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Stakeholder coinvolti nella creazione di valore

Oggi più che mai è importante implementare nelle proprie attività ed operazioni un’attenta e attiva gestione delle relazioni con gli Stakeholder che sono coinvolti nella creazione di valore dell’impresa stessa. L’approccio sociale ed ambientale è sempre più coinvolto nelle operazioni strategiche e operative dell’azienda e nella costruzione di uno scopo comune volto a identificare ed implementare efficaci soluzioni alle enormi sfide che oggi ci si trova a fronteggiare (Krick, Forstater, Monaghan, & Maria, 2005). L’azienda singolarmente difficilmente riuscirà a ritagliarsi spazi nell’economia mondiale o nazionale: è importante che essa, a dipendenza del mercato in cui opera, riesca ad istaurare collaborazioni e sinergie con altri attori appartenenti allo stesso settore. Pensiamo ad esempio alla collaborazione con i fornitori, clienti, propri dipendenti oppure con le organizzazione volta alla ricerca e formazione che, unendosi, permettono di incrementare il livello complessivo d’innovazione.

Nella creazione di valore sono quindi molti i soggetti coinvolti e che contribuiscono in maniera significativa alla generazione del tanto discusso valore aggiunto. Una visione completamente indirizzata alla creazione di profitto in azienda, rivolto principalmente nell’arricchire gli azionisti, è decisamente andata ad indebolirsi negli ultimi anni. La migliore soluzione diviene sempre quella di riuscire a combinare la soddisfazione dei propri stakeholder ed indirettamente la remunerazione degli azionisti. Con tale visione si cerca di dare sempre maggior rilevanza ad una creazione di valore basata sul profilo di una buona gestione delle risorse umane e sulla loro valorizzazione e non sulla riduzione di tale costo. In un ambiente esterno come quello odierno l’importanza d’investire in relazione con i propri stakeholder diviene una condizione importante per poter garantire una crescita di lungo periodo e in modo sostenibile (Masera & Mazzoni, 2007). Il valore aggiunto assume in questo caso una visione maggiormente incentrata sul comportamento sociale, quale complemento all’operato economico.

PARTE TERZA: DIBATTITO SCIENTIFICO SUL VALORE AGGIUNTO

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Analisi del dibattito attuale sul valore aggiunto

Nel capitolo precedente è stato definito in maniera chiara e precisa il concetto economico di valore aggiunto, che può crearsi attraverso la serie di attività presenti nella catena del valore di ogni impresa. Il peso di ogni singolo reparto e la relazione che questi hanno fra loro cambia e si differenza a seconda dell’azienda e del settore che si analizza; le combinazioni porteranno perciò ad un livello di creazione di valore differente.

Questa parte tratterà maggiormente l’interpretazione che assume questo termine in termini scientifici, in modo da capire cosa è stato scritto quando si parla del tanto nominato alto e basso valore aggiunto, per osservare quali fattori la letteratura considera in questi termini.

Una definizione chiara e concisa di alto e basso valore aggiunto non esiste, l’interpretazione di questi termini è perciò molto soggettiva e anche a livello bibliografico esistono molti elementi che differenziano i termini. Ugualmente si è cercato di realizzare una visione complessiva che riprenda i vari elementi in modo da avere un quadro più completo della situazione.

Secondo molti testi scientifici la natura del settore nel quale l’impresa opera incide in maniera significativa sul conseguimento del suo livello di valore aggiunto. Sostanzialmente è possibile definire un impresa di basso valore aggiunto quando le competenze tecnologiche e umane non richiedono un elevato grado d’investimento (Sicoli, 2008). Un elevata creazione di valore nasce invece laddove la differenza tra il valore del bene acquistato e quello finale, ottenuto grazie alla combinazione delle attività caratteristiche dell’impresa, è elevata; ciò può essere incrementato dalla capacità di implementare attività innovative o dalla migliore combinazione di fattori tecnologici e umani. Attraverso la natura del settore è possibile avere un primo quadro generale della capacità settoriale di creare del valore aggiunto.

Ogni settore si può posizionare in un determinato livello della sua esistenza, esistono quelli in fase di crescita, quelli in fase di maturità oppure quelli in decrescita che possono avere una durata di vita differente. Semplicemente un settore altamente innovativo ed oggi in fase di crescita, difficilmente resterà tale fra 10 anni; per questo motivo definire un settore in uno di queste categorie è un operazione temporanea. La scelta di un settore in crescita non è fonte automatica di successo e insuccesso per le imprese, essa deve infatti ugualmente concentrarsi nel offrire un prodotto altamente preformante e che si differenzi dalla concorrenza, attraverso il continuo miglioramento dei processi e prodotti. La chiave di sviluppo nella creazione di valore dipenderà sempre per la maggior parte dal tipo di gestione che l’impresa sviluppa internamente, dalla sua capacità di generare vantaggi competitivi e il modo in cui questi vengono difesi.

La fonte del valore aggiunto sarà in ogni modo legata sempre al cliente finale, in quanto è lui che deve percepirne il bisogno e il valore, è inutile istaurare una strategia innovativa e altamente

personalizzata su un bene o servizio che un cliente non è pronto ad acquistare e che perciò non ne percepisce l’utilità. Prima di offrire un prodotto sul mercato l’impresa deve analizzare il tessuto economico all’esterno, valutare le proprie potenzialità, conoscere i comportamenti dei propri clienti, e i trend che si sviluppano attorno. Questi bisogni sono però sempre più difficili da individuare, le persone sono più esigenti, flessibili, cambiano spesso il loro stile di vita; e solo attraverso delle continue soluzioni innovative e potenzialmente vincenti si può operare con successo.

Difficilmente un’impresa attiva nel Canton Ticino si definirà a basso valore aggiunto, nonostante produca beni e servizi definiti come standardizzati e non specializzati. La parola “basso” in questo Cantone è vista in modo negativo, e assimila tutti quei luoghi comuni che sempre di più oggi danneggiano l’immagine del tessuto industriale. Essere a basso valore aggiunto secondo molti esponenti politici ticinesi equivale ad essere portatori di disuguaglianze salariali, traffico, danneggiamento del territorio, occupazione di aree industriali inadatte, frontalierato ed altro ancora.

Si denota già come la definizione di basso valore aggiunto sia stata “manipolata” dall’economia ticinese, rendendolo un termine estraneo alle definizioni letterarie e perciò soggetto ad una serie di caratteristiche che non si ritrovano nella letteratura scientifica.

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