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Parte II. Il patrimonio architettonico di Arborea.

1. Il territorio e la bonifica

1.1 La Società Bonifiche Sarde e la nascita di Arborea

si era già provato a porre rimedio grazie all’interessamento dell’avvocato. Felice Porcella, sindaco di Terralba dal 18951, che aveva proposto più vol- te diversi interventi volti a risanare il territorio, tra cui la sistemazione del Rio Mogoro e la Bonifica dello Stagno di Sassu e che, eletto deputato, a più riprese sottopose alla Camera il problema dell’irrigazione della piana di Oristano; la svolta avvenne in seguito ai provvedimenti legislativi quali il de- creto luogotenenziale 8 agosto 1918, n. 1256, che autorizzava il Governo a concedere l’esecuzione di opere di bonifica a società ed imprenditori singoli, lasciando così evidentemente spazio all’iniziativa privata. In questo contesto si inserisce il piano di massima della bonifica della piana di Terralba, redatto dall’avvocato Antonio Pierazzuoli, direttore della Cassa Ademprivile di Ca- gliari, sottoposto nel 1918 al parere di G. Dolcetta.

Il piano si inserisce sulla scia degli studi già effettuati all’inizio del secolo da A. Omodeo (1906)2 e che furono alla base della costruzione delle diga di Santa Chiara per la realizzazione di un grande serbatoio, immediatamente battezzato “lago Omodeo” in omaggio al suo ideatore; il bacino, della capa- cità di oltre 400 milioni di mc per una superficie di 22 kmq, sarebbe diventato “uno dei più grandi del mondo, di gran lunga il più grande d’Europa”3. L’ingegner Omodeo sosteneva che la realizzazione di laghi artificiali fosse il “fondamento di ogni possibile tecnica idraulica sarda”4 al fine di regolare il regime delle acque, ma non solo: “Si crea un fiume: il nuovo lago non ha finalità industriali solamente od anche agrarie, il suo scopo e le sue funzioni sono assai più ampie. Si sostituisce ai ghiacciai delle Alpi, ai laghi lombardi, alle arginature dei fiumi, rende possibile la produzione di forza, la irrigazione, disciplina l’industria della pesca, facilita e integra le bonifiche; corregge, tra- sforma la natura, solo apparentemente ingrata” 5. La sola opera di bonifica basata sul prosciugamento delle paludi era quindi vana, secondo Omodeo. Era piuttosto necessario servirsi dell’acqua invasata ed incanalata per garan- tire una portata costante e regolare ai corsi fluviali, al fine di poter garantire l’irrigazione dei terreni bonificati e la loro conseguente trasformazione in ter- ritori produttivi.

La realizzazione del bacino sul Tirso, avvenuta grazie alla costruzione del- la diga di Santa Chiara, alta 53,50 metri e progettata dall’ ingegner Luigi Kambo, aveva avuto inizio nel 1913; l’inaugurazione avvenne il 14 aprile del 19246. Le sue acque dovevano essere usate per un duplice scopo: la pro- duzione di energia idroelettrica, per assolvere al quale venne insediata una centrale all’interno della stessa diga ad archi multipli, e l’irrigazione. Concessionaria di entrambi i lavori era la Società Imprese idrauliche ed Elet- triche del Tirso, costituita a Milano il 24 maggio del 1913; il consigliere dele- gato era l’ingegner Giulio Dolcetta.

L’avvio del programma di irrigazione sarebbe potuto avvenire però solo dopo

1 Un progetto di massi-

ma venne presentato già nel 1890 da parte del comune di Terralba al Genio Civile

2 cfr. Soru, M. C. Terral-

ba. una bonifica senza

redenzione. Origini,

percorsi, esiti. Carocci

Editore. Roma, 2000. pag. 234

3 “Sardegna, Isola dei la-

ghi. Conferenza dell’ing. Angelo Omodeo” in “La Sardegna Commercia- le” anno I n.1, 15 aprile 1923, pagg. 81-83. Ca- gliari, Società Tipografi- ca Sarda

4 Ibidem

5 Ibidem

6 “La produzione e la di-

stribuzione dell’energia elettrica in Sardegna”

in “La Sardegna Com- merciale” anno II n. 2. Dicembre 1924.

che i proprietari delle terre a valle dell’invaso avessero fatto richiesta dell’ac- qua per l’irrigazione, cosa che di fatto tardava ad avverarsi, dal momento che i terreni, per essere resi irrigabili e coltivabili con profitto avevano bisogno di sforzi tecnici e finanziari che i singoli proprietari difficilmente potevano af- frontare.

In questo contesto si inserisce dunque il già accennato piano di Pierazzuoli, che prevedeva un’operazione di bonifica idraulica e agraria in un compren- sorio di superficie pari a circa 20000 Ha, compreso tra il parallelo 39°50’12’’ a nord, il Golfo di Oristano a est, i rii Sitzerri e Flumini Mannu. Il progetto sarebbe dovuto essere eseguito da un’impresa che, secondo le sue ipotesi, avrebbe guadagnato dall’intera intrapresa un plusvalore del 100% del totale investito7.

Il piano prevedeva di realizzare il controllo del corso del Mogoro mediante la costruzione di un nuovo alveo; la creazione di un allacciante delle acque alte provenienti dal Monte Arci che servisse anche per l’irrigazione convogliando nella zona bonificata l’acqua del bacino del Tirso; la realizzazione di un terzo collettore che, seguendo grossomodo il corso del Mogoro, convogliasse in bonifica le sue acque, utili per le irrigazioni primaverili e per preservare quelle del Tirso per l’estate. Per lo stagno di Sassu prevedeva la bonifica mediante idrovora, previa costruzione di una diga per separarlo dal mare8.

Il piano di Pierazzuoli venne sottoposto da Dolcetta allo stesso Omodeo che, in collaborazione con il collega Dardanelli, lo approvò, pur ridimensionando l’ipotizzato margine di guadagno per l’impresa esecutrice rispetto a quello prospettato da Pierazzuoli.

Per attuare l’intrapresa, supportata anche da uno studio di Vittorio Alpe e Arrigo Serpieri9, venne costituita la Società Bonifiche Sarde, nata nel 1918 a Milano, che entrava a far parte del cosiddetto Gruppo Elettrico Sardo, di cui già facevano parte:

- Società Elettrica Sarda, sorta il 4 novembre 1911 a Livorno, dietro iniziativa della Società italiana per le Strade Ferrate Meridionali e della Comit. - Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, nata nel 1914.

In particolare, la Società Elettrica Sarda (di seguito SES) aveva come ogget- to l’esercizio di centrali generatrici di energia elettrica da erogarsi per forza motrice, per illuminazione, per trazione e per altri scopi industriali, l’esercizio di ferrovie e tranvie e l’assunzione di concessioni di forza idraulica10; la So- cietà Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso (di seguito Tirso), nasceva invece con lo scopo di realizzare bacini montani e laghi artificiali.

Amministratore delegato di tutte e tre le società del Gruppo Sardo11 era l’in- gegner Giulio Dolcetta, fratello di Bruno Dolcetta, condirettore della Banca Commerciale Italiana, maggiore finanziatore della SBS e delle altre società del gruppo.

La Società Bonifiche Sarde nasceva quindi con lo scopo, sancito nello sta-

7 cfr. Pisu, G. “Socie-

tà Bonifiche Sarde. 1918-1939. La bonifica integrale della piana di Terralba” Franco Angeli,

Milano 1995. pag. 60

8 Pisu, G. op. cit, pag. 57

9 Pisu,G. op. cit, pag.

36-37

10 Statuto della società

elettrica sarda in Pisu, G., Società Bonifiche

Sarde..op. cit., pag. 40

11 dal 197 Dolcetta era

Direttore Generale del Gruppo, poi nominato consigliere delegato e presidente fino al 1933.

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tuto, della bonifica idraulica e agraria di terreni in Sardegna, dell’impianto e dell’esercizio di reti di irrigazione, dell’esercizio della pesca. Anche l’acquisto, la costruzione, la vendita e l’affitto di beni mobili ed immobili; l’impianto, l’ac- quisto, la vendita, l’assunzione, l’esercizio e la liquidazione di altre aziende aventi gli stessi, o affini, scopi12, rientrava nel suo oggetto sociale.

Di fatto quest’operazione si inseriva in un processo già iniziato con la realiz- zazione del Lago Omodeo e di cui la società Tirso, come detto, era l’unica concessionaria; la SBS doveva quindi subentrare alla parte della concessio- ne in capo alla Tirso13 che comprendeva la costruzione e l’esercizio delle ca- nalizzazioni e delle altre opere necessarie per usufruire delle acque invasate nel serbatoio del Tirso per l’irrigazione di terreni del Campidano di Oristano e non solo, e la sistemazione idraulica forestale del bacino montano del Tirso, con diritto di espropriazione dei terreni irrigabili con pubblico vantaggio14. Il passaggio della concessione, per la parte riguardante la “Bonifica di Terralba, Stagno di Sassu e adiacenze” dalla Tirso alla SBS avvenne nel 1921 con decreto ministeriale del 1 dicembre 1921, n. 5340/5705.

L’ingegner Angelo Omodeo venne nominato consulente della SBS, col com- pito di redigere, in collaborazione con gli ingegneri cagliaritani Dionigi Scano e il fratello Stanislao, un progetto di massima della bonifica del comprensorio, in modo da poterlo presentare al governo per avere la concessione per la realizzazione dei lavori15; gli stessi Scano erano incaricati di redigere, poi, sentiti l’ingegner Omodeo e l’ingegner Dolcetta, gli esecutivi del progetto16. Il progetto di massima di Omodeo prevedeva, brevemente, di deviare e siste- mare il corso del rio Mogoro, ed analogamente sistemare il Flumini Mannu; realizzare dei canali in grado di raccogliere le acque alte affluenti dal Monte Arci, ed una volta chiusa la comunicazione tra lo stagno di Sassu, il mare e lo stagno S’Ena Arrubia, si sarebbe potuto procedere al prosciugamento mec- canico, mediante idrovora, del Sassu; era prevista inoltre la messa in opera di sistemi per mettere in comunicazione il S’Ena Arrubia col mare, nonché una serie di collettori e colatori che portassero le acque all’idrovora. Il progetto delle opere di irrigazione mediante le acque del bacino del Tirso prevedeva la realizzazione di una diga di sbarramento con paratoie mobili presso Villanova Truschedu, realizzando un bacino della capacità di circa un milione e mezzo di mc, da cui si sarebbero dipartiti i canali principali di irrigazione. Alle opere di bonifica idraulica ed igienica avrebbe fatto seguito la realizzazione di acquedotti, strade, nonché lo sfruttamento agricolo ed indu- striale dell’acqua di irrigazione. L’ammontare dei lavori di bonifica fondamen- tale sarebbe dovuto essere dell’ordine dei 34 milioni di lire.

12 Pisu,G. Società Bo-

nifiche Sarde..op. cit,

pag. 69

13 con la legge 11 luglio

1913, n. 985.

14 Un’altra delle osserva-

zioni al piano Pierazzuo- li effettuate da Omodeo e Dardanelli era quella di limitare l’utilizzo dello strumento dell’esproprio per evitare di suscitare il malcontento della popo- lazione.

15 Questo progetto sa-

rebbe andato a sostitui- re quello già presentato da Pierazzuoli il 5 otto- bre 1918, ed acquisito dalla SBS tramite con- venzione.

Pisu, G. Società Bo-

nifiche Sarde. op. cit.

pagg. 70-71.

16 Dal verbale della se-

duta del consiglio SBS del 16 gennaio 1919

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Incaricato Dionigi Scano di effettuare i rilievi nella zona bonificanda, il proget- to di Omodeo subì alcune varianti; Scano era infatti convinto della necessità di assegnare il primo lotto dei lavori alla deviazione del Mogoro, che era il cardine dell’intera bonifica, e non alla realizzazione dell’allacciante delle acque alte di Uras come invece prevedeva il progetto Omodeo, ed inoltre proponeva la sistemazione del fiume dal ponte sulla linea ferroviaria Cagliari- Golfo Aranci per 5.5. km ed una conseguente deviazione per 11 km per por- tarlo a sfociare nello stagno di San Giovanni. Alla sistemazione del Mogoro sarebbero poi seguiti i lavori per l’allacciante di Uras confluente nel nuovo alveo del rio Mogoro; per la realizzazione dell’allacciante delle acque del Monte Arci confluente in quello di Uras; per realizzare un altro allacciante delle acque alte a nord dello stagno di Sassu; un canale circondariale dello stesso stagno in cui sarebbero confluite le acque medie; altri canali circon- dariali per il colo delle acque delle paludi minori di Tintinu Mannu, Pirastu, Pauli Longa e Zugu Trotu; la costruzione dell’edificio idrovoro dello stagno di Sassu; la realizzazione dei diversi canali di colo; la realizzazione delle strade di bonifica.

Fig. 2.4. Corografia non datata. Sono però evidenti le modifiche rispetto al primo progetto di massima. ASBS

Il nuovo progetto prevedeva un costo totale per le opere di bonifica idraulica di poco più di 43 milioni di lire; l’aumento era derivante dai maggiori lavori per la sistemazione del rio Mogoro17.

L’intero comprensorio comprendeva una superficie di circa 18000 Ha, di cui la SBS si assicurò la proprietà di circa 9000 Ha.

Nei primi anni l’attività della SBS si esplicò quindi soprattutto nella prepara- zione degli studi e dei rilievi sulle zone interessate dalla bonifica, ma proce- dette anche alla sperimentazione di colture specializzate nei terreni di sua proprietà - che eranotra quelli che costituivano la zona più “depressa e di maggiore disordine idraulico”18, comprendendo anche lo Stagno di Sassu - ed è a questa fase che risale l’impianto della direzione della SBS a Tanca del Marchese. Qui era presente l’unico fabbricato rurale della zona19, la Cascina, che la SBS riadatterà per utilizzarla come sede dei propri uffici. Nelle imme- diate vicinanze verranno impiantati alcuni dei primi fabbricati della bonifica, e qui verranno portate avanti le prime colture sperimentali. La struttura organiz- zativa della SBS si andava dunque formando, nominando l’ingegner. Ottavio Gervaso, già direttore dei lavori alla Tirso, come direttore tecnico della SBS; ai fratelli Dionigi e Stanislao Scano, già incaricati della realizzazione degli esecutivi dei lavori, il 3 febbraio 1922 viene affidata la direzione tecnica e amministrativa dei lavori del primo lotto, e Dionigi viene nominato direttore generale dei lavori della bonifica20.

Le opere di sistemazione idraulica in capo, a questo punto, alla SBS, pos- sono essere così riassunte, riprendendo la descrizione che ne fa lo stes- so Dolcetta nel 1929: essi comprendevano la “sistemazione del rio Mogoro mediante una arginatura di 5.586 km e nella sua conseguente deviazione, dello sviluppo di km 11.006, per sfociare nello stagno di S. Gavino; nell’al- lacciamento delle acque alte di Marrubiu che raccoglie le acque di Monte Arci e dei contrafforti alluvionali sottostanti e confluenti, dopo uno sviluppo di km 16.925, al nuovo canale deviatore del Rio Mogoro; nel canale delle acque medie o canale circondariale dello stagno di Sassu, con sfocio nello stagno di S’Ena Arrubiu, dopo uno sviluppo di km 25; nel prosciugamento dello stagno di Sassu e di altre diverse paludi21; nella bonifica della pianura di Terralba, mediante canali di scolo; nella costruzione di strade in bonifica in tutta la zona che ne era completamente priva; e finalmente nella costruzione di canali di bonifica per la immissione delle acque del Tirso”22.

Già nel giugno del 1920 era pronto il primo progetto completo di bonifica agraria23, che prevedeva una complessa serie di interventi, come la realiz- zazione di una rete stradale, di canali di irrigazione e di case coloniche, per i quali si prevedeva di usufruire di agevolazioni statali risalenti alle bonifiche per l’Agro Romano, nonché di ulteriori finanziamenti per la costruzione di nuove strade e fabbricati24.

Dallo scritto di Dolcetta (1929) si legge che entro il 1930 era prevista la distri- buzione dell’acqua per l’irrigazione tramite canalizzazione per una estensio-

17 Pisu,G. Società Boni-

fiche Sarde..op. cit, pag.

91-95

18Scano, F., Aspetti del-

la difesa idraulica nella bonifica di Mussolinia di Sardegna. Stabilimento

tipografico del Genio Civile, Roma 1939 ?. pag. 4

19 La cascina “fabbri-

cato a pian terreno e piano alto”, venne ven- duta insieme al terreno denominato “tanca su Marchesu” con contrat- to stipulato tra SBS ed Emma Villafranca, in data 7/01/1919 (trascrit- to il 10/01/1919) ed altri immobili per comples- sive trecentomila lire. ASBS

20Pisu,G. Società Bo-

nifiche Sarde..op. cit,

pag. 75

21 Il prosciugamento del-

le paludi di Estius, Alba e Luri sarebbe avvenuto meccanicamente me- diante Idrovora; quelle minori sarebbero state prosciugate per colmata

22G. Dolcetta. Bonifi-

ca e colonizzazione di Terralba in Sardegna.

Tipografia Federazione italiana dei consorzi agrari. Piacenza, 1929.

23 Si veda il ¶ 2.2. I nuo-

vi edifici rurali di questa

tesi per una descrizione dei fabbricati previsti.

24 Verbale del consiglio

di amministrazione del 18/6/1920. ASBS

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ne di 12000 ettari, mediante l’impiego di un impianto di sollevamento ed un sistema di canali secondari e terziari.

Come ricorda Flavio Scano25, per portare a termine il progetto di irrigazione, di notevole importanza erano “il serbatoio sul fiume Tirso con circa 400 milio- ni di mc d’ invaso [..] creato con lo sbarramento della vallata per mezzo della ben nota diga di Santa Chiara ad archi multipli [..]. Il salto ottenuto dall’invaso delle acque del Tirso viene sfruttato per la produzione di energia idroelettrica e subito a valle si utilizza ancora un secondo salto, creato dalla dighetta a gravità di Busachi [..]. La traversa di derivazione delle acque irrigue del Tirso26, sita presso Villanova Truschedu, con le prese per i canali di irriga- zione. [..] Il canale adduttore di sinistra che porta le acque dalla traversa al "Comprensorio del Consorzio di Bonifica in sinistra Tirso" ed a Mussolinia”27. Di fatto però il bacino sul Tirso non sarebbe riuscito da solo a fornire sia l’ac- qua per gli usi industriali necessari al servizio elettrico che per l’irrigazione: i terreni irrigabili erano troppo estesi rispetto alla quantità d’acqua disponibile in media; un’irrigazione efficace sarebbe stata quindi possibile abbinando a quello sul Tirso il serbatoio sul Coghinas, realizzato dalla stessa Tirso, di capacità 250 milioni di mc, ed un salto di 100 m, che venne abbinato al serbatoio sul Tirso nell’esercizio elettrico permettendo a quest’ultimo di con- servare più acqua per l’estate28.

Prima che la SBS ottenesse un profitto dall’irrigazione e dai territori trasfor- mati, sarebbe dovuto passare il tempo, non breve, necessario a completare tutte le operazioni; per la realizzazione delle opere edili necessarie al com- pimento dell’impresa, nel 1922 nasceva la Società sarda Costruzioni (SSC), una filiazione della SBS, che avrebbe dovuto assumere la realizzazione dei fabbricati e delle strade che la SBS intendeva costruire per la colonizzazione dei terreni della bonifica idraulica di Terralba, Marrubiu, Uras e stagno di Sassu.

I lavori stradali eseguiti dalla SBS venivano dunque presi in consegna dalla SSC; per alcuni di questi lavori erano stati già concessi mutui che quindi passarono alla SSC; questa si configurava quindi come una società appal- tatrice dei lavori concessi alla SBS alla cui guida venne chiamato l’ingegner Avanzini, già impiegato da Dolcetta nella Tirso, e come presidente l’avvocato Pierazzuoli.

Citando le parole di Dolcetta, la “trasformazione agraria si iniziò col suddi- videre il territorio della bonifica in aziende di 800 ettari circa, dotate di un centro rurale, formato di case coloniche, annesso poderetto, stalla, rimessa, cantina, granaio, officina, cabina di trasformazione elettrica. I lavori di disso- damento e di rinnovo si fecero con apparecchi elettrici e a tal uopo una rete di 67 km di linee trifasi a 15000 V., distanti l’una dall’altra 800 metri, distribuisce in tutta la bonifica l’energia elettrica.”29

Al 1924 la SSC aveva già terminato di realizzare le aziende di Linnas, Pom- pongias, Alabirdis e S’Ungroni, a cui fecero seguito Torrevecchia e Luri; i

25 Scano, F., Aspetti..

op. cit.

26 La realizzazione ven-

ne affidata alla ditta Siemens Bau Union, secondo il progetto de- finitivo basato sulle va- rianti introdotte dall’ing. Princivalle nel 1927 al progetto iniziale della Siemens. In Pisu, G.,

Società Bonifiche Sar- de..op. cit., pag. 197-

198 e ASB: Lettera di G. Dolcetta alla Siemens, 16 marzo 1929.

27 Scano, F., Aspetti.. op.

cit., pag. 6

28 Dolcetta, G. Bonifica e

colonizzazione..op. cit.,

pag. 7

29 Dolcetta,G. Bonifica e

colonizzazione.. op. cit,

centri del Sassu verranno realizzati solo diversi anni dopo, successivamente al prosciugamento dell’omonimo stagno. Appena i terreni vennero dissodati si procedette alla messa a coltura degli stessi, con coltivazioni che andavano dai vigneti a pascoli, a coltivazioni erbacee diverse; vennero anche impiantati dei filari frangivento, costituiti da eucalipti disposti in 7-8-10 filari, in grado di adattarsi bene alla natura dei terreni, e di fornire legname. Una parte molto importante della trasformazione agraria riguardò il settore zootecnico; per- tanto si costruirono stalle “secondo i dettami più moderni”30, ed un caseificio; la produzione viticola era in grado di alimentare uno stabilimento enologico che produceva vini e concentrati d’uva. Si mise in pratica anche l’allevamen- to di polli, con la realizzazione di un pollaio razionale.

Quando poi la SBS decise di incrementare le produzioni, si procedette alla realizzazione di fabbricati rurali sparsi nel territorio bonificato, suddividendo l’area delle aziende in poderi di 12 ettari circa (più o meno a seconda della fertilità del terreno e dalla consistenza delle famiglie insediate), che vennero assegnati in regime di mezzadria a coloni in massima parte provenienti dal Veneto, dal Polesine, ma non solo31.

Questa fase di colonizzazione era complementare a quella di trasformazione

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