IV. PROSPETTIVA COMPARATA: IL REGNO UNITO
4. T ALUNE NOTAZIONI SULLE IMPERFEZIONI DEL UK S TEWARDSHIP C ODE
4.1. La “softness” del Code
Il UK Stewardship Code è un codice di best practice, composto da disposizioni di “soft law”309, la cui efficacia deriva dalle relative previsioni di “comply or
explain” .310
È, pertanto, ravvisabile una criticità nella portata, in termini di efficacia, che complessivamente può avere il Code medesimo, in ragione della propria natura.
In quanto regolazione di soft law che incoraggia e raccomanda ma non impone di conformarsi al set di Principle e la cui osservanza dipende dall’approccio “comply or explain”, può risultare altamente improbabile che
L’espressione soft law nasce al principio degli anni ’70 nell’ambito della dottrina
309
internazionalistica, di matrice anglosassone, per indicare un fenomeno di regolazione connotato dalla produzione di atti, lato sensu normativi, accomunati – in negativo – dalla mancanza di efficacia direttamente vincolante, efficacia che generalmente accompagna la generalità delle norme giuridiche. La progressiva utilizzazione, anche in ambiti diversi da quello internazionalistico (in particolare, diritto dell’Unione europea o singoli diritti nazionali), ha portato a identificare il soft law, in contrapposizione agli atti di hard law, come una categoria residuale. In proposito, giova segnalare che, relativamente alla mancanza del carattere autoritativo degli strumenti di soft law, sono ravvisabili due linee di pensiero: taluni autori interpretano tale caratteristica con riferimento agli effetti, non immediatamente vincolanti; tal altri interpretano la carenza in parola con riferimento al loro iter di adozione, caratterizzato dall’intervento degli stessi soggetti regolati, come “protagonisti del processo di normazione”. In ogni caso, entrambe le teorie mettono in luce la natura consensuale del fenomeno. Negli ultimi anni, tale espressione è utilizzata per riferirsi ai codici di autoregolamentazione: in mancanza di una efficacia vincolante diretta,la garanzia dell’osservanza delle norme di soft law, che producono efficacia solo inter partes, si basa di
norma sulla autorevolezza del soggetto che le ha emanate e, quindi, sulla loro forza persuasiva. Tali norme non danno luogo a situazioni giuridiche soggettive direttamente
tutelabili in sede giurisdizionale, fermo restando che comunque il giudice possa tenerne
conto. Per un approfondimento sul dibattito soft law versus hard law, si segnalano, in proposito, P. COSTANZO, Hard law e soft law: il senso di una distrazione, in P. C OSTANZO, L. MEZZETTI, A. R UGGIERI, Lineamenti di diritto costituzionale dell’Unione europea, Torino, 2006,
262; E. MOSTACCI, La soft law nel sistema delle fonti: uno studio comparato, 2008, London, p. 3 ss.; R. V. A GUILERA, M. G OYER, L. R. K ABBACH-CASTRO, Regulation and Comparative Corporate
Governance, in M. W RIGHT, D. S. S IEGEL, K. KEASEY, I. FILATOTCHEV, Handbook of Corporate
Governance, Oxford, p. 22-28.
I. H-Y CHIU, op. cit., p. 392.
gli investitori istituzionali mostrino immediatamente risultati in termini di
compliance e cambiamenti visibili nelle proprie pratiche correnti.
Ciò deriva parzialmente dalla circostanza per cui la “softness” della normazione presenta in sé stessa una serie di carenze e vizi.
L’approccio “comply or explain” è stato per primo adottato nel 1992 dal Cadbury Report.
Con una tradizione di circa 20 anni nel panorama societario del Regno Unito, esso ha certamente raggiunto apprezzabili risultati in relazione alla
compliance a set di principi standard, mantenendo la giusta flessibilità in un
contesto caratterizzato da una grande diversificazione del panorama societario ; ciononostante, ha posto una serie di problematiche con 311 riferimento alla sua efficacia e utilità.
L’esperienza che deriva dal Corporate Governance Code e dal relativo approccio “comply or explain” ha, infatti, già mostrato una criticità duplice: da una parte, sebbene le società in alcune regioni con grande impegno tendono a
Si faccia riferimento, in proposito, a O. H ART, Corporate Governance: Some Theory And 311
Implications, 1995, in The Economic Journal 678; R. KRAAKMAN, J. ARMOUR, P. DAVIES, L. ENRIQUES, H. B. HANSMANN, G. HERTIG, K. J. HOPR, H. KANDA, E. B. ROCK, The Anatomy Of
conformarvi , anche nel caso in cui esse dichiarino di conformarsi, il livello 312 reale di compliance è discutibile in quanto la mera dichiarazione non sempre corrisponde alla realtà dei fatti . 313
Dall’altro lato, quando le società utilizzano la parte esplicativa del principio al fine di spiegare le ragioni della non-compliance, esse tendono a dare una motivazione superficiale e frettolosa che prova l’inutilità per gli investitori, dal momento che essi hanno mancato di raggiungere il necessario grado di trasparenza e informativa .314
Al fine di enfatizzare l’importanza dell’approccio “comply or explain” per il successo del UK Stewardship Code, il Financial Reporting Council ha dedicato una sezione separata a tale tema, nella versione rivista del 2012.
Ai sensi della UK annual review, il 50% delle società dichiara la piena compliance con il UK
312
Corporate Governance Code e il restante 50% che ha dichiarato la non-compliance ha difficoltà
nel conformarsi con una o due raccomandazioni del Code. Nel complesso, pertanto, il livello di compliance con le raccomandazioni del Code raggiunge il 96% che è obiettivamente una percentuale soddisfacente. Al riguardo, G. T HORNTON, Corporate Governance Review 2011, A
changing climate: Fresh challenges ahead, 2011, reperibile al seguente indirizzo http:// www.grant-thornton.co.uk/pdf/corporate-governance.pdf. In ogni caso, si segnala che, soprattutto nelle regioni in cui il livello di compliance è particolarmente basso, si registrano segnali di miglioramento; per una overview, si faccia riferimento a RISKMETRICS GROUP, Study
on Monitoring and Enforcement Practices in Corporate Governance in the Member States, 2009, al
seguente indirizzo web http://ec.europa.eu/internal market/company/docs/ecgforum/ studies/comply-or-explain-090923_en.pdf; S. ARCOT, V. G. BRUNO, One Size Does Not Fit All,
After All: Evidence from Corporate Governance, 1st Annual Conference on Empirical Legal
Studies, January 2007.
D. F. LARCKER, B. TAYAN, Seven Myths of Corporate Governance, Rock Center for Corporate
313
Governance at Stanford University Closer Look Series: Topics, Issues and Controversies in Corporate Governance CGRP-16, 2011.
J. A. MCCAHERY, E. M. VERMEULEN, The Role of Corporate Governance Reform and 314
Enforcement in the Netherlands, in M. T ISON, H. DE WULF, C. VAN DER ELST, R. STEENNOT,
Perspectives in Company Law and Financial Regulation, Cambridge, 2009, Cambridge University
A partire da un richiamo alla funzione basilare di tale approccio, come era nella prima versione, la nuova versione del Code315 precisa, altresì, che coloro che sottoscrivono il Code sono chiamati, alternativamente, a rispettare i
Principles del UK Stewardship Code o divulgare il non rispetto.
Nel soprarichiamato ultimo caso in cui essi decidano di non conformarsi a uno dei principi ovvero di non aderire all’approccio adottato dalle guideline in ciascuno dei principi, è richiesto che essi forniscano contestualmente una “esaustiva spiegazione” delle ragioni giustificatrici sottostanti alla propria non-compliance.
Il concetto di “esaustiva spiegazione” è stato introdotto nell’approccio “comply or explain” in tempi abbastanza recenti per fornire allo stesso un più chiaro fondamento logico .316
In casi di non conformità è, infatti, essenziale fornire non una mera spiegazione ma una significativa spiegazione, in modo che i lettori possano valutare la dichiarazione e comprendere l'approccio adottato con riferimento al concetto di stewardship.
Per quanto riguarda il concetto di “spiegazione significativa” in quanto tale, il documento di consultazione del Financial Reporting Council ha individuato tre criteri: in primo luogo, la spiegazione dovrebbe fornire il contesto e il
Si veda FINANCIAL REPORTING COUNCIL, The UK Stewardship Code, op. cit., par. 3 della sez. 315
“Comply or Explain”.
Sembra interessante segnalare, in proposito, che il Financial Reporting Council ha lanciato
316
nel febbraio 2012 una consultazione aperta in merito alla nozione di “esaustiva spiegazione”. Si vedano, in proposito, FINANCIAL REPORTING COUNCIL, Revisions to the UK Corporate
Governance Code and Guidance on Audit Committees – Consultation document, 2012, reperibile
a l l ’ i n d i r i z z o h t t p s : / / w w w . f r c . o r g . u k / g e t a t t a c h m e n t / 4794e206-50a7-45d1-815c-7393046fef33/Consultation-Document-revisions-to-the-UK-
Corporat.aspx; FINANCIAL REPORTING COUNCIL, What Constitutes an Explanation under
"Comply or Explain?" Report of discussions between companies and investors, 2012, disponibile su http://www.frc.org.uk/getattachment/590dd6la-d3bl-4a2e-a214-90f17453fa24/
background storico; in secondo luogo, dovrebbe fornire un argomento
convincente per la soluzione adottata dalla società e, inoltre, analizzare eventuali azioni di mitigazione che sono state poste in essere al fine di risolvere eventuali rischi aggiuntivi e di garantire un certo livello di
compliance alle disposizioni del Code; in terzo luogo, la società dovrebbe
spiegare se ciascuna deviazione dai principi è stata limitata nel tempo e, in caso positivo, quando intende iniziare nuovamente a rispettare le disposizioni del Code.
Sembra ragionevole ritenere che i descritti tre criteri possano essere facilmente ed efficacemente adottati al fine di assicurare che le società si impegnino a spiegare analiticamente le motivazioni della non-compliance, in modo che i lettori delle relative dichiarazioni siano in grado di comprendere le ragioni della scelta di non conformità.