“Storia di una vita” di una bambina portoghese di sette anni che presenta un blocco importante dell’apprendimento del linguaggio scritto. Ogni paragrafo costituisce il “dettato all’adulto” che accompagna la scena disegnata.
Tutti stanno attorno al tavolone della “nonna di sotto”, in Portogallo: il papà, la mamma, la nonna, il nonno, tía Bela, tío Eldere, tía Rosa, tío Isaias, tío Xico, tío Fernando, tío Lada, tío Tiago, tío Tono e tía Nanda. Papà e mamma dicono: - Faremo un bambino.
Papà e mamma fanno un giro in automobile. Sono nella pancia della mamma. Sono un piccolo feto di due mesi.
Il 9 aprile 1987 è il giorno della mia nascita. Papà è venuto a trovarmi quando sono nata. E’ anche venuto a trovare la mamma. Era molto felice.
Voleva prendermi in braccio ma non poteva perché ero ancora tutta bagnata di sangue. Poi, papà mi ha presa per andare a lavarmi. Ha tolto il maglione per lavarmi. Dopo l’ha rimesso e mi ha presa tra le sue braccia.
La mamma mi dà il suo latte, tutto il suo latte. Siamo dalla “nonna di sotto”, in Portogallo. C’è un grande tavolo nel salone. Sul tetto della casa, c’è un orologio: così la nonna può vedere l’ora. Certe volte il nonno si arrabbia con la nonna perché dice che il suo orologio da polso non va molto bene. La nonna gli dice che è il suo che non va bene. Allora vanno a vedere insieme l’orologio sul tetto. Ed è la nonna che ha ragione. Allora il nonno dice: - Scusami.
Quando il mese di aprile, il mese di giugno e il mese di luglio sono passati, mi è cresciuto il primo dente. La mamma dice che ho fatto pipì nel vasetto a dieci mesi. Ho detto “papà”, “mamma” e “pipì” a dodici mesi, che è la stessa cosa di un anno. A un anno e mezzo ho cominciato a parlare e a camminare. A diciotto mesi, la mamma non doveva più mettermi i pannolini di notte. Dalla “nonna di sotto” andavo al bagno. Dalla nonnna bisognava girare il rubinetto del bagno per far venire l’acqua.
Quando avevo due anni e cinque mesi, il mio papà è andato in Svizzera con le valigie. Mamma è rimasta in Portogallo, con me e la mia famiglia. Mio papà è partito tutto da solo. Papà e mamma hanno pianto.
Quando avevo due anni e nove mesi, la mia mamma è partita in Svizzera. Ho pianto molto e anche la mamma. Io ero triste e la mia mamma era molto triste. Quando la mamma è arrivata in Svizzera, il papà aveva un po’ di barba. Sono rimasto con la mia nonna e il mio nonno. La mamma è partita di notte quando il nonno lavorava.
E’ il mio compleanno dei tre anni. Ho passato tutto il mese di gennaio, tutto il mese di febbraio e tutto il mese di marzo senza il papà e la mamma. Adesso è il nove aprile. Il “nonno di sopra” è ancora vivo.
Poi “il nonno di sopra” è morto: era il papà del mio papà. Ho disegnato la chiesa del nonno. E’ lì che abbiamo fatto il suo funerale, credo. Il cimitero è a fianco della chiesa. Con mia zia vado a mettere dei fiori sulla tomba del lasciava fare. Sapeva che non si potevano aprire le finestre.
Quando sono venuta in Svizzera, avevo tre anni e cinque giorni e avevo i capelli lunghi. La mamma me li ha tagliati perché mi cadevano sul viso. Il papà non voleva tagliarli perché gli piacevano i capelli lunghi. Potevamo fare delle lunghe trecce. In Portogallo tutti dicevano che avevo dei bei capelli e delle belle trecce . La mamma ha detto al papà: - Lo so che ti piacciono i capelli lunghi, ma bisogna tagliarli: se no avrai sempre i capelli sul viso.
Quando sono arrivata dal Portogallo, mi sono sbagliata: ho pensato che un altro signore fosse il mio papà perché aveva i baffi mentre il mio papà li aveva rasati! Non sapevo neanche chi fosse! In Portogallo, il papà aveva la barba e i baffi. L’amico di mio papà aveva gli stessi baffi e la stessa barbetta del papà.
Nella nostra prima casa in Svizzera, c’era una camera per me, una camera per la mamma e il papà, una camera per mia zia e una per gli ospiti. Ma non c’era l’acqua calda ed è perciò che abbiamo traslocato. Ho abitato in questa casa per una settimana, vuol dire sette giorni: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica. Era al numero 24, della via…
Due settimane dopo il mio compleanno dei tre anni, abbiamo traslocato lí vicino nella via…al numero 16. Ho abitato lì fino a sei anni e mezzo. La
maestra dell’asilo si chiamava Carole. Avevo due migliori amiche, una delle due si chiamava Paola ed è tornata per sempre in Portogallo.
Ho cominciato la scuola elementare nel mese di agosto alla “Promenade”, vicino al lago. Avevo due maestre. La mamma ha detto che si chiamavano Françoise e Christine. Le ho un po’ dimenticate. Nel mese di ottobre abbiamo traslocato nella terza casa, al n° 60 della via.... Abitavamo al pianterreno, in mezzo. Il papà e la mamma hanno detto: - Faremo un altro bambino, una sorellina o un fratellino. Ero d’accordo.
Si chiama Carlos, come il nonno che è morto. Abbiamo dovuto cambiare casa perché non c’era più abbastanza posto. La mia quarta casa è vicino alla stazione. Sotto il nostro appartamento c’è il ristorante della stazione.
C’è una porta dove si può leggere: PRIVATO. Dalla finestra della cucina si vedono i treni e dalla mia camera si vede la fermata del bus. Sulla facciata della stazione c’è un grande orologio come quello della casa della “nonna di sotto”.