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CAPITOLO II: La fondazione dello Spazio europeo di Libertà,

3. Una sintesi problematica

Quale difesa apprestarono gli Stati membri dell'allora Comunità europea nei confronti dell’iniziativa della Corte di Giustizia, che interveniva in un momento di stallo del processo politico di integrazione? La prima difesa si ebbe sul versante politico. Essi cercarono di mantenere la titolarità della produzione di norme234 non potendo impedire che, per la stessa logica interna del funzionamento del mercato, si sviluppassero elementi di sovranazionalità normativa; essi cercarono così di ostacolare che il livello internazionalistico divenisse verso una direzione costituzionale. Attraverso il monopolio nella produzione di norme, ovvero il monopolio della decisione politica235, gli Stati provavano a riappropriarsi di ciò che perdevano sul terreno della crescita della sovranazionalità normativa europea. La riflessione sul divenire dell'Europa era segnata da un passaggio decisivo: poca "sovranazionalità decisionale", molta "sovranazionalità normativa", conclude Weiler236. Si introduceva così una

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Si rinvia al Capitolo I, al paragrafo 10 dedicato, con trattazione più dettagliata. 234

J.H.H Weiler , La Costituzione dell’Europa, cit., p. 63. 235

Per un approfondimento sulla questione della “decisione” nell’età globale, si veda l’ottimo contributo di: A. Catania, Metamorfosi del diritto. Decisione e norma nell’età globale, Roma-Bari, Laterza, 2008; in particolare da p. 127-167.

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Si veda: J. H. H. Weiler, Il sistema comunitario europeo: struttura giuridica e processo politico, Bologna, Il Mulino, 1985. Si può legare questo contributo, al complesso dibattito concernente il deficit democratico nell’Unione europea. In particolare, fu proprio Weiler che ne ebbe una prima intuizione nel 1985. Infatti, già a quei tempi, egli evidenziò l’esistenza di un disequilibrio (discrasia) tra la forte dimensione di ‘sovranazionalità normativa’ (ovvero, legalità e diritto) e la debole dimensione della ‘sovranazionalità decisionale’ (legittimità e politica). La crisi di legittimazione è posta in luce dalla discrepanza tra “diritto” e “politica”. Se si pensa

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discrasia fra la decisione normativa e la sua dinamica, che progressivamente si acuiva come contraddizione fra "politica" e "diritto": tra lo sforzo di mantenere la decisione politica a livello del rapporto fra gli Stati, con il criterio dell’unanimità che venne riaffermato con forza, e la tendenza a una integrazione fra ordinamenti giuridici nazionali che sviluppava una sua autonoma dinamica, nella chiave di quella che Weiler definisce "sovranazionalità normativa". Si comprende come questo punto appare molto interessante in relazione alle problematiche dell’Europa- spazio che divengono determinanti in tutta la dinamica del processo di integrazione europeo, con i suoi progressi e difficoltà.

É necessario saper metter l'accento anche sulle difficoltà e sui problemi. Questa direzione incontrava altri ostacoli relativi alla tensione "materiale" fra la concretezza del territorio e il tendenziale universalismo dello spazio che rimane in permanenza sotteso all'analisi del processo di integrazione europeo. Tornano non solo vecchi spettri, ma problemi reali dovuti all’estrema consistenza etico-politica e giuridica dello Stato territoriale. Tornano gli echi di vecchie discussioni che proprio l’avanzare di uno "spazio giuridico" comune finisce con il rendere significative. Affondando le radici in un classico testo di Carl Schmitt,

Parlamentarismo e democrazia237, si rinvengono questioni cui è necessario rievocare a memoria, giacché è dalla consapevolezza delle difficoltà che può sgorgare una risposta adeguata alle questioni che si affollano. In particolare, si ricorda che:

“Anche lo Stato democratico(…)è ben lontano dal far

partecipare lo straniero al suo potere o alla sua ricchezza. Finora non c’è stata nessuna democrazia che non abbia conosciuto il concetto di straniero ed abbia realizzato l’eguaglianza di tutti gli uomini.(...)Ogni territorio ha infatti le sue specifiche eguaglianze e ineguaglianze. Sarebbe tanto un'ingiustizia il disprezzare la dignità umana di ogni singolo uomo quanto sarebbe pure un'irresponsabile follia che porta alle peggiori assenze di forma e quindi a un'ingiustizia ancora peggiore il disconoscere le specifiche particolarità dei

all’esperienza che è legata agli Stati-nazione europei, risulta chiaro che l’equilibrio tra le due categorie influisce sul modello di democrazia, combinando legittimità e legalità (Max Weber). Ovviamente, l’Unione europea non può seguire gli stessi tragitti che sono dietro la nascita dei suoi Stati membri, tuttavia, il gap tra legalità e legittimità (diritto e politica) è una questione da dover affrontare analiticamente e da analizzare alla luce della costruzione pratica del sistema dell’Unione europea.

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C. Schmitt, "La contrapposizione tra Parlamentarismo e Moderna Democrazia di Massa"(1926), in Posizioni e concetti in lotta con Weimar-Ginevra-Versailles, cit.

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diversi territori. Nell’ambito del politico, gli uomini si comportano non astrattamente come uomini, ma come uomini politicamente interessati e politicamente determinati, come cittadini di uno Stato(...)”238

Certo, il 1926, l’anno di quello scritto, è molto lontano dai giorni nostri e lo Stato territoriale europeo stava preparando la propria tragedia attraverso la negazione dei diritti umani e cosmopolitismo, come descrive Schmitt con un'ossessione particolare per la territorialità. Quindi, il problema che egli poneva riesce a mostrare ancora echi nell'attualità, e peraltro testimonianze non dissimili, in quegli anni, le troviamo in Heller, giurista democratico e aperto al mondo della cittadinanza:

“Il territorio e il popolo costituiscono elementi relativamente durevoli; la loro esistenza rende evidente che gli atti statali…non rappresentano mai un intervento arbitrario che segua delle ispirazioni momentanee”239

.

Il campo d’azione dello Stato:

“diventa realtà sociale dello Stato, allorché essa viene

acquisita da gruppi umani che vivono su quel territorio con un fine della volontà loro affidata e come tale realizzata”240

Perché sorge ancora la necessità di richiamare queste testimonianze classiche del passato? Perché per poter analizzare con consapevolezza e lucidità la fondazione dello spazio europeo comune e' indispensabile comprendere che esso affonda le sue radici in una questione storico- spirituale e politico-costituzionale, segnalata molto prima. Ogni possibile riduzione a questione di tipo strettamente istituzionale diviene parziale e impedisce di penetrarne la sostanza. Il territorio continua a produrre senso di appartenenza storico-spirituale e i suoi confini hanno ancora una capacità di determinazione. La dialettica fra territorio e spazio (talvolta più forte talvolta meno, a seconda anche di contingenze diverse)- tra nazionalità e sovranazionalità - è tuttora parte dell'esperienza quotidiana del processo d'integrazione dell'Unione europea. Nessun tipo di "universalismo" la può vincere, come reciprocamente nessun "senso di appartenenza" la può abolire. E’ la ragione secondo la quale si può

238

Ibidem, pp. 96. 239

H. Heller, Dottrina dello Stato, cit., p. 221. 240

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ritenere necessario percorrere quei "turbamenti" che la questione dello spazio comune europeo ha sempre prodotto nel pensiero dei giuristi e dei filosofi.

Pensando all'attualità, si può dire che proprio la crisi conclamata della territorialità, nell’epoca del globalismo, ci fa rincontrare i suoi apologeti, sia come "resistenti" ad un fenomeno irreversibile, sia come interpreti di istanze, cui la nuova visione "universalistica" non sembra riuscire a rispondere. Ed è in questo frangente che l’Europa (l'Unione europea) costituisce un tentativo importante, anche se arduo, per elaborare in forma nuova il tema della spazialità oltre il "territorio" dello Stato nazionale. Il suo laboratorio concettuale in fieri è al centro di molte analisi e studi, e val la pena richiamare alcuni di quelli che intendono affondare le loro radici proprio nel pensiero europeo e che fanno da contraltare a ogni resistenza diversa. Man mano che si giunge verso l'attualità le classiche tesi “territorialiste” diventano sempre più rare, in quanto combattute come residui di un passato che "resiste" e perdura o come punti seri che vanno demoliti in primis con l’azione del pensiero. Più autorevole di tutti, in questi ultimi anni, è stato proprio Jürgen Habermas241.

In connessione a questo richiamo concettuale sarà ora il momento di entrare dentro la logica dell'attualità di questo spazio europeo (SLSG), per carpirne il funzionamento specifico, cogliendo le sue evoluzioni, fino ad affrontare le difficoltà reali che la sua costruzione continua a incontrare.

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