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Parte II. Il patrimonio architettonico di Arborea.

1. Il territorio e la bonifica

1.3 La Società Sarda Costruzioni

Nel 1922 viene fondata la Società Sarda Costruzioni (SSC), filiazione della SBS, come appaltatrice dei lavori dati in concessione alla Bonifiche Sarde; nasce dunque con lo scopo di eseguire i lavori di bonifica agraria, e quindi la realizzazione di fabbricati e strade che la Bonsarde intendeva costruire, nei territori del comprensorio1.

La Società, in accomandita semplice, aveva come fine anche quello di rea- lizzare un utile maggiore per gli azionisti della Società Bonifiche Sarde e sa- rebbe stata costituita con un piccolo capitale, di 250 mila lire. Le azioni della SSC, inizialmente sottoscritte da estranei, sarebbero dovute essere subito riscattate metà dalla Comit e metà dalla Società Tirso; inoltre doveva essere costituita da persone di fiducia di Dolcetta, ed infatti la presidenza fu affidata all’avvocato Pierazzuoli, mentre nel consiglio di amministrazione troviamo lo stesso Dolcetta nonché il direttore dello stabilimento della Cementi Portland, Luigi Bruschetti2.

L’attività della SSC, pur nascendo in seno alla SBS ed in modo strettamente funzionale al tornaconto della società madre, si espande quasi subito ed anzi riesce ad affermarsi nel panorama isolano come impresa costruttrice. La sua attività si deve fondamentalmente all’opera dell’ingegner Carlo Avan- zini, cognato di Dolcetta e già impiegato presso la Tirso; l’Avanzini, che era il direttore generale della società, diventerà il padre di tutti gli edifici di Arborea, così come recita la lapide realizzata in occasione della intitolazione proprio ad Avanzini dell’ospedale di Mussolinia, e così come ribadito dallo stesso Dolcetta nel necrologio per la sua morte avvenuta il 5 agosto del 19323. L’esperienza maturata nell’ambito della bonifica rese la SSC competitiva an- che per lavori al di fuori di quelli commissionati dalla SBS e pertanto già nel 1924 la sua attività non si limitava più ai lavori interni al comprensorio, anche se rimaneva sempre però in qualche modo legata alle attività del Gruppo Sardo; sua è la realizzazione, nel 1926, del Palazzo Tirso, sede della SES a Cagliari, su progetto di Flavio Scano, nonché l’assunzione della realizza- zione della nuova centrale termica di Santa Gilla; contemporaneamente, realizzava quattro centri colonici completi all’interno della bonifica - Linnas, Pompongias, Alabirdis, S’ungroni - nonché il caseificio, strade per 18.9 km e quattro cabine di sezionamento nel territorio di Ollastra Simaxis, Bonorva, Borore e Chilivani. Per la realizzazione di questi lavori la SBS e quindi la SSC aveva necessità di un’ingente quantità di pietrame, di cui si assicurò la disponibilità aprendo appositamente una cava sul Monte Arci; il materiale da costruzione arrivava nei cantieri grazie alla realizzazione di una linea de- cauville a scartamento ridotto che passava per la stazione di Marrubiu dove arrivavano gli approvvigionamenti di materiale.

1Pisu, G. Società Bonifi-

che Sarde..op. cit., pag.

152-153

2Pisu, G. Società Bonifi-

che Sarde..op. cit., pag.

127

3una lunga commemo-

razione per l’Avanzini è inoltre pubblicata sul giornale Brigata Musso- linia del 15 agosto 1934

Sono anni di grande attività questi, in cui la SSC riesce a prendere in carico lavori di diversa natura e in tutto il territorio regionale; passando da lavori altamente specializzati come lo smaltimento delle acque presenti nel terreno di fondazione del palazzo della Rinascente di Cagliari, nel 1927, tramite pom- paggio, canalizzazioni e colmate per conto della SACES3, e passando per la realizzazione del padiglione sardo alla Fiera di Milano del 1927.

Fig. 2.6.Carta storica della bonifica.1928-31 - data attribuita. Visibili i centri colonici di Linnas, Torrevecchia, Pompongias, Tanca Marchese, Alabirdis e S’Ungroni, nonché le prime case coloniche sparse; collegati dalla linea decauville. Immagine tratta dal PUC di Arborea_Relazione generale

4 Società Anonima Co-

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Della realizzazione del padiglione si fece promotrice la Federazione Indu- striale fascista della Provincia di Cagliari - di cui, ricordiamo, era presidente Giulio Dolcetta - d’accordo con quella di Sassari; all’iniziativa diedero ade- sione piena la Camera di Commercio, il Comune e la Provincia di Cagliari, nonché gli Enti della Provincia di Sassari5.

L’edificio venne progettato da Dionigi Scano con il figlio Flavio, e si propone- va di rappresentare la cultura sarda e le attività produttive del territorio; venne realizzato in muratura e, come detto, della realizzazione venne incaricata, forse non a caso, proprio la SSC; qui Avanzini compare ufficialmente solo come costruttore, ma si suole attribuirgli anche una sua collaborazione alla progettazione6.

Ma il lavoro preso in carico al di fuori della bonifica e forse più importante, almeno dal punto di vista strettamente architettonico e che sancisce più di altri l’affermazione della società in ambito imprenditoriale è la realizzazione del Palazzo delle Poste di Nuoro dietro progetto di Angiolo Mazzoni7. Il lavoro procedette non senza intoppi, anche e soprattutto derivanti dalla fretta con cui dovette essere redatto il progetto che, approvato con una definizione di massima, richiese quindi molte varianti in corso d’opera e continue ulteriori definizioni di dettaglio che, stando l’architetto Mazzoni a Roma, non poteva- no evidentemente essere immediate; l’impresa e la direzione lavori inoltre non si accollavano l’onere e la responsabilità di prendere decisioni autono- mamente, se non in casi di urgenza o di ridotta entità, demandando quindi ogni decisione al progettista incaricato.

L’ultimazione dei lavori subì quindi dei ritardi dovuti alle proroghe, richieste dall’impresa o concesse d’ufficio, resesi necessarie. L’impresa costruttrice attribuì la responsabilità allo scarso livello di definizione del progetto sulla base del quale venne stipulato il contratto, ma non solo: vi furono infatti gros- si problemi di approvvigionamento del materiale, della mano d’opera spe- cializzata nel taglio della pietra - era stata aggiunta, dopo l’inizio dei lavori, una torre di 24 metri in pietra da taglio - e nei trasporti; nonché la presenza di truppe militari della Sardegna che si accamparono nei dintorni della cit- tà, impedendo quasi completamente l’approvvigionamento di acqua tramite l’acquedotto realizzato a cura e spese della Società, e l’accesso a tre cave di granito l’apertura delle quali aveva gravato interamente sulle spalle della SSC; non ultimo, la sospensione dell’energia elettrica che aveva resa ne- cessaria la movimentazione a mano dei materiali da costruzione. L’impresa affermava la sua completa buona fede e il completo impegno profuso per concludere l’opera nei termini previsti; è evidente però che cause di forza maggiore ne provocarono il ritardo. Purtroppo le condizioni in cui si svolsero i lavori fecero sì che già poco tempo dopo la realizzazione l’edificio comincias- se già a presentare segni di degrado8.

L’andamento così travagliato dei lavori provocò all’impresa grossi problemi e perdite, derivanti dall’importo di maggiori lavori e spese per l’impiego di pietra

5 Nuovo Padiglione Sar-

do alla Fiera di Milano,

in “La Sardegna Com- merciale”, anno IV n. 5, maggio 1926, pag. 113

6 cfr.Cuboni, F., Menichi

C.V. (a cura di), Angiolo

Mazzoni-Umberto Bo- netti e il Palazzo delle Poste di Nuoro. Ban-

decchi e Vivaldi Editori, Pontedera 2010

7 Per una descrizione

completa delle vicende progettuali e costruttive dell’edificio si veda Cu- boni, F., Menichi C.V. (a cura di), Angiolo Mazzo-

ni-Umberto..Op. cit.

8 Cuboni, F., Menichi

C.V. (a cura di), Angiolo

Mazzoni-Umberto..Op. cit. pag. 101

granitica in luogo di quella trachitica che, inizialmente prevista in quantità maggiori, veniva assai ridotta e sostituita appunto dal granito e che, in parte già lavorata, dovette essere abbandonata: “[...] La pietra trachitica lavorata veniva limitata ad una ristretta parte della facciata principale, alle cornici, fascie (sic!), davanzali ed elementi ornamentali in genere, mentre la pietra granitica lavorata doveva formare la grande massa dei rivestimenti e delle strutture delle facciate sia anteriori che laterali, e, come se non bastasse, ad aumentare il suo fabbisogno veniva indicato in pietra granitica parte della facciata posteriore e soprattutto il poderoso corpo a sbalzo delle latrine, mag- giori lavori fino a quel momento nè accennati nè prevedibili.”9 Questo provocò quindi tutta la riorganizzazione del cantiere in tempi strettissimi ed, appunto, l’abbandono di cave già aperte di trachite perchè non si prestavano al nuovo utilizzo di detta pietra.

È possibile poi che la presenza di Carlo Avanzini, che come abbiamo visto in genere non interferiva nelle decisioni progettuali, sia invece la ragione di al- cune caratteristiche del partito decorativo del palazzo, che mostra la presen- za di alcune statue zoomorfe, in particolare quelle dell’elefante e del leone, che non compaiono nelle tavole di progetto di Mazzoni ma che invece fanno parte dei riferimenti progettuali dell’Avanzini che, in particolare, si portava dietro dalla collaborazione con Dionigi Scano per il padiglione sardo alla fiera di Milano, dove compaiono le stesse statue, care a Dionigi e facenti parte della simbologia cagliaritana10.

Fino al 1927 gli affari per la SSC andarono abbastanza bene: i successi del 1926 tra cui la realizzazione del palazzo Tirso permisero di vedere “un certo crescendo nello sviluppo dei lavori che la Società ha eseguiti nell’anno 1927, battendo la concorrenza, sia pure riducendo l’utile a modeste proporzioni”11; “nel 1929 abbiamo compiuto importanti lavori ma quasi esclusivamente per la SBS [..] avevamo concluso con essa dei prezzi forse anche eccessiva- mente amichevoli, per cui non ci è restato nessun utile apprezzabile. L’unico lavoro che abbiamo intrapreso per conto terzi estranei al gruppo è quello della nuova Casa dei Salesiani a Cagliari. Esso è ben lungi dall’essere finito, per cui non possiamo seriamente prevederne un utile per l’esercizio 1929. [..] Certo la situazione delle imprese edili in Sardegna non è tale da incoraggiare all’assunzione di altri lavori, per conto di estranee e crediamo che ci con- verrà d’ora innanzi ponderare assai di più la nostra decisione anche davanti ad eventuali pressioni delle autorità che volessero ricorrere ancora all’opera nostra per fini di pubblico interesse. Abbiamo invece largo campo di attività nella esecuzione di opere per conto delle Società del ns/ gruppo [..]”12 tanto che durante l’assemblea ordinaria e straordinaria del 31 aprile 1930 avendo vari lavori in corso e buone prospettive di acquisirne altri in futuro, venne proposto e deliberato di prolungare la durata della società fino al 31 dicembre

9 Società Sarda Costru-

zioni: Palazzo postale in Nuoro. F.n. 3664 ASBS

10 Cuboni, F., Menichi,

C.V., Op. cit. pagg. 83-89 11 Assemblea 30 4 1928 F.n. 3560 ASBS 12 SSC, Relazione dei sindaci all’assemblea straordinaria. F.n. 4084 ASBS

80

del 1940; decisione che venne però revocata già durante l’assemblea del 30 marzo del 1931 in cui invece si votò per lo scioglimento anticipato della società e per la nomina a liquidatore unico dello stesso ingegner Avanzini13. La crisi che colpì la SBS a partire dalla seconda metà degli anni ‘20 eviden- temente non aveva lasciato indifferente la SSC che, se in un primo momento aveva pensato di poter rimanere a galla, venne trascinata, o piuttosto sacrifi- cata forse, dalla stessa SBS in crisi.

La situazione infatti era diventata difficile per la Bonifiche Sarde in relazio- ne all’ingresso sulla scena dei Consorzi di bonifica che si opponevano alla volontà della SBS di allargare la propria area di influenza alla zona della bonifica di Santa Giusta, Palmas e Simaxis, per cui la SBS aveva inoltrato domanda già nel 1921 e che aveva visto l’approvazione da parte del ministro Giuriati e l’assegnazione alla SBS del primo lotto nel 1927; la situazione pre- cipitò a seguito della attività dell’ISBI che divenne il principale finanziatore dei consorzi di proprietari, creando attorno al comprensorio della SBS un confine ormai quasi insuperabile e ridimensionando quindi la sua influenza. Il ritardo poi nei finanziamenti contribuì ad aggravare la situazione, e la SSC, che era intimamente legata alla SBS, cominciò a soffrire anche lei per le restrizioni finanziarie, ma la sua situazione era ulteriormente complicata dal prezzo di favore a fronte del quale effettuava i lavori per conto della SBS.

La SSC quindi, in liquidazione dal 30/3/1931 decise di non proseguire oltre, a partire dal 15 giugno, i lavori in corso di esecuzione per conto della SBS che, unica interessata alla prosecuzione di detti lavori, si assunse l’impegno di portarli a termine con una propria organizzazione a seguito del calcolo dell’importo di accollo14.

Tra i lavori in questione vi erano le opere di irrigazione (X° lotto), il rivesti- mento di parte del collettore delle acque medie, il rivestimento degli argini del nuovo alveo rio Mogoro, le opere di scavo e rivestimento di canali (principale sud e secondari presso Pompongias); tra i lavori edili, tra gli altri la realiz- zazione della Casa della Milizia, il silos da grano (compreso il montaggio delle macchine e dell’ascensore) la casa dei negozi, le tettoie del magazzino macchine, il municipio, silos foraggi, la stalla moderna - la cosiddetta stalla

razionale.

Durante l’assemblea del 1 maggio del 193315 si decise che venisse revocato il provvedimento di liquidazione e che la SSC venisse invece assorbita dalla SBS tramite fusione per incorporazione.

Il direttore e liquidatore, Avanzini, era morto ormai da qualche mese, il 5 Agosto del 1932, a seguito di un intervento chirurgico al quale non soprav- visse perchè provato già nel fisico da un incidente aereo avuto pochi anni prima e dal quale aveva faticato, ed evidentemente non completamente, a riprendersi16.

13 cfr. Verbali SSC. F.n.

3560 ASBS

14 cfr. Società Sarda Co-

struzioni: Liquidazione società. F.n. 4085 15 Verbale assemblea 1 maggio 1933. F.n. 3560 ASBS 16 cfr. Lettera di Dolcet- ta al comm. Migone, 4/02/1930. ASBS

Avanzini nel suo ruolo di liquidatore venne sostituito da Gino Spinelli a cui rimase il compito di sistemare la burocrazia per la fusione.

Da quel momento in poi tutti i lavori della SBS sarebbero stati seguiti dall’uf- ficio tecnico del suo Reparto Costruzioni all’interno del quale troviamo gli ingegneri Alfonso Anfossi e Renato Mesirca, già impiegati presso la SSC, a cui si deve la paternità della maggior parte degli edifici realizzati e progettati dalla SBS dopo la morte di Avanzini.

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