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CAPITOLO 4. L’esperienza di Monte Pisanu

4.2. Il sito di sperimentazione: la foresta di Monte Pisanu

Lo studio è stato condotto nel biennio 2006-2008, presso il cantiere forestale di Monte Pisanu, in provincia di Sassari, gestito dall’Ente Foreste della Sardegna.

 Inquadramento geografico

La Foresta di Monte Pisanu, ricadente nel territorio di Bono e di Bottida, assieme a quella di Fiorentini del comune di Bultei e alla sezione di Anela (comune di Anela), costituisce la foresta demaniale del Goceano, regione storico-geografica della Sardegna, a confine tra le province di Sassari e di Nuoro (E.F.S., 2004). Le Foreste Demaniali del Goceano si estendono lungo tutto l’arco dell’omonima dorsale e sono la continuazione a nord della catena montuosa del Marghine, che separa il Logudoro dal Nuorese. Il complesso, considerato tra le “foreste storiche” della Sardegna, è possedimento demaniale dal 1886, in applicazione della legge 4 marzo 1886, n° 3713; a seguito della costituzione della Sardegna in Regione Autonoma è passato di proprietà dall’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali a far parte dei beni della Regione. L’area di Monte Pisanu presenta una estensione,

di 1994 ettari che ricadono per una buona parte, con circa 1400 ettari, in agro di Bono, mentre la restante parte fa capo al comune di Bottida. L’area di Monte Pisanu presenta una notevole varietà litologica che assieme ai diversi processi morfologici succedutisi nel tempo, hanno frammentato il territorio in numerose regioni morfologiche con caratteristiche diverse, creando paesaggi assai differenti tra loro (Piras, 1993). Il substrato geologico è costituito da rocce metamorfiche (scisti, scisti arenaci, argilloscisti del Paleozoico) e da rocce effusive acide (andesiti, rioliti, riodaciti ed elementi intermedi) del Cenozoico, caratterizzate da forme scoscese ed accidentate (E.F.S., 2004). L’intera Foresta è vincolata ad “Oasi permanente di protezione faunistica”(L.R. 32 / 78 ), rientra nel Parco Regionale Naturale del Marghine - Goceano (L.R. 31 / 89) e ricade interamente nel sito di interesse comunitario ITB001102 Catena del Margine Goceano. La quota più elevata è rappresentata da Monte Rasu, con i suoi 1258 metri sul livello del mare, mentre il resto del compendio si estende con una media di altitudine di 750 m.s.l.m. Dal punto di vista cartografico le porzioni interessate dalla sezione di Monte Pisanu ricadono nelle tavole 1:25000 dell’IGM:

Foglio 193 II SE Badde Salighes Foglio 194 III SO Bono

Foglio 194 III NO Bultei

Il regime dei corsi d’acqua è prevalentemente torrentizio, legato alle notevoli variazioni stagionali delle precipitazioni, con punte massime invernali e minime estive (Piras, l.c.)

 Il Clima

Il clima dell’area è tipicamente mediterraneo, presenta il periodo autunno-invernale abbastanza piovoso e una stagione primavera-estate quasi completamente asciutta. La siccità estiva si riflette sul paesaggio e sulla vegetazione, e risente fortemente della notevole ventosità che periodicamente interessa le diverse parti del territorio. Intensità e durata del periodo arido dipendono più che dalle scarse piogge estive, dalle riserve idriche del suolo e dal potenziale di evapo-traspirazione, il quale varia con la temperatura e la durata dell'insolazione. (Arrigoni, P.V., 1969).

Le precipitazioni nevose presentano frequenze medie annue più basse rispetto a frequenze che comunque nelle zone montane della Sardegna centrale non superano i 5-10 giorni, a questo si lega anche una scarsa

persistenza della neve. Al contrario, i giorni con brina sono numerosi sia nel periodo autunnale che primaverile.

 La vegetazione

Nella foresta di Monte Pisanu lo stadio di climax è rappresentato dalla foresta montana di leccio, ben adattato al clima mediterraneo, in cui prevalgono le sclerofille sempreverdi spesso spinescenti, che hanno evoluto meccanismi differenti per limitare l’evapotraspirazione. L’orizzonte fitoclimatico, in passato costituito da boschi di leccio e roverella, frammisti ad elementi di tasso, agrifoglio, acero minore, carpino nero, pero corvino, attualmente si trova sostituita da uno pseudo climax a boschi di origine antropica di Quercus Suber L. e di Castanea sativa Mill. Non mancano in questa area le peculiarità dovute alla presenza di specie relitte e rare che si sono conservate grazie alle particolari condizioni stagionali, ma anche dalla presenza dell’uomo, in particolare il biotopo Taxus bacata L. e Ilex aquifolium L.. Viene segnalata anche la presenza di piccoli nuclei di Sorbus torminalis Ehrh, divenuti in Sardegna una specie rara e numerosi esemplari di Malus silvestris Miller; in quest’ultimo caso è da notare come la loro presenza, rilevata a memoria d’uomo, dia il nome ad una

zona, chiamata appunto “Sa malabrina” (Piras, l.c.). Il ricco sottobosco è caratterizzato da specie erbacee ed arbustive, tra cui spiccano, per diffusione e importanza, Erica arborea L. e Arbutus unedo L., ma anche Citisus, Cistus, Helichrysum italicum (Roth), ad occupare le radure lasciate libere da sugherete, roverelle e, quando presenti, da lecci. Dal punto di vista erbaceo le specie botaniche più rappresentate sono in generale le graminacee, le asteracee e le leguminose. Forte è la dominanza di specie infestanti quali Asphodelus microcarpus Salzm. Et Viv che in numerose aree a causa della frequenza elevata con cui si presenta, riduce notevolmente la superficie a pascolo. Le graminacee più rappresentate in termini di diffusione appartengono ai generi Bromus, Hordeum, Lolium, oltre che specie dei generi Cynosurus e Poa, e dalla Dactylis glomerata L.. Mentre delle asteracee si ritrovano, con elevate frequenze, le specie spinose che non essendo particolarmente pabulari trovano larga diffusione in un’area come questa, sottoposta ad elevate pressioni di pascolamento. Le leguminose, specie in genere molto pabulari, si ritrovano rappresentate dai generi Medicago, Trifolium oltre che Ornithopus e Vicia.

La presenza massiccia di estese formazioni di sughera sono legate alla grande importanza economica che da sempre riveste il sughero nell’economia regionale, favorendo questa specie a scapito di altre querce meno pregiate, che nel tempo, sottoposte al taglio sono state sostituite dalla quercia da sughero. Anche la presenza del castagno è legata chiaramente a motivazioni di tipo economico, la cui origine si fa risalire alla fine del 1800, giustificata sia dal valore del suo legname nelle costruzione di mobili ed utensili, sia che per i suoi frutti, importanti nell’alimentazione umana e, al pari delle ghiande, in quella del bestiame. Il mercato più redditizio era rappresentato dal legname da opera che però ha avuto una forte contrazione a partire dagli anni ’60 a causa dell’incidenza di patologie fungine difficilmente curabili quali il Mal dell’inchiostro e il Cancro del castagno.