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Sintesi tomista e reazione cartesiana

Nel documento Pascal filosofo e autore spirituale (pagine 198-200)

Che la sintesi tomista costituisca il palinsesto implicito delle Passions, non è un mistero. Descartes stesso, in più di un punto, fa esplicito riferimento alla Scolastica come referente polemico: «Je sais bien que communément dans l’École ... » (§ 87), «suivant l’usage de l’École …» (§ 161). Ed, a proposito delle passioni, quasi tutti i compendi444 risultavano pedissequamente debitori a quanto proponeva Tommaso nella

Summa Theologiae. Di più, a prenderlo per intero, il trattato cartesiano si propone

precisamente come parallelo e alternativo alle questioni sulle passioni della Ia IIae. Come già notava Gilson, nel costruire la sua analisi «en physicien» Descartes lavora infatti più che altrove in partita doppia alle soluzioni tomiste. Si tratta cioè di raccogliere le

444 È il caso ad esempio di Eustache de Saint-Paul e della sua Summa philosophica quadripartita. Un

modello alternativo, che Descartes sembra aver consultato è invece Vivès, come segnalato da Geneviève Rodis-Lewis (cfr.l’«introduction» all’edizione delle Passions, Vrin, Paris 1999, pp. 24ss ).

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medesime questioni e proporne una nuova analisi. Dal che, ad esempio, appena dopo aver proclamato il consueto «nemo ante me», la ripresa del tutto incongruente della distinzione eminentemente scolare di «actio» e «passio»:

C’est pourquoi je serai obligé d’écrire ici en même façon que si je traitais d’une matière que jamais personne avant moi n’eût touchée. Et pour commencer, je considère que tout ce qui se fait ou qui arrive de nouveau est généralement appelé par les

philosophes une passion … (§ 1).

E parimenti, allo svincolo capitale dell’articolo 48, il rifiuto di distinguere «l’âme qu’on nomme sensitive et la supérieure, qui est raisonnable» lascia intatta l’immagine del «combat», che semplicemente si applica ora non più alle parti (inesistenti) dell’anima ma alla «petite glande qui est au milieu du cerveau». Insomma, il programma è quello di cercare un’altra «règle» per spiegare degli «effets» (§ 3) che sono sì testimoniati in primis dall’«expérience» ma che Descartes in buona sostanza trova descritti nelle pagine di Tommaso445.

Ora, questo tipo di procedimento si riscontra in opera esemplarmente nel caso dell’«amour». Come si sa446

, Tommaso aveva assegnato ad esso un ruolo cardine nella sua analisi delle passioni, e più in generale nell’impianto di tutta la sua riflessione. Si tratta della «première et principale passion» a partire dalla quale si deducono le altre e si organizza la valutazione complessiva delle tendenze umane e il loro rapporto alla destinazione ultima. Non stupisce dunque che a riguardo di questa passione più che di ogni altra, Descartes si dimostri ricettivo delle tesi tomiste. Ora si può affermare che

445 Di questo carattere «reattivo» delle innovazioni cartesiane ci si rende specialmente conto quando la

necessità di costruire la propria tesi per opposizione impone all’autore delle conclusioni estreme. Vedi ad esempio, dal rifiuto della distinzione tra parti dell’anima, l’identificazione di ogni «appetito» con la volontà, del tutto incompatibile con le analisi svolte nella sesta meditazione: «Car il n’y a en nous qu’une seule âme, et cette âme n’a en soi aucune diversité de parties: la même qui est sensitive est raisonnable, et

tous ses appétits sont des volontés» (§ 47). Su questo punto e su una panoramica più generale della

dottrina seicentesca delle passioni cfr. J.DEPRUN, Qu’est ce qu’une passion de l’âme? Descartes et ses

prédécesseurs, «Revue Philosophique de la France et de l’Étranger», 178, 4, 1988, p. 407-413 e in

generale l’intero numero, monografico su le Passions.

446 Per la dottrina tomista ci siamo serviti della antologia commentata proposta da Gilson (Saint Thomas

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Descartes costruisce gli articoli 79-83 delle Passions precisamente a partire, o, come detto sopra, per reazione alle tesi di Tommaso in merito. E ciò innanzitutto, riguardo all’«ordre» e alla posizione che l’amore ha rispetto alle altre passioni.

(a) La posizione dell’amore

Per Tommaso le passioni sono infatti dei movimenti dell’appetito sensitivo indirizzati a perseguire un bene o fuggire un male. Collocati a metà strada tra l’appetito naturale che inclina ogni essere verso ciò che gli conviene per natura, e l’appetito razionale che fa tendere un agente libero e razionale verso le azioni che giudica buone, i moti dell’appetito sensibile caratterizzano i viventi dotati di conoscenza sensibile e si configurano come inclinazioni motivate dalla percezione di un bene sensibile conveniente. Come ogni appetito, la passione è infatti inclinazione verso ciò che conviene, e in quanto appetito sensibile appare diretta ad un conveniente sensibile447. Ora da ciò non può che dedursi il carattere primitivo dell’amore, prima delle passioni perché espressione dell’essenza stessa della passione, cioè una «immutatio appetitus ab appetibili»:

Ad primum ergo dicendum quod omnes passiones animae derivantur ex uno principio, scilicet ex amore, in quo habent ad invicem connexionem448.

Cosìcché l’ordine delle passioni si trova non solo genealogicamente ma soprattutto assiologicamente fondato sull’amore. Poiché cioè l’amore esprime la

447 Cfr. ST, Iª-IIae q. 26 a. 1 Resp.: «Secundum differentiam appetitus est differentia amoris. Est enim

quidam appetitus non consequens apprehensionem ipsius appetentis, sed alterius, et huiusmodi dicitur appetitus naturalis. Res enim naturales appetunt quod eis convenit secundum suam naturam, non per apprehensionem propriam, sed per apprehensionem instituentis naturam, ut in I libro dictum est. Alius autem est appetitus consequens apprehensionem ipsius appetentis, sed ex necessitate, non ex iudicio libero. Et talis est appetitus sensitivus in brutis, qui tamen in hominibus aliquid libertatis participat, inquantum obedit rationi. Alius autem est appetitus consequens apprehensionem appetentis secundum liberum iudicium. Et talis est appetitus rationalis sive intellectivus, qui dicitur voluntas».

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Nel documento Pascal filosofo e autore spirituale (pagine 198-200)

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