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Massimo d'Azeglio e Lamarmora, tanto per citare i più... importanti; chè a volerli elencare tutti non la si finirebbe più.

Ma se il tradizionalista « Fiorio » continuava, an-cora nel 1845, ad illuminarsi con le fumose lucerne, non così f u né per il « Caffè della Piazza d'Armi » nè per quello denominato « G r a n Corso » sulla de-stra di piazza Vittorio Emanuele (tramutato suc-cessivamente in ristorante e poi in un negozio di musica): il primo, fin dal 1822, adottò l'illumina-zione ad idrogeno (e questo f u un f a t t o di cui parlò tutta Torino), seguito in questa sua « ardita inno-vazione », alla distanza di pochi anni, dal secondo.

Anche la clientela del « Fiorio » alla lunga m u t ò : ed allora dovette m u t a r e il nome e chiamarsi « Caffè della Confederazione Italiana » per f a r con-tenti i nuovi frequentatori democratici al cento per cento.

Ci siamo assai a t t a r d a t i su questo Caffè perchè è il più celebre di tutti i locali torinesi del genere e meritava dire di lui quanto era possibile dire nelle poche pagine di un articolo.

Ora, di corsa, vediamo gli altri caffè della vec-chia Torino, limitandoci alle notizie più curiose e singolari. Come questa, ad esempio, riguardante il «Nazionale», frequentato da ufficiali dei bersaglieri, nonché dai professori dell'Albertina. E' ben al « Na-zionale » (prima detto « Vassallo » e poi sempli-cemente, mettendo da parte la politica, « delle Co-lonne») ove, 1*8 febbraio 1848, poco dopo l'ora del tramonto, Roberto d'Azeglio lesse ai pochi fede-lissimi, con voce commossa — prima d'affiggerlo ai « c a n t o n i » — il programma col quale Carlo Al-berto concedeva la Costituzione!

Si vuole che al «Caffè M a d e r a » — tra via La-grange e via Ospedale (ove si recava sempre Silvio Pellico quando e r a a Torino) — ritrovo favorito dei giornalisti, sia n a t a , in un giorno di maggio del 1848, la « Gazzetta del Popolo » ad opera di Giovan Battista Bottèro e Felice Govean i quali vollero, ad ogni costo e contro i pareri dei tipografi, met-tere in vendita il loro foglio a cinque centesimi invece dei t r e centesimi abituali.

Per sapere come fossero considerati all'estero i caffè torinesi -basta sfogliare le Memorie d'Italia di Paul Valéry il quale, parlando appunto dei caffè di Torino f r a il 1826 e il 1840, disse: « La vita di caffè

è a Torino assai comune e non nuoce affatto alla considerazione perchè non soltanto gli oziosi la fanno ma anche i primi magistrati e perfino i mi-nistri ».

In quanto al «Caffè Alta I t a l i a » di via Dora Grossa, proprio sul cantone di S. Agostino, esso volle f a r coinciderle il giorno della sua a p e r t u r a al pubblico con quello nel quale alla G u a r d i a Na-zionale venne distribuito il vessillo.

Ben dodici erano i bigliardi al « Caffè Piemonte », ove però bisognava stare a t t e n t i ai discorsi che si facevano poiché n e e r a assiduo il primo scudiero di Carlo Alberto, un certo Cesare Alfieri, che ripor-tava al suo augusto p a d r o n e t u t t o ciò che udiva al caffè e riferiva al caffè t u t t o quello che diceva « di bello» e di « p o p o l a r e » il suo augusto padrone, a t t a r d a n d o s i particolarmente sui « p r o p o n i m e n t i » . Q u a n t i caffè « storici » a Torino, u n a volta! « S t o -rico » il « Calosso » — il quale fece molto p a r l a r e di sé verso il 1843 quando sostituì con u n a piccola cio-tola di grosso vetro l'enorme conca d'acqua nella quale, chissà perchè, i clienti dei caffè torinesi gettavano le m o n e t e quando pagavano la loro con-sumazione — sito in via Dora Grossa ai n u m e r i 1-3, ove poi venne a p e r t a la bella libreria Lattes,

caro al Brofferio paladino della democrazia e della idea repubblicana, conosciuto dopo il 1847 col nome di «Lega I t a l i a n a » come già dicemmo; «storico» il « M o k a » soprattutto per... la sua eccentrica in-segna: un grande lampione girevole a nove facce su ciascuna delle quali era una lettera del suo nome : « Caff è Moka » ; « storico » il « Catlina » in piazza Solferino, rifugio di Alberto Arnulfi, agente

Caffè del 1 S 5 0 - A mezzanotte (Teja)

di u n a Compagnia di Assicurazione e squisito poeta in vernacolo, morto a R o m a ; « storico » il « Madon-n i Madon-n a » , più coMadon-nosciuto col Madon-nome di Cafè d' j dòi

sold (poi « I n d u s t r i a Artistica » e « Caffè B e n n a » ) ;

« storico » il « Giamaica » perchè... sito nella casa di Carlo Botta (uno dei maggiori storici del secolo XVIII) in via dei Pellicciai; « storico » il « M a r -siglia», in via della P a l m a , luogo di convegno di t u t t i i repubblicani a r r a b b i a t i del 1799; «storico» il « Diley » — poi « dell'Accademia » — presso a via della Zecca, anch'esso ritrovo — f r a il 1848 ed il 1849 — -dei repubblicani e poi della nuova nobiltà e poi dei monarchici che quando entrava Massimo d'Azeglio gridavano « Viva il Re ! » ; « storico » il « M a d o n n i n a degli Angeli » ove ogni m a t t i n a capi-tava il mazziniano Federico Campanella, accanito bocciofilo, passione cui si a b b a n d o n a v a quando già aveva varcato il secolo; «storico» — e perchè no? - - i l caffè... a m b u l a n t e di « Mònssù T a s c a » con po-steggio fisso d u r a n t e la giornata a piazza della Legna, di n o t t e si metteva a girare per t u t t a To-rino. Per questo caffè... n o m a d e (cui corrispose a Milano, nella stessa epoca, quello detto «del ge-n o e u c c » , poiché arrivava al gige-nocchio dei cliege-nti) chissà quale bello spirito scrisse u n a sestina dive-n u t a idive-n breve di... domidive-nio pubblico, ispirata al bic-chiere d'acquavite c h e il suo proprietario offriva ad

ogni passante... t r a c a n n a n d o l o egli stesso se quello lo r i f i u t a v a :

Cerea, mónssù Tasca,

ch'a cala giù da lì (dal suo carrettino) ch'am daga un cichet 'd branda 'd cóla ch'am pias a mi; ch'am daga 'd branda forta ch'am fassa digerì!

f u questi sei versi dialettali colui che n o n sia piemontese deve soffermarsi sulla p a r o l a cichet, da.l lignificato b e n diverso da Bicérin che n o n si p u ò t r a d u r r e (in q u a n t o il corrispondente in lingua « bicchierino » non h a ni ent e a che vedere con esso) t a n t ' è vero che D u m a s , v e n u t o a Torino nel 1859, 10 scrisse tale e quale nelle sue lettere all'amico De R a u d e , ben g u a r d a n d o s i dal m e t t e r e « p e t i t -verre ».

E qui, già che ci siamo, vogliamo proprio ripor-t a r e il b r a n o di quesripor-ta l e ripor-t ripor-t e r a c h e spiega a n c h e ciò che sia il « bicérin ».

Dice d u n q u e il D u m a s : « Fra le belle e buone cose

ch'io ho notato a Torino non dimenticherò mai 11 " bicérin ", una specie di bibita eccellente com-posta dì caffè, di latte e di cioccolata ».

M a questa del « bicérin » è s t a t a per noi u n a specie di parentesi... saporita, giacché n o n a b b i a m o a n c o r a p a r l a t o disi più « storico » — v e r a m e n t e

storico — dei caffè torinesi : quello del «

Progres-so » a p e r t o nel 1831 p e r volontà del m a r c h e s e Carlo E m a n u e l e Birago di Vische con lo scopo di « creare

un rifugio ai carbonari ed ai cospiratori ».

P e r questo scélse un luogo allora solitario, f r a i p r a t i (all'incrocio di via Verdi).

L'edificio, creato d a l l ' a r c h i t e t t o Alessandro An-tonelli (una celebrità in m a t e r i a , ai suoi tempi) aveva due s o t t e r r a n e i e due gallerie c h e conduce-v a n o u n a ai murazzi del P o e l ' a l t r a ai s o t t e r r a n e i di Palazzo M a d a m a . Alto di d u e piani, aveva belle sale d o r a t e , poltrone in velluto cremisi, tavoli di

m a r m o e specchi lucidissimi.

Si chiuse nel 1901, e s a t t a m e n t e q u a t t r o a n n i dopo la s c o m p a r s a del suo vecchio proprietario, antico garibaldino, u n tal Alessandro Dalmazzo, fiero di poter dire, a p r e n d o u n a piccola s t a n z a d i s a d o r n a '

« E' qui che veniva il Conte di Cavour a prendersi il caffè. Era solo e vi stava delle ore, perchè lui, sul caffè, che sorbiva in questa tazzetta, meditava cose grandi ».

E con il « Progresso » p o n i a m o fine alla n o s t r a rievocazione s e n t i m e n t a l e dei vecchi caffè della vecchia Torino.

C e r t o n o n li a b b i a m o r i c o r d a t i t u t t i , e siamo consapevoli delle l a c u n e ; m a come p o t e v a m o dir di t u t t i nel giro di p o c h e p a g i n e ?

Abbiamo dedicato le n o s t r e nostalgie del p a s s a t o a quelli che ci sono p a r s i i più degni di n o t a o,

almeno, a quelli che avevano qualcosa di « speciale ••>. Ai non n o m i n a t i (ma non però da noi dimenti-cati) chiediamo di p e r d o n a r c i : lo chiediamo al-l'« Azeglio » in via Principe Amedeo; al « B r u n e t t i » ; al « B i f f o » ; al « G a z o m e t r o » ; all'« Aurora » ; al « Bertino » ; al « Massimino » ; al « M a r i a Teresa » o « Cappello » che dir si voglia, cosi tipico per la sua saletta r o t o n d a come un tempietto; al « G e n i o » ; al « M o n v i s o » ; all'« Oriente » ; al « N o r d » , luogo eli convegno di t u t t i i legulei; al « N u o v o » ; al « P a r -l a m e n t o » ; a-l-la « P e r -l a » ; a-l-la « R o t o n d a dei ri-p a r i » ; al « S a c c h i » ; al « S a r d e g n a » ; al « Vene-zia » ; al Viareggio (già « Conte V e r d e » ) a m a t o dai n o t t a m b u l i impenitenti; al « C a i r o » ; al « C o r s o » , (« P e n n », « Firenze », « Carlo Felice », e forse qual-cosa d'altro a n c o r a ) ; al « M o l i n a r i » , meglio cono-sciuto come « M o l i » , ritrovo di letterati, di artisti, di pubblicisti e s o p r a t t u t t o di attori.

E n o n soltanto a questi chiediamo perdono, m a a molti altri a n c o r a che n o n diciamo per non m u -t a r e la n o s -t r a chiusa in u n m o n o -t o n o elenco di...

tabernae cafetariae, n o m e collettivo, questo, dato

nel 1871 ai caffè torinesi dall'Arcivescovo Gastaldi che dei caffè e r a irriducibile nemico

M a noi no, la Dio mercè!

R O S S A N O

m z o s

[De i l l u s t r a z i o n i a i T e j a scino t r a t t e d a l Pasquín,• del 13 d i c e m b r e 1857.

UE.JU.- TORINO

M i s c e l a t e l o al v o s t r o c a r -b u r a n t e p e r la p e r f e t t a l u b r i f i c a z i o n e della p a r t e s u p e r i o r e dei cilindri e d e l l e v a l v o l e T n m a * O j r > n m t r a s p o r t i internazionali

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