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di Simona Argentieri Duccio Sacchi

T H E O D O R R E I K E I L " T E R Z O O R E C C H I O " INTRODUZIONE ALL'ASCOLTO PSICOANALITICO pp. 165, €16, Centro Scientifico, Torino 2010

U

no dei meriti principali del libro di Duccio Sac-chi è quello di riportare final-mente l'attenzione sull'impor-tante contributo teorico-clini-co di Theodor Reik, uno degli allievi più creativi di Freud, il cui pensiero è stato finora (e non solo in Italia, dove le sue opere non sono mai state tra-dotte) ingiustamente trascura-to. Questo analista viennese, emigrato dall'Austria negli Stati Uniti per scampare alla perse-cuzione nazista contro gli ebrei, ha fornito alla psicoanalisi un contributo che, come l'autore ci mostra con ricchezza di dettagli storici e puntualità teorica, è in realtà tutt'altro che trascurabi-le, dal momento che ha infor-mato in maniera implicita e non ufficiale diversi importanti au-tori e generazioni intere di psi-coanalisti.

In questo senso a Reik è toc-cato un destino singolarmente simile a quello di Ferenczi: quello cioè di aver intuito, for-se troppo in anticipo rispetto ai tempi, alcuni aspetti della teo-ria e della prassi psicoanalitica che sono oggi divenuti assolu-tamente centrali e irrinunciabi-li per chi si occupa della soffe-renza psichica, e di averlo fatto con un linguaggio estremamen-te moderno, suggestivo e stimo-lante (mi riferisco qui in parti-colare alla cosiddetta "metapsi-cologia dell'analista", cioè al suo funzionamento mentale in seduta, e al ruolo centrale della

soggettività e della storia perso-nale affettiva dell'analista stes-so). Il suo è infatti un linguag-gio fatto di autenticità ed emo-zioni (che si ritrova anche nello stile dell'autore del saggio) lon-tano dallo "psicanalese" che Reik aborriva (egli stesso ha co-niato questo termine, come ci ricorda Sacchi) e che ci avvici-na al paziente e alla possibilità di ascoltarlo realmente. È im-portante a questo proposito ri-cordare che Listening with the

Third Ear nasce, nel 1948, nelle

intenzioni di Reik "come un'in-troduzione alla psicoanalisi per i giovani psicologi e psicoanali-sti (...) da una 'nuova prospet-tiva', quella dell'autoosserva-zione e dell'autoanalisi", come afferma l'autore nella prefazio-ne. Lo stile è quello di un'auto-biografia "emozionale", stimo-lante e insolita per un autore psicoanalitico, che desidera tra-smettere agli allievi, attraverso la narrazione di sé intesa come elemento

autocono-scitivo e pedagogico al tempo stesso, la possibilità di costruir-si uno specifico "stru-mento di lavoro": quello dell'ascolto.

Proprio l'ascolto psicoanalitico è dun-que uno dei temi principali che vengo-no trattati nel libro, attraverso l'attenta analisi della vita e delle opere di questo pioniere: un ascolto, quello di Reik, fondato sull'idea dell'assoluta impossibilità a se-parare ogni aspetto della prati-ca cliniprati-ca dalla persona viva dell'analista. Parafrasando il Freud della Traumdeutung, po-tremmo dire che è anche grazie al lavoro seminale di Reik, lavo-ro ripreso e arricchito nel corso del tempo da numerosi pensa-tori, che l'ascolto e

l'elaborazio-ne della propria risposta emo-zionale sono divenuti, attraver-so il recupero di aspetti rimossi o dissociati della vita affettiva dell'analista, una "via regia" per accedere non solo all'inconscio del paziente, ma anche alle complesse e inconsapevoli co-municazioni interpersonali in atto nella coppia analitica, pre-ludio di ogni possibile autentica trasformazione psichica. Sarà quindi con la "sorpresa" cara a Reik che il lettore (giovane psi-cologo o esperto psicoanalista) scoprirà o ritroverà nel libro di Sacchi le radici reikiane di mol-ti concetmol-ti ben nomol-ti al clinico d'oggi; e tutto ciò ben al di là del famoso "ascoltare con il ter-zo orecchio" divenuto, al pari del bioniano "senza memoria e desiderio", una sorta di

"sihho-leth della psicoanalisi clinica"

(Kaplan, 1989, citato nel testo). Nel corso dei capitoli infatti l'autore ci guida progressiva-mente (con competenza e preci-sione sia nel testo che nelle no-te) alla scoperta degli elementi portanti del pensiero di Reik, svelandone importanti collega-menti, finora sotterranei e im-pliciti, con i contribu-ti di autori apparte-nenti a svariate matri-ci teoriche (Heimann, Lacan, Faimberg, Nissim Momigliano, Speziale-Bagliacca, per citarne alcuni). Altri nessi sicuramen-te li potrà ristabilire il lettore, utilizzando proprio quella intui-zione preconscia che è alla base, secondo Reik, di ogni processo di conoscenza. Personalmente ho trovato, per esempio, parecchie affinità tra il concetto di "illuminazione reci-proca degli inconsci" e la me-tafora dello specchio che Balint riprende da Freud, rivitalizzan-dola; ulteriori risonanze ho ri-scontrato con il mirroring di winnicottiana memoria. "Illu-minazione reciproca degli in-consci", appunto, "attenzione fluttuante", "reponse", "terzo orecchio", "sorpresa", "narra-zione di sé da parte dell'anali-sta", "fairy-tale dell'analista co-me schermo neutro", "osserva-zione della propria risposta emozionale" appariranno via via non solo come i cardini del-l'opera reikiana, ma come pivot stessi di molti ulteriori sviluppi del pensiero psicoanalitico.

In conclusione, in questi tem-pi in cui, come sottolinea l'au-tore, il dibattito è molto foca-lizzato su intersoggettività, controtransfert ed ermeneuti-ca, un lavoro puntuale sia sul piano storico che teorico, come quello di Sacchi, non solo rista-bilisce il giusto valore all'opera di un singolo autore come Reik, ma altresì sottolinea l'impor-tanza e la necessità di cercare e studiare con attenzione, nella cosiddetta "tradizione" psicoa-nalitica, gli originali, ma al tem-po stesso fondamentali, contri-buti che costituiscono le fonti preziose e la matrice del pen-siero di autori e correnti teori-che più attuali e

apparentemen-te innovative. •

m.vignataglianti@univda.it M. Vigna-Taglianti insegna psicologia

all'Università della Valle d'Aosta

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