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Stima del Capitale Intangibile

→ Alcuni studiosi, come accennato all’inizio del capitolo, hanno tentato di misurare il valore degli intangibles, basandosi sulla capitalizzazione di mercato, ossia partendo dalla seguente formula:

Valore di Mercato77 – Valore Contabile78

data dalla differenza tra il valore di mercato del capitale dell’impresa ed il relativo valore contabile (valore di bilancio delle risorse fisiche e materiali). Questo primo metodo risulta essere insoddisfacente, in quanto basato su due assunzioni non corrette: la prima sostiene l’assenza di mispricing all’interno del mercato dei capitali e la seconda che i valori storici dei beni rilevati in bilancio siano prossimi ai rispettivi valori correnti. Inoltre questo metodo risulta essere “circulatory”: con questi modelli si ricercano delle misure per valutare gli intangibles al fine di fornire nuove informazioni a manager ed investitori; qual è

77 E’ il prezzo al quale si suppone che un’attività finanziaria o reale possa essere venduta. È il

prezzo che ‘prenderebbe’ quel bene nel mercato, se fosse venduto immediatamente. Nell’ambito di un mercato concorrenziale, tale valore ha origine dalle contrattazioni tra soggetti informati, ognuno dei quali non ha la facoltà di influenzare il prezzo d’equilibrio, che è infatti stabilito unicamente dall’incontro tra domanda e offerta.

78 E’ il valore di un'attività, così come è registrato nei libri contabili dell'impresa. Il valore

contabile del bene è generalmente il relativo costo di acquisizione meno deprezzamento. Esso può essere superiore o inferiore al valore di mercato. Nel contesto delle sicurezze, il valore del mercato è spesso differente da valore contabile perché il mercato considera il potenziale di espansione futuro.

il fine di utilizzare misure che derivano da ciò che gli investitori già conoscono (valore contabile e di mercato)?

→ Solow (1956 – 1957)

Questo modello per misurare il valore del Capitale Intangibile è basato sulla nozione economica di “funzione di produzione”, in cui la performance economica di un’azienda si ipotizza essere determinata da tre classi distinte di beni: risorse materiali, risorse finanziarie e beni immateriali.

La Figura 1 descrive meglio la procedura di stima del valore del Capitale Intangibile. Il valore degli assets sta proprio nella loro capacità di generare profitti nel passato e specialmente nel futuro. I coefficienti α, β e γ rappresentano il contributo di un’unità di bene alla performance dell’impresa (normal rates of return), mentre la performance economica aziendale è determinata come media tra i rendimenti passati e futuri e fa perciò riferimento ad un “valore normalizzato”. Dopo aver calcolato una stima della “enterprise performance” è necessario misurare i driver di performance, ossia il valore delle risorse fisiche (beni immobili, fabbricati, attrezzature) e delle risorse finanziarie (cassa, azioni), valori contenuti nello stato patrimoniale dell’azienda. La stima del contributo del patrimonio intangibile (IDE: Intangibles-driven earnings) si ottiene sottraendo i rendimenti stimati derivanti dalle risorse finanziarie e fisiche (il contributo derivante da un’unità di asset fisico e finanziario moltiplicato per il valore di bilancio di tali risorse) dalla stima della performance economica d’impresa. Attraverso la capitalizzazione del valore stimato di IDE sugli anni futuri si ottiene una stima del Capitale Intangibile (IC).

Risultati: la tabella riportata in Figura 2 mette in evidenza le stime del Capitale

Intangibile e del contributo di questo alla performance aziendale (utilizzando l’approccio descritto prima) ed altre statistiche registrate su un campione di 28.883 aziende nel periodo 1980 – 1999 (come accennato in precedenza). Ad esempio il rapporto tra il Capitale Intangibile ed il valore contabile descrive quanto un’azienda è intangibles-based: più alto è il rapporto, più gli intangibles

della stessa sono valutati rispetto alle risorse tangibili. Si può notare che questa statistica è particolarmente alta per le aziende caratterizzate da una grande base tecnologica o aziende guidate dall’innovazione, come le aziende farmaceutiche per le quali il valore si aggira intorno al 6.14 o quelle mediche e di computer; anche le aziende appartenenti alla cosiddetta ‘old economy’ presentano comunque un valore abbastanza alto, come per esempio le aziende alimentari (valore pari a 4). Ancora, per le aziende del campione, è stato calcolato il rapporto tra il valore di mercato ed il valore contabile (denominato “price multiple” – multipli di mercato), metodologia che permette di rapportare la capitalizzazione di mercato delle società quotate e i valori contabili dei capitali netti delle stesse. Maggiore è il divario tra il valore di mercato ed il valore contabile, maggiore sarà il valore assunto da questo rapporto e maggiore sarà di conseguenza l’importanza e la consapevolezza del grande peso assunto dai beni intangibili per lo più non iscritti nei bilanci delle imprese. Questo rapporto risulta essere superiore a 5 per le aziende knowledge-based, raggiungendo addirittura valore 10.87 per le imprese di software ed un valore che si aggira intorno a 9 per le aziende farmaceutiche e quelle che operano nel campo delle comunicazioni; fattore che suggerisce la limitata importanza del valore contabile per la determinazione del valore di mercato dell’impresa stessa. Il “Comprehensive Value” rappresenta invece la somma tra Capitale Intangibile e valore contabile; analizzando il rapporto tra il valore di mercato e questo valore è possibile concludere che più questo rapporto si avvicina ad uno più le imprese risulteranno essere knowledge-intensive e maggiore sarà il peso economico degli asset intangibili per investitori ed analisti del mercato. L’ultima colonna mostra il tasso di crescita annuale dell’IDE per le aziende del campione per un periodo che va dal 1990 al 1999: le aziende operanti nel settore dei servizi di consulenza, per le quali le Risorse Umane e di conseguenza le risorse intangibili rappresentano l’asset patrimoniale più importante, presentano il più alto grado di crescita (31.1%), seguite dalle industrie di elettronica e di computer.