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La deontologia dei militari

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Academic year: 2021

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Indice

INTRODUZIONE...4 ETICA MILITARE...6 DOVERI PRINCIPALI...25 Il dovere di fedeltà ...31 Il senso dell'Onore...34 Lo spirito di sacrificio...35 Il dovere di obbedienza...38

I doveri attinenti alla dipendenza gerarchica...39

Il principio di gerarchia...40 La subordinazione...41 L'esecuzione di ordini ...42 Il dovere di iniziativa...45 Il senso di responsabilità...46 Lo spirito di corpo ...47

Il contegno del militare...48

Le norme di tratto...51

Il dovere di tutela e riserbo sulle questioni militari...52

SPECIALITA' DELL'ETICA MILITARE...54

SISTEMA SANZIONATORIO...84 SANZIONI DI CORPO...102 Il richiamo...102 Il rimprovero...104 La consegna...105 La consegna di rigore ...106

Sospensione e cessazione degli effetti delle sanzioni disciplinari di corpo...115

(2)

Sanzioni disciplinari per gli ufficiali e agenti di polizia

giudiziaria...117

Procedimento disciplinare di corpo...119

La contestazione degli addebiti ...121

L'acquisizione delle giustificazioni...122

L'esame e valutazione degli elementi contestati...123

La decisione...123

La comunicazione all'interessato...124

Procedura per l'irrogazione della consegna di rigore...125

SANZIONI DI STATO...127

La sospensione disciplinare dall'impiego (o dalle funzioni del grado)...129

La cessazione dalla ferma o dalla rafferma...131

La perdita del grado...132

Procedimento disciplinare di stato...134

L'efficacia della sentenza di assoluzione...135

L'efficacia della sentenza di condannata...136

L'efficacia della sentenza di non doversi a procedere...138

L'efficacia della sentenza penale straniera...138

Procedura per l'irrogazione della sanzione di stato...139

La Commissione di Disciplina ...142

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INTRODUZIONE

Alla base di questo studio vi è l'analisi di una deontologia di matrice prevalentemente consuetudinaria che risulta essere comune al mondo militare e che ancora oggi trova piena applicazione all'interno dello stesso ordinamento militare. L'obiettivo di questa tesi di laurea è quello di confrontare l'applicazione di una deontologia prescritta dai vari codici etici professionali, a cui ogni appartenente all'organizzazione lavorativa medesima deve ispirarsi al fine di prevenire eventuali attività lesive della dignità umana, e la peculiarità di una deontologia militare non incardinata in precetti codicistici ma, allo stesso tempo, seguita scrupolosamente da ogni cittadino-soldato che la considera patrimonio genetico per la formazione di ogni uomo e donna che intende intraprendere la professione militare.

La tesi è articolata in quattro capitoli: nel primo viene fornita un'introduzione generale della deontologia militare raffrontata con gli ordinari codici comportamentali oggi adottati da gran parte delle organizzazioni professionali. Nel secondo capitolo si enucleano i principali doveri cui ogni militare è tenuto a seguire minuziosamente come conseguenza dei particolari compiti istituzionali devoluti dalla Costituzione e dalle leggi

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dello Stato alle Forze Armate italiane. Nel terzo capitolo si evidenziano le peculiarità della deontologia seguita dal personale in divisa, con particolare attenzione all'importanza delle tradizioni propriamente interne al mondo militare, con esplicito riferimento ad elementi psicologici attinenti alla forza della persuasione e alle dinamiche "interne al Gruppo", ai metodi di trasmissione e conservazione di una cultura in armi che trae origine dall'antico e nobiliare esercito cavalleresco di età mediavale, terminando con un'analisi sociologica del fenomeno del "nonnismo". Infine si affronta il particolare sistema sanzionatorio in vigore per gli appartenenti alle Forze Armate insieme agli aspetti procedurali di irrogazione delle varie sanzioni disciplinari.

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ETICA MILITARE

La vita sociale di ogni individuo è condizionata da principi morali che ne influenzano la condotta. Una condotta morale dettata da una presa di coscienza, viene fornita da un insieme di sentimenti profondi, principi interiorizzati già nella prima infanzia e destinati a plasmare l’esistenza di ognuno. Tali principi si rendono funzionali ad un coordinamento sociale che spinge le persone ad agire in un determinato modo. Valori e comportamenti caratterizzati da giudizi morali seguiti scrupolosamente in quanto appaiono tanto ovvi e scontati da non ritenerne dubbia la loro argomentazione «perché ci sono, perché sono indipendenti da noi, che esistono prima di noi e dopo di noi, che non sono inventate o create da nessuno di noi stessi presi individualmente»1. Un insieme di norme morali tramandate nel tempo e che sono valide non per atto di imperio ma per intimo sentire, profondamente radicate nella nostra coscienza che si impongono come valide in sé perché ritenute scontate, efficaci a rafforzare lo spirito imitativo individuale

1 M. Mori, Manuale di bioetica. Verso una civiltà biomedica

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utile alla funzione sociale. «La moralità, dunque, attraversa le nostre vite. Lo vediamo nel modo in cui rispondiamo alle sollecitazioni del mondo e delle persone. La differenza nelle varie risposte dipende dalla nostra visione delle cose, dai sentimenti e dai pensieri che sappiamo portare dentro ogni situazione»2. Questa criticità morale porta ad una molteplicità di visioni individuali che inevitabilmente si combina con l'evoluzione dell'assetto sociale e culturale facendo nascere l'esigenza di riconoscere un'area di equilibrio in cui far convivere tale quadro pluralistico.

L'Etica nel contesto sociale, può essere vista come l'insieme di quei valori probabilmente consolidatisi nel corso della storia dell'uomo con lo scopo finale della sopravvivenza dei gruppi umani, tesi essenzialmente a promuovere e garantire la collaborazione e la convivenza degli individui all'interno del corpo sociale. Tali valori, molti dei quali considerati insiti nella natura umana ed in larga parte recepiti dal diritto positivo e dalla religione, sono ritenuti necessari per armonizzare le varie esigenze individuali con finalità ultima dell'azione collettiva. Il carattere e l’identità, quindi, da un lato, dipendono dalla essenza che ci costituisce in quanto esseri umani, l’identità fisica per esempio ci permette di non essere confusi con un’altra persona, così come l’identità psicologica, ovvero

2 M. Scardovelli, Etica e Morale, tratto da una conversazione del Prof.

Remo Bodei con gli studenti del Liceo classico “Plauto” di Roma e pubblicato nel sito internet

«http://www.mauroscardovelli.com/FS/Filosofia_e_scienza/Etica_e_mor ale.html», ultima consultazione 6 novembre 2017.

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la nostra personalità, ci rappresenta in quanto stile costante al nostro comportamento quotidiano. Ma il carattere e l’identità, d’altro canto, dipendono dalla prassi e dall’ambiente andando a delineare e a definire la nostra terza identità ovvero l’identità

sociale, quella maglia intrecciata fra l’attività che svolgiamo, il

ceto sociale a cui apparteniamo e il grado di cultura che ci prefiggiamo di raggiungere. L'Etica dunque permette di realizzare, l'equilibrio tra gli interessi individuali ed il bene comune, il cui perseguimento è imprescindibile ai fini della sopravvivenza di qualsiasi forma di vita sociale e nella ricerca di questo equilibrio non può non preoccuparsi di rispondere alle varie necessità dell'assetto sociale soprattutto in riferimento a particolari settori professionali, in cui il far coesistere esigenze settoriali con la coscienza individuale può rappresentare oggi veicolo trainante verso un consenso sociale volto a promuovere e garantire la collaborazione degli individui all'interno di un corpo sociale sempre più professionale. Infatti, l’introduzione di Codici Deontologici, come strumenti che enucleano principi e valori ai quali le varie organizzazioni lavorative si ispirano, mostrano come scopo primario quello di prevenire eventuali attività lesive della dignità umana.

L'evoluzione dei Codici Deontologici, nello specifico della professione medica, viene ricollegata al 1903 con la divulgazione del "Codice di Etica e Deontologia dell'Ordine dei medici di Sassari", in un contesto culturale nel quale

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Associazioni, Ordini e Camere iniziano a svolgere il ruolo, sempre più preminente, di rappresentanza medica, come contrasto a quel sentimento di sfiducia e scetticismo che predominava il comune sentire civile contro l'identità medica stessa, fino a quel momento non dotate di personalità giuridica, quale ente di diritto pubblico.

«Come prodotto dell'associazionismo medico, il Codice di Deontologia medica si qualifica come "qualcosa di più" che un mero elenco di doveri e divieti: esso costituisce una sorta di "carta d'identità" o di " carta costituzionale" della professione medica, nella quale i medici si riconoscono e che li unisce a partire da un condiviso quadro di principi etici»3.

Anche in campo aziendale si è assistito, a partire dagli anni novanta, ad una «istituzionalizzazione dell'etica d'impresa»4 come conseguenza all'attuazione nel mondo statunitense delle

Federal Sentencing Guidelines, «linee guida sulla

responsabilità amministrativa degli enti, ove il concetto di "colpevolezza" delle persone giuridiche viene inteso come requisito su cui fondare la responsabilità della "corporation" e, al contempo, come criterio per la commisurazione delle pene, in forza delle precauzioni adottate dalle "organization" per

3 S. Patuzzo, Verso il nuovo codice di deontologia medica. Uno storico

processo di revisione lungo più di un secolo, in «Rivista Torino Medica»,

2013, pubblicato nel sito internet

«http://www.torinomedica.org/torinomedica/wp-content/uploads/2013/06/Lancio-Patuzzo3.pdf», ultima consultazione 7novembre 2017.

4 E. Corona, Scheda “Codici di condotta” di Unimondo, pubblicato nel

sito internet «www.unimondo.org/Guide/Politica/Codici-di-condotta», ultima consultazione 7 novembre 2017.

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evitare la commissione di illeciti o per porvi tempestivo rimedio»5. Un concetto di responsabilità aziendale non più incentrato sulla responsabilità esclusiva manageriale ma sul «riconoscimento di una interdipendenza tra il mondo imprenditoriale e la società stessa, per il quale l'azienda intrattiene un rapporto di fiducia verso un'ampia serie di "stakeholders"»6, termine spesso utilizzato per qualificare un “portatore di interesse”, identificando tutti quei soggetti che hanno con l'organizzazione stessa relazioni economiche significative.

Un Codice di condotta aziendale «inteso come strumento di gestione con cui l'impresa tende a esplicare i tratti essenziali della propria identità attuale e futura meglio conosciute come

mission e vision ; chiarire i tratti fondamentali del rapporto tra

esponenti della proprietà e management; prevenire comportamenti illeciti esponendo le norme di comportamento alle quali i lavoratori devono attenersi; chiarire le proprie responsabilità e i comportamenti attesi dagli interlocutori esterni»7.

5 I. A. Savini, M. Calleri, La responsabilità amministartiva delle società

e degli enti-Federal Sentencing Guidelines americane e giurisprudenza italiana: i recenti orientamenti a confronto, in «Rivista 231», n. 3, 2017,

pubblicato sul sito internet

«https://www.rivista231.it/Articoli/2010/3/47/», ultima consultazione 7 novembre 2017.

6 E. Corona, Scheda “Codici di condotta” di Unimondo, pubblicato nel

sito internet «www.unimondo.org/Guide/Politica/Codici-di-condotta», ultima consultazione 7 novembre 2017.

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Non soltanto, dunque, nello svolgimento di specifiche attività professionali, a causa delle loro peculiari caratteristiche sociali, (si pensi ai medici, agli avvocati) si deve rispettare un determinato codice etico – comportamentale, il cui scopo è impedire di ledere la dignità o la salute di chi è oggetto del proprio operato, ma ogni «attività o funzione che concorra alla progressione materiale o spirituale della società»8 adegua il proprio comportamento professionale a criteri deontologici che consentono al professionista/cittadino di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto della

dignità altrui.

Un contributo alla spiegazione del significato dei Codici Deontologici può essere fornita da un sintetico esame delle loro origini. «Dal momento in cui una serie di professioni ha cominciato ad ottenere un consistente riconoscimento sociale, è sorta la necessità per le stesse di acquisire e mantenere determinate caratteristiche o attributi»9. In un saggio del 1957, il sociologo Ernest Greenwood, «uno dei più accreditati esponenti del cosiddetto approccio definitorio allo studio delle

professioni»10 sostenne che i caratteri distintivi di una professione presuppongono la presenza simultanea di cinque “attributi”:

8 Art. 4, com. 2, della Costituzione italiana.

9 Nuovo Codice deontologico dell'Infermiere approvato il 17 gennaio

2009 dal Comitato centrale della Federazione Nazionale Collegi IPASVI e pubblicato nel sito internet

«http://sistints01.rm.unicatt.it/infermieri/PRESENTAZIONE_CODICE_ DEONTOLOGICO.pdf», ultima consultazione 7 novembre 2017.

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1) «un corpo di conoscenze teoriche sistematiche, organizzate in un sistema coerente che definisca il campo d'azione della professione, le sue finalità, le sue funzioni specifiche e le capacita necessarie per esercitarle;

2) un'autorità professionale intesa come un insieme esclusivo di competenza tecnica, autonomia, responsabilità e leadership; 3) una utilità sociale espressa dal riconoscimento che proviene dall'utenza, dagli altri professionisti e dalla società in generale; 4) una cultura professionale, consistente nell'insieme dei valori, delle norme e delle regole interne del gruppo di professionisti, unito al loro sapere teorico-tecnico specifico; 5) un Codice Deontologico cioè un documento che esprime il corpus di regole autodeterminate dalla professione a tutela dei rapporti tra professionisti e l'utenza»11.

Ecco perché gli ordini professionali, pubblici o privati, hanno un loro codice etico di deontologia professionale da seguire. «Un corpus di regole di autodisciplina predeterminate dalla professione di appartenenza e come tali, vincolanti per gli iscritti all'ordine, che a quelle norme devono adeguare le loro condotte professionali. Pur essendo collocati tra le ultime fonti del diritto, subordinate quindi alla Costituzione e alle leggi dello Stato e delle Regioni, i codici deontologici hanno il pregio di costituire l'elemento di identità di ogni professione e

11 Nuovo Codice deontologico dell'Infermiere approvato il 17 gennaio

2009 dal Comitato centrale della Federazione Nazionale Collegi IPASVI e pubblicato nel sito internet

«http://sistints01.rm.unicatt.it/infermieri/PRESENTAZIONE_CODICE_ DEONTOLOGICO.pdf», ultima consultazione 7 novembre 2017.

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sono lo strumento a cui il Professionista serio e corretto deve rifarsi per orientare le sue scelte di comportamento ed i rapporti con la clientela»12. Essi, mirano principalmente a raccomandare, promuovere o vietare determinati comportamenti, al di là ed indipendentemente da quanto previsto a livello normativo, pur potendo esistere in autonomia a prescindere dall'adozione di un modello organizzativo ben preciso, comunemente ritenuti il "fulcro centrale" dello stesso modello organizzativo, un mezzo di sostegno e indirizzo per la realizzazione della responsabilità sociale del gruppo e per la gestione attiva e consapevole delle questioni etiche nelle attività lavorative di tutti i giorni.

Codice comportamentale che si sta rilevando uno strumento di sempre più vasta adozione nelle maggiori organizzazioni pubbliche e private, nazionali ed internazionali, che hanno la necessità di tramutare una serie di principi sinteticamente in indirizzi di comportamento concreti.

L'interposizione di Codici etici scritti, che riepilogano principi e valori ai quali le varie attività professionali devono conformarsi con riferimento allo specifico contesto sociale e culturale nel quale operano, sembrano non essere ravvisati all'interno della professione militare che, per la particolarità dei compiti d'istituto assegnati alle Forze Armate, sembra considerare la norma codicistica, «per quanto stringente ed

12 Camera di Commercio Prato, Codici deontologici, pubblicato sul sito

internet «http://www.po.camcom.it/servizi/consuma/deonto.php», ultimo aggiornamento 25 ottobre 2017.

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effettiva possa presentarsi, non in grado da sola di raggiungere il suo scopo se non è innervata da "regole di vita" altrettanto cogenti, preesistenti al diritto e da questo recepito»13.

La specificità dell'ordinamento militare comporterebbe dunque, «l'assunzione di un impegno che lega il cittadino-soldato al rispetto di valori quali, onore, disciplina, lealtà, senso del dovere e dell'appartenenza, che si perpetuano in ogni espressione nel corso della carriera, che costituiscono, da sempre, il patrimonio etico di quanti indossano un'uniforme»14.

Un forte richiamo Etico in ambito militare viene però messo in evidenza nell’intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Vincenzo Camporini in occasione della cerimonia di chiusura dell'anno accademico 2009-2010 del Centro Alti Studi per la Difesa, durante il quale egli stesso sostiene che «i profondi cambiamenti compiuti nelle Forze Armate hanno portato ad un modello professionale agile, alla parità di genere e ad una sempre maggiore integrazione a livello nazionale»15, continua asserendo con fermezza che «l'indubbia forza etica nel campo della disciplina militare, costituisce l'unica vera

13 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, pp. 18-23.

14 Gen. D. Errico, Milano: gli allievi della “Teuliè” hanno giurato, tratto

dal discorso in occasione della cerimonia del giuramento degli allievi del primo anno della Scuola Militare “Teuliè” tenuto a Milano il 26 marzo 2017 e pubblicato nel sito «www.lasottilelinearossa.over-blog.it», ultima consultazione 5 novembre 2017.

15 Libro bianco della Difesa, Luglio 2015, pubblicato nel sito internet «

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garanzia che i principi dell’onore, della disciplina, del coraggio e della abnegazione non si infrangano davanti a interessi privati o, più realisticamente, di fronte ai gravi rischi personali cui può andare incontro il militare. Indispensabile a tal fine, coltivare e promuovere l'etica come fattore di principale coesione ed efficacia, a garanzia dell'assolvimento dei compiti propri delle Forze Armate»16.

Principi etici che, per l'intera comunità militare, devono improntare l'agire di ogni persona in divisa, compresi e accolti con facilità in quanto riconducibili a valori concreti di ogni uomo-cittadino, considerati fondamentali per la formazione militari di tutti i tempi.

Il progresso della scienza, delle tecniche, con particolare attenzione allo sviluppo della tecnologia in campo militare e il superamento del concetto di Forza Armata, inteso come masse di soldati coscritti al servizio del proprio Paese, ha spinto molti Stati a privilegiare un servizio militare volontario rispetto a quello obbligatorio ad esclusione di quei Paesi generalmente a regime dittatoriale, quali Corea del Nord e Cuba, e Paesi perennemente in stato di crisi come quello israeliano, dove il servizio militare obbligatorio viene esteso a tutti, ragazzi e ragazze.

Negli Stati Uniti questa trasformazione è avvenuta nel 1973 in

16 Gen. V. Camporini, Riflessioni per un'etica militare, tratto

dall’intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno accademico 2009-2010 del Centro Alti Studi per la Difesa e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2010.

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seguito alle pesanti prese di posizione da parte dell'opinione pubblica come contrapposizione alla guerra intrapresa in Vietnam, ma con l'obbligatorietà di iscrizione per tutti i cittadini statunitensi di sesso maschile tra i 18 e 25 anni negli elenchi dell'agenzia governativa Selective Service System. In Francia l'abolizione è divenuta concreta con la legge del 1998 ma con la particolarità, che contraddistingue da sempre le forze armate francesi, di avere un corpo armato militare a se stante all'interno dell'esercito nazionale, la Legione Straniera, formata da soldati provenienti da diverse nazioni.

In Germania la durata del servizio militare è stata progressivamente ridotta a partire dal 1945 fino all'abolizione definitiva intervenuta nel 2011.

La National Service, il servizio di leva obbligatorio britannico, venne progressivamente ridotto dopo la seconda guerra mondiale con l'ultimo coscritto britannico congedato nel maggio del 1963.

Caso particolare è rappresentato dall'esercito svizzero, «dove ogni cittadino è un soldato a tutti gli effetti. Oltre la ferma obbligatoria della durata di 300 giorni, i giovani di entrambi i sessi, se dichiarate abili al servizio, possono scegliere la formula della " Scuola Reclute" . Circa sei o sette volte l'anno i cittadini svizzeri, fino al trentesimo anno di età, vengono convocati a partecipare a corsi di ripetizione della durata di tre settimane e nonostante la possibilità del servizio civile, il 95%

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degli svizzeri sceglie di assolvere il servizio militare»17. In Italia mediante la Legge Martino, n° 226 del 2004, si è assistito alla sospensione del servizio militare obbligatorio a decorrere dal 1° gennaio 2005 e l'istituzione definitiva del servizio militare professionale, attuando una progressiva trasformazione dello strumento militare in strumento professionale, attraverso la sostituzione dei militari di leva con personale volontario di Truppa ponendo, ancora una volta, l'attenzione sull'efficacia dell'etica militare come fonte extra-giuridica in un momento storico che vede la compagine militare non impermeabile all'evoluzione del diritto, del costume e dal costante aumento degli impegni internazionali. Nella creazione di Forze Armate composte da professionisti volontari le varie Istituzioni, in più occasioni e soprattutto presso gli istituti di formazione, hanno marcato l'importanza, di quel complesso di valori interni alla "professione delle armi" intorno ai quali si riconosce la stessa comunità militare, una scelta di tutti coloro che oggi fanno parte ti tale componente essenziale del “sistema Paese” che trascende una mera remunerazione economica, con un'attesa di realizzazione lavorativa fondata sulla consapevolezza che il proprio operato è finalizzato al raggiungimento del bene comune.

La diversità di tale complesso di valori militari, rispetto alla

17 F. Polizzotti, M. Tronci, Soldati di ieri, soldati di oggi, in «Eco

Internazionale», pubblicato nel sito internet

«https://ecointernazionale.com/2016/08/09/soldati-di-ieri-soldati-di-oggi/», 9 agosto, 2016, ultima consultazione 7 novembre 2017.

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comune raccolta di principi comportamentali delle varie organizzazioni professionali, viene colta da parte dell'ordinamento nella presenza di un corpus di norme comportamentali «non giuridicamente consacrate in una disciplina oggettiva in quanto difficilmente può ipotizzarsi una sanzione capace di garantire ciò che invece l'etica riesce ad assicurare in base alla forza esclusiva del convincimento personale a tenere o meno un determinato comportamento»18, poiché, essa non è finalizzata al solo rispetto meticoloso di una serie di obblighi predeterminati imposte dalle istituzioni, ma nell'assoluta convinzione di quei valori, etici e morali, che sono alla base di un'ordinata convivenza civile a salvaguardia delle libere istituzioni. Valori, quali solidarietà, umanità, magnanimità, pazienza, cura del bene comune, lealtà, orgoglio di appartenenza, fedeltà e spirito di corpo, sono considerati dall'intero mondo militare pilastri solidi sulla quale ergere la figura professionale del cittadino-soldato, ricalcati dallo Stato Maggiore Difesa come «forza propulsiva di motivazione, di sacrificio cosciente, di onestà intellettuale e di onore»19 per tutto il personale in divisa.

Uno dei pilastri centrali, considerato il «valore differenziale

18 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 19.

19Gen. V. Camporini, Riflessioni per un'etica militare, tratto

dall’intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno accademico 2009-2010 del Centro Alti Studi per la Difesa e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2010, p. 6.

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aggiunto»20 della professione militare rispetto alle altre attività professionali, è il valore dell'amor di Patria, «inteso da molti come precipitato di retorica risorgimentale, ma reinterpretato alla luce dei tempi non più come esasperato nazionalismo e mera difesa di frontiere fisiche dello Stato, bensì come custodia e salvaguardia dei valori e degli interessi nazionali in ogni dimensione spaziale, temporale, militare, economica, religiosa e culturale»21, che richiede al cittadino-soldato un'osservanza di fedeltà più stringente, intesa come «volontaria, pratica, completa devozione d'una persona ad una causa a cui si vota impegnandosi con una forma di dedizione pratica»22, rispetto a quell'obbligo normativo previsto in altre branche della pubblica amministrazione, in virtù di un giuramento prestato in forma promissoria, cioè in una parola data, dinanzi alla Bandiera italiana, secondo quanto stabilito dall'art. 2 della Legge n° 382 11 luglio 1978, intorno al quale convergono tutti gli altri valori del militare che presuppongono una presa di coscienza morale «da difendere senza risparmio di energie fisiche, morali e intellettuali affrontando, se necessario , anche il rischio di sacrificare la vita»23, per il conseguimento dei compiti d'istituto assegnati alle Forze Armate dalla

20 G. Canino, La condizione militare: Una regola a garanzia della

sicurezza nazionale, in «Rivista Militare», n. 2, 1992.

21 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 20.

22 Ibidem.

23 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, art. 712, com. 1 - Regolamento di Disciplina

Militare, Aeronautica Militare Comando Generale delle Scuole, Firenze,

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Costituzione e dalla Repubblica.

L'osservanza consapevole dei doveri attinenti allo status di soldato per il raggiungimento dei compiti istituzionali, con atteggiamento partecipe e intima convinzione strettamente collegata alla vocazione militare, sottende un «rigoroso assetto etico che le Forze Armate si sono date e tramandate nel tempo non rappresentativo di un mero strumento di controllo o di un ordinamento coercitivo chiuso e geloso delle proprie prerogative ma un vero e proprio ordine morale»24 fondato sulle tradizioni storiche del Corpo di appartenenza «che non intende rinunciare al meglio del proprio passato allo scopo di fornire precettistiche comportamentali e morali relative ai doveri di servizio e sociali, esistono perciò testi, per quanto in forma non ufficiale, che si sono affiancati nel tempo alle norme disciplinari e regolamentari, integrandole come una guida all'agire etico»25.

Regole etiche dunque, divenute ormai consuetudine delle Forze Armate e che si sono consolidate nel tempo sulla base di comportamenti posti in essere dagli stessi appartenenti alla categoria in osservanza più a tradizioni che a norme precettive talvolta ufficializzate in Direttive o Regolamenti ma il più delle volte ritenute informali, elaborate e applicate ormai da più tempo dal Reparto o Corpo di pertinenza e non

24 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 20.

25 A. Ferioli, Quale etica per la professione militare?, in «Informazioni

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riconducibili a regole precettive, che ciascun aspirante militare all’accesso al proprio Reparto, Arma o Corpo accetta, conformando il proprio comportamento per intima convinzione. «Conformarsi alla tradizione di un'Arma, di un Corpo, di un Reparto non è solo un semplice condizionamento psicologico indotto dall'elemento naturale in cui si muove quella specifica Forza Armata (l'aria, l'acqua, la terra), dal tipo di attività svolta (la difesa, l'attacco) o dalla storia propria di quel particolare collettivo militare (le medaglie al valore). Al contrario, seguire la tradizione, persuasi del suo valore, preserva i principi etici correlati alla vita militare, al punto che la tradizione assurge ad autonomo principio etico»26.

Il generale Niccola Marselli nel 1889 scriveva che «le tradizioni si trasmettono ereditariamente e diventano succo e sangue dell'organismo militare, il quale vi si uniforma senza nemmeno accorgersene. Producesi un certo apparente istinto, che muove l'animo a seguire una via ed a fuggirne un'altra, piuttosto sotto l'impulso di un sentimento spontaneo che non sotto quello di un pensiero dimostrato»27.

A rendere diverse le Forze Armate da altri altri apparati civili e pubblici sembrerebbe la persuasione di quei principi etici che risultano essere il frutto delle tradizioni che si sono consolidate ormai da più tempo all'interno delle singole Armi, Corpi o

26 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 19.

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Reparti, che la comunità militare riconosce come consuetudini interiorizzati.

«Brigate, Flotte, Stormi sono depositari di miti, riti, simboli ed abitudini che sopravvivono ai rivolgimenti storici, alle alternanze politiche, alle riforme giuridiche. I miti dell'eroe, del martire, del reparto protagonista di imprese eclatanti per il coraggio, per capacità ed efficacia di intervento; i riti delle cerimonie e delle celebrazioni militari, in cui la memoria è rispettata ed il passato è costantemente ritualizzato; gli usi, le tradizioni, legati ad un codice di comportamento non scritto , ma non per questo meno sentito e vincolante»28.

Esempio di guida etica militare è il noto Decalogo del Bersagliere istituito dal fondatore del Corpo Alessandro Ferrero Della Marmora in cui vengono enucleati precetti militari e civili funzionali alle esigenze operative del Corpo. Doti atletiche, conoscenza delle armi, rispetto per le regole, sentimento verso la famiglia, onore di Patria, rappresentano ancora oggi per l'ordinamento militare regole etiche per uno stile di vita "bersaglieresco" da custodire gelosamente e tramandare al personale dipendente, soprattutto nella prima fase di formazione del militare. Un Codice consuetudinario che ancora oggi si presenta a tutta la comunità bersaglieresca «come guida etica della responsabilità, fondata sull'obbedienza alle Istituzioni, sulla solidarietà, sull'impegno

28 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 19.

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nell'addestramento e nella delle doti atletiche. Vi sono inoltre Specialità che non hanno codici scritti, ma derivano la loro etica specifica da peculiarità di reclutamento e d'impiego: è il caso degli Alpini, che quasi sembrano aver desunto i loro valori direttamente dalla montagna, di cui hanno preso la ruvidezza, la tenacia, l'irriducibilità, che poi, a modo loro, trasformano nell'impegno, nella generosità, nella serietà, nella lealtà e nella solidarietà tipiche della gente di montagna»29. Una salda stabilità etica ancorata alle tradizioni da rafforzare e tramandare alle generazioni future di militari.

Forti valori morali, quali senso di sacrificio, del dovere, onore, lealtà, spirito di Corpo e fedeltà assoluta alla Nazione, sono esaltati e riconosciuti nella «via italiana»30 anche dalle diverse Forze multinazionali, nelle varie operazioni di «Peacekeeping»31, in quello che viene definito, in gergo

militare, "HUMAN APPROACH" (approccio umano), «dignità, controllo di sé ed integrità morale in piena osservanza del proprio comportamento etico e in particolare nel rispetto delle tradizioni, della storia, degli usi e costumi del luogo in cui opera»32, che attribuisce alla professione militare una

29 A. Ferioli, Quale etica per la professione militare?, in «Informazioni

della Difesa», n 3, 2006, pp. 15-17.

30 Ten. Col. G. Cacciaguerra, La “via italiana”- radici di una diversità,

in «Rivista Militare», n. 3, 2012.

31 Definizione tratta dall'enciclopedia Treccani.

32 A. Fichera, Tecnica, professione e società, in «Informazione della

Difesa», pubblicato nel sito internet

«https://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/Pagine/ivaloridellaPatria inunimmagine.aspx», 24 maggio, 2012, ultima consultazione 7 novembre 2017.

(24)

peculiarità etica degna di stima e ammirazione in un panorama mondiale sottoposto a continui rivolgimenti politici, economici e sociali.

«Quella militare è l'unica professione così esigente da prevedere persino il dovere di morire, in determinate circostanze, per assolvere le consegne ricevute, come previsto dal D.P.R. n. 545/1986, art 9: sicché non è fuori luogo sostenere che l'etica militare ha anche la funzione di preparare forze spirituali da gettare nella lotta. Tuttavia è chiaro che -nonostante il perdurare del fraintendimento secondo cui l'etica si esaurirebbe nel Regolamento di Disciplina Militare - il diritto positivo, attraverso le norme statuali, si limita a normare i semplici doveri di servizio, senza poter coinvolgere la coscienza del singolo, e limitandosi alla definizione di un agire formalmente corretto. L'etica militare, al contrario, investe la persona nella sua interezza morale sino a diventare uno stile di vita»33 garantendo l'assolvimento dei compiti istituzionali, a cui sono preposte le Forze Armate, in virtù della forza esclusiva del convincimento personale.

33 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 19-21.

(25)

DOVERI PRINCIPALI

L'Etica, quale insieme di norme morali profondamente radicate nella nostra coscienza e volta al mantenimento delle abitudini che permettono la conservazione della società costituisce «una peculiare istituzione normativa: “istituzione” ossia una sorta di organizzazione dotata di significato e di coordinamento interno tale da essere in grado di svolgere una funzione sociale; “normativa” perché spinge le persone ad agire in un certo modo o a provare certi sentimenti di repulsione o di approvazione verso determinate azioni»1. Un sistema organizzato nel quale «la rettitudine dei comportamenti, il rispetto dei valori etici e deontologici, contribuiscono, in qualsiasi Stato di diritto, a cementificare la base per una ordinata convivenza civile, per il bene delle istituzioni, per il benessere e il progresso di ogni cittadino.

Valori questi che nella vita di ognuno devono prevalere e, in particolare, devono quasi essere un patrimonio genetico per il cittadino-soldato che si riconosce nei principi dell'Etica militare, considerata quale elemento propulsore di motivazione, di sacrificio cosciente, di onestà intellettuale e di onore. Valori di riferimento, di ricchezza umana del “mestiere

1 M. Mori, Manuale di bioetica. Verso una civiltà biomedica

(26)

delle armi”, mai cambiati nel tempo»2.

In ambito militare, dunque, la concezione di Etica, quale norma morale e comportamentale, sembra essere finalizzata allo sviluppo e acquisizione da parte di ogni individuo, e quindi di ogni militare, di un'autodisciplina interiore estrinsecata quotidianamente attraverso il modo di agire, di operare e di comportarsi, degno di un soldato, a prescindere dal grado o dall'incarico ricoperto all'interno dell'Istituzione. «L'assunzione di un impegno che lega il cittadino-soldato al rispetto di valori quali, onore, disciplina, lealtà, senso del dovere e dell'appartenenza, che si perpetuano in ogni espressione nel corso della carriera, che costituiscono, da sempre, il patrimonio etico di quanti indossano un'uniforme»3 non ancorato ad una disciplina codicistica che l'ordinamento militare considera da sola «non in grado di raggiungere il suo scopo se non è innervata da "regole di vita" altrettanto cogenti, preesistenti al diritto e da questo recepito»4. Un'autodisciplina, dunque, totalmente assente dall'aspetto del diritto positivo

2 Gen. V. Camporini, Riflessioni per un'etica militare, tratto

dall’intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno accademico 2009-2010 del Centro Alti Studi per la Difesa e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2010, p. 6.

3 Gen. D. Errico, Milano: gli allievi della “Teuliè” hanno giurato, tratto

dal discorso in occasione della cerimonia del giuramento degli allievi del primo anno della Scuola Militare “Teuliè” tenuto a Milano il 26 marzo 2017 e pubblicato nel sito «www.lasottilelinearossa.over-blog.it», ultima consultazione 5 novembre 2017.

4 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 18.

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confinata in una sorta di prassi consolidata di esclusiva valenza interna, strettamente collegata alle tradizioni militari.

Nel comune linguaggio giuridico la parola "disciplina" «richiama due ordini di concetti: per un verso quello di "regola" cui conformare il comportamento (ad es. disciplina della circolazione stradale), per l'altro verso quello di "sanzione" diretta ad assicurare l'osservanza della regola (ad es. il provvedimento disciplinare)»5.

In ambito militare la nozione di "disciplina" «è stata tuttavia ritenuta più vasta, in considerazione del fatto che essa sarebbe caratterizzata per la sua essenza di "regola di vita", ovvero di regola e mezzi idonei a formare l' "habitus mentale" necessario ad osservare i propri doveri con responsabile consapevolezza»6. Una disciplina che fa chiaro riferimento ad una regola morale, ad una regola di condotta che investe profili propriamente etici del comportamento del cittadino-soldato. In tale contesto il concetto di "disciplina militare" «abbraccia un duplice ordine di idee. Sotto il profilo oggettivo, esso richiama l'idea di ordine, inteso come complesso di disposizioni e normative improntate a regolare lo svolgimento delle operazioni inerenti la preparazione e l'attuazione dei compiti istituzionali. Sotto il profilo soggettivo, invece, coincide con il concetto di etica militare, intesa quale insieme di principi

5 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare,

Aeronautica Militare Comando Generale delle Scuole, Firenze, 1999.

6 E. Niutta - A. Esposito, Elementi di diritto disciplinare militare.

Disciplina di Corpo, Laurus Robuffo, seconda edizione, Roma, 2002, pp.

(28)

trascendenti, idonei a garantire l'assoluta e completa dedizione verso la società, alla cui protezione è finalizzata la stessa organizzazione militare»7.

Per l'ordinamento militare, dunque, la disciplina «è una filosofia di vita e, come tale, foriera di dogmi e imperativi che si pone su di un piano extragiuridico, nel quale non sussiste nessuna necessità di garanzia, una forza trascinante capace di sostenere l'uomo in imprese che nessuna norma giuridica potrebbe consentire, perché fonda non sul timore di pena, ma sulla fede, sulla convinzione intima, cioè, della necessità di determinati comportamenti»8.

«Una forza trascinatrice dell'Etica»9 capace di sostenere l'uomo in imprese che nessuna norma giuridica potrebbe consentire, definita dal Regolamento di Disciplina militare del 1963 come «principale virtù delle Forze Armate e primo dovere del militare di ogni grado»10. Virtù, quindi, «non come dote individuale frutto di convinzione maturata autonomamente, ma come necessario "dovere" del cittadino-soldato»11.

Il possibile condizionamento di tale dovere dalla fallace natura umana fa sì che la sola Etica individuale non possa fondarsi su alcuna garanzia sociale se non accompagnata dall'imposizione

7 E. Niutta - A. Esposito, Elementi di diritto disciplinare militare.

Disciplina di Corpo, Laurus Robuffo, seconda edizione, Roma, 2002, pp.

19-24.

8 Ibidem. 9 Ibidem. 10 Ibidem. 11 Ibidem.

(29)

di comportamenti atti allo scopo. Da qui la necessità, per l'ordinamento militare, di emanare regole giuridiche nel caso in cui il dovere etico, morale e di condotta, non offra idonee garanzie rispetto all'interesse nazionale da tutelare.

Sotto il profilo giuridico la peculiarità dell'ordinamento militare è «essenzialmente legata ai particolari compiti dell'Istituto assegnati alle Forze Armate, chiamate dalla Costituzione della Repubblica alla protezione degli interessi nazionali, ovunque essi siano minacciati, ed alla salvaguardia delle esigenze di solidarietà umana anche in relazione ai vincoli internazionali assunti. Esigenze di difesa della Patria che impongono un particolare grado di coesione della compagine militare, assicurata da un lato dalla sottoposizione del personale ad una giurisdizione penale speciale e dall'altro ad una codificazione disciplinare certamente più stringente rispetto a quella prevista in altre branche dell'amministrazione pubblica»12.

In tale ottica, la nozione giuridica di disciplina militare può essere definita «come il complesso dei doveri connessi con lo status di militare, o meglio, come il complesso delle norme che regolano i doveri e l'insieme delle situazioni giuridiche, attive e passive, che si collegano a tale status»13.

L'acquisizione formale dei doveri attinenti allo status di

12 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 18.

13 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare,

(30)

militare con le relative responsabilità che ne derivano avviene nel momento in cui l'aspirante soldato presta il proprio volontario giuramento «ad impegnarsi e agire sempre animato da una una elevata idealità del dovere, con spirito di abnegazione e sacrifico tale da sopportare i necessari disagi e privazioni, affrontando con coraggio i pericoli e dimostrandosi generoso in ogni contingenza, dando prova in ogni occasione, di lealtà e fermezza di carattere»14. Con il giuramento il militare di ogni grado "s'impegna solennemente ad operare per l'assolvimento dei compiti istituzionali delle Forze Armate con assoluta fedeltà alle Istituzioni repubblicane, con disciplina ed onore, con senso di responsabilità e consapevole partecipazione, senza risparmio di energie fisiche, morali ed intellettuali affrontando, se necessario, anche il rischio di sacrificare la vita", così recita il Regolamento di Disciplina Militare del 1986.

Alla presenza della Bandiera della Repubblica italiana e del Comandante di Corpo dei militari interessati alla cerimonia, così disciplinato dall'art.54 della Costituzione, questo atto formale si presenta nella formula «di Giuramento promissorio, ovvero una parola data, in forma solenne e ritualizzata, di adempiere obblighi precisi e di vincolare il proprio comportamento entro determinati limiti»15. Gli effetti del

14 Storia del giuramento militare, tratto dal sito internet

«www. gallarate.unuci.org/index.php/il-giuramento/», ultima consultazione 5 novembre 20017.

15 A. Ferioli, Il giuramento come fondamento dell'etica militare,

(31)

giuramento prestato si estrinsecano principalmente, oltre che sul piano giuridico a tutela del quale l'ordinamento prevede uno specifico sistema sanzionatorio, nella sfera morale del cittadino-soldato, il cui scopo primario è quello, o meglio dovrebbe essere quello, di rafforzare la garanzia di osservanza di quei doveri etici richiesti alla professione militare.

L'art. 712 del «Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia sanzionatoria»16 individua i doveri che ne discendono dal giuramento che ogni militare, di qualunque grado, deve prestare all'atto di assunzione in servizio presso la Forza Armata di appartenenza.

La norma suddetta inquadra tali doveri principali attinenti al giuramento prestato nella «categoria dei doveri generali»17, prima tra i quali il generale dovere di “fedeltà” che sembra costituire «la giustificazione ed il limite degli ulteriori vincoli nascenti dalle regole dell'ordinamento militare»18.

Il dovere di fedeltà

Il dovere di fedeltà rappresenta per l'intero mondo militare «un impegno solenne di carattere etico»19, con il quale l'aspirante

16 DPR-15 marzo 2010, n. 90-Testo unico delle disposizioni

regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'art. 14

della legge 20 novembre 2005, n. 246.

17 Ibidem. 18 Ibidem.

19 A. Ferioli, Il giuramento come fondamento dell'etica militare,

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militare aderisce con intima convinzione e scelta precisa ad un vincolo di fedeltà, intesa come «volontaria, pratica, completa devozione d'una persona ad una causa, che nasce da un preciso atto di volontà di compiere un servizio a favore di una "causa" a cui si vota impegnandosi con una forma di dedizione pratica»20.

Dal punto di vista giuridico non sembra evidenziarsi un vincolo di fedeltà distinto dagli altri doveri militari ma, come ha sottolineato la dottrina prevalente, «la fedeltà militare rappresenta un sentimento, un habitus psicologico che attiene al foro interno alla coscienza individuale»21.

Si tratta di un vincolo «incondizionato da porre a fondamento della compagine militare, al fine di garantire la corretta realizzazione delle finalità cui la stessa è preposta, il rilievo assolutamente fondamentale che deve riconoscersi al dovere di fedeltà alle Istituzioni della Repubblica si spiega in considerazione del particolare e delicato compito che deve essere assolto dal cittadino-soldato. Tale peculiarità si riverbera nel particolare status di militare e nella specialità dello stesso ordinamento militare. A specificare l'importanza ed il significato del dovere di fedeltà, vi è il comma secondo dell'art. 1348 del Codice dell'Ordinamento Militare, dove si stabilisce che il comportamento dei militari nei confronti delle

20 A. Ferioli, Il giuramento come fondamento dell'etica militare,

pubblicato in «Marinai d'Italia», Gennaio\Febbraio, 2013, pp. 28-30.

21 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare,

(33)

Istituzioni democratiche deve essere improntato a principi di scrupolosa fedeltà alla Costituzione repubblicana e alle ragioni di sicurezza dello Stato»22. L'infedeltà, al contrario, diventa giuridicamente rilevante «quando il militare reca danno o discredito alle istituzioni repubblicane, trasgredisce le leggi, viene meno ai doveri del suo stato: ma in tali ipotesi la mancanza di fedeltà non assume autonomo rilievo rispetto allo specifico dovere violato che la rende percettibile»23.

Il dovere di fedeltà di tutto il personale militare si evidenzia in particolar modo nelle previsioni normative attinenti al «sistema di informazione per la sicurezza delle Repubblica e alla nuova disciplina in materia di tutela del segreto»24, nelle quali si stabilisce «un procedimento preventivo di accertamento sull'ammissibilità dei militari che potranno essere ammessi a conoscenza di informazioni e dati segreti o riservati, basato su un giudizio di sicuro affidamento di scrupolosa fedeltà alla Costituzione repubblicana e alle ragioni di sicurezza dello Stato»25.

22 F. Bassetta, M. Poli, A. Simoncelli, Commentario all'ordinamento

militare. VOLUME IV- PERSONALE MILITARE-TOMO III, a cura di

R. De Nictolis-V. Poli-V. Tenore, EPC Editore, Roma 2012, pp. 76-77.

23 Col. C.C.r.n. A. D'Orazio, Regolamento di Disciplina Militare,

Aeronautica Militare Comando Generale delle Scuole, Firenze, 1999.

24 Art. 17, com. 2, legge n. 282, 1978 – art. 21, com. 10, legge n. 124,

2007.

25 Bassetta, Simoncelli, Commentario all'ordinamento militare, cit., p.

(34)

Il senso dell'Onore

Ulteriore imperativo della professione militare è l'Onore, quale «fondamentale e supremo dovere di ogni soldato»26. L'Onore militare rappresenta per tutti gli uomini e donne in divisa un valore eminentemente etico legato al senso del dovere, allo spirito di sacrificio estremo, alla dignità personale e alle nobili qualità umane, quale onestà, lealtà, rettitudine, giustizia e fedeltà, capaci di ottenere la stima altrui e che i militari ritengono di possedere e di dovere gelosamente custodire nell'intimo convincimento della necessità di mantenerle integre.

Il valore morale dell'Onore, non sembra rappresentare un semplice collante del personale in armi ma «il riferimento etico di qualsiasi soggetto che si trovi ad affrontare una situazione difficile, anche quella più estrema di un conflitto: onore verso sé stessi, nei confronti dell'amico e del nemico nonché verso Dio, al quale molti combattenti in prima linea - è testimonianza dei Cappellani militari - si rivolgono nelle ore del lutto, del dolore, della disperazione e dell'ansia, chiedendo protezione in nome della loro fede, umiltà, generosità, integrità ed appartenenza all'organizzazione»27.

Una virtù, l'Onore, che trae origine da regole cavalleresche medievali ereditate dalla tradizione, che richiamano un modello di vita di una nuova classe militare incentrata sulla

26 Art. 9, Regolamento di Disciplina Militare, 1986.

27 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

tenuto a Firenze il 12 maggio 2008 e pubblicato in «Informazione della Difesa», n 3, 2008, p. 20.

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«vera nobiltà d'animo che trapassa nell'ideale del gentiluomo in armi a tutela del senso dell'Onore, quali norme del retto vivere non imposte coattivamente ma liberamente accettate»28 con un riferimento eminentemente etico legato al senso del dovere, allo spirito di sacrificio estremo, alla dignità personale e alle più nobili virtù caratteriali, che ogni soldato ritiene di possedere e di dovere gelosamente custodire.

Lo spirito di sacrificio

Il dovere che «più caratterizza la condizione militare, costituendo l'essenza dell'operatività delle Forze Armate, è la limitazione di quel diritto alla propria conservazione in vita ricalcolata dalla normativa previgente dall'art. 9 del D.P.R. 545 del 1986 e racchiusa nel più noto Regolamento di Disciplina Militare come "spirito di sacrificio"»29 definito come «dovere di adempiere al proprio servizio fino all'estremo sacrificio della vita. Sacrificio decodificato come l'atto di "farsi sacri" nella dedizione assoluta alla causa, che è alla base della vocazione e della vita militare»30.

28 R. Cocomazzi, L'ideale Cavalleresco e l'ideale cortese, tratto dal sito

internet «http://bmliterature.altervista.org/blog/lideale-cavalleresco-lideale-cortese/», 29 ottobre, 2013, ultima consultazione 5 novembre 2017.

29 V. Mattioli, Morte del militare come obbligo giuridico stabilito dalla

legge, tratto dal sito internet « http://www.grnet.it/lopinione/5-morte-del-militare-come-obbligo-giuridico-stabilito-dalla-legge/», 31 luglio, 2017, ultima consultazione 5 novembre 2017.

30 Gen. R. Tortora, Etica e tipicità dell'ordinamento militare, intervento

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Da un punto di vista giuridico l'art. 712 del Testo Unico dell'Ordinamento Militare stabilisce che, «con il giuramento il militare di ogni grado assume volontariamente l'impegno solenne di assolvere i compiti istituzionali devoluti alle Forze Armate, dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, con “assoluta” fedeltà alle Istituzioni della Repubblica, con disciplina e onore, con senso di responsabilità e consapevole partecipazione, senza risparmio di energie fisiche, morali e intellettuali affrontando, se necessario, anche il rischio di sacrificare la vita»31.

La previsione normativa in questione statuisce il solenne impegno di affrontare il rischio di sacrificare la propria vita “se necessario” nell'assolvimento dei compiti istituzionali, riconoscendo all'operatore una marginale valutazione personale circa la possibilità di perdere o meno la vita in una determinata operazione di servizio, ed una connessa possibilità di rinuncia alla causa qualora l'accettazione dell'estremo sacrificio non porterebbe al risultato richiestogli. A ben vedere la locuzione “se necessario” previsto dall'art. 712 costituisce «una scriminante che non consentirebbe al militare di disporre del proprio diritto alla vita ma demandata alla discrezionalità del suo superiore gerarchico, in quanto essere in divisa significa essere all'interno di una organizzazione piramidale dove l'esecuzione degli ordini costituisce l'essenza della Difesa», n 3, 2008, p. 20.

31 Art. 712, Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di

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disciplina. Proprio l'appartenenza ad una organizzazione fortemente gerarchica, come la comunità nella quale l'aspirante entra a far parte, sembra far attenuare persino l'istinto di conservazione tutto a vantaggio della comunità stessa»32.

Estremo sacrificio, quale dovere degli appartenenti alla comunità militare, ribadito anche dall'art. 7 del Regolamento di Disciplina Militare che, avvalorando l'importanza della Bandiera di guerra, affidata a ciascuna unità militare, quale simbolo dell'onore dell'unità stessa, delle sue tradizioni, della sua storia e del ricordo dei caduti, impone per la sua difesa l'eventuale estremo sacrificio della vita. Vessillo che, per la comunità in divisa, rappresenta un valore condiviso il quale comporterebbe non solo un coraggio morale, quale virtù umana che ci spinge ad affrontare le situazioni più difficili con forza d'animo e senso di responsabilità, ma anche un coraggio fisico rappresentato dalla mera forza naturale di affrontare il pericolo anche a rischio di sacrificare la propria vita.

Tuttavia, «lo spirito di corpo non deve essere così forte da intaccare lo spirito di solidarietà tra tutti i componenti delle Forze Armate. In altre parole, si vuole che il confronto con le altre unità sia di sprone per raggiungere lo stesso livello di efficienza e di preparazione, senza intaccare il senso di collaborazione necessario al raggiungimento delle finalità

32 V. Mattioli, Morte del militare come obbligo giuridico stabilito dalla

legge, tratto dal sito internet « http://www.grnet.it/lopinione/5-morte-del-militare-come-obbligo-giuridico-stabilito-dalla-legge/», 31 luglio, 2017, ultima consultazione 5 novembre 2017.

(38)

istituzionali del comparto Difesa»33.

Secondo la formula contenuta nella norma sopra citata, la categoria dei militari ha, rispetto ad un comune funzionario pubblico, un obbligo assai più stringente di impegnarsi nel compimento del proprio dovere fino al sacrificio della propria vita e, in ogni caso, con un coinvolgimento totale di risorse fisiche e morali, che presuppone il rispetto di un vero e proprio modo di vivere.

Il dovere di obbedienza

A dare concretezza e a rafforzare l'imperatività di quanto prescritto dall'art. 712 del Testo unico delle disposizioni regolamentari, in materia di ordinamento militare, vi è la previsione del dovere di obbedienza, considerato dall'Istituzione stessa quale «dovere assoluto»34 dell'uomo in armi.

Obbedienza assoluta che, per il soldato, si tramuta in una «esecuzione pronta, rispettosa e leale degli ordini attinenti al servizio e alla disciplina, in conformità con il giuramento

33 F. Bassetta, M. Poli, A. Simoncelli, Commentario all'ordinamento

militare, VOLUME IV - PERSONALE MILITARE - TOMO III, a cura di

R. De Nictolis-V. Poli-V. Tenore, EPC Editore, Roma, 2012, p. 96.

34 Art. 1347, Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di

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prestato»35.

A riguardo il legislatore ha cercato di individuare la fattispecie incriminatrice del reato di disobbedienza «a presidio di un corretto e spedito funzionamento dell'apparato militare»36. Infatti, la norma contenuta nell'art. 173 del codice penale militare di pace, «punendo il rifiuto, l'omissione o il ritardo nell'obbedire ad un ordine attinente al servizio o alla disciplina intimato da un superiore, presidia il rapporto gerarchico attraverso la diretta tutela dello strumento operativo con cui si attua funzionalmente la catena delle dipendenze, che va dal soldato semplice all'ufficiale più elevato in grado»37.

La formulazione a carattere generale contenuta nella norma suddetta, oltre a descrivere la fattispecie di illecito, sembra apprestare «sia un'ipotesi di responsabilità disciplinare che penale per il militare che si trovi in una posizione di inferiorità gerarchica»38.

I doveri attinenti alla dipendenza gerarchica

L'obbligo positivo di attuazione del dovere di obbedienza costituisce per il mondo militare «un vincolo peculiare che trova causa e giustificazione nella rigida gerarchia delle Forze

35 Art. 1347, Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di

ordinamento militare, DPR, 15 marzo 2010, n. 90.

36 F. Bassetta, M. Poli, A. Simoncelli, Commentario all'ordinamento

militare. VOLUME IV - PERSONALE MILITARE-TOMO III, a cura di

R. De Nictolis-V. Poli-V. Tenore, EPC Editore, Roma 2012, pp. 75-76.

37 Ibidem. 38 Ibidem.

(40)

Armate e si lega strettamente al concetto di ordine gerarchico, che ne costituisce l'oggetto. L'obbedienza assoluta fa sorgere nel destinatario il vincolo dello specifico adempimento richiesto, per la cui violazione sono comminate sanzioni sia disciplinari sia penali. E' stato affermato dall'apparato militare che l'obbedienza all'ordine ricevuto può essere interpretato come concreta attuazione della volontà dell'ordinamento militare»39.

Il principio di gerarchia

L'ordinamento militare indica il principio gerarchico quale «modulo fondamentale dell'organizzazione operativa, necessario al conseguimento ed al mantenimento della disciplina»40.

Anche se i sistemi gerarchici variano per tipo e per struttura, soprattutto in ambito privato, le Forze Armate si informano ancora oggi ad «una concezione tradizionale incentrata sulla concentrazione del potere decisorio in strutture unitarie

39 G. Vitagliano, Gerarchia e ordini illegittimi – Fonte e limiti del dovere

di obbedienza, tratto dal sito internet

«http://attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/GERARCHIA-E-ORDINI-ILLEGITTIMI.pdf», pp. 1-15, ultima consultazione 5 novembre 2017.

40 F. Bassetta, M. Poli, A. Simoncelli, Commentario all'ordinamento

militare. VOLUME IV - PERSONALE MILITARE-TOMO III, a cura di

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caratterizzate da una catena di dipendenze nella quale si possono individuare, secondo un livello crescente, i gradi di responsabilità dei suoi componenti»41.

Il principio gerarchico richiamato dal Codice militare costituisce «l'asse portante, inteso come paradigma della struttura di autorità, che condiziona tutta la vita dell'organismo militare e si riverbera nell'ambito delle relazioni interindividuali dei militari all'interno del sistema stesso»42.

La subordinazione

Il concetto di subordinazione all'interno della compagine militare sembra una conseguenza del principio gerarchico, unitamente al dovere di obbedienza assoluta alle Istituzioni, intesa come «il rapporto di dipendenza determinato dalla gerarchia militare, richiedendo il consapevole adempimento dei doveri del proprio stato e nello specifico di quello dell'obbedienza»43.

Tale rapporto di dipendenza costituirebbe da sempre il fulcro centrale dell'intera attiva svolta da ogni cittadino-soldato, in quanto può riscontrarsi non solo nella semplice prestazione di

41 F. Bassetta, M. Poli, A. Simoncelli, Commentario all'ordinamento

militare. VOLUME IV - PERSONALE MILITARE-TOMO III, a cura di

R. De Nictolis-V. Poli-V. Tenore, EPC Editore, Roma 2012, p. 72.

42 Ibidem.

(42)

una specifica attività professionale, come può evidenziarsi nell'ambito dell'impresa privata, «ma anche nella potenziale intera attività della persona, in una prospettiva che, a volte, richiede l'impegno della propria libertà e della propria vita»44, rimarcando «un'uguaglianza della comunità in divisa di fronte al dovere e al pericolo, presupponendosi, dunque, la sussistenza in capo agli stessi di un particolare rapporto di servizio»45.

Un contenuto giuridico, questo, simile alla situazione soggettiva dei funzionari e dei pubblici dipendente che rimarca «un'impregiudicata maggiore incisività e gravosità del contenuto degli obblighi di fedeltà, di obbedienza e di tutela del segreto d'ufficio per gli appartenenti alle Forze Armate, desumibile anche dalla duplice circostanza della loro maggiore ampiezza e della più rigorosa e severa reazione, penale e disciplinare, apprestata dall'ordinamento in caso di un loro inadempimento»46.

L'esecuzione di ordini

Al dovere assoluto di obbedienza posto a carico di tutti i

44 F. Bassetta, M. Poli, A. Simoncelli, Commentario all'ordinamento

militare. VOLUME IV - PERSONALE MILITARE-TOMO III, a cura di

R. De Nictolis-V. Poli-V. Tenore, EPC Editore, Roma 2012, pp. 72-73.

45 Ibidem. 46 Ibidem.

(43)

militari, il legislatore correla, «con norme di dettaglio, come si deve assolvere a tale dovere»47. Nello specifico, il militare nell'esecuzione degli ordini ricevuti, in virtù del dovere assoluto di obbedienza, «si deve attenere scrupolosamente alle specifiche consegne e disposizioni di servizio»48.

L'incondizionata osservanza dell'ordine gerarchico trova un limite di applicabilità, chelo stesso ordinamento militare cerca di circoscrivere mediante la previsione di azioni o condotte che potenzialmente potrebbero «costituire manifestatamente reato»49, ponendo al contempo a carico del soldato l'ulteriore «dovere di non eseguire l'ordine ricevuto e di informare prontamente i sui superiori»50 per evitare di incorrere in una responsabilità disciplinare ed, eventualmente, anche penale. Nel Codice dell'ordinamento militare, in particolar modo, si asserisce che il soldato, «ricevuto l'ordine della cui legittimità dubiti, deve farlo presente, con spirito di leale e fattiva partecipazione, a chi lo ha impartito, dichiarandone le ragioni. L'ordine riconfermato dal superiore dovrà essere prontamente eseguito dall'operatore al quale è rivolto, con l'unica eccezione dell'ordine manifestatamente rivolto contro le istituzioni o la cui esecuzione costituisce palese reato»51, inoltre, l'ordine

47 F. Bassetta, M. Poli, A. Simoncelli, Commentario all'ordinamento

militare. VOLUME IV - PERSONALE MILITARE-TOMO III, a cura di

R. De Nictolis-V. Poli-V. Tenore, EPC Editore, Roma 2012, pp. 113-114.

48 Ibidem.

49 Art. 1349, Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di

ordinamento militare, DPR, 15 marzo 2010, n. 90.

50 Art. 729, com. 2, T.u.o.m. 51 Art. 729, com. 2, T.u.o.m.

(44)

gerarchicamente vincolante per il militare subordinato deve essere qualificato «come conforme alle norme in vigore, attinenti alla disciplina, riguardare le modalità di svolgimento del servizio e non eccedere i compiti di istituto»52.

Attività, dunque, rivolte esclusivamente al perseguimento dei compiti d'Istituto, assegnati alle Forze Armate, quali di difesa della Patria, di salvaguardia delle libere istituzioni, di soccorso in caso di pubbliche calamità e attività umanitarie in campo internazionale, nonché doveri attinenti a situazioni giuridiche strettamente connesse allo status di militare.

L'impossibilità di predeterminare giuridicamente tutte le possibili fattispecie esplicative della professione militare, ha portato, l'Istituzione a carattere gerarchico, a disciplinare imperativi, quali dovere di iniziativa e senso di responsabilità, che dovrebbero rappresentare il patrimonio genetico di qualsiasi persona in divisa.

Disposizioni normative generali che, per l'ordinamento militare, dovrebbero costituire «“la valvola di sicurezza” della normativa disciplinare a garanzia del pericolo che la rigida gerarchia divenga causa o pretesto di inattività, giustificata da esigenze di massimizzazione dell'efficienza»53.

52 Art. 1349, com. 1, T.u.o.m.

53 G. Vitagliano, Gerarchia e ordini illegittimi – Fonte e limiti del dovere

di obbedienza, tratto dal sito internet

«http://attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/GERARCHIA-E-ORDINI-ILLEGITTIMI.pdf», pp. 1-15, ultima consultazione 5 novembre 2017.

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