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La strategia adottata in fase operativa e di comunicazione

I MUSEI GUGGENHEIM NEL MONDO 2.1 Un po’ di storia

2.4 Assetto istituzionale e gestione

2.6.3 La strategia adottata in fase operativa e di comunicazione

Il museo Guggenheim di Venezia possiede una collezione di opere di artisti di avanguardia del secolo scorso, che rappresentano adeguatamente la transizione dal genere figurativo a quello astratto. I visitatori normodotati del museo, quando vedono le opere esposte, ricevono stimoli sufficienti per riprodurre tale evoluzione artistica, a livello mentale ed emozionale. Lo stesso dovrebbe accadere anche agli ipo e non vedenti, che dovrebbero essere in grado di ricreare ed apprezzare il passaggio dal figurativo all’astratto e tutte le implicazioni di tale sviluppo culturale, al pari di tutti gli altri visitatori del museo.

A partire da queste considerazioni, Bottalico ha preso spunto dai processi mentali implicati per cercare di porre sullo stesso piano tutti i visitatori, ideando una strategia che permetta una forma innovativa di fruizione del patrimonio artistico esposto nelle sale del museo, rendendolo accessibile anche al pubblico dei non vedenti e, più in generale, facilitandone la comprensione da parte di ogni categoria di utenti.

La strategia, nei suoi tratti essenziali, è consistita nel dar vita a una comunicazione tra due interlocutori: il non vedente da un lato e il vedente dall’altro, impegnati a dialogare reciprocamente, sul piano verbale e tattile. Due fasi distinte, in questo percorso, sono gestite da Valeria Bottalico, a livello tattile, e dal pittore non vedente

65 Felice Tagliaferri, che gestisce il laboratorio, in cui si occupa della riproduzione, con plastici tridimensionali, delle opere d’arte prescelte. I plastici, ulteriormente riprodotti in resina dall’Istituto dei Ciechi di Milano, vengono poi messi a disposizione dei visitatori ipo e non vedenti (insieme ad opportune descrizioni plurilingui in Braille), che potranno manipolarli e apprendere così, tramite il tatto, molti aspetti che altrimenti sfuggirebbero loro e che gli utenti normodotati possono cogliere visualmente.

La presentazione del progetto Doppio Senso, all’esterno della realt{ museale, è avvenuta ad opera della stessa Collezione Peggy Guggenheim, che si è avvalsa del proprio Dipartimento di comunicazione, affiancato da Valeria Bottalico. Quest’ultima ha sfruttato le proprie relazioni personali per raggiungere vari enti e istituzioni, nonché per inviare messaggi all’utenza potenziale dell’esposizione.

I canali di comunicazione adottati sono i seguenti:

 Redazioni di varie testate, fisiche ed online.

 Uffici stampa di varie istituzioni ed enti di valenza generale e di interesse specifico per le categorie degli ipo e non vedenti. Valeria Bottalico, in particolare, ha curato i rapporti con gli enti di riferimento per le categorie degli ipo e non vedenti, come illustrato nel seguito.

 Social network e utilizzo di varie mailing list, per l’invio di messaggi e newsletter.

 Pagina web dedicata: nell’ambito del sito web museale (www.guggenheim- venice.it) è stata inserita una pagina fruibile dall’esterno, che raccoglie tutte le informazioni utili e le notizie concernenti il progetto Doppio Senso, la mappa con l’itinerario e i dettagli utili per recarsi alla sede della Collezione e le singole schede con dettagli audio e video, relative alle opere presentate ed esaminabili visivamente e tattilmente. Per la preparazione di tale pagina è stato fondamentale l’aiuto fornito dall’Istituto dei Ciechi di Milano, il quale ha fornito consulenza e formazione a Valeria Bottalico e a Simone Bottazzin, grafico della Collezione Guggenheim.

 Relazioni con l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi) e con altri enti e associazioni (anche di genitori e di famiglie) attivi nell’ambito delle disabilit{ visive, con l’obiettivo di descrivere e di promuovere il progetto Doppio Senso, in modo da avere il più alto numero possibile di utenti gi{ informati, all’atto delle loro visite all’esposizione. Il rapporto con l’UICI ha avuto un particolare rilievo perché la sede centrale di questa associazione, ubicata a Roma, ha provveduto a inviare

66 messaggi informativi a tutte le proprie sedi provinciali, informandole in merito alle date dell’esposizione, ai programmi delle attivit{ e alle modalit{ di iscrizione A quattro anni di distanza da questi approcci iniziali, che hanno riscosso un notevole successo, era interessante sapere cos’è accaduto nel frattempo e come si è evoluta un’esperienza avviatasi in modo così positivo. Ho perciò provveduto a rivolgere a Bottalico la domanda seguente:

 Domanda: “In questi 5 anni come sono cambiati i visitatori/il successo del progetto?”

 Bottalico: “Tutto è partito il 31 Ottobre 2015, quindi nel 2019 sono 4 anni. I visitatori si sono trovati, per i primi 4 mesi, nella fase sperimentale, poi il progetto è diventato permanente e duraturo: ci sono visitatori che tornano sempre, come Giulia, Paolo etc. e il cui numero, in questi anni, si è accresciuto. Sono disponibili 16 o 17 riproduzioni in rilievo dei dipinti e sono in resina, prodotte presso il centro del materiale didattico dell’Istituto dei ciechi di Milano. Poi è possibile esplorare una decina di strutture in bronzo che solitamente sono in giardino, in originale. Il percorso è molto ricco ed è abbastanza rappresentativo di ogni corrente artistica dell’avanguardia del ‘900.

La menzione di Bottalico, relativa ad un cero numero di visitatori che sono ormai utenti fissi dell’esposizione, fa pensare che l’esperienza e il coinvolgimento dei visitatori si accrescano ad ogni visita, invogliandoli a nuovi approcci. Nello stesso tempo, ho avuto l’occasione per chiedere a Valeria di riferire qualche commento espresso da questi visitatori alle prime esperienze con Doppio Senso, oppure ormai abituali, e che lei ritiene particolarmente interessante.

 Domanda: “Qualche feedback di rilievo dei visitatori?”

 Bottalico: “Giulia, che partecipa dall’inizio, cioè dal 2016, dice che l’elemento che l’ha portata a tornare ogni volta è il fatto di vedere l’arte non solo come somma di nozioni imparate a memoria, ma che è anzi diventata qualcosa di partecipato, che sente dentro. Viene per imparare a leggere le opere e a capire le varie correnti e avanguardie, che prima vedeva come un mondo che le era totalmente estraneo. Giorgio invece, che ha partecipato a Doppio Senso per la prima volta, ha

67 affermato che la sua fantasia è stata molto stimolata, grazie al supporto che gli è stato fornito dagli operatori.”

Da questi commenti ho avuto l’impressione che la “full immersion” nell’arte, caratteristica di Doppio Senso - che permette ai visitatori di manipolare e perciò di “vivere” le opere esposte più intensamente e approfonditamente (grazie anche all’aiuto degli accompagnatori) di quanto possa permettere la sola vista – possa essere altrettanto utile ai normodotati rispetto agli ipo e non vedenti.