• Non ci sono risultati.

sostanza organica e fertilità dei suol

Al mantenimento di un adeguato livello di fertilità dei suoli agrari vie- ne dedicata sempre maggior atten- zione anche in Trentino, in seguito al manifestarsi di problemi di stan- chezza del terreno, di deficit vegeto produttivo delle piante e, nei casi più gravi, di moria delle stesse: si è preso atto che la buona dotazione di sostanza organica (So) che ca- ratterizza la maggior parte dei suoli trentini non è garanzia di una suffi- ciente fertilità.

Fra le diverse pratiche agronomiche disponibili per migliorare le carat- teristiche biologiche, fisiche e chi- miche del terreno vi è l’impiego di ammendanti dotati di So di elevata qualità, stabile, umificata e di origi- ne eterogenea. È il caso ad esempio del letame maturato e del compost. Il primo si ottiene da processi bio- logici controllati mediante i quali gli

allevatori hanno la possibilità di tra- sformare, presso la loro azienda e in circa tre mesi, il letame fresco in un ottimo ammendante, ricco di So (70% ss) in parte umificata (carbonio umico e fulvico 10% ss) e azoto or- ganico (95% su N tot.), inodore e più asciutto del materiale di partenza. Tramite accordi di filiera il letame maturo viene messo a disposizio- ne degli utilizzatori a costi concor- renziali garantendo comunque agli allevatori la copertura dei costi di produzione.

Il compost è un ammendante otte- nuto dalla trasformazione biologica controllata di biomasse e rifiuti or- ganici. Da un paio d’anni in Trentino è attivo un impianto che trasforma in compost il “digestato”, ossia il materiale che residua dalla fase di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti urbani da raccol-

andrea cristoforetti daniela Bona

ta differenziata. La qualità dei pro- dotti è mediamente buona, soprat- tutto per quanto riguarda la stabilità della So (indice di respirazione <500

mgo2 kgSV-1 h-1), la dotazione di azo-

to organico (92% su N tot.) e il basso contenuto di umidità, che consente di ridurre notevolmente le dosi ad ettaro a parità di elementi apporta- ti; il costo è poco più che simbolico. Lo studio dei processi di produzio- ne di ammendanti e delle corrette modalità di applicazione si abbina strettamente alle attività di monito- raggio ed analisi della fertilità, chi- mica, fisica, ma soprattutto biologi- ca. La comunità microbica infatti è strettamente correlata alla quantità, ma anche alla qualità della sostan- za organica, ed influisce sui processi

di mineralizzazione e sulla dinami- ca degli elementi nutritivi essenziali per le piante. In definitiva può es- sere considerata come un osserva- torio globale dell’ecosistema suolo. L’approccio scelto è quello di inte- grare l’applicazione di molteplici indicatori di fertilità biologica come la respirazione, l’attività enzimatica, la quantificazione della biomassa microbica e, in futuro, anche la di- namica e la struttura della comunità microbica, con il monitoraggio dei parametri chimico-fisici già utilizzati. Lo scopo finale è migliorare la co- noscenza dello stato di salute del suolo e trasferire queste conoscen- ze in buone pratiche di gestione della So soprattutto in frutticoltura

Uno dei problemi tuttora aperti in molti progetti di digestione anaerobi- ca (DA) riguarda la gestione dei reflui in uscita da tali comparti, al fine di ga- rantire la sostenibilità ambientale del ciclo produttivo. Tali flussi, così come i materiali originari (biomasse), sono caratterizzati da elevate concentra- zioni di nutrienti (N-P-K) e di sostanza organica. Queste caratteristiche li ren- dono idonei all’impiego agronomico anche se, in alcuni contesti territoriali dove l’attività agricola e di allevamen- to è più sviluppata o in zone alpine dove gli equilibri sono più delicati, le emissioni di nutrienti possono altera- re il ciclo naturale dell’azoto causando diversi problemi ambientali, tra i quali eutrofizzazione e inquinamento di fal- de acquifere e corpi idrici.

Con l’entrata in vigore di normative più restrittive (recepimento italiano della comunitaria “Direttiva nitrati” 91/676/CEE) molte zone sono state dichiarate “zone vulnerabili ai nitrati” (ZVN). In tali aree il limite di azoto de- rivante dagli effluenti zootecnici tra- sferibile sul terreno agricolo è fissato in 170 kg N/ettaro/anno. In questi casi l’implementazione di un impianto di DA se da un lato semplifica la gestio- ne degli effluenti zootecnici (riducen- do drasticamente le emissioni olfat- tive e migliorando le caratteristiche agronomiche dei liquami), dall’altro non risolve automaticamente il pro- blema dei nutrienti. Tuttavia, l’otti- mizzazione integrata del processo di

digestione e delle fasi di smaltimento dei carichi azotati a valle presenta no- tevoli potenzialità in termini di soste- nibilità economica (grazie agli introiti derivanti dalla vendita di energia elet- trica rinnovabile) e tecnica (grazie alle sinergie impiantistiche e alla disponi- bilità di energia elettrica e termica). I post-trattamenti del digestato hanno quindi lo scopo principale di ridurre l’azoto in eccesso rispetto a quello agronomicamente utile, che può es- sere distribuito sulle superfici a dispo- sizione delle aziende coinvolte. In questo contesto si inserisce il pro- getto “Biogas in aree alpine: soluzione integrata per l’abbattimento o il recu- pero dei nutrienti nei digestati” finan- ziato dalla Provincia autonoma di Bol- zano, coordinato dal Consorzio Alpi Biogas con la collaborazione scienti- fica della Fondazione Mach (FEM) e dell’Università degli Studi di Trento. Il lavoro consiste nel valutare e speri- mentare alcuni scenari di trattamento del digestato da reflui agricoli e zoo- tecnici finalizzati sia all’abbattimento dei nutrienti, con particolare attenzio- ne al carico azotato e al recupero e ri- utilizzo degli stessi tramite strippaggio dell’ammoniaca. L’impianto monitora- to (Foto 1) è situato a Chiari in provin- cia di Brescia all’interno di una ZVN ai sensi della Direttiva Nitrati.

Lo strippaggio è una tecnica che per- mette, per mezzo di un flusso d’aria, di allontanare l’azoto ammoniacale presente in forma soluta nei liquami o

Progetto Biogas in aree alpine:

Documenti correlati