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non un sol uomo.

Nel documento Fogli. Scritture per l'architettura (pagine 191-200)

Po Chu’i, Vedendo in distanza il monte Chung-nan

Non secondo il tempo

Il Museo di Storia noto anche come il Museo Yinzhou sorge, pesante come una montagna, in una zona di recen- te espansione a Ningbo, città nella provincia di Zhejiang, distretto di Yinzhou, nella Cina meridionale. Commissio- nato nel 2003 l’edificio è stato inaugurato il 5 dicembre 2008 dopo due anni di lavori. Su un vasto lotto di 45.000 metri quadri l’edificio ospita numerose testimonianze e reperti di storia della regione — dalla lontana cultura He- mudu alla contemporaneità — su una superficie com- plessiva di 60 mu — circa 303.250 metri quadri1.

Amateur Archiecture Studio ha firmato l’opera; l’atelier, con sede nell’antica capitale Hangzhou, è stato fondato nel 1997 da Wang Shu e sua moglie Lu Wenyu. Wang Shu — nato nel 1963 a Urumqi nella provincia occiden- tale dello Xinjiang — ha studiato al Nanjing Institute of Technology e nel 2000 ha conseguito il Ph.D. presso la prestigiosa Tonji University di Shangai. Nel 2012 Wang Shu è stato il primo architetto cinese a vincere il Pritzker Architecture Prize2. Osservata a posteriori l’educazione

1 Cfr. http://www.nbmuseum.cn/en/index.asp (ultimo accesso: 10/2015). 2 Il premio, fondato a Chicago nel 1979 da Jay A. Pritzker e sua moglie

fondante per questo autore non accade tuttavia nelle au- le delle accademie quanto nei cantieri assiduamente fre- quentati per un lungo periodo in qualità di operaio, in più luoghi e condizioni. Un vigile abbandono alle pratiche ereditate — la graduale conoscenza e confidenza delle prassi anonime e spartite che la tradizione ha selezionato e codificato — compiuta in quegli stessi anni, i Novanta, in cui la Cina conosce i più radicali rivolgimenti degli as- setti urbani secondo paradigmi conoscitivi e apparati valo- riali del tutto eteronomi. Newness, craziness, bigness, we- sternness: un lessico della globalizzazione in definitiva ba- nale, anodino, senza sedimento:

A good architect should have a thorough experience of the society he comes from. Between 1990 and 2000 I had no commissions, and I did not want a government or acade- mic position either. I just wanted to work with craftsmen, gain experience on the ground and take no responsibility for the design — only for the construction. So I worked in the lowest levels of our society. Every day I worked at buil- ding sites from eight in the morning until midnight. Whi- le working and eating with the craftsmen, I started to won- der what had happened to our experience of tradition. Gra- dually, I gained confidence while learning everything about construction methods. Continuity is very important in my opinion. Tradition is continuity. During those years I began studying the history of art in Europe, India, Africa and Ame- rica; as well as philosophy, movies and contemporary art — a practice I continue today. I believe in starting with a broad vision and condensing it to fit the local situation3.

no segnalazione l’Architecture Art Award of China (2003), Lu-Ban Prize (2009), lo Schelling Architecture Prize (2010), la Grande Médaille d’Or (2011). Si potrebbe eccepire che già nel 1983 la Hyatt Foundation laureò un autore nato a Guangzhou; tuttavia, sia per apprendistato che per cul- tura professionale, valutiamo I. M. Pei sostanzialmente riconducibile al milieu nordamericano.

L’urgenza e inattualità delle indagini dell’atelier di Wang Shu — sulle memorie collettive, sulle sintassi composi- tive, sui procedimenti artigianali — possono essere com- prese solo se profilate sullo sfondo dei processi economi- ci promossi dalla riforma di Deng Xiaoping sul finire de- gli anni Settanta del Novecento e dal consistente quan- to rapido neourbanesimo da esse derivato. Una migrazio- ne dalle zone rurali verso le enclaves industriali — factory towns — e dei servizi che ha coinvolto una popolazione di oltre 400 milioni di individui. Esemplare il caso di She¯nz- hèn, una delle cinque Special Economic Zones (SEZs): un insieme di villaggi di pescatori con poco più di 30.000 abitanti sul finire del Novecento, oggi generic city di ol- tre 12 milioni di cittadini (Danish Architecture Centre, 2006; Worldwatch Institute Report, 2006). Uno scenario che sembra confermato se avranno corso i recenti piani che prevedono un ulteriore inurbamento nei prossimi do- dici anni come risposta alla crisi economica in atto4. Ine-

dito, infine, lo stesso modello di sviluppo adottato, il cui taglio non può essere riferibile a quello che determinò l’assetto della città socialista novecentesca di matrice so- vietica: le liberalizzazioni hanno prodotto non solo feno- meni di incremento e crescita abnormi, bensì hanno in- vestito direttamente le parti di tessuto edilizio consolidato in precedenza raramente coinvolte nelle azioni di rinno- 2008, http://movingcities.org/interviews/local-hero-an-interview-with- wang-shu/ (ultimo accesso: 10/2015), first published in Mark Magazine, 9, (July-August 07).

4 Ian Johnson, China’s Great Uprooting: Moving 250 Million In-

to Cities, «New York Times», 15 giugno 2013, http://www.nytimes. com/2013/06/16/world/asia/chinas-great-uprooting-moving-250-mil- lion-into-cities.html?pagewanted=all&_r=0 (ultimo accesso: 10/2015).

vamento. Dunque non solo borghi irriconoscibili rispet- to alle primitive perimetrazioni, ma città ridotte a passive e disponibili “perfect blank canvas”, secondo un bilancio di Zaha Hadid divenuto poi noto nella pubblicistica non solo di settore — da pianificazioni che hanno promosso la completa demolizione degli stessi quartieri centrali:

In the past twenty five years, [China] did an incredible thing […]. One country with three to five thousand years of history, with such rich cultural and traditional things […] made a big decision to demolish it. Ninety percent, just in the past twenty-five years. They do this and then build so- me new things; they copy from all over the world […]. It’s the professional urban planner and architect who did this disaster. They do this with the government together. And so I think maybe we need another kind of architect5.

Experimental Regionalism

Lo screziato panorama dell’architettura cinese — a parti- re almeno dagli anni Novanta del secolo scorso — è sta- to variamente classificato e ordinato dalla letteratura cri- tica. Recuperando la nozione framptoniana di Criti- cal Regionalism Jianfei Zhu propone di parlare di Criti- cal Experimental Regionalism (per autori quali: Yung Ho Chang, Liu Jiakun, Ai Wei Wei, Ma Qing Yun) o Ratio- nal Abstract Regionalism (Feng Jizhong, Zhang Yufeng, Li Chengde)6.

Wang Shu appartiene a una generazione di intellettuali e architetti — tra i quali Wu Xuefu, Communications Uni- versity of China, Peng Peikeng, Tsinghua University, Liu

5 Wang Shu, Geometry and Narrative of Natural Form, Kenzo Tange Lectu-

re, Harvard University Graduate School of Design, Cambridge 2011.

6 Jianfei Zhu, Architecture of Modern China. A historical critique, Routle-

Xiaodu, Urbanus Architects, Li Xiaodong, L. X. Atelier — che pone con decisione il problema della molteplice, plu- rale eredità spirituale della Cina, quale terreno fecondo, lascito prezioso su cui fondare le scelte, poiché “a lost tra- dition means a lost future”7; è il conflitto, ormai generaliz-

zato e pervasivo, tra flussi e luoghi, tra il capitale ubiqui- tario della finanza e le irriducibili materialità situate, tra le strategie indifferenti a ogni condizionamento spaziale e le ricerche sull’esatta misura, quale strumento di control- lo e adesione alle occorrenze specifiche mai riproducibi- li, yin di zhi yi.

My starting point is always the site, I need to understand about the life, the people, the weather […]. I know so- mething existed before me — my buildings come from so- mewhere […] other architects spoke about space. I talk about typology and prototype; the prototype relates to memory8.

Una riflessione critica dettata anche da ragioni di ordine economico valutati gli investimenti sostenuti per i land- mark buildings prodotti dalle stararchitets quali la CCTV Tower a Beijing di Rem Koolhaas costata cinque miliardi di yuan ($783.80 million). Amateur Architecture Studio è sigla che segnala questa contrapposizione, primo gesto di opposizione manifesta nei confronti della prassi professio- nale dominante. Amateur è termine europeo: slittandone i significati in oriente otterremmo la figura del letterato — wenren, 文人, intellettuale, uomo di cultura — sovente ri- chiamata dal Nostro nella versione del letterato pittore9:

7 Wang Shu, To Build a Diverse World Following the Natural Way, Lectu-

re presso UCLA University of California Los Angeles, 29 febbraio 2012.

8 Cfr. http://www.designboom.com/architecture/wang-shu-wins-the-

2012-pritzker-prize/ (ultimo accesso: 10/2015).

I always think of myself firstly as a member of the Literati; and secondly, it was almost accident that I’ve learned to do architecture. From this perspective, the way I see things is differently from most other architects10.

Deriva da ciò la stessa organizzazione dell’atelier, inteso dai coniugi Wang quale punto di incontro e di scambio reciproco di esperienze e saperi tra studenti, operai, capo- mastri, architetti.

Il Ningbo History Museum è opera paradigmatica che sal- da tra loro ricerca espressiva, sperimentazioni tettoniche, sapienze artigianali storicizzate nella loro particolarità e contingenza. Il museo si offre come un massiccio bloc- co isolato steso secondo l’asse nord-sud in un quartiere di nuova pianificazione; le funzioni preminenti sono state distribuite su tre livelli — oltre ricavare un ulteriore pia- no per le attività secondarie e di servizio. Al piano nobile si dispongono le tre gallerie di arte antica mentre al piano terra, a ridosso del salone di ingresso, due vasti ambienti sono dedicati alle esposizioni temporanee (special exhibi- tion). Le aree pubbliche sono incardinate a una vasta hall, che in una sua parte si sviluppa a tutta altezza, e servite da un articolato sistema di percorsi verticali e orizzonta- li tali da determinare un labirinto di sentieri11. Osservare

le prime viste assonometriche di studio aiuta a compren- dere l’enfasi riposta sulle giunture, sulle morfologie del-

Wang Shu: in the Context of the Revival and Development of Chinese Li- terati Architectural Tradition, in «Architectural Journal» n. 5, 2012.

10 Yang Lan, Yang Lan — one on one — Wang Shu: The Reflection of Ar-

chitecture, Chinese Network Television (CNTV) 2012; cfr. http://www. masterplanningthefuture.org/?p=1390 (ultimo accesso: 10/2015).

11 Wang Shu & Lu Wenyu, Ningbo History Museum, «GA Document», n.

le connessioni, sui luoghi di transito e passaggio che sono il carattere più riconoscibile di questo interno. Nei suoi tracciati iniziali e nei suoi schematici assetti il Ningbo Hi- story Museum può essere concepito come il dipanarsi di una medesima linea, o l’aggregarsi di tre blocchi vicen- devolmente interrelati: quasi un gomitolo srotolato e im- mobilizzato in un motivo a cornice greca. E comunque domina tra questi disegni una totalizzante vivacità plasti- ca ottenuta per mezzo di asportazioni, linee fuori piom- bo, falde inclinate, disallineamenti volumetrici, ineguali quote di gronda. Un abaco di soluzioni orientate a tradur- re un’idea, una suggestione di movimento, di evoluzione, una “continuity and integration of the lively rhythms” (una digressione: Il libro da cui è presa quest’ultima citazione contiene una collezione dei disegni dell’autore tratti da fogli e taccuini di lavoro riprodotti alla scala reale. Tra le valutazioni possibili qui vogliamo sottolineare come il di- segno manuale debba essere considerato quale esito di un esercizio capace di mantenere una fluidità e una proces- sualità, una sincronia e una convergenza, tra mente e ma- no, tra mano e matita: un oscillare continuo, ripetuto e privo di ostacoli, che sembra riprodurre le alternanze tra il senza-forma, wu xing, e il figurato, you xiang:

from my point of view, the hand directly connects the feelin- gs in my inner world and my body […] but a computer is a way of drawing what the human brain commands it to draw; while with the pencil, it is my whole body that commands my hand to draw12).

12 Wang Shu, Memories, Dream, Time in Id., Imagining The House, Lars

Seppure la stesura planimetrica finale sia perfettamente ancorata a una sintassi compositiva di nove moduli per quattro — il sistema osseo13 del comporre, il suo sotter-

raneo ku —, lo scorrere dei visitatori, il loro attraversare questi spazi di giunzione, serberà sempre l’eco di un libe- ro peregrinare, di un’immersione in un paesaggio mute- vole e cangiante, incerto tra l’oggetto artificiale e l’epifa- nia naturale. Resta da specificare che la consegna del di- segno all’alternarsi di sequenze, al suo disporsi attraverso ritmate successioni poco spartisce con l’elogio, occidenta- le e primo-novecentesco, del cinematico, del dinamico, del veloce; così come del tutto assente qualsivoglia alle- goresi di stampo industriale o macchinista o, per risolversi nel contemporaneo, nessun rimando all’universo del di- gitale. Molto più opportuno rimanere nel solco del sape- re orientale e richiamare il primo dei sei principi, liu fa, della pittura eccellente così come furono stabiliti alla fi- ne del V secolo d.C. dal pittore e critico d’arte Hsieh Ho (Qi Meridionali, 479-502): ch’i-yün shȇng-tung, “risonan- za dello spirito e movimento di vita” o, nella lettura meno letterale di Okakura “il movimento vitale dello spirito nel ritmo delle cose”14.

13 “la frase dipende dal suo ku così come il corpo è mantenuto eretto dal

suo scheletro”, è detto nel Wen-hsin tiao-lung (“The Literary Mind and the Carving of Dragons”), un testo di critica letteraria del VI secolo a fir- ma di Liu Hsieh (del trattato esiste una versione italiana: Liu Xie, Il tesoro delle lettere: un intaglio di draghi, trad. it. dal cinese e cura di A. Lavagni- no, Luni editrice, Milano 1995).

14 Il Ku hua p’in lu, “Critica delle pitture antiche”, con le sue Sei Leg-

gi in prefazione, è una delle prime prove pervenutaci di una sistematica teoria dell’arte e ha goduto di una grande fortuna e una lunga esegesi; il principio cardine, nella sua oscura concisione oracolare di quattro carat- teri, è stato variamente tradotto: H. A. Giles: “Rhythmic vitality”, F. Hir- th: “Spiritual element, life’s motion”, R. Petrucci: “La révolution de l’esprit

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