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a) Il sintetico a prior

Nel documento Einstein e l'immaginazione scientifica (pagine 187-193)

“ L'influenza della filosofia di Kant giunge fino al nostro tempo. Non soltanto egli

ha condizionato le dottrine di filosofi di indirizzi del tutto differenti; ma anche gli scienziati, compiendo una critica filosofica delle teorie della scienza naturale o costruendo sistemi di filosofia della natura, si sono confrontati con la sua filosofia. Sia che essi abbiano tentato di continuare il pensiero di Kant adattandolo ai mutamenti della scienza naturale- come ha fatto Helmholtz in relazione al problema della geometria- sia che abbiano completamente rifiutato le idee kantiane per porre in piena luce, proprio attraverso ciò, la specificità delle proprie concezioni filosofiche- come ha fatto Mach nella sua critica del concetto di “ cosa in sé “- tanto l'uno che l'altro atteggiamento sono indice della vastità dell'incidenza di questa filosofia che non può essere ignorata quando ci si

voglia confrontare con il pensiero filosofico odierno. “199. A questo elogio della

filosofia kantiana, punto di riferimento obbligato per qualsiasi studio sulla conoscenza, Reichenbach fa seguire una breve analisi del contesto storico da cui essa è scaturita. L'autore mette in luce le radici scientifico-naturalistiche degli interessi di Kant e la sua predilezione per il modo di pensare delle scienze della natura, prototipo di ogni conoscenza. Tuttavia Reichenbach non manca di cogliere la profonda diversità che separa il modo di procedere della scienza dalla filosofia kantiana che abbandona il metodo induttivo per costruire un sistema filosofico arroccato nella ragion pura.

Kant capovolgerebbe la relazione induttiva fra la scienza naturale e la filosofia in una relazione deduttiva: il suo percorso non procede induttivamente dal concetto di conoscenza della scienza disponibile alla filosofia, ma inversamente deduce dal sistema filosofico il concetto di conoscenza della scienza. Secondo Reichenbach: “ Tale sistema si raccoglie intorno al concetto di giudizio sintetico a priori, ossia

di un giudizio che ha carattere di certezza e tuttavia non è vuoto, non è analitico o, come oggi si preferisce dire, non è tautologico. “200.

Seguendo l'indicazione data da Carnap, ne I fondamenti filosofici della fisica, le distinzioni tra analitico e sintetico e fra a priori e a posteriori sono rispettivamente di ordine logico ed epistemologico. La distinzione logica coinvolge soltanto le relazioni di significato dei termini. Invece la distinzione epistemologica marca la differenza tra due specie di conoscenza. Per a priori Kant intendeva un tipo di conoscenza indipendente dall'esperienza benché non in senso genetico o

199 H. Reichenbach, Kant e la scienza della natura, in Da Copernico ad Einstein, p. 107, Laterza

Roma-Bari 1985

200 H. Reichenbach, Kant e la scienza della natura, in Da Copernico ad Einstein, p. 114, Laterza

psicologico. Da ciò consegue che tutti gli enunciati analitici sono a priori. Viceversa, gli enunciati a posteriori sono affermazioni che non possono essere giustificate senza riferirsi all'esperienza che ne è il fondamento. Il problema che Carnap solleva è se la linea di demarcazione fra l'a priori e l'a posteriori coincide con quella tra analitico e sintetico. Secondo Kant queste due linee non coincidono e delimitano una ragione sintetica e a priori che costituisce l'idea chiave di tutta la sua teoria della conoscenza. La geometria euclidea insieme all'aritmetica era considerata da Kant l'esempio supremo di conoscenza sintetica a priori: da pochi assiomi intuitivamente certi venivano derivati logicamente tutta una serie di teoremi che descrivono la struttura reale del mondo senza bisogno di ricorrere all'esperienza.

L'esistenza o meno di questa regione, sintetica e a priori, ha costituito uno dei temi più controversi attraverso cui si è sviluppata per decenni la discussione filosofica. Nel manifesto programmatico del 1928, La concezione scientifica del Mondo, gli autori sintetizzano così il loro credo: “ Così, mediante l'analisi logica viene

superata non solo la metafisica nell'accezione stretta, classica, del termine, in particolare la metafisica scolastica e quella dei sistemi dell'idealismo tedesco, bensì anche la metafisica latente dell'apriorismo kantiano e moderno. Nella concezione scientifica del mondo non si danno conoscenze incondizionatamente valide derivanti dalla pura ragione, né “ giudizi sintetici a priori “, quali ricorrono alla base sia della gnoseologia di Kant, sia, ancor più di tutte le ontologie e metafisiche pre o post kantiane. I giudizi dell'aritmetica, della geometria, nonché certi principi fondamentali della fisica, adotti da Kant come esempi di conoscenza a priori, costituiscono oggetto di discorso successivo.

Comunque, la tesi fondamentale dell'empirismo moderno consiste proprio nell'escludere la possibilità di una conoscenza sintetica a priori. “201.

Sulla presenza di Kant nelle discussioni filosofiche e scientifiche del primo Novecento ci offre una testimonianza diretta P. Frank nella sua opera La scieza

moderna e la sua filosofia, dove ricorda come già nel 1907 esistesse un

embrionale circolo di Vienna: “ Ero solito frequentare un gruppo di studenti, che

si riunivano ogni giovedì sera in un antico caffé viennese. Vi restavamo fino a mezzanotte, e anche più tardi, discutendo problemi di scienza e di filosofia...Il matematico Hans Hahn e l'economista Otto Neurath, oltre a me, erano i componenti più assidui e attivi del gruppo. “202. Il racconto di Frank prosegue

citando le maggiori fonti delle loro discussioni: “ Noi approvavamo senza riserve

l'indirizzo antimetafisico di Mach e accettavamo volentieri come punto di partenza il suo empirismo radicale...Ci sentivamo attratti anche da alcuni punti della teoria della conoscenza di Kant, particolarmente dai Prolegomeni a ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza. “203. Quegli studenti

sostenevano che il divario esistente tra la descrizione dei fatti e i principi scientifici generali non fosse stato riempito né da Mach né da Kant, bensì da “ il

matematico e filosofo Henry Poincaré, che per noi era una specie di Kant liberato dai rimasugli della scolastica medievale e unto con il crisma della scienza moderna. “204.

Qualche pagina dopo Frank introduce l'avvenimento più importante di quel periodo: “ l'avvenimento che a quel tempo influenzò massimamente lo sviluppo

201 H. Hahn, O. Neurath, R. Carnap, La concezione scientifica del mondo, pp.78-79 202 P. Frank, La scienza moderna e la sua filosofia, p.15

203 P. Frank, op. cit., p.21 204 Ibid. p. 23

della filosofia della scienza fu la nuova teoria generale della relatività, avanzata da Einstein dopo il 1916. In questa teoria lo scienziato derivava le leggi del moto e del campo gravitazionale da principi molto astratti e generici, i principi dell'equivalenza e della relatività. Tali principi e leggi erano connessioni tra simboli astratti: le coordinate generali spazio-tempo e i dieci potenziali del campo gravitazionale. “205. Paolo Parrini in molti dei suoi studi ha cercato di

approfondire le indicazioni di Frank ricostruendo i rapporti che intercorrono tra il neopositivismo e il convenzionalismo di Poincaré, la fisica relativistica e lo sfondo kantiano. Ai legami fondamentali ed ampiamente assodati tra empirismo logico e concezione machiana da un lato, e pensiero di Russell e Wittgenstein dall'altro, occorre affiancare l'influenza subita da Einstein e da Poincaré.

Alcuni degli scritti di Schlick e Reichenbach precedenti la costituzione del neoempirismo logico trattano dei notevoli mutamenti avvenuti nella fisica contemporanea: negli anni venti del Novecento la relatività è il centro del dibattito. Una concezione fisica che sovvertiva l'apparentemente imperitura meccanica newtoniana non poteva non entrare prepotentemente nelle discussioni di filosofi, scienziati ed epistemologiche206 che intrapresero un dibattito

incentratto soprattutto sulla possibilità o meno di mantenere il sintetico a priori kantiano.

Da una lettera di Einstein a Born, senza data ma presumibilmente dell'estate 1918, veniemo a conoscenza che anche il padre della relatività s'interessò, nel clima del crescente interesse attorno alla questione, della dottrina kantiana: “ Sto leggendo

205 Ibid. p. 33

206 L'articolo, dal titolo lo Stato attuale della discussione intorno alla teoria della relatività,

fra l'altro i Prolegomeni di Kant e comincio a capire l'enorme potere di suggestione che quest'uomo ha avuto e continua ad avere. Per cadere nelle sue mani è sufficiente concedergli l'esistenza di giudizi sintetici a priori; per poter essere d'accordo con lui, dovrei attenuare questo “ a priori “ in “ convenzionali “, ma anche così non andrebbe bene nei particolari. Tuttavia è delizioso da leggersi, sebbene non sia bello quanto il suo predecessore Hume che fra l'altro era dotato di un istinto molto più sano. “207

I maggiori protagonisti di questa interessante querelle furono Schlick e Reichenbach che si assestarono rispettivamente su posizioni negazioniste “ forti “ e “ deboli “ del sintetico a priori contrapposti a Cassirer, che da neokantiano, mantenne una posizione difensiva, soprattutto nei confronti del metodo critico. Il dibattito raggiuse l'apice attorno al 1920, probabimente a causa della grande eco internazionale destata dalla conferma empirica di Eddington dell'anno precedente, quando pressoché in contemporanea vennero pubblicate Relatività e conoscenza a

priori di Reichenbach e la Teoria della relatività di Einstein di Cassirer a cui fece

seguito un anno dopo la replica di Schlick Interpretazione criticistica o

empiristica della nuova fisica ?.

Nel documento Einstein e l'immaginazione scientifica (pagine 187-193)