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Il concetto di slang ha acquistato diversi significati nel tempo. Originariamente il termine si riferiva alla lingua parlata da criminali, ladri e

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vagabondi ed era usato principalmente per non farsi capirsi agli estranei. Nell’Oxford English Dictionary, per esempio, si indica che verso la metà del XVIII secolo il termine denotava uno speciale vocabolario usato da un insieme di persone malfamate e di bassa estrazione sociale. In seguito il senso del termine si è esteso includendo la parlata di ulteriori sotto-gruppi di persone, non necessariamente di bassa estrazione sociale, accomunati dalla professione o dallo stile di vita come storici, avvocati e poeti. A inizio Novecento ha acquistato l’accezione più generica che conserva tutt’ora, di una parlata colloquiale o informale, al di fuori dell’uso standard, più incline alla parlata familiare. Lo slang è formato da parole nuove, da significati aggiunti e si sviluppa dall’intento di trovare espressioni pungenti, divertenti e colorite.

Lo slang può essere analizzato secondo criteri sociolinguistici, di stilistica e linguistici. Nel primo caso lo si considera come mezzo di coesione e di identificazione sociale, sottolineandone gli aspetti interpersonali e la sua funzione: stabilire e preservare l’identità sociale di un gruppo, circoscrivendo i membri e escludendo i non-membri. Questa è quindi la tendenza sociale. D’altra parte lo slang può anche marcare differenze sociali, contraddistinguendo certe ‘sotto-classi’ che si sono create un gruppo esclusivo parlando in una maniera oscura a chi non ne fa parte, così ad esempio lo slang degli adolescenti, degli universitari o dei drogati. Secondo un approccio stilistico, lo slang è contrapposto alla lingua formale, è anzi al di sotto del livello standard o neutro ed è tipico della parlata informale, distesa. È anche distinto da altre varietà non-standard. Si differenzia infatti

 dal dialetto in quanto non è connotato geograficamente, nonostante possa avere delle peculiarità locali;

 dal vernacolo, la parlata caratteristica di una limitata zona geografica, dalle connotazioni spiccatamente popolari (e in ciò il termine si differenzia da quello di dialetto, comprensivo anche di usi socialmente più elevati. Lo

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slang rimanda invece ad un concetto più ampio, una lingua ibrida spesso

permeata da materiale straniero;

 dal gergo, il termine usato per riferirsi ad un vocabolario specifico e una fraseologia usata da un gruppo di persone che hanno ad esempio la professione in comune. Lo slang non ha lo stesso prestigio , è più spontaneo e familiare

 dal cant, la lingua segreta di ladri, mendicanti di professione e persone che operano alla soglia della legalità. Lo slang non può essere ridotto ad una lingua privata nonostante presenti talvolta caratteri criptici e ci possa essere compenetrazione tra le due;

 dalla parlata colloquiale, che si distacca ugualmente dallo stile neutro o formale. Lo slang ha caratteristiche quali la segretezza e la volgarità che non possono essere ascritte ad una semplice parlata colloquiale.

Secondo un approccio linguistico, lo slang utilizza parole non ordinarie in contesti ordinari. Il linguista danese Jespersen3 sostiene che sia un modo di diffondere nuove parole e di conferire nuovi significati a quelle vecchie. In lessicografia, i dizionari sono concordi che la parola slang può essere definita in almeno due sensi: come parlata di gruppi marginali e come lessico non convenzionale, delimitato e con connotazioni di informalità e novità. Infine, un ultimo approccio enfatizza l’aspetto della novità dello

slang, lo considera una varietà linguistica con una forte attitudine

all’innovazione lessicale.

Andando ora nel dettaglio delle proprietà dello slang distinguiamo le proprietà linguistiche da quelle sociologiche.

Proprietà linguistiche

40  Fonologia:

a livello fonologico lo slang gioca coi suoni e con la pronuncia delle parole. Un modo per ravvivare i termini ad esempio è pronunciarli in maniera errata facendoli risultare divertenti. Ad esempio tinsy-winsy, da tiny e winy. Spesso ricorre l’assimilazione, specialmente in presenza di consonanti germinate. Abbiamo you’ve ( you have), gonna ( going to), gotta ( got to), dunno ( don’t know), wanna ( want to), ain’t ( am not)

 Morfologia:

si verificano gli stessi processi che stanno alla base della formazione delle parole comuni, come la suffissazione in –o (kiddo kid) , in –s ( nuts nut) e in –ers ( preggers  pregnant) e l’aggiunta di infissi come –bloody- e – fucking- che però non sono riscontrati in termini inglesi standard.

 Semantica:

non è sempre facile né prevedibile identificare la connessione logica che collega il significato di una parola nella lingua standard con una parola slang. Una tendenza riscontrabile è quella di dare un nome alle cose in maniera indiretta, figurata ( more kudos), attraverso l’ironia (I think we might have a bit of a problem), le metafore, le metonimie, le sineddochi e gli eufemismi. Proprietà sociologiche

 Restrizioni:

lo slang è spesso descritto come un vocabolario di un determinato gruppo che identifica le persone che hanno la stessa età o esperienze in comune, creando o rinforzando così la solidarietà.

Gli adolescenti si identificano con parole come mate e bloke che sono usate in contesti informali tra amici di sesso maschile

KURT: You wanna watch that, mate! They may use it for forensic evidence

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mentre i drogati utilizzano parole come smack, coke, joint.

KURT: My year 12s can get you smack if you threaten them of suspension.

La battuta di Kurt, che si appropria di un termine appartenente a una

connotata cerchia di persone, acquista così un’ulteriore vena ironica.  Informalità:

si tratta di una parlata colloquiale che segnala il desiderio del parlante di mitigare la formalità e di usare un linguaggio più familiare. Così termini come badly, che in lingua standard è un avverbio che significa ‘malamente’, in slang indica qualcosa che si vuole fermamente.

 Circoscritto nel tempo:

così come cambia la lingua, nel tempo cambia anche lo slang. Può essere tipico di alcune generazioni e cadere in disuso velocemente. Così alcuni termini possono avere un significato simile ma una collocazione temporale diversa.

 Svilimento:

come altre varietà non-standard anche lo slang è considerato una parlata subordinata, che manca di prestigio. Così i puristi condannano l’uso di parole ormai diventate comuni come bloke, mate, geezer poiché abbassano il livello della conversazione ad una lingua ‘degradata’.

 Freschezza:

ha un vocabolario vivace che tiene attiva la lingua, usato da coloro che vogliono evitare la monotonia della lingua ordinaria. Ad esempio, espressioni come Back in a sec.

 Volgarità:

lo slang vede una moltiplicazione di termini quando tratta di termini considerati tabù. Il vocabolario è ricco di parole che hanno a che fare col sesso, specialmente coi genitali (cock, dick, pussy), rapporti sessuali (fuck,

shag), il sesso orale (suck). Altre espressioni sono rapportate alla blasfemia

42  Impertinenza:

è audace e può essere tacciato di irriverenza, soprattutto nel caso di appellativi che risultano scortesi. Sono coniati molti termini derisori per riferirsi ai non-membri del gruppo, come l’espressione Paki usata in inglese sta ad indicare i popoli provenienti da Cina, Pakistan o sud est asiatico. Così come Dago e Guido indicano un Italiano.

 Offensivo: come conseguenza delle proprietà precedenti molti termini sono usati in maniera spregiativa in base a stereotipi negativi. Sono usate molte parole sessiste che rimandano all’omosessualità, sia maschile che femminile (fag, lesbo, dyke), alla promiscuità femminile ( slag, slut), identificazione di donne con animali (cow, bitch). Questi termini sono percepiti come offensivi e ingiuriosi da entrambi emittente e ricevente.

 Segretezza:

può essere oscuro ed escludere dalla conversazione persone non desiderate. Per esempio i criminali usano i verbi come nick e pinch per indicare l’atto del rubare, e usano parole polisemiche come stuff ad indicare droga, cose rubate, refurtiva così da mascherare comportamenti illegali.

 Privacy:

può essere talvolta incomprensibile ai non-membri di un gruppo, creando intimità esclusiva tra i membri. Ad esempio gli studenti universitari manifestano la loro intimità rivolgendosi all’altro sesso con termini quali

fox e knokout e le studentesse chiamano i ragazzi attraenti babe o magnet.

Queste parole risultano oscure ad insegnanti, genitori e non-membri del gruppo in generale.

 Aggressività:

può essere enfatico malizioso, addirittura crudele, in altre parole un'aggressione verbale, per provocare e mostrare ostilità. Per esempio termini come dumb, fuckwit.

 Efficienza:

possono risultare più incisivi e diretti delle parole di uso standard. Si usano termini slang per ragioni di concisione e brevità.

43  Prestigio:

i sociolinguisti danno valore positivo nell’uso dello slang, chiamandolo ‘covert prestige’. Questo è spesso associato a forza e durezza ma anche a indipendenza e naturalezza. Persone giovani di sesso maschile usano frequentemente termini come bitch, bollocks, fuck off al fine di crearsi uno status e una reputazione, oltre che per affinità di gruppo.

 Spontaneità:

essendo una parlata naturale, associata alle società moderne registra i cambiamenti avvenuti con l’avvento della società industriale, termini come

bus, skyscraper, taxi. Molti termini derivano da espressioni coniate dai

media, ad esempio fantaboulos ( fantastic e fabolous) e ginormous ( gigantic e enormous).

 Turpiloquio

Troviamo nei dialoghi una notevole presenza del turpiloquio, (dal lat. turpiloquium, comp. di turpis «turpe» e loqui «parlare»), il parlare con un linguaggio osceno, triviale, sboccato, o comunque contrario alla decenza. Questo fino a qualche tempo fa era esclusivo appannaggio del genere maschile ed era ritenuto di pessimo gusto dire certe parole in presenza di donne. Negli ultimi decenni, diciamo in epoca moderna, le parolacce sono entrate nel linguaggio parlato a tutti i livelli, non solo fra i giovani, e hanno la funzione di dare un colore particolare a discorsi o espressioni. In radio, in televisione o sui giornali non è raro trovare parole che fino a qualche anno fa si ritenevano impronunciabili.

Tre sono i tipi di turpiloquio usati: la bestemmia, la parolaccia e l'imprecazione.

La bestemmia, generalmente un'offesa contro dio, è sentita anche come un'espressione estremamente pesante e volgare: di rado viene scritta, anzi

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spesso contrastata da legislazioni mirate a sopprimerne la diffusione, quasi mai pronunciata in televisione, e poco anche nel cinema. Rari esempi li troviamo nell'opera in francese di Rabelais, Pantagruel, scritta a cavallo tra Medioevo e Rinascimento. Come sostiene il critico russo Mikhail Bakhtin, l'uso sistematico della bestemmia e del corpo grottesco, nel contesto carnevalesco, ha il significato di una gioiosa celebrazione della vittoria della vita. Nel testo da me tradotto non ho rilevato questo tipo di turpiloquio.

La parolaccia vera e propria ha invece il significato di un insulto contro una persona ed è da sempre oggetto di tabù linguistici per la delicatezza dei concetti a cui si riferiscono. Ne troviamo un repertorio nel linguaggio adolescenziale, che ne presenta un utilizzo spiccatamente variopinto e irriverente. La maggior parte dei termini triviali derivano da termini ed espressioni comuni, standard, che con il tempo sono deformati assumendo connotazioni tabù.

arse – butt asshole – jerk bitch - female dog

bollocks - male genitalia fucking – freaking

fuckwitt – idiot pissed off – angry dick- idiot

arsehole – butt

piss off- Also used to describe annoyance or anger at someone or something.

45 Twat-

L'imprecazione è una la parolaccia usata solo per esprimere il proprio disappunto, o anche impiegata come intercalare, senza voler offendere nessuno e senza più nessun vero significato letterale, se non quello di esprimere rabbia, sorpresa, gioia, dolore e comunque un'emozione forte. Non ha alcun valore semantico se non quello di mostrare la propria rabbia.

Fuck- Fucking- Something to add to an insult.

Sod it- The meaning 'sodomite' is a little old fashioned. More typically it's used as a softer form of 'fool', 'idiot', or 'bastard'. Damn it as well.

Shit! - Damn it.

Notiamo che il turpiloquio non è legato al genere, in generale è usato nella stessa misura da uomini e donne. Potrebbe esserci invece una differenza di intensità, gli uomini usano forme più forti e offensive rispetto alle donne che usano invece termini più mitigati.

BOB: Sod it!

JENNY: Next time you want to encourage a child to risk their health,

discuss it with me first. I may only be acting year head but at least I could show you where the hospital is. You do know you're making a dick of yourself?

In fase di traduzione risulta perciò necessario capire la funzione che assume il turpiloquio nei dialoghi in modo da poter sortire lo stesso effetto, evitando espressioni troppo attenuate o usandone altre inappropriate.

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