’è uno scambio di colori tra cielo e terra: il seme ha lo stesso colore oro del cielo, tinto di un giallo carico tendente al verde ed il campo è striato di venature azzurre, blu e viola. I colori degli abiti del seminatore hanno le stesse tonalità della natura che lo circonda.
Il seminatore, con la mano sinistra, tiene sulle spalle un fagotto dal quale attinge per seminare, un gesto di grande portata simbolica. Indossa abiti da lavoro e un cappello che lo protegge dal sole, lo sguardo è fiducioso e deciso, il passo forte e proteso in avanti; i piedi seguono il percorso trac-ciato dall’aratro: il ritmo del passo e del gesto sono sincronizzati, in una cadenza che ricorda un passo di danza. Sembra che il contadino senta il peso della responsabilità del proprio gesto che genera ‘vita’. Il Seminatore procede a testa alta, incrollabile, solo. C’è vitalità piena nel gesto della mano, nella gamba avanzata, nel viso fermo.
C’è un movimento che porta oltre la solitudine e l’abbandono, che per-mette di assorbire la luce del sole, che va oltre il vuoto stesso e perper-mette di trasformare il vuoto e il caos in potenze creative.
«Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era mol-ta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Il dipinto sembrerebbe, dunque, suggerire che la semina rimane nella di-mensione dell’affidarsi: il contadino, contribuisce con il suo poco a far proseguire quell’atto creativo di Dio. Ci viene, in questo modo, rivelata la
‘santità’ del lavoro del seminatore, riconosciuto come una continuazione dell’opera del Creatore e poiché l’esito di quest’opera non può essere co-nosciuto in anticipo il seminatore rimane, da un punto di vista coloristi-co, in una tensione non definita, ad indicare da un lato l’imprevedibilità dell’esito, dall’altro la fiducia nella vita che continua. Una vita che, nel di-pinto, è amplificata da quel grande sole di un acceso giallo limone e posto al centro del quadro. Inoltre, il particolare del sole al tramonto annuncia la fine di una giornata e, in questo senso, viene accentuato il significato di una possibilità di rinascita, di ricominciamento.
«Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spun-tarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Gran parte del suo lavoro sarà cibo per i corvi o rimarrà sterile, incastrato tra le pieghe della terra. Quel contadino lo sa ma non misura la sua semina sulle possibilità di raccolto. È generoso. Ci ricorda il suo gesto gratuito, la sua pazienza nell’attendere che il seme cresca, il rischio dello spreco che egli si assume.
«E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
L’azione dell’uomo è sostanzialmente quella di ascoltare, questa è la re-sponsabilità che ciascuno di noi si assume davanti alla Parola di Dio.
I diversi terreni rivelano gli ostacoli e le lotte che la Parola incontra in noi:
i terreni infruttiferi contengono sempre altri elementi, più o meno inclusi nel suolo, mentre l’ultimo è il terreno “semplice” che è fatto solo di terra.
«Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l'accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Vangelo di Marco
6,30-44
G
li apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luo-go deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi di-scepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare».
Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li di-stribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.