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1 ASSi, Prefettura 157 (4/9/1917)
2 La vita a Siena negli anni della guerra è analitica-mente descritta e documentata da L. Luchini, in Siena
dei Nonni – Vol. I, Siena, AL.SA.BA., 1993, pp. 11-18.
Vedi anche G. Catoni, Siena e la Grande Guerra, Siena, Betti per Università Popolare Senese (Taccuini n. 5), 2014, specialmente i capp. 2 e 4. Gli Autori registrano accuratemente pure le molte prese di posizione, sia da parte di movimenti politici che di singoli cittadi-ni, contrarie all’intervento, destinate anche durante la guerra ad evidenziarne le atrocità per i militari e i trau-mi per la cittadinanza lontano dal fronte, porgendo opportuna testimonianza del dissenso anti
interven-tista, che pur consistente, in Italia come a Siena, non fu però capace di ribaltare l’impegno della nazione a fianco degli alleati europei. D’altro canto, se in merito all’eroico sacrificio dei soldati italiani sulla frontiera austriaca e sulla solidarietà del Paese ai combattenti esiste una ricchissima bibliografia ed anche produ-zioni cinematografiche di notevole rilevanza docu-mentale, alle voci del dissenso sono state rivolte in passato minori attenzioni critiche. Invece negli ultimi anni la tendenza si è ribaltata offuscano, a mio avviso ingiustamente, il quadro reale della Grande Guerra e distorcendo il senso della partecipazione italiana al conflitto.
aveva accolto la guerra senza grande entusia-smo, si mostra fredda anche nei confronti di queste manifestazioni che non coinvolgono strati significativi della popolazione e non producono, come si legge nelle annotazioni della prefettura senese, né “azioni contrarie ai supremi interessi nazionali”, nè un “movi-mento di avversione” che vada oltre “l’insof-ferenza … alle restrizioni alimentari”1.
È vero che nei quattro anni di guerra la censura taglia sistematicamente sulla stampa locale gli interventi critici relativi alla belli-geranza italiana - vengono addirittura chiusi alcuni periodici di opposizione -, ma non si conoscono fatti significativi tali da smentire che tra i cittadini senesi prevalga la volontà di sostegno alla Nazione e alle forze arma-te. Una volontà, certamente sospinta dalla propaganda governativa, ma che nasce da un diffuso spirito di lealtà e di solidarietà con chi soffre a causa del conflitto. Molti senesi, uo-mini e donne di ogni classe sociale, si attivano in favore dei combattenti e dei reduci, come delle famiglie dei caduti, e in città, oltre all’a-pertura di ospedali per la cura dei feriti dove signore e signorine prestano spontaneamente assistenza, si registra una gara di solidarietà con iniziative di ogni genere, come, ad es., l’organizzazione di corsi scolastici per i solda-ti analfabesolda-ti, la raccolta di fondi da parte dei ragazzi del Liceo, l’intervento finanziario del Monte dei Paschi a copertura dei pegni fatti per l’acquisto di generi di sostegno ai militari e alle loro famiglie2.
Deposte le armi, ben oltre il clamore delle contestazioni che giocano sui disagi della gente per demolire il significato sto-rico e morale della vittoria, si afferma un sentimento sincero di riconoscenza verso coloro che hanno contribuito a “fare l’Ita-ni belliche: innanzitutto, l’altissimo tributo
pagato in vite umane per liberare i territori rivendicati; poi, le distruzioni materiali cau-sate dalle tante battaglie, il rigore dei tribu-nali militari, l’inadeguata preparazione stra-tegica e logistica con cui era stata affrontata la guerra. Pure il difficile reinserimento dei reduci nella vita civile e le condizioni della pace, non proporzionate all’impegno profu-so dall’Italia nella lunga campagna, profu- solleva-rono molteplici polemiche. Inevitabilmente l’insoddisfazione iniziò a serpeggiare tra la popolazione, ben presto aggravata dalla du-rezza di una crisi economica senza preceden-ti. Cessate le ostilità sul fronte austriaco, era il fronte interno, dove si verificavano squi-libri economici e sociali, che condizionava l’indirizzo politico del governo, frenando la restituzione alla normalità sia dei territori devastati dai combattimenti, sia delle altre regioni, dove le condizioni di vita degli ita-liani erano state comunque fortemente alte-rate dal lungo stato di belligeranza.
A Siena, come in Italia, le cronache ne-gli anni del conflitto europeo e del primo dopoguerra registrano le difficoltà che gra-vano soprattutto sui ceti meno abbienti per il razionamento alimentare, per le malattie epidemiche, per l’aumento della disoccu-pazione, per la crisi degli alloggi. Esistono motivi reali per un malcontento popolare che crea tensioni e inasprisce il confronto politico, alimentato dai gruppi estremisti che già avevano contestato la partecipazio-ne dell’Italia alla guerra e legano poi le loro motivazioni ideologiche alle proteste causa-te dalla crisi, fino alla proclamazione di scio-peri e a manifestazioni di piazza, destinate nel 1919 a provocare il saccheggio di alcuni negozi. Una cittadinanza sonnacchiosa, che
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Inedito acquarello (cm. 25x18) di Arturo Viligiardi, tratteggiato a china ed inchiostro azzurro e destinato, quasi certamente, a co-stituire il bozzetto per una locandina o per un manifesto di invito a sottoscrivere il prestito nazionale relativo alle vicende belliche del 1915-1918.
L’invito sembra essere rivolto agli italiani e in particolare ai senesi, dato che la città sorvolata è indubbiamente Siena e nell’appen-dice a corollario si fa riferimento proprio alla sede del Monte dei Paschi di Siena. L’appello infatti così si esprime: “Italiani date alla Patria per difendere il suo cielo il suo mare la sua terra. Le sottoscrizioni si ricevono alla sede del Monte dei Paschi di Siena e presso tutte le succursali …” . (Collezione privata di Alessandro Amidei)
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3 L. Vigni, M. Mangiavacchi, Lontano dal fronte
– Monumenti e ricordi della Grande Guerra nel Senese,
Sie-na, Nuova Immagine, 2007. Si conosce pure un’ana-loga pubblicazione relativa alla provincia di Grosseto, curata da M. Mangiavacchi e A. Ranieri, Lontano dal
fronte – Monumenti e ricordi della Grande Guerra a Grosse-to e Provincia, Arcidosso, Effigi, 2010.
4 Sull’editoria di Contrada, anche in particolare riferimento alle pubblicazioni in memoria dei caduti nella Grande Guerra, vedi la mia rassegna bibliografi-ca a corredo della nuova edizione di: A. Dundees, A. Falassi, La terra in piazza, Siena, Betti, 2014.
5 M. Bianchi Bandinelli, A. Bruchi, In memoria
de-gli impiegati morti per la Patria, Siena, S. Bernardino, 1925.
malità e i rapporti prefettizi annotassero la forte crescita del partito socialista - netto vincitore, infatti, nelle elezioni di novem-bre, caratterizzate però dall’ assenteismo di metà dell’elettorato -, i giornali cittadini ripresero a pubblicare ampie cronache sul-la vita delle contrade e sugli esiti del Palio della Pace. In quegli stessi mesi, le contra-de, enti pubblici e privati - tra i quali an-che l’Accademia dei Rozzi -, le parrocchie e molti comuni della provincia iniziarono ad innalzare monumenti e ad apporre lapidi per lasciare un imperituro, visibile ricordo dei concittadini caduti per la patria: l’am-pio saggio-repertorio di Laura Vigni e Maria Mangiavacchi, Lontano dal fronte –
Monu-menti e ricordi della Grande Guerra nel Senese3, offre una compiuta descrizione storico ar-tistica di un fenomeno che pure nel resto del paese avrebbe acquisito dimensioni di massa impensabili e suscitato l’interesse di autorevoli studiosi, non solo italiani, sotto diversi profili disciplinari. Una meno appa-riscente, ma non meno rilevante memoria descrittiva del contributo senese al conflitto è riposta in alcune pubblicazioni destinate a documentare e a consegnare alla storia con capillare analiticità la vicenda dei moltissimi senesi che vi avevano perso la vita e dei non pochi che vi avevano conseguito onorificen-ze per atti di valore.
Pochi mesi dopo la firma dell’armistizio, in occasione delle feste patronali del 1919, la Chiocciola, la Tartuca e l’Aquila allegaro-no alla pubblicazione di un fascicolo delle rispettive Memorie storiche un foglio con l’ elenco dei contradaioli caduti nella Grande Guerra. Un’analoga iniziativa fu promossa l’anno successivo dalla Pantera e dal Bruco e, nel 1925, dalla Lupa con la pubblicazione di Onoranze ai caduti nella Guerra Mondiale
di liberazione appartenenti alla Contrada4. Nel
1923 il Monte dei Paschi aveva dato alle stampe In memoria degli impiegati morti per la
Patria5: un libretto contente i profili delle lia”. Anche la gente di Siena, che già ama
diciassette patrie “particolari”, non si mostra insensibile all’ideale risorgimentale di una patria comune a tutti gli italiani, finalmente sottratti alla secolare sudditanza verso popo-li stranieri, ed ammira il sacrificio di quanti si sono immolati sui campi di battaglia e il coraggio di quanti hanno rischiato la vita, consapevole che il piombo austriaco non ha fatto eccezioni, cogliendo soldati, graduati e ufficiali appartenenti a tutte le classi sociali: militari di leva o volontari. Le durissime pri-vazioni per i gravi problemi che si registrano a Siena, come nelle altre città lontane dal teatro di guerra, non sono comparabili con il sacrificio estremo della vita.
È significativo quanto successe alla par-tenza per il fronte dei “giovani del 99” senesi: i ragazzi erano stati oggetto di schiamazzi e di insulti da parte di alcuni contestatori, che furono immediatamente redarguiti dalla gente di passaggio e che, comunque, non riu-scirono a spengere l’entusiasmo di chi voleva emulare le gesta compiute dai volontari uni-versitari a Curtatone e Montanara. Ed è signi-ficativo che, appena battuto il celebre bollet-tino di guerra diramato dal generale Diaz per annunciare la fine del conflitto, fu celebrato in Duomo un solenne Te Deum di ringrazia-mento, mentre in città si improvvisavano en-tusiastiche manifestazioni di giubilo. Alla vit-toria venne dedicato il Palio di luglio e quello di agosto fu ribadito il giorno dopo con una carriera a sorpresa per soddisfare la richiesta che veniva dalla cittadinanza; infatti la Festa era stata sospesa nei quattro anni della guerra. Insieme a numerose associazioni cittadine, le contrade si fecero subito promotrici di ini-ziative benefiche per assistere le famiglie dei caduti e dei reduci invalidi; mentre lo spirito del Palio, che non si era mai spento nel cuore dei senesi, tornava prepotentemente al cen-tro dei loro interessi.
Nell’estate del 1919, nonostante che Sie-na fosse ancora lontaSie-na dal ritorno alla