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CAPITOLO 3 – STUDIO DELLA CERAMICA GB

1. Stagioni 2017 e 2018, analisi e raccolta dati in Sudan

La raccolta di materiali presente in questo lavoro è composta da 140 frammenti diagnostici selezionati tra i pezzi rinvenuti durante la campagna di scavo 2017. Come spiegato nel capitolo 1, la missione italiana è stata l’ultima ad indagare il palazzo di Natakamani, approfondendo le indagini nell’area sud-ovest dell’edificio. I materiali provengono dall’area 2, 9, 10 e da tre saggi: nel peristilio, nella piattaforma esterna a nord e tra i muri D ed E, nella casamatta 1 (fig. 10). Si presentano brevemente le indagini nelle suddette aree.

L’area 2 è la casamatta meridionale rinvenuta vicino al muro di fondazione orientale e si trova vicino a una seconda molto stretta (la n. 6). Quest’ultima è in connessione con il settore indagato nelle precedenti campagne di scavo. I reperti rinvenuti nell’area, frammenti di piastrelle smaltate, parti di anfore, campioni di ceramica dipinta e sigilli, hanno portato a interpretare il settore come area di magazzini149. Lo spazio sembra essere stato sfruttato anche in epoca post-palaziale per il rinvenimento di una piccola fila di mattoni di fango che, in connessione con il muro A, fanno supporre la presenza di una tomba di cui rimangono pochissimi dati150.

L’area 9 è costituita dalla casamatta più grande del settore indagato nel 2017 e per le sue dimensioni è stata interpretata come una corte coperta. L’area 10 è una casamatta in connessione con la precedente151.

Il sondaggio del peristilio ha permesso di definire le fondamenta della struttura centrale e le connessioni con le fasi più antiche. Quello che è emerso è una base massiccia e molto profonda che testimonia un sistema di fondazione che legava le pareti del peristilio e le fondamenta del colonnato centrale con questa struttura. Al di sotto di questa situazione è stato individuato un crollo, usato come livello su cui edificare le strutture soprastanti152.

Il saggio della piattaforma settentrione, già aperto dal Prof. Donadoni che rinvenne una struttura in mattoni rossi, è stato riaperto durante il 2018 e la situazione che ne è emersa era altamente danneggiata

149 REPORT 2017, p. 3. 150 REPORT 2017, p. 4. 151 REPORT 2017, pp. 2-4. 152 REPORT 2017, pp. 7-8.

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portando ad interpretarla come un elemento secondario nel piano del palazzo. La tecnica utilizzata, inoltre, richiama a una fase posteriore a Natakamani dell’utilizzo del palazzo153.

Infine, dall’area tra il muro D e il muro E, in corrispondenza della casamatta n. 1, è stato eseguito un saggio per indagare le fasi prepalaziali della struttura.

Alla fine della campagna di scavo 2017, i materiali sono stati sistemati, scartati i pezzi non diagnostici e, infine, sono stati raccolti in latte che riportavano l’indicazione dell’area di provenienza e l’anno. Il conteggio è stato rimandato all’anno successivo quando si è proceduto con una analisi più specifica dei singoli pezzi che sono stati siglati e, per una buona parte di questi, sono state compilate delle schede singole154. Queste riportavano alcuni elementi basilari per una comprensione maggiore del frammento: dimensioni, classificazione, descrizione della forma e della decorazione. In una fase successiva sono state eseguite foto dei frammenti più significativi.

I reperti in analisi provengono principalmente dall’area 2, con un numero di 89 pezzi, circa due terzi dell’intero campione. Dalle aree 9 e 10 provengono rispettivamente 24 e 16 frammenti. I saggi sono le aree meno rappresentate in questa tesi con l’analisi di soli 2 frammenti per il peristilio, 8 per la piattaforma esterna e uno per quello tra i muri D ed E.

153 REPORT 2017, p. 5.

154 Le schede e il sistema classificatorio utilizzato è frutto del lavoro di Alice Salvador ed è il sistema adottato dalla missione italiana.

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Il contesto di rinvenimento dei saggi risulta limitato offrendo allo studio una visione parziale. I materiali sono di sicuro in giacitura primaria per quanto riguarda le aree interne al palazzo, mentre, per la piattaforma esterna, i frammenti sono quasi sicuramente in giacitura secondaria a causa dei rimestamenti sia di epoca antica che moderna.

I contesti delle casematte non sembrano essere state toccati e i reperti rinvenuti si trovavano in livelli più o meno profondi nel record archeologico, in corrispondenza delle fasi palaziali.

Questi elementi permettono di cogliere la complessità del contesto a cui si deve aggiungere l’alta probabilità di un disturbo dei record archeologici da parte di alluvioni, piogge oltre a quello antropico, più o meno recente.

2. Il database

Parallelamente alle attività generali sopradescritte a cui la scrivente ha parzialmente preso parte nella campagna del 2018, sono stati individuati 140 pezzi diagnostici come oggetto di studio della presente tesi. Il discrimine che ha portato alla scelta di questi è la presenza di una decorazione, dipinta, incisa o impressa, caratteri tipici della ceramica meroitica. Sono stati esclusi quelli non decorati o quelli decorati, ma in un pessimo stato di conservazione che ne avrebbe impedito la lettura. Sono stati inclusi pochi pezzi non decorati per la peculiarità dell’impasto o per la ottima conservazione dell’ingobbio superficiale155.

Questi erano già stati schedati nel sistema interno alla missione, ma per approfondire maggiormente gli aspetti dei singoli pezzi, è stata creato un database ad hoc. Questo, creato inizialmente in Excel, è stato trasferito in Access una volta in fase di elaborazione per poter, in seguito, poter generare delle singole schede.

Le schede analitiche progettate hanno lo scopo di mettere in evidenza i vari aspetti del singolo frammento. La prima parte è costituita dalle informazioni di contesto: il numero di inventario interno allo scavo, l’anno, l’edificio e l’area di rinvenimento. La voce ID indica il numero sequenziale attribuito all’interno del presente database quando il singolo pezzo è stato registrato. A queste informazioni si accompagnano due foto del reperto, una della parete principale e una della sezione. Successivamente si descrive la forma ceramica individuata, quale parte si è conservata accompagnata da una casella dove inserire dettagli peculiari per una migliore identificazione.

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Sottostante si analizza la tecnica (a mano o al tornio) accompagnata da una dettagliata descrizione dell’impasto e della sigla che lo identifica e lo classifica156.

Segue l’attribuzione nella classificazione, secondo il sistema adottato all’interno dello scavo, con le misure del singolo pezzo (larghezza, lunghezza, spessore e diametro) e l’osservazione del tipo di forma chiusa o aperta.

Vi è una piccola sezione dedicata alla documentazione: il numero delle foto, se è stato eseguito un disegno e le analisi in laboratorio.

L’ultima parte analizza il trattamento delle superfici, la presenza di un ingobbio interno, esterno e della decorazione, in particolare di quest’ultima la tecnica, il tipo di motivo e una descrizione dettagliata.

La parte finale indica la bibliografia e i confronti con il singolo pezzo vascolare e presenta, quando possibile, una datazione con relativa motivazione.

Per visionare le schede si rimanda il lettore al Database, nella seconda parte della presente tesi.

3. Classificazione GB

Il sistema classificatorio adottato in questo lavoro è quello ideato da Alice Salvador per la missione cafoscarina al Jebel Barkal. Si è deciso di mantenere questo per una maggiore coerenza con il resto del lavoro del team di ricerca, ma anche per ovviare al problema della mancanza di un sistema comune nella comunità scientifica per la classificazione di queste ceramiche. Questo sistema si basa in primis sul lavoro di Adams157, oltre a quelli citati nel capitolo 2, ma tiene conto anche del sistematico lavoro di Wodzińska, “A Manual of Egyptian Pottery”, che rappresenta la più recente pubblicazione e, probabilmente, il più completo manuale sulla ceramica egiziana oggi disponibile158.

La classe I è composta dalla ceramica domestica, fatta a mano, dal tipico colore scuro. Questa presenta sei sottogruppi: Ia, ceramica grezza senza rivestimento; Ib, nera con la superficie liscia, divisa tra Ib1, nera decorata, e Ib2, nera non decorata; Ic, ceramica con decorazione impressa; Id, ceramica con decorazione incisa; e, infine, Ie, i bread mould.

Le classi successive, II, III, IV e V sono tutte fatte al tornio.

156 Il sistema classificatorio degli impasti è presentato e discusso nel capitolo 4. 157 ADAMS 1986.

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La II è una ceramica a pareti sottili, una produzione fine caratterizzata da rivestimento e una superficie lucida. I sottogruppi sono tre: IIa, con rivestimento rosso; IIb, con rivestimento bianco; e IIc, le imitazioni degli egg-shell.

La classe III è costituita dalla ceramica comune e presenta cinque sottogruppi: IIIa, con risentimento rosso; IIIb, decorata159; IIIc, con rivestimento bianco, IIId, con rivestimento arancione; e, infine, IIIe, senza rivestimento.

La classe IV è costituita dalle ceramiche grezze fatte al tornio, caratterizzata dalle pareti spesse. Presenta tre sottogruppi: IVa, con rivestimento rosso; IVb, con rivestimento bianco; IVc, senza rivestimento.

Infine, la classe V è divisa tra le importazioni (Va) e le imitazioni delle importazioni (Vb), entrambe caratterizzate da pareti medio-sottili e un impasto rosa abbastanza puro.

Nel gruppo in analisi 44 frammenti su 140 sono stati attribuiti alla classe I, di cui 28 per Ib1, 2 per Ib2, 12 per Ic e 2 per Id. Questo gruppo costituisce un terzo del campione in analisi.

Dei 140, 25 sono gli esemplari classificati II, di cui 21 per IIa e 4 per IIb. Questi costituiscono circa il 20% del corpus.

Più del 50% dell’intero gruppo è costituito dalla classe III, di cui 2 per IIIa, 68 per IIIb e 1 per IIIc. Le altre categorie non sono presenti nel presente studio, la IV perché non ritenuta particolarmente significativa per il presente studio, mentre la V perché non presente nel materiale di scavo della campagna 2017. Il grafico riassume il materiale analizzato per classi.

159 Le decorazioni possono essere geometriche, naturalistiche o simboliche e possono essere eseguite come impressioni, incisioni o applique.

Fig. 11- Grafico con numero di esemplari divisi per classi.

0 10 20 30 40 50 60 70

Ib1 Ib2 Ic Id IIa IIb IIIa IIIb IIIc

GRUPPO I GRUPPO II GRUPPO III

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