• Non ci sono risultati.

Come sono sorte le città del sub Sahara – dai primi insediamenti al fenomeno urbano

2.1. GENESI DELLA CITTA’ SUB SAHARIANA

2.1.1. Come sono sorte le città del sub Sahara – dai primi insediamenti al fenomeno urbano

“Esistevano città nell’Africa   a   sud   del   Sahara   prima   dell’arrivo  degli  europei?  La  risposta  che  viene  data  è  per   lo  più  positiva.” (P.ROSSI 2001)

Nell'Africa sub sahariana l'individuazione di agglomerati urbani e di formazioni statali precoloniali viene generalmente affidata più all'etnostoria e alle tradizioni orali che ai risultati di campagne archeologiche; ciò non soltanto a causa della frammentarietà degli scavi, che hanno privilegiato alcune zone escludendone altre, ma anche delle difficoltà politiche ed economiche che, soprattutto a partire dagli anni Settanta, hanno fortemente limitato le ricerche sul campo.

I siti indagati sono stati in prevalenza quelli che offrivano evidenze archeologiche più facilmente riconoscibili, quali vestigia in pietra o in laterizio; sono anche stati ritrovati resti diversi, Rubaga, ad esempio, capitale del Buganda, riprodotta in un disegno da H.M. Stanley del 1875 e annoverata da R.P. Ashe nel 1889 tra le maggiori città africane, era interamente costruita d'erba, legno e altri materiali organici e inoltre veniva spostata alla morte del locale sovrano per essere ricostruita altrove.

L'archeologia urbana nell'Africa sub sahariana è ai suoi primi passi, pertanto la nostra conoscenza dell'impianto

45 spaziale e funzionale delle città antiche in questa parte

del continente è ancora molto frammentaria. Scavi abbastanza estesi sono stati comunque condotti in insediamenti urbani in Eritrea, Etiopia, Kenya, Tanzania, Zimbabwe e Mali; le evidenze raccolte attestano che essi avevano caratteristiche diverse nelle singole regioni e rispecchiavano le tradizioni culturali di ciascuna popolazione.

Indagini archeologiche di rilievo mancano purtroppo per la vasta area che comprende Congo, Angola, Zambia, Ruanda, Burundi e Uganda, laddove le fonti storiche citano grandi agglomerati urbani fortemente consolidati già nel XVI secolo. Ricordiamo solo la pianta di Loango, in Congo, riprodotta da O. Dapper nel 1686 che, al di là di possibili approssimazioni e licenze artistiche, ne testimonia la notevole dimensione e organizzazione; o ancora Mbanza Kongo, oggi São Salvador in Angola settentrionale, descritta nel 1591 da F. Pigafetta sulla base dei racconti di D. Lopes, la cui popolazione venne stimata da Leone Africano attorno a 100.000 unità. Non si nega quindi che un rapporto tra Africa e città ci sia sempre esistito, ma il problema è sempre stato quello di chiarine il modello. In effetti non si può stabilire e rilevare un fenomeno di urbanesimo tradizionale, non si può apportare una teoria generale riguardante la città africana, non esiste un modello precostituito; questo è dovuto, come si diceva in precedenza, alla varietà di popoli e usanze presenti nel continente.

Ad esempio, sono degli agglomerati para – urbani e di centralizzazione del potere che si rivelano imparentate Figura 2 _ Loango, Congo, O. Dapper 1686

46 con il concetto di città. Questi erano insediamenti mobili

che sorgevano dove il sovrano era nato e cresciuto, molto spesso si trattava di un villaggio di una cinquantina di capanne abitate dalle mogli del re e dai mandriani suoi seguaci.

L’imponenza  della  città,  la  sua  grandezza,  non  costituiva   un ostacolo al suo essere nomade; la capitale errante veniva ricostruita sulla base di un modello unico, che si ripeteva continuamente. Un esempio è la capitala Lunda, costruita e ricostruita su un modello zoomorfico, che permetteva di avere una città mobile perché facile da ricostruire.

La capitale nasce e muore con il sovrano, il quale in alcuni casi sceglie il luogo dove costruirla. Con la sua morte finisce anche la città. Quando il re muore, infatti, il suo corpo viene trasferito e portato nella campagna, la sua tomba diventa un luogo fisso, stabile, contrapposto invece alla mobilità della città, alla mancanza di radici territoriali, poiché legata alla vita di un re e quindi sottoposta a vivere nel presente. Quando la capitale si stabilizza tende ad assumere il volto di città. Le rovine di pietra in Zimbabwe, costituiscono una testimonianza della presenza di un palazzo reale e quindi della stabilizzazione di un centro di potere in connessione con lo sviluppo di tradizioni artigianali: muratori, orefici, vasai, scultori, e intagliatori. In Congo, come è stato scritto, sono stati ritrovati resti di mura perimetrali di quella  che  diventerà  la  capitale  dell’Angola,  Sao  Salvador.   Un altro esempio è la Nigeria, dove si trovavano gli Yoruba, una delle etnie  più  urbanizzate  dell’Africa  pre  –

47 coloniale. Tra gli Yoruba, la città non è il prodotto di un

dominio straniero, ma affonda le sue radici nella tradizione di questo popolo. Gli abitanti della città sono per lo più contadini che adottano una forma di pendolarismo nei confronti della campagna, gli abitanti si sentono fortemente legati alla città, che considerano la loro vera casa, un punto di riferimento costante per le attività  economiche,  sociali  e  rituali.  Nella  città  c’è  la  vera   casa anche di coloro che abitano nelle campagne, perché nella   città   c’è   il   recinto   del   proprio   lignaggio,   cioè   quel   complesso di case racchiuse e raggruppate entro un muro di cinta che gli Yoruba chiamano agabole e gli inglesi chiamarono compound. Le citta degli Yoruba sono agglomerati di agabole, la città di questo popolo appartiene   a   tutti,   non   vi   è   un   un’istituzione   imposta   dall’alto. I vari compound sono specializzati in determinati lavori artigianali come per esempio la lavorazione del ferro. Gli agabole sono poi organizzati in quartieri, veri e propri enti politici economici e giuridici, rappresentano il centro del potere. La città degli Yoruba non si determina quindi come la manifestazione di un unico  potere  ma  come  piuttosto  un’area  di  competizione.   Caso emblematico è la città di Oyo, la cui esistenza è contrassegnata da un sovrano, il tipico re divino che vive nascosto  nel  suo  palazzo  posto  su  un’altura  in  modo  da   dominare i compounds e i quartieri della città, recintato da  un  alto  muro.  L’organizzazione  gerarchica  dei quartieri posti  attorno  al  palazzo  rispondeva  a  quella  dell’esercito.   I  funzionari  dell’esercito  infatti  erano  i  capi  dei  quartieri   cittadini.

48 Un altro esempio di città pre – coloniale è la città di

Kumasi   fondata   all’inizio   del   1700.   La   città   era   inizialmente la capitale del Ghana, oggi è la seconda città del paese. Era costituita da settantasette quartieri ciascuno contraddistinto da un proprio nome, i quali circondavano il palazzo a forma di labirinto dove risiedeva il re. Attorno alla capitale vi erano altri centri, città o domini di clan confederati. Una struttura policentrica che era collegata alla capitale attraverso una rete di strade. Le città satelliti erano autonome per quanto riguarda l’economia,  la  giustizia,  l’organizzazione  militare  e  rituale. Parti della città, tra cui la sede del palazzo reale, furono distrutte dalle truppe inglesi nel 1896.

Tutte le città africane si sono comunque sempre fondate sul commercio, poste lungo importanti vie di comunicazione o snodi commerciali, le reti commerciali sorte   in   Africa   infatti   precedono   l’avvento   dell’islam   e   l’arrivo  dei  coloni  europei.  

Società urbane precoloniali caratterizzate dalla presenza di vasti insediamenti che potevano ospitare fino a 50.000- 100.000 abitanti, come la capitale del regno del Congo nel XV secolo, apparvero nell'Africa tropicale e sub sahariana a partire dalla fine del III millennio a.C. Tuttavia, nelle regioni a sud del Sahara, i siti urbani si diffusero soprattutto a partire dal I millennio a.C. In seguito le regioni maggiormente interessate dal processo di urbanizzazione furono la media valle del Nilo in Nubia, oggi Sudan, l'Altopiano Etiopico in Etiopia e in Eritrea, il Sahel occidentale nel Mali, la costa dell'Africa orientale

49 tra la Somalia e la Tanzania, la foresta tropicale dell'Africa

occidentale in Nigeria e nel Ghana, l'Africa centrale, in particolare l'Uganda e la pubblica Democratica del Congo, e l'altopiano dello Zimbabwe nell'attuale paese. In Nubia una società urbana si formò agli inizi del I millennio a.C. e si affermò tra la metà del I millennio a.C. e la metà del I millennio d.C. Sull'Altopiano Etiopico abitati di tipo sicuramente urbano apparvero nell'Etiopia settentrionale e in Eritrea verso la metà del I millennio a.C. e si consolidarono nel I millennio d.C. Nel Sahel occidentale essi emersero verso la metà del I millennio d.C. Lungo la costa dell'Africa orientale e nella foresta dell'Africa occidentale i più antichi siti urbani risalgono alla fine del I millennio d.C., mentre in Africa centrale essi datano agli inizi del II millennio d.C. Sull'altopiano dello Zimbabwe, infine, insediamenti urbani si svilupparono nella prima metà del II millennio d.C.

“Il   processo   di   urbanizzazione   nell'Africa   sub sahariana presenta caratteristiche peculiari che lo distinguono in parte da quello di altri continenti e particolarmente dall'Europa. Esso è senza dubbio correlato con l'emergere e il diffondersi di società rurali con un'economia di sussistenza basata sulla coltivazione di Graminacee, riso e piante a tubero e con il conseguente incremento demografico delle popolazioni interessate, ma non necessariamente con un processo di progressiva sedentarizzazione.” (R. FATTOVICH, G. ANTONGINI)

50 Al contrario, l'ampia diffusione di forme di agricoltura

seminomade, con il disboscamento delle aree coltivabili mediante incendi e la loro coltivazione per un periodo limitato di tempo, ha fatto sì che gli insediamenti stessi subissero spostamenti anche nel giro di pochi decenni. In alcuni casi, come ad esempio tra le popolazioni di allevatori seminomadi dell'Eritrea e del Sudan orientale, grandi accampamenti o villaggi che assolvevano tutte le funzioni di un centro urbano, residenza del capo, amministrazione e commercio, posti ai terminali delle vie di transumanza, potevano essere abbandonati e riutilizzati stagionalmente. A differenza della popolazione delle città occidentali, la maggior parte di quella dei centri urbani africani era dedita all'agricoltura e all'allevamento, praticati nell'area immediatamente circostante l'insediamento, e solo una piccola parte svolgeva attività specializzate, quali l'artigianato e il commercio.

“Non  vi  era  pertanto  una  netta  dicotomia  tra  cittadini  e   popolazione rurale. La popolazione urbana inoltre era spesso organizzata in base a rapporti di parentela, piuttosto che secondo fattori di interdipendenza funzionale.” (R. FATTOVICH, G. ANTONGINI)

Elementi distintivi degli insediamenti urbani erano la centralità nell'assetto del territorio, il loro ruolo politico- amministrativo e spesso quello cerimoniale. Come in altri continenti, comunque, anche nell'Africa sub sahariana lo sviluppo di insediamenti urbani era fortemente correlato con la formazione di società complesse e stati nelle

51 singole regioni. Questo processo era a sua volta legato al

progressivo inserimento di ciascuna regione nei circuiti di interscambio commerciale a lunga distanza. Non a caso, società complesse e stati con insediamenti urbani apparvero in quelle regioni che meglio controllavano il flusso di prodotti, principalmente oro, avorio, pietre preziose e schiavi, dalle regioni interne del continente verso la costa e da qui, in un secondo tempo, verso l'Europa,  l'Asia  e  più  tardi  l’America.

2.1.2. Il ruolo della colonizzazione nella città sub