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SPECIALITA' DELL'ETICA MILITARE

Nel documento La deontologia dei militari (pagine 54-84)

Quando si parla di “comunità militare” o di “ordinamento militare” spesso si fa riferimento ad «una situazione “tipizzata” da norme speciali applicate ad un insieme di soggetti, caratterizzati, indistintamente dal grado rivestito, dal vincolo di appartenenza alle Forze Armate o ai Corpi armati dello Stato ad ordinamento militare»1, essenzialmente legate ai particolari compiti d'istituto a loro assegnati.

In riferimento alla tipicità delle funzioni svolte dagli uomini e donne in divisa, preordinate dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, l'ordinamento militare sembra operare in una situazione in cui i diritti e doveri degli appartenenti, si riflettono in modo singolare rispetto agli altri pubblici dipendenti, anche di più elevato profilo, quale ad esempio i magistrati, in quanto essi risultano «dall'intreccio tra diritto ed etica, sia perché alcuni principi etici vengono inseriti in norme giuridiche rendendoli meritevoli di tutela, sia perché lo stesso

1 L. F. De Leverano, La specificità della condizione militare, Speciale-

impianto disciplinare è basato su regole etiche in merito all'applicabilità dello stesso. Assetto disciplinare nel quale l'indubbia valenza morale evidenzia una specificità dell'essere militare, talmente affascinante da rendere difficile rimanere nel campo prettamente normativo»2.

Un sistema che investe profili squisitamente morali del comportamento dell'uomo in armi che l'Istituzione stessa ritiene «di non consacrare in una disciplina oggettiva in quanto difficilmente può ipotizzarsi una sanzione capace di garantire ciò che invece l'etica riesce ad assicurare in campo militare»3, poiché orientata non al semplice rispetto meticoloso di una serie di obblighi preordinati ed imposti dalle autorità sovraordinate, ma nell'assoluta convinzione che, valori quali: onore, fedeltà, disciplina, obbedienza, rispetto, lealtà e spirito di Corpo rappresentino la base per un'ordinata convivenza civile a presidio della funzionalità dello strumento Difesa. Una filosofia di vita, dunque, ancorata a principi accettati dalla comunità in divisa, come veri in assoluto e in quanto tali non soggetti a critiche personali, principi che si tramandano nel tempo e capaci di trascinare l'uomo in imprese estreme.

Vi è traccia, infatti, di regolamenti militari, ad esempio quello

2 Cap. Corv., F. R. Vaquer, La Disciplina Militare tra etica e diritto, in

occasione del Convegno organizzato dal Gruppo italiano della Società internazionale di diritto militare e diritto della guerra sul tema “La regolamentazione disciplinare nella prospettiva del modello professionale delle Forze Armate” tenuto a Roma il 21 aprile 2004 e pubblicato in «Rassegna dell'Arma dei Carabinieri», supplemento n 3, 2004, p. 80.

3 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 19.

emanato dall'esercito italiano nel 1964, generati non su di una visione prettamente disciplinare di quella branca militare detta di Corpo alla quale si ricollegavano sanzioni specifiche, ma concepiti sulla finalità ultima di infondere negli appartenenti alle Forze Armate una serie di principi, valori e doveri che potessero facilmente essere condivisi nel suo interno piuttosto che imposti e «l'abitudine d'adempiere tutti questi doveri, di adempierli esattamente, coscienziosamente, cioè non per timore di pena o speranza di ricompensa ma per intima persuasione della loro intrinseca necessità; era definita come “Disciplina”»4. Concetto di nodale importanza, quale «regola fondamentale per il cittadino-soldato e principale fattore di coesione e di efficienza»5, ribadito anche nell'attuale Codice dell'ordinamento militare entrato in vigore il «15 marzo del 2010»6 nel quale viene riassettata la disciplina vigente del comparto Difesa, attraverso l'analisi della suddivisione delle Forze Armate, i compiti a queste assegnati e l'individuazione della struttura e delle funzioni proprie dell'Amministrazione, riprendendo numerose fonti normative, a volte anche molto antiche, «al fine di adeguarle allo status quo, in modo da ottenere una regolamentazione organica e coerente dello strumento militare, finalmente collocata in un unico testo»7.

4 Art. 9, Regolamento di Disciplina Militare, Esercito italiano, 1964. 5 Art. 1346, Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di

ordinamento militare, DPR, 15 marzo 2010, n. 90.

6 Dlgs-15 marzo 2010, n. 66 - Codice dell'ordinamento militare, G.U.

Serie Generale n.106 del 08-05-2010 – Suppl. Ordinario n.84.

7 Relazione introduttiva al nuovo Testo unico delle disposizioni

Il testo normativo in questione, «che disciplina l'organizzazione, le funzioni e l'attività della difesa, della sicurezza militare e delle Forze Armate»8, non sembra delineare un quadro dettagliato delle disposizioni disciplinari come, invece, si può facilmente riscontrare nei Codici Deontologici di molte organizzazioni professionali, ma nel rispetto di una prassi che sembra ormai essere consolidata nel mondo militare, cerca di esaltare opportunamente i fondamentali principi della disciplina, limitandosi ad enunciare un «complesso di disposizioni contenenti il dizionario delle locuzioni più significative. Norme che risultano essere articolate in maniera tale da consentire la graduale penetrazione nel vivo della materia attraverso un procedimento organico di collegamenti concettuali di carattere generale, trattandosi, in sostanza, di disposizioni che assolvono più ad un compito “definitorio” e “classificatorio” che ad una funzione strettamente normativa»9.

Tale procedimento di collegamento concettuale di carattere generale, non si riferisce soltanto a regole prettamente tecniche interne alla professione, ma include, sotto molteplici aspetti, riferimenti a regole morali che investe profili tipicamente etici

dei Militari» del 04-04-2014, tratto dal sito internet « www.ilnuovogiornaledeimilitari.it/upload/files/Relazione

%20introduttiva.doc», p. 14, ultima consultazione 6 novembre 2017.

8 Dlgs-15 marzo 2010, n. 66 - Codice dell'ordinamento militare, G.U.

Serie Generale n.106 del 08-05-2010 – Suppl. Ordinario n.84.

9 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare,

del comportamento del cittadino-soldato, quale ad esempio il vincolo di esternare in ogni circostanza «una personalità integra, coerente e consona alla delicata missione affidatagli sia nella vita pubblica sia nella vita privata»10, e ancora l'obbligo di tenere sempre «un comportamento serio e decoroso, di fare una scelta oculata delle proprie relazioni ed amicizie, di usare modi cortesi con tutti i cittadini, di avere rapporti sereni ed armoniosi nell'ambito del reparto e di avere un buon accordo con gli altri colleghi»11.

Una condotta che, in riferimento ai compiti d'Istituto assegnati alla Difesa, fa sottendere una capacità di autodisciplina interiore da rinnovare in azioni quotidiane attraverso il modo di agire, di operare e di comportarsi, degno di un militare a prescindere dal grado e dall'incarico ricoperto all'interno della comunità stessa.

Un'autodisciplina interiore necessaria ad una organizzazione fortemente gerarchica, come quella militare, per ottenere una prontezza operativa adeguata a tutte le varie esigenze di sicurezza nazionale e non, che scinde dall'aspetto del diritto positivo e sembra consolidarsi in una sorta di prassi di esclusiva valenza interna strettamente collegata alle tradizioni militari e interpretata come «un sentimento di solidarietà che deve unire tutti i membri di una stessa unità al fine di

10 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 20.

11 Art. 732, com. 5-6, Testo unico delle disposizioni regolamentari in

mantenere elevato ed accrescere il prestigio del Corpo cui appartengono»12, prevedendo a tal fine anche «attività didattiche dirette a far conoscere ai militari le origini, la storia e le tradizioni del Reparto di cui fanno parte»13. Conformare il comportamento alle tradizioni o alla storia di un'Arma, delinea, per il soldato, «non un semplice condizionamento psicologico indotto dall'elemento naturale in cui si muove una specifica Forza Armata ( l'aria, l'acqua, la terra ), dal tipo di attività svolta ( l'attacco o la difesa ) o dalla storia propria di quel particolare collettivo ( le medaglie al valore ) ma, al contrario, seguire le tradizioni, persuasi del suo valore, preserva i principi etici correlati alla vita militare, al punto che la tradizione assurge ad autonomo principio etico»14.

A rendere le Forze Armate diverse dal Pubblico Impiego e dalle molteplici attività professionali «elevandole al di sopra di altre Istituzioni è innanzitutto la “tradizione”»15, in quanto l'ordinamento militare si fa custode «di regole morali che trovano il loro fondamento in dei principi preesistenti allo Stato di diritto ereditate dalla tradizione delle antiche regole

cavalleresche medievali»16, la parte più importante degli

12 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare,

Aeronautica Militare Comando Generale delle Scuole, Firenze, 1999.

13 Ibidem.

14 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 19.

15 Ibidem.

16 Delibera n. 01/06/XI, Guardia di Finanza - Comando Operativo

Aeronavale - Consiglio di Base di Rappresentanza, Le interferenze sul

eserciti francesi costituita da soldati a cavallo che rappresentava l'antica classe nobiliare, esclusa dalla successione ereditaria dei feudi. Per opera di questa nuova condizione militare che viene a consolidarsi «l'ideale

cavalleresco, i cui valori fondamentali erano rappresentati

dalla prontezza, il valore nell'esercizio delle armi; dal

coraggio e dallo sprezzo del pericolo; dalla sete di gloria e

senso dell'Onore, da tutelare ad ogni costo e con ogni mezzo; dalla lealtà, il rispetto dell'avversario e del codice che regolava il combattimento; dalla generosità con i vinti; dal rispetto

della parola data e dalla fedeltà al signore o al sovrano»17. Un modello di vita di una nuova classe cavalleresca che pone al centro della visione militare il principio «della vera nobiltà d'animo che trapassa nell'ideale cortese del gentiluomo»18

inteso come colui che, «per una raffinata sensibilità morale, ritenendo insufficienti alla tutela del proprio Onore le disposizioni con cui le patrie leggi tutelano la dignità di ogni cittadino, s'impone la rigida osservanza di speciali norme chiamate “leggi cavalleresche”»19.

Virtù medievali, quali Prontezza, Gloria, Onore, Lealtà, Generosità, Rispetto, Fedeltà, che ancora oggi sono simboleggiate nel mondo militare, come imperativi di

tempo di norme militari di rango diverso, Taranto, 21 maggio 2013, p. 8.

17 R. Cocomazzi, L'ideale Cavalleresco e l'ideale cortese, tratto dal sito

internet «http://bmliterature.altervista.org/blog/lideale-cavalleresco- lideale-cortese/», 29 ottobre, 2013, ultima consultazione 6 novembre 2017.

18 Ibidem.

riferimento intorno ai quali ogni uomo e donna in divisa sembra riconoscersi, compresi e accolti con facilità perché riconducibili a valori concreti che ogni uomo-cittadino dovrebbe aver interiorizzato nel corso della vita e ritenuti fondamentali per la formazione del cosiddetto «“habitus”»20 del soldato all'osservanza di un complesso di regole non custodite in un sistema disciplinare.

Virtù che riscoprono la loro naturale espressione nell'antica visione cavalleresca, recepita come «i modi con i quali i gentiluomini, seguendo una pratica costante ed uniforme, provvedevano alla tutela del loro Onore, quali norme del retto vivere non imposte coattivamente ma liberamente accettate»21, con un riferimento eminentemente etico legato al senso del dovere, allo spirito di sacrificio estremo, alla dignità personale e alle nobili virtù caratteriali, quali: onesta, lealtà, rettitudine, fedeltà e giustizia, che ogni soldato ritiene di possedere e di dovere gelosamente custodire. Un concetto «che da sempre costituisce esplicito riferimento ad un modello di condotta conforme, in ogni tempo e luogo, all'ideale dell'uomo d'armi»22 e considerato «quale fondamentale e supremo dovere di ogni persona in divisa»23.

L'osservanza meticolosa del vincolo dell'Onore, come riferimento ad un modello di condotta conforme all'uomo in

20 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare,

Aeronautica Militare Comando Generale delle Scuole, Firenze, 1999.

21 J. Gelli, Codice Cavalleresco, Ulrico Hoepli, Milano, 1926, p. 3. 22 D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare, cit,.

armi, «avrebbe consentito all'ordinamento militare di rimanere impermeabile all'evoluzione dei tempi e del costume»24.

Al fine di creare una sempre maggiore coesione, tra gli appartenenti alle Forze Armate e condurre l'organizzazione verso obbiettivi comuni, l'ordinamento militare, dedica una parte della materia alla disciplina dell'Arte del Comando, considerata come «indispensabile capitale strategico, indirizzato all'operato delle persone verso gli obbiettivi “giusti” e diretto a promuovere la comprensione del senso di ciò che si fa quotidianamente»25 che unitamente «all'etica»26 tendono a fare accrescere e interiorizzare quei valori che caratterizzano da sempre la condizione militare, ispirando corretti modelli di comportamento, quali: attaccamento alle istituzioni, lo spirito di servizio e il senso dell'Onore, oltre a sviluppare le capacità necessarie per gestire e amministrare al meglio tutte le risorse disponibili.

Valori di riferimento considerati «un collante, poiché nessuna società efficace e organizzata può essere in grado di mantenersi senza una spontanea osservanza di regole fondamentali»27, per questo motivo specifici sforzi sono messi in campo, da parte di ogni Comandante, per promuovere e fare

24 C. Iafrate, La specificità militare alla “prova di laboratorio”,

pubblicato nel sito internet «http://www.grnet.it/lopinione/5-la-

specificita-militare-alla-qprova-di-laboratorioq/», 31 luglio, 2017, ultima consultazione 6 novembre 2017.

25 Compendio di Leadership dell'Istituto di scienze militari aeronautiche,

La Leadership, Firenze, Edizione 2015, p. 1.

26 Ibidem. 27 Ivi, p. 19

comprendere «l'importanza di un clima etico positivo, che si riferisce a valori più profondi di quelli delle nostre convenzioni culturali e religiose»28 che richiede il perseguimento di un più profondo livello di «consapevolezza etica con un tagliente e disincantato pensiero critico»29.

Una delle peculiarità dell'ordinamento militare, infatti, può essere ravvisata nella particolare funzione svolta dal giuramento prestato da ogni soldato, il quale «richiede, per essere compreso appieno, una maturazione dello spazio della coscienza; inoltre, per il suo fondamento oggettivo costituito dall'Onore, investe anche altri valori sociali, come la dignità e l'onorabilità, che per essere efficaci implica, tra le altre cose, una disponibilità della comunità di riferimento ad applicare sanzioni sociali, oltre a quelle giuridiche, qualora fossero eluse, previste per la violazione di quegli obblighi e doveri che lo stesso giuramento aiuta a rafforzare»30.

Il primo giuramento militare di cui si ha memoria è raccontato dallo storico romano «Tito Livio in un suo scritto, si tratta di un antico giuramento sannita, che risale al 293 avanti Cristo. In una valle del Sannio, indicata col nome di Aquilonia, in seguito ad un bando di leva, in vista di quella che sarebbe stata la seconda guerra sannitica contro Roma, si raccolsero circa sessantamila uomini. Nel mezzo dell’accampamento venne

28 Compendio di Leadership dell'Istituto di scienze militari aeronautiche,

La Leadership, Firenze, Edizione 2015, pp. 19-23.

29 Ibidem.

30 A. Ferioli, Il giuramento come fondamento dell'etica militare,

innalzato un tempio che consisteva in un recinto, chiuso ai quattro lati coperto da un panno di lino. All’interno, il sacerdote, un certo Ovio Paccio, ripetendo un rituale già celebrato dai Sanniti nell’impresa militare per la conquista di Capua agli Etruschi, officiava un sacrificio cruento di animali, secondo il rito descritto nel libro sacro. Celebrato il sacrificio, il Comandante convocava i più nobili e coraggiosi fra i convenuti. Uno ad uno essi venivano introdotti all’interno del tempio e portati all’altare. A ciascuno veniva chiesto di giurare che non avrebbe riferito ad alcuno quanto visto e udito. Dopo ciò, ciascuno veniva obbligato ad un ulteriore, terribile, giuramento mediante il quale, sotto minaccia della propria persona, di quella dei parenti e della propria stirpe, assumeva l’obbligo di fedeltà nei confronti della persona del Comandante: doveva promettere solennemente di combattere in qualsiasi posto fosse assegnato, di non allontanarsi dalla schiera e di abbattere a vista chiunque volesse fuggire»31. Tale rito venne mantenuto anche nell'antico Impero Romano il cui giuramento, «chiamato sacramentum militiae, era considerato il mezzo mediante il quale veniva creato, con il favore degli dei, un nuovo stato personale: lo status militis. Un giuramento con funzioni propriamente sacramentali che dava al milites romano il diritto a fregiarsi del nome di “sacrati”»32.

31 L. F. De Leverano, La formula del giuramento, Speciale-Forze Armate

in «Informazioni della Difesa», n 6, 2011, p. 18.

L'evolversi naturale di un'epoca avvolta da simbolismi religiosi e da leggi sacramentali, portò alla creazione di un nuovo esercito a cavallo costituito dalle più alte classi nobiliari e la conseguente diffusione di regole morali fondate sul sacro vincolo dell'Onore, che ancora oggi accresce il patrimonio etico di quanti indossano l'uniforme.

Virtù militari di formazione medievale sono oggi tramandate e instillate a quanti decidono di intraprendere la professione in armi a partire dalla prima formazione, nel quale, i periodi più o meno lunghi sono giustificati «dai molteplici impegni addestrativi, dottrinali e sportivi, cui gli allievi devono adempiere con disciplina e rispetto delle regole da tramutare in un vero e proprio stile di vita. E ancora formazione etica e studio dell'Arte del comando per far crescere e rendere propri quei valori che contraddistinguono da sempre la condizione militare ispirando i corretti modelli di comportamento, attaccamento alle Istituzioni, spirito di servizio, senso dell'Onore e sviluppando quelle capacità che sono indispensabili a ciascun soldato per gestire e amministrare al meglio le risorse umane, materiali e finanziarie disponibili»33.

Aeronavale - Consiglio di Base di Rappresentanza, Le interferenze sul

benessere del personale del personale dovuto alla stratificazione nel tempo di norme militari di rango diverso, Taranto, 21 maggio 2013, p. 9.

33 F. Cannataro – V. Cosco, Esclusivo Accademia Militare-Tra i corridoi

dell'Accademia Militare di Modena. Dove si formano i futuri

Comandanti, pubblicato in «Rivista Militare», n. 2, Marzo/Aprile, 2016,

consultabile sul sito internet

«http://www.esercito.difesa.it/comunicazione/editoria/Rivista-

Militare/Documents/2016/2/RM-2-2016.pdf», ultima consultazione 6 novembre 2017.

L'ingresso nell'Istituzione militare, più propriamente negli istituti di formazione può essere considerato, come un passaggio istruttivo, un varco obbligatorio per tutti coloro che decidono di intraprendere questa carriera professionale, consapevoli di abbandonare una cultura «laica, propria del mondo civile»34, in cui le regole della convivenza civile tendono ad essere indifferenti ad ogni influenza religiosa, per abbracciarne una completamente differente in cui «la marcata importanza assunta da certe forme di rituali sembra costituire l'inizio di una transazione verso un'esistenza nuova e distinta da quella precedente»35. Il momento dell'incorporazione, infatti, può rappresentare l'inizio di «un processo di risocializzazione della recluta, ovvero il graduale passaggio dalla vulnerabilità infantile alla consapevolezza propria dell'adulto»36. Il conformarsi ad un'organizzazione fortemente gerarchica nel quale gruppi di persone, interrompendo per un periodo di tempo più o meno lungo i rapporti con le proprie sfere affettive, vivono una situazione di condivisione, trascorrendo parte della loro formazione in un sistema formalmente amministrato e caratterizzato da rigide restrizioni personali.

In questo contesto si realizza quello che il Sociologo e

34 C. Sernicola, La socializzazione in un'organizzazione a ordinamento

militare: le allieve dell'Accademia della Guardia di Finanza, Quaderni di

Sociologia [Online], n. 32, 2003, pubblicato nel sito internet

«https://qds.revues.org/1188» il 30 novembre 2015, ultima consultazione 6 novembre 2017.

35 Ibidem. 36 Ibidem.

Psicologo americano Herbert Mead nel 1934 ha descritto come «il passaggio dall'IO al ME, cioè al sé socializzato, attraverso il quale l'individuo costruisce una nuova identità sulla consapevolezza della condivisione di un insieme di significati che costituiscono l'universo culturale in cui si trova»37.

La vita degli allievi svolgendosi, il più delle volte, tra le mura delle strutture militari, «definendo una rottura temporanea delle barriere che normalmente separano le sfere private della vita di un individuo»38, sembra facilitare il corretto funzionamento dell'apparato Difesa in quanto le attività compiute all'interno «di una realtà unificata agevolano l'interiorizzazione di quei principi ritenuti fondamentali per la prosecuzione della carriera militare che altrimenti potrebbero infrangersi davanti a prestazioni personali nel corso di una vita prettamente individuale»39.

Attività giornaliere scandite da tempi e attività ben precise che l'Istituzione dispone dettagliatamente attraverso il rispetto meticoloso di un sistema di regole formali finalizzate all'ottenimento di «un processo di risocializzazione dell'allievo con l'ambiente circostante»40 e la contestuale condivisione di

37 C. Sernicola, La socializzazione in un'organizzazione a ordinamento

militare: le allieve dell'Accademia della Guardia di Finanza, Quaderni di

Sociologia [Online], n. 32, 2003, pubblicato nel sito internet «https://qds.revues.org/1188» il 30 novembre 2015, ultima consultazione 6 novembre 2017.

38 Ibidem. 39 Ibidem. 40 Ibidem.

quei valori culturali che da sempre caratterizzano la professione in armi. Un processo di risocializzazione che cerca soprattutto a fare accrescere quel vincolo di appartenenza ad una comunità nel quale la memoria viene celebrata ed il passato costantemente ritualizzato assicurandone la sopravvivenza ai rivolgimenti storici, alle alternanze politiche

Nel documento La deontologia dei militari (pagine 54-84)

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