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Società senza violenza di genere

Come è stato accennato in precedenza, sono esistite e tuttora esistono alcune civiltà in cui non si riscontra la presenza del fenomeno della violenza contro le donne.

Nel 1991 l’archeologa lituana Maria Gimbutas161 affermava:

Rifiuto l’assunto secondo il quale con il termine civiltà ci si riferisce necessariamente a società guerriere maschili. La base di ogni civiltà risiede nel suo livello di creazioni artistiche, di conquiste estetiche, di valori non materiali e di liberà, che danno significato, valore e gioia alla vita per tutti i suoi cittadini, così come un equilibrio di potere tra i due sessi162.

Quando parla di civiltà con un alto livello di arte, libertà ed estetica, Gimbutas si riferisce a quelle società neolitiche (7.000-3.000 a.C circa) da lei stessa scoperte e studiate163, che si caratterizzano per essere non patriarcali, non violente e prive di una gerarchia sociale (non a caso gli uomini e le donne godono degli stessi diritti). Le ricerche e i ritrovamenti dell’archeologo James Patrick Mallory164 hanno avvalorato le sue teorie.

Queste civiltà sono state studiate anche dall’antropologa austriaca Riane Eisler165, la quale ha introdotto i concetti166 di gilania167 e di androcrazia168, definendo le società scoperte

161 (Vilnius, 23 gennaio 1921 - Los Angeles, 2 febbraio 1994). Storica e archeologa che ha dedicato gran parte

della sua vita allo studio delle società “della Grande Madre”, ovvero delle società gilaniche. Cfr. MARLER J.,

L’eredità di Marija Gimbutas: una ricerca archeomitologica sulle radici della civiltà europea, in CAVALLI-

SFORZA L.L.,BOCCHI G.,CERUTI M., Le radici prime dell'Europa: gli intrecci genetici, linguistici, storici, (a

cura di), p. 89

162 Io cito da .MARLER J., op. cit., p. 92

163 GIMBUTAS M., Il linguaggio della Dea, Neri Pozza, 1989

164 Archeologo indoeuropeista inglese, nato nel 1945. È docente emerito alla Queen’s University di Belfast. Cfr.

http://www.qub.ac.uk/schools/gap/Staff/AcademicStaff/ProfEmeritusJamesMallory/ (ultimo controllo: 20/02/2014)

165 Riane Eisler antropologa, storica e saggista, nata a Vienna nel 1931. Quando l’Austria fu invasa dai nazisti, la

sua famiglia emigrò prima a Cuba, poi negli Stati Uniti. Qui Eisler si laurea in Sociologia. Partecipa a varie organizzazioni che hanno lo scopo di promuovere una cultura ed una società fondate sulla collaborazione anziché sulla competizione e sulla violenza. È presidente del Center for Partnership Studies (CPS).

43 da Gimbutas gilaniche. Secondo Riane Eisler esistono e sono esistiti due modelli di società: quello mutuale (gilanico) e quello dominatore (androcratico). Il primo si basa sul potere creativo, si ispira al concetto di unione ed è equilibrato; il secondo, invece, si fonda sul potere distruttivo (guerra, imposizione violenta, sfruttamento, gerarchia sociale), sviluppa in modo prioritario gli strumenti del dominio (guerra e schiavitù) ed è squilibrato169. L’elemento più importante delle società di tipo dominatore è il ruolo subordinato della donna170, in ogni ambito della vita sociale.

Secondo un’ipotesi presentata nel corso degli anni Cinquanta da Marija Gimbutas e successivamente rielaborata171, le civiltà gilaniche dell’Europa si sarebbero estinte a seguito

dell’arrivo di alcuni gruppi di individui, definiti popoli Kurgan172, portatori di una cultura «caratterizzata […] dal territorialismo, dalle arti belliche e da un sistema sociale patrilineare e patriarcale»173. In particolare la definizione di civiltà kurgan174 si riferisce a «tribù territoriali, mobili e pastorali, che si ritiene parlassero protoindoeuropeo e che si espansero in Europa […] tra il 4.500 e il 2.500 a.C.»175.

Gimbutas ipotizzò tre ondate di invasioni dei popoli indoeuropei in Europa che portarono all’estinzione delle società gilaniche176, che secondo Lehmann177 possono essere collegati con i tre principali gruppi di parlanti di lingua indoeuropea in Europa.

167 Composto dalle radici greche gy, “donna” e an, “uomo”, unite dalla lettera “l” che indica sia il segno fonetico

lyein/lyo (“liberare”), sia l’ideale unione culturale tra i due sessi. GIMBUTAS M., Le civiltà della Dea. Vol.1, Le

civette, Viterbo, 2012, p. 268

168 Deriva dal greco andròs “uomo” e kratòs “governo”. È nel governo che Eisler ha identificato le società

caratterizzate da autoritarismo e violenza. Ibidem

169 È importante far presente che in nessun sito o tomba appartenuti ad una società gilanica sono state trovate

armi, neppure nell’età della lavorazione dei metalli, e che nessuna raffigurazione riporta scene di guerra. Al contrario, questi siti si sono rivelati ricchi di simboli presi dalla natura, immagini e statuette femminili gravide o in fase di parto. Le rappresentazioni della Grande Madre, che rappresentano l’espressione sacra e votiva delle società gilaniche, sono state rinvenute in tutta Europa testimoniando l’ampia diffusione di queste civiltà. Cfr.

EISLER R., Il calice e la spada. La civiltà della Grande Dea dal Neolitico ad oggi, Frassinelli, 2006, cap. 8;

GIMBUTAS M., Le dee viventi, a cura di ROBIN DEXTER M., Edizioni Medusa, Milano, 2005, pp. 36-40; 42-44

170 Vale la pena ricordare che secondo alcune femministe, come Susan Brownmiller, la discriminazione della

donna è ciò che ha in seguito portato a tutti gli altri tipi di razzismo.

171 MARLER J., op. cit., p. 280

172 Il termine kurgan, di origine anatolica, è stato utilizzato inizialmente per indicare un particolare tipo di

sepoltura a tumulo diffuso dei territori dell’ex Unione Sovietica. Successivamente, Marija Gimbutas lo ha adottato per definire i popoli che invasero l’Europa antica. GIMBUTAS M., Le civiltà …, cit., p. 268

173 MARLER J., op. cit., pp. 96-97

174 La cultura kurgan, che è stata ipotizzata e ricostruita sulla base di un lessico protoindoeuropeo e confermata

da studi di linguistica indoeuropea e di archeologia. Cfr. GIMBUTAS M., Kurgan. Le origini della cultura

europea, Medusa, 2010

175 MARLER J., op. cit., p. 280

44 Tra le società gilaniche scomparse a seguito di dette invasioni si possono annoverare, anzitutto, come ricorda Riane Eisler178, quella minoica dell’antica Creta, antecedente il dominio degli Achei179, e quella di Vinca (città sita a circa a venti chilometri ad est dell’attuale Belgrado).

Tra gli esempi di antiche società mutuali si può, forse, includere anche la civiltà di Cucuteni-Trypillia, alla quale nel 2008 è stata dedicata una mostra a Roma. Nella documentazione relativa, infatti, si legge:

Non vi erano differenze tra le varie tipologie abitative. Dunque non è possibile stabilire quali case appartenessero a persone ricche e quali a persone povere. […] Pertanto non è possibile parlare di ineguaglianza sociale […] come non si può sostenere che esistesse una categoria di guerrieri, in quanto la maggior parte degli abitanti era dedito all’agricoltura. […] L’abbondanza di statuine antropomorfe femminili e la parallela scarsità di sculture a soggetto maschile sembra suggerire l’importanza del ruolo delle donne all’interno di queste comunità180.

Le società a base gilanica e prive di violenza di genere, tuttavia, come già affermato in precedenza, non si sono estinte ovunque: in alcune zone continuano ad esistere. Nel saggio Ginocidio. La violenza contro le donne nell’era globale, infatti, Daniela Danna afferma che tuttora in quasi tutti i continenti «esiste una minoranza di società prestatuali in cui i rapporti tra uomini e donne non seguono il copione dell’aggressione maschile contro le femmine: non vi è alcuna violenza ginocida, non vi sono maltrattamenti o stupri, né fra estranei né all’interno della coppia»181.

Queste società hanno in comune alcune caratteristiche, rilevate dall’antropologo David Levinson in uno studio del 1989182. Tra queste ricordiamo:

 monogamia sia maschile, sia femminile;

 eguaglianza economica (che Danna definisce «controllo femminile su una parte equa delle risorse familiari»183);

177 Citato in MARLER J., op. cit., p. 102

178 EISLER R., Il calice e la spada... cit., cap. 8. Si veda anche quanto riferito da Marija Gimbutas in GIMBUTAS

M., Le dee viventi, cit. , pp. 189-212, e GIMBUTAS M., Il linguaggio… cit., p. 321

179 I reperti rinvenuti nella città di Cnosso, quali ceramiche, sculture e affreschi, dimostrerebbero, secondo Eisler,

che l’isola godeva di un buon sviluppo economico in moltissimi ambiti e che i suoi abitanti, donne incluse, godevano di libertà e autonomia.

180 Cucuteni-Trypillia: una grande civiltà dell'Antica Europa, catalogo della mostra (Roma, Palazzo della

Cancelleria, 16 settembre - 31 ottobre 2008), Cucuteni Pentru Mileniul III Foundation, Bucarest, 2008, p. 40

181 DANNA D., op. cit., p. 23

182 In questo studio egli mise a confronto un campione di novanta società e notò che in quindici di esse il tasso di

45  eguaglianza tra uomini e donne nella libertà sessuale prematrimoniale;

 pari diritto di divorzio per entrambi i sessi, ma pochi divorzi effettivi184;

 la crescita e l’educazione dei figli sono condivisi con persone esterne alla coppia.

Appartengono a questo tipo di società, ad esempio, il popolo dei Wape della Nuova Guinea, i quali non ammettono alcuna manifestazione di violenza, sia o non sia rivolta specificamente sulle donne: fin dall’infanzia i bambini vengono educati al fatto che l’aggressività è imbarazzante e priva di ricompense, pertanto quando si arrabbiano vengono lasciati soli finché non si calmano185. Tra i Wape le differenze tra uomo e donna, che ben si esprimono nel vestiario e nella divisione del lavoro, non «polarizzano i sessi»186.

Anche tra i Nagovisi, altro popolo della Nuova Guinea, la violenza di genere, e quella coniugale in particolare, è quasi completamente assente, ma non del tutto sconosciuta. Essi non educano i bambini come fanno i Wape, ma ricorrono all’«interposizione attiva dei vicini»187.

Altra popolazione in cui la violenza sulle donne è quasi inesistente, nonostante i due sessi siano comunque nettamente tenuti distinti188, è quello dei Gerai dell’isola di Kalimantan (Indonesia). Per i Gerai, ad esempio, è del tutto inconcepibile l’idea di stupro, che essi ritengono possa portare gravi calamità sull’intero gruppo sociale.

Infine, si possono ricordare i Mayotte, società musulmana dell’arcipelago delle Comore, che non concepiscono gli abusi domestici e le violenze sessuali189: trovano scorretto aggredire fisicamente il coniuge, sia esso maschio o femmina, e permettono la completa autonomia sessuale degli adulti di ambo i sessi.

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