ANNO 2011 TIPOLOGIA POTENZA (GWh) %
11.5 TECNICHE EMERGENTI PER L’UTILIZZO DELLA CO2 EMESSA
11.5.2 STABILIZZAZIONE DEI RESIDUI DI COMBUSTIONE
Il processo assomiglia, sotto molti aspetti, al processo di stabilizzazione con FeSO4, tuttavia gli agenti chimici utilizzati sono CO2 e/o H3PO4.
La procedura prevede che i residui siano prima lavati con un rapporto liquido/solido pari a 3/1, così da estrarre i sali solubili, disidratati, lavati ancora secondo la medesima modalità e filtrati. I residui vengono poi risospesi e vi sono aggiunti CO2 e/o H3PO4.
La reazione di stabilizzazione viene fatta avvenire prima per un tempo di 1-1,5 ore a pH decrescente, e poi per un’altra ora circa in cui viene mantenuto il pH pari a 7. Infine i residui sono nuovamente disidratati e lavati.
L’utilizzo della CO2 e dell’H3PO4 come agenti stabilizzanti fanno sì che i metalli pesanti siano legati come carbonati o fosfati, caratterizzati da bassa solubilità, per cui la qualità della stabilizzazione risulta simile a quella con FeSO4.
Tra l’altro, la disintegrazione fisica dei residui trattati è molto inferiore rispetto alla stabilizzazione con cemento, a causa del fatto che la maggior parte dei sali vengono rimossi.
Un possibile svantaggio è la produzione di una discreta quantità di reflui liquidi.
Il processo è stato sperimentato su scala pilota in batches di circa 200 kg di residuo secco e numerosi parametri, quali miscelazione, aggiunta di CO2 e H3PO4, tempo di reazione e pH, sono stati ottimizzati.
È stata inoltre verificata la robustezza del processo ed, in base alla composizione dei residui, è stato valutato se utilizzare CO2, H3PO4 o entrambi.
È stata verificata la possibilità di utilizzare i gas emessi dall’impianto come fonte di anidride carbonica stimando che il processo tipicamente richiede tra 5 e 20 Kg di CO2, tra le 0 e 40 Kg di H3PO4 e 3 m3 circa di acqua.
Quanto descritto si stima possa essere implementato presso l’impianto di incenerimento stesso o come struttura centralizzata che tratta residui provenienti da differenti impianti
CAPITOLO 12
CONCLUSIONI
Il dibattito riguardo allo smaltimento dei rifiuti mediante termovalorizzazione sta acquisendo sempre maggiore rilevanza in quanto, sia a livello Europeo che Nazionale e Regionale, una percentuale sempre più elevata di rifiuti viene smaltita mediante questa tecnica (+9% in Europa tra il 1995 ed il 2009, +9% in Emilia Romagna negli ultimi 10 anni) [ARPA, E. Romagna, 2011]. Contestualmente, si è assistito all’affermarsi di una normativa piuttosto stringente per quanto riguarda i valori limite di emissione, le soluzioni tecnologiche da adottare (in particolare D. Lgs. 133/05 e Direttiva Europea 2008/98/CE), lo sviluppo di sistemi di abbattimento degli inquinanti nei fumi, di pratiche di gestione della combustione e di apparati di recupero energetico sempre più efficienti. Una valutazione complessiva dell’effettivo impatto sull’ambiente di un impianto di incenerimento può essere effettuato adottando l’approccio del ciclo di vita, che permette di considerare il contributo di diversi parametri e variabili, che vanno dai dati relativi alle emissioni in aria, acqua e suolo, ai consumi di combustibili fossili ed additivi chimici, al trasporto dei residui solidi ed alla loro dismissione definitiva.
In questo studio, la metodologia LCA è stata applicata per valutare come sono variati nel tempo gli impatti di un impianto specifico, gestito dalla società HERAmbiente e localizzato a Coriano, in Provincia di Rimini.
Complessivamente, l’analisi mostra un sensibile miglioramento degli impatti ambientali nel corso degli anni grazie all’impiego di tecnologie avanzate per migliorare il processo di combustione e rendere meno impattanti le emissioni al camino.
In particolare, quest’ultimo aspetto è all’origine della diminuzione dell’impatto per le categorie respiratory inorganics, acidification/etrophication e respiratory organics. Dai parametri esaminati, si è effettivamente notato che la qualità dei fumi emessi è notevolmente migliorata nel tempo, sia per quel che concerne le emissioni di gas acidi, che quelle di metalli pesanti, polveri e composti organici, tutte in netta diminuzione. Il miglioramento del sistema di combustione ha comportato una diminuzione dei residui solidi in uscita dall’impianto, tuttavia il contributo relativo alla categoria climate change mostra un andamento crescente a seguito della maggiore efficienza di combustione, ma anche dell’aumento della frazione plastica nel rifiuto in ingresso. Si può quindi supporre che un incremento della raccolta differenziata possa contribuire a ridurre l’impatto legato a questa categoria.
Le categorie ecotoxicity e carcinogens sono principalmente correlate al processo di dismissione in discarica delle scorie generate ed all’emissione di metalli pesanti e composti organici nei comparti ambientali aria, acqua e suolo. Gli impatti ad esse relativi sono in lieve flessione, grazie alla diminuzione della quantità prodotta di scorie e di metalli in emissione. In particolare, però, per quel che riguarda la categoria ecotoxicity, la diminuzione dell’impatto attraverso gli anni non è molto marcata, ciò è dovuto al fatto che l’impianto utilizza un sistema di depurazione a secco, dunque la qualità dell’acqua scaricata rimane circa la medesima nel periodo considerato. Riguardo alle rimanenti categorie considerate, praticamente la totalità di esse evidenzia una diminuzione dell’impatto nell’arco di tempo esaminato, in particolare se si considera il sistema reale costituito da incenerimento e recupero energetico, con peculiarità tipiche legate alla natura dell’impatto considerato. Ad esempio, è stato osservato che l’impatto legato alla categoria ozone layer è particolarmente legata al consumo di urea necessario per l’abbattimento degli NOx nei fumi di combustione.
Conseguentemente all’installazione del sistema di recupero energetico, gli impatti evitati raggiunti hanno permesso di migliorare ulteriormente i risultati ambientali. Tra il 2003 ed il 2011 l’efficienza è praticamente raddoppiata, passando dal 12% al 24% e nel 2011 l’impianto in esame ha raggiunto un’efficienza di 0,66, superando il valore obiettivo di efficienza richiesta (0,65) dalla Direttiva Europea 2008/98/CE. I benefici ambientali associati al recupero di energia sono particolarmente significativi per la categoria fossil fuels. L’energia recuperata dalla combustione dei rifiuti permette infatti di evitare gli impatti derivanti dalla produzione di energia elettrica mediante il tradizionale mix energetico italiano, ancora basato in buona parte su fonti termiche. Sebbene il passaggio verso fonti di energia rinnovabili e, quindi, più sostenibili, sia auspicabile, è stato valutato che questo aspetto potrebbe determinare una diminuzione in termini di impatto evitato per il recupero di energia da rifiuti.
L’esecuzione di un’analisi di sensibilità relativa agli anni 1996, 2007 e 2011 ha confermato i risultati ottenuti. In accordo con quanto finora descritto, analizzando i risultati delle diverse modellazioni effettuate come punteggio singolo, emerge che, sia considerando le operazioni di termovalorizzazione nel loro complesso, che considerando il solo fenomeno di incenerimento, il contributo maggioritario è relativo alle categorie di danno human health e ecosystem.
Ci si attende che variazioni future circa la composizione dei rifiuti in ingresso, derivanti da un incremento della raccolta differenziata, influiscano anche sui risultati relativi alle
categorie di danno, in quanto l’interpretazione dei risultati della valutazione degli impatti sulla base dei dati raccolti durante l’analisi di inventario ha permesso di evidenziare la presenza di correlazioni tra i risultati dello studio relativi ai diversi anni e la tipologia dei rifiuti trattati. Una minore quantità di plastica contribuisce infatti a far diminuire la quantità di CO2 emessa e quindi l’impatto legato al riscaldamento globale, mentre una diminuzione legata ad un inferiore ingresso di metalli si concretizza in una minore emissione di metalli. Entrambe queste eventualità contribuirebbero dunque ad abbassare gli impatti relativi alla categoria human health, e nel secondo caso, anche la categoria ecosystem vedrebbe una contrazione del proprio impatto. Va anche considerato, però, che la frazione plastica è importante per assicurare una buona combustione, ed una sua diminuzione troppo elevata potrebbe comportare la necessità di impiegare un maggiore quantitativo di combustibili ausiliari. Una diminuzione del quantitativo di sostanza organica conseguente ad una raccolta differenziata più efficiente della frazione umida, comporterebbe invece un minore quantitativo di combustibili ausiliari necessari.
I risultati dell’analisi di contributo hanno invece identificato quali, dei numerosi sotto- processi considerati per la modellazione del sistema, contribuiscono maggiormente all’impatto complessivo. Si tratta dei processi da cui si originano gli impatti diretti legati alle operazioni di combustione, all’emissione di scorie e ceneri ed al loro trasporto in discarica, all’utilizzo di urea, carbonato di sodio, gasolio e gas ed alla gestione dell’impianto.
Infine, si verificato che gli impatti dell’impianto di Coriano (RN) fossero in linea con quelli degli altri impianti di termovalorizzazione presenti in Regione [Morselli L. et al.,
2008]., al di fuori (inceneritore di Milano in Italia e di Aarhus in Danimarca) [Turconi R. et al., 2011], ed in progettazione [ Scipioni A. et al., 2009],e sono state valutate differenti
metodologie di gestione delle scorie e tecniche emergenti per implementare l’ecosostenibilità del sistema [Toller S. et al., 2009]; [Fruergaard T. et al., 2010]. In particolare, sono state descritte alcune tecniche contenute nel Reference Document Europeo sulle BAT che prevedono l’utilizzo della CO2 prodotta nel corso del processo di combustione per la produzione di carbonato di sodio, richiesto per la depurazione dei fumi emessi e per la stabilizzazione dei residui di combustione. Infatti proprio l’emissione di una massiccia quantità di CO2, come è stato citato sopra, è uno dei parametri che contribuiscono in maniera significativa a delineare l’impatto ambientale del sistema, incidendo sulla categoria climate change [EU IPPC, 2006].
ALLEGATI
ALLEGATO I
Equazione 1 –Formula per il calcolo del quadrato della dev. standard geometrica, *[Pré, Introduction into LCA, 2008]
Tabella 1 –Possibili valori degli indicatori per il calcolo della dev. standard, *[Pré, Introduction into LCA, 2008]
Tabella 2 –Possibili valori del coefficiente Ub per il calcolo della dev. Standard geometrica, *[Pré, Introduction into LCA, 2008]
ALLEGATO II ANNO 1994/1995/1996 FLUSSO COEFFICIENTI Risorse u1 u3 u4 u5 u6 ub DEV. STANDARD Aria 1,05 1,31 1 1 1,2 1,2 1,05 1,31 Gasolio 1,05 1,31 1 1 1,2 1,2 1,05 1,31 Metano - - - - Carbone attivo 1,05 1,57 1 1 1,5 1,2 1,05 1,57 Carbonato di sodio 1,05 1,31 1 1 1,2 1,2 1,05 1,31 Urea 1,5 1,68 1,2 1 1,2 1,2 1,05 1,68 Acqua 1,05 1,31 1 1 1,2 1,2 1,05 1,31 Calore fumi 1,05 1,31 1 1 1,2 1,2 1,05 1,31 Transporto scorie 1,5 2,32 1 1 1,2 1,2 2 2,32 Trasporto ceneri 1,5 2,32 1 1 1,2 1,2 2 2,32 HCl 1,05 5,16 1,2 1 1,2 1,2 5 5,16 NaOH 1,05 5,16 1,2 1 1,2 1,2 5 5,16 Emissioni Hg 1,05 5,11 1 1 1,2 1,2 5 5,11 As - - - - Pb 1,05 5,11 1 1 1,2 1,2 5 5,11 Cr* 1,05 5,11 1 1 1,2 1,2 5 5,11 Ni 1,05 5,11 1 1 1,2 1,2 5 5,11 CO2 1,05 1,22 1 1 1,2 1 1,05 1,22 CO 1,05 5,06 1 1 1,2 1 5 5,06 HCl 1,05 5,06 1 1 1,2 1 5 5,06 NOX 1,05 1,56 1 1 1,2 1 1,5 1,56 HF 1,05 5,06 1 1 1,2 1 5 5,06 HBr 1,05 5,06 1 1 1,2 1 5 5,06 SOX 1,05 1,22 1 1 1,2 1 1,05 1,22 Polveri totali (analisi
continue) 1,05 2,05 1 1 1,2 1 2 2,05 Trattamento rifiuti Polveri 1,05 2,10 1 1 1,2 1,2 2 2,10 Scorie 1,05 2,10 1 1 1,2 1,2 2 2,10 Trattamento polveri 1,05 1,57 1 1 1,5 1,2 1,05 1,57 Trattamento scorie 1,05 1,57 1 1 1,5 1,2 1,05 1,57 * solo 1994
ANNO 2003