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CAPITOLO 1:PRINCIPI NEUROSCIENTIFICI CHE SOSTENGONO

1.5. Embodiment: simulazione e neuroni specchio

1.5.2. Simulazione nell’osservazione degli altri

Finora abbiamo parlato della simulazione che avviene quando osserviamo degli oggetti, ma non bisogna dimenticare che la simulazione avviene anche quando osserviamo gli altri compiere delle azioni.

Il sistema ‘mirror’, o dei neuroni specchio, umano però si attiva solo in presenza di azioni che fanno parte del proprio repertorio motorio: risponderà, dunque, nel caso in cui si osservino delle scimmie mordere oggetti, ma non durante l’osservazione di cani che abbaiano, appunto perché l’azione di abbaiare non fa parte del repertorio motorio umano.

Tra uomo e scimmia ci sono, poi, delle differenze nel sistema dei neuroni specchio, infatti «il sistema di neuroni specchio nell’uomo possiede proprietà non riscontrabili nella scimmia: esso codifica atti motori transitivi e intransitivi; è in grado di selezionare sia il tipo d’atto sia la sequenza dei movimenti che lo compongono; infine, non necessita di un’effettiva interazione con gli oggetti, attivandosi anche quando l’azione è semplicemente mimata»(Rizzolatti, Sinigaglia, 2006, p. 121). E ancora, essendo la funzione primaria del sistema di neuroni specchio quella di comprendere il significato delle azioni altrui, «nell’uomo la vista di atti compiuti da altri determina nell’osservatore un immediato coinvolgimento delle aree motorie deputate all’organizzazione e all’esecuzione di quegli atti. E come nella scimmia, così nell’uomo tale coinvolgimento consente di decifrare il significato degli “eventi motori” osservati, ossia di comprenderli in termini di azioni- dove tale comprensione appare priva di alcuna mediazione riflessiva, concettuale e/o linguistica, essendo basata unicamente su quel vocabolario d’atti e su quella conoscenza motoria dai quali dipende la nostra stessa capacità d’agire» e per finire, sia nell’uomo che nella scimmia «tale comprensione non investe solo singoli atti, ma intere catene d’atti, e le diverse attivazioni del sistema dei neuroni specchio mostrano come esso sia in grado di codificare il significato che ogni atto osservato viene ad assumere a seconda delle azioni in cui potrà trovarsi immerso» (Rizzolatti, Sinigaglia, 2006, p. 121-122).

Il sistema dei neuroni specchio, quindi, si attiva/risponde maggiormente non solo quando vediamo nostri simili compiere azioni che fanno parte anche del nostro repertorio, ma anche quando li vediamo compiere azioni specifiche che anche noi siamo capaci di eseguire, come nel caso di azioni apprese. Queste ultime comprendono tutte quelle azioni comprese tramite una disciplina sportiva, come per esempio il calcio o la danza, oppure apprese perché immersi in una certa cultura. Per quanto riguarda la danza, Calvo Merino et al. (2005), hanno svolto uno studio i cui risultati hanno dimostrato una risonanza motoria maggiore nel caso in cui si osservino danzatori dello stesso ballo: nello studio sono state mostrate le stesse immagini di un ballerino di danza classica e, in un secondo video, quelle di un ballerino di capoeira a gruppi di professionisti dell’una e dell’altra disciplina e ad un gruppo di controllo, analizzando poi le risposte dei partecipanti grazie alla risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI). Nelle conclusioni, a proposito dei risultati ottenuti, emerge che «while all the subjects in our study saw the same actions, the mirror areas of their brains responded quite differently according to whether they could do the actions or not» e aggiungono «we conclude that action observation evokes individual, acquired motor representations in the human mirror system. Our finding lends support to ‘simulation’ theories (Gallese and Goldman, 1998), according to which action perception involves covert motor activity» (Calvo-Merino et al., 2005, p.1248). Riassumendo, questo ci dice che, nonostante a tutti siano state mostrate le stesse immagini, si è rilevata una differenza di attivazione del sistema dei neuroni specchio nel caso in cui i partecipanti vedevano azioni che sapevano fare o meno, e che quindi i loro risultati supportano la teoria della simulazione quando osserviamo altri (specialmente se compiono azioni che anche noi sappiamo eseguire).

Altri studi, come quello di Molnar-Szakacs et al. (2007) «hanno dimostrato con la stimolazione magnetica transcranica (TMS) che il cervello di persone euro- americane risuonava di più osservando gesti di un attore euro-americano, mentre il cervello di persone nicaraguensi risuonava maggiormente osservando i gesti di un attore del Nicaragua», ed in uno studio di (Bruzzo et al., 2008) «sul piano

comportamentale, sono stati dimostrati effetti di facilitazione durante l’osservazione di mani che compiono azioni che potremmo compiere noi: ad esempio, se si osserva l’immagine di una mano che afferra un oggetto in prospettiva egocentrica, come se fossimo noi a farlo» (Borghi, 2015, p. 37). Per finire, è importante sottolineare la “risonanza motoria”, come un’imitazione di chi ci è simile. Infatti: c’è una certa facilitazione quando le mani che vediamo svolgere un’azione assomigliano alle nostre, perciò i bambini sono facilitati nelle risposte se le mani che vedono, per esempio, afferrare un oggetto, sono mani di bambini; gli adulti tendono a “risuonare” di più se, invece che mani robotiche, vedono mani umane. Un effetto ben conosciuto, inoltre, è l’ “effetto camaleonte”, secondo il quale la nostra tendenza sarebbe quella di imitare le persone che troviamo simpatiche, imitandone involontariamente il modo di parlare, i gesti e l’accento. Ma nell’interazione con gli altri, perché questa sia efficace, non basta imitarli, serve anche svolgere insieme delle azioni: anche in questo caso si attiva il sistema dei neuroni specchio, eseguendo azioni complementari che mirano ad un obiettivo comune, come porgere un piatto ad un altro perché ci possa mettere del cibo.

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