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Silent book: oltre le parole

REALTÀ E FINZIONE: IMMAGINI PARLANT

IV.2. Silent book: oltre le parole

Alla luce di quanto è stato studiato, sfogliare le pagine di un albo illustrato significa non solo leggere il testo contenuto, ma, soprattutto, soffermarsi sugli elementi rilevanti e sui significati apportati dalle illustrazioni: «Il testo, tuttavia, non rappresenta un elemento accessorio e nemmeno occupa una funzione marginale rispetto all’illustrazione, anche se, in

effetti, il testo scritto in alcuni albi illustrati è completamente assente».11 Infatti, esistono dei libri che sono privi di parole in cui la storia è racconta solo attraverso la narrazione iconica:

Gli albi senza parole sono rituali di benvenuto dedicati al percorso della formazione dello sguardo, vocabolari di introduzioni alle narrazioni visive che raccontano le complessità con cui il linguaggio delle immagini mette in comunicazione i lettori, figure, storie travalicando tempo e spazio, motivando il lettore a nuove scoperte mentre lo dilettano. […] Sono libri che chiedono al lettore di completare il senso delle lacune, delle distanze e dei bianchi fra le cose; libri che interpellano il desiderio di costruire il racconto, leggere un ordine nel caos.12

Un libro senza parole è un luogo silenzioso dove le voci squillanti dei lettori possono risuonare liberamente. Nel gioco della rappresentazione assume un valore centrale proprio ciò che viene taciuto. La «misura lacunosa»13 insita in ogni forma letteraria, che qui è evidenziata anche dalla mancanza di un testo scritto, agisce nel gioco di nascondimenti e apparenti salti logici che invitano a trovare legami tra le pagine, «a leggere e dare voce al senso di un discorso di figure».14

In questi testi emerge, primariamente, un rapporto tra letteratura e arte e perciò l’autore, non scrivendo, guida lo sguardo e il pensiero verso la costruzione di una storia che decide il lettore stesso. L’assenza di descrizioni costringe il lettore a interpretare le figure e captarne il significato intrinseco: «Nell’assenza delle parole un’immagine spesso acquista maggiore spazio concettuale, richiede una maggiore attenzione al lettore, che magari davanti ad una comoda didascalia affiderebbe ad essa la guida della propria immaginazione».15

11 Ivi, p. 166.

12 MARCELLA TERRUSI, Meraviglie mute, Silent book e letteratura per l’infanzia, Roma, Carrocci Editore,

2017, p. 34.

13 Ivi, p. 35. 14 Ibidem. 15 Ivi, p. 128.

La presenza delle immagini conferisce un vantaggio a favore della fantasia che acquista forza dalle illustrazioni. L’immaginazione stessa, in quanto potenza creatrice, nasce dalla formazione di immagini. Perciò, negli albi illustrati, dove le figure regnano sovrane, la realtà sembra non far parte del racconto. Tuttavia, una storia per raggiungere il lettore necessita di un grado di realtà. Infatti, vista la presenza delle illustrazioni, il reale raggiunge la finzione attraverso nuovi espedienti narrativi. Nei silent book, ad esempio, il testo non comunica solo attraverso le sue caratteristiche iconiche e grafiche, ma anche tramite la sua struttura fisica. A questo proposito, nel 2012 esce in Italia il saggio La trilogia del limite dedicato da Suzy Lee ai libri senza parole di cui l’artista coreana è autrice acclamata. Si tratta di una guida ispirata all’esplorazione dello spazio che si crea quando si apre un libro illustrato. L’autrice, con l’analisi di tre silent book, accompagna i lettori attraverso il limite della pagina, il confine del visibile e il corpo fisico del libro.

In un testo senza le parole la forma del libro stesso assume una funzione di rilievo maggiore, la sua struttura narrativa acquista più visibilità dalla trama della carta alla direzione in cui le pagine vengono sfogliate. Se nei testi scritti a parlare sono le parole, in un albo illustrato il lettore non deve dare peso solo alle illustrazioni, ma anche al modo in cui esse vengono presentate. Perciò i due tipi di testi non si differenziano solo per il mezzo di comunicazione adottato, ma anche per l’uso di diverse regole tipografiche. Gli aspetti fisici del libro possono limitare l’immaginazione dell’artista, ma dall’altra parte possono rivelarsi un nuovo punto di partenza per l’immaginazione. Il libro in quanto oggetto una volta completato appare in maniera diversa. Nei silent book, così come negli albi illustrati, quando un libro è aperto, due pagine affiancate diventano un unico grande spazio. In realtà, si tratta di due spazi separati ognuno con i propri margini, ma il lettore tende a ignorare la piega centrale della rilegatura durante la lettura:

Esiste una regola non scritta dell’editoria, che afferma che l’autore di albi illustrati dovrebbe evitare di disegnare al centro della doppia pagina per non ostacolare la lettura. Cosa succede quando questa regola viene ignorata? Ma cosa succederebbe se questa regola venisse deliberatamente ignorata? Se la rilegatura centrale non venisse esclusa, ma anzi riconosciuta come tale? Cosa accadrebbe se un libro venisse costruito proprio utilizzando questa rilegatura? Se le componenti fisiche del libro diventassero parte della storia? E se il libro stesso diventasse parte dell’esperienza di lettura?16

Questa è l’idea comune che ha condotto l’autrice a creare tre silent book: Mirror,

L’onda e Ombra. Tutte e tre le storie sono costruite a partire dal limite posto dalla rilegatura

del libro, facendo sì che la sua componente fisica venga inglobata nella narrazione iconica. L’analisi che segue vuole rendere l’oggetto libro partecipe della trasmissione del mondo reale e finzionale per non precludere il loro passaggio alla sola strada del testo scritto. Infatti, ogni forma narrativa, sia essa costituita dalle parole o raccontata attraverso le immagini e la fisicità del libro, nella sua completezza, si fa garante della trasmissione dei due universi.