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3 Il Portafoglio Quantitativo

3.1 Singolo Simbolo

All’interno di un qualsiasi trading system abbiamo un algoritmo le cui regole generano dei segnali di entrata che, una volta inseriti a mercato ed eseguiti, aprono delle posizioni p1,p2, …, pn. In seguito, secondo criteri di uscita, le

posizioni sono chiuse generando quelli che sono chiamati, trade, t1, t2, …, tn. In

questa considerazione facciamo differenza tra posizione aperta, che rappresenta un guadagno o una perdita ipotetica legata ai continui cambiamenti del mercato, e

trade, che è il compimento di una posizione, sia essa terminata in profitto o in

perdita. La posizione è qualche cosa di dinamico che possiamo gestire e tentare di modificare, il trade per come è stato definito è chiuso, statico, un dato di fatto. A parte questa differenza, posizioni e trade sono oggetti che presentano le stesse caratteristiche: prezzo di entrata, durata, profitto o perdita, e così via. Una posizione, mano a mano che termina la sua vita effettiva, converge in un trade; le sue caratteristiche non differiscono nella sostanza, semplicemente non possono più mutare. Potremmo dire, sempre secondo la definizione che abbiamo dato a questo elemento, che un trade è una posizione chiusa. Un buon trading system deve essere in grado di gestire in automatico le variabili legate alla posizione, modellando questa ottenere trade favorevoli e conformi alle esigenze e al rischio che si vuole sostenere. Il sistema ha quindi lo scopo di amministrare nel tempo la creazione e lo sviluppo di posizioni attraverso delle regole adatte al mercato. Se le regole applicate a un determinato mercato creano un buon risultato diremo che quel sistema è adatto a quel mercato.

Il profitto o la perdita della sequenza di trade definisce, sommata al nostro capitale iniziale, il capitale corrente. L’andamento nel tempo della sequenza dei trade genera quindi la curva cumulativa dei profitti, l’equity line. Si cerca di ottenere un particolare andamento di questa curva nel tempo, modellando i componenti di cui essa è conseguenza diretta, i trade. Notiamo che in questa descrizione non si è parlato di Risk Management o Money Management perché si sta valutando la situazione da un punto di vista piuttosto distante dal dettaglio. Per rendere più semplici le cose si assume inoltre che il nostro sistema entri a mercato con una quota fissa di capitale corrispondente al capitale iniziale diviso per il numero di titoli che compongono il portafoglio. Questa quota rimane tale sia che il capitale a disposizione aumenti, sia che questo non sia più in grado di coprire una situazione in cui tutti i simboli entrino a mercato. Ogni posizione è quindi un blocco di pari dimensioni delle altre, da questo segue che si stanno considerando in maniera paritaria tutti i simboli.

Ricollegandoci allo schema del funzionamento di Portfolio Backtester®, ci troviamo in una situazione di questo tipo: il nostro sistema è applicato ad una serie di simboli S e quindi per ciascuno di essi avremo delle posizioni pi1 ,pi2, …, pin e

dei trade ti1, ti2, …, tin dove i va da 1 a s, cioè ogni simbolo si, produce le sue

posizioni e chiude i suoi trade.

Sempre rimanendo all’interno di queste definizioni, ci chiediamo: come devono essere gestite le serie di posizioni aperte dal sistema? Fin qui, per come è stato implementato il funzionamento di portfolio Backtester, stiamo applicando il concetto di sistema-simbolo a più simboli contemporaneamente: abbiamo infatti tante situazioni locali che vengono portate avanti in maniera parallela, senza che le stesse comunichino tra loro. Scattando quindi un’istantanea del nostro portafoglio, si avranno nello stesso momento simboli flat e altri a mercato in momenti diversi, situazioni di perdita e di profitto anche diametralmente opposte. Quello che si vuole introdurre ora è un approccio di gestione dei trade a livello di portafoglio, con la necessità quindi di far comunicare i vari trading system applicati ciascun titolo.

Il problema della gestione quantitativa di un portafoglio è quindi di trovare un buon tradeoff tra il locale e il globale: se avessimo una visione troppo nel dettaglio delle singole componenti, torneremmo ad una visione della coppia “sistema-simbolo” e perderemmo la visione di insieme; allo stesso modo se adottassimo una visione troppo distante, si rischierebbe di perdere il contatto con ciò che sono gli elementi alla base del trading quantitativo, cioè delle condizioni di entrata ed uscita che generano gli appropriati segnali di acquisto e vendita. La gestione del portafoglio può quindi essere intesa come un criterio, un metodo, per gestire il rapporto tra questi ambiti rendendo concrete le potenzialità dei singoli elementi.

Per un trading system non è contemplabile l’idea di comprare degli strumenti finanziari ben diversificati tra loro per tenerli fermi nel tempo, con un buon grado di fiducia nei confronti della loro produttività futura, come pure è suggerito dal concetto classico di diversificazione e gestione di portafoglio. Il portafoglio quantitativo è un ambiente molto dinamico che per sua definizione ha come obiettivo di entrare ed uscire dal mercato con una strategia dinamica nel tempo, dettata dalle circostanze del mercato. Può capitare quindi che ci siano periodi, i

flat-period, in cui il sistema non sia a mercato e quindi non si sopporti alcun

rischio. Oppure si può presentare la situazione in cui si è a mercato con un solo simbolo, fra tutti quelli che abbiamo inserito all’interno del portafoglio: anche in questo caso non siamo in un’ottica classica di portafoglio. Se siamo a mercato

contemporaneamente per brevissimi periodi con più di un simbolo, non stiamo diversificando il rischio secondo il concetto teorico che diamo a questo termine, in quanto non possiamo sapere prima come evolveranno le cose. Dobbiamo sempre tenere conto che il nostro sistema ha una percettuale di errore, dato di fatto inevitabile. La logica del sistema viene quindi a volte contraddetta, generando dei risultati inattesi che possono causare perdite significative del trading system, indipendentemente dai criteri di scelta che si sono adottati per selezionare i titoli del portafoglio. Allo stesso modo potremmo essere a mercato con due simboli non correlati tra loro ma assumere posizione sbagliate e avere quindi due perdite simultanee.

La diversificazione in un approccio quantitativo fa quindi parte sia del comportamento del simbolo, ma soprattutto del comportamento che il sistema adottato ha sull’insieme degli strumenti scelti. Per ottenere questo è necessario agire coordinando tutti i comportamenti locali in un unico risultato globale: introduciamo in questa maniera il trade di portafoglio.

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