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Esperienze

di Cinzia Scaffidi1 - [email protected]

La qualità è un concetto complesso e la tradizione è un concetto dinamico: per promuoverle, in ambito agroalimentare, occorre un consumatore educato e informato e delle politiche interrelate e orientate alla prevenzione.

1) Centro Studi Slow Food

67 la salvaguardia, per l’appunto, di quella biodiversità

agroalimentare che rende il pianeta più adattabile ai cambiamenti e, per questo, più forte e salubre. L’idea di qualità si andò arricchendo, evolvendosi fino a definire come prodotto di qualità un prodotto “buono, pulito e giusto”.

Non è un caso se Slow Food si definisce associazio- ne per “la difesa del diritto al piacere”. L’idea di pia- cere è caratterialmente molto simile all’idea di quali- tà: ha in sé una forte domanda di connessioni e una forte domanda di coerenza. Non ci possono essere realizzazioni incomplete o parziali di qualità, e allo stesso modo è impossibile considerare un’ipotesi di piacere che non contempli anche il piacere degli al- tri, e dunque non prenda in considerazione elementi di giustizia e di equità. Qualità e piacere sono due concetti radicali, e lo sono in un mondo in continuo cambiamento, fisico, culturale, sociale e politico. Apparentemente tutto questo sembra essere in antagonismo con l’idea di tradizione: un’interpreta- zione sbrigativa del concetto di tradizione, infatti, rimanda ad un’idea di passato, con elementi di sta- ticità e refrattaria ai mutamenti. Spesso si considera come opposto di tradizione la parola “innovazione”. Invece, per comprendere il concetto di qualità vale la pena soffermarsi sull’idea di tradizione, preparando- si a riconoscere anche a questo concetto un grado importante di complessità. Perché nella pratica quo- tidiana la tradizione non è il ripetersi acritico di un procedimento. Nella pratica quotidiana, come sanno agricoltori e artigiani, la tradizione subisce costanti adattamenti, perché essa è la soluzione ad un pro- blema che viene trovato in un determinato luogo e in un determinato tempo. Per poco che ci si sposti, e per poco tempo che passi, la tradizione necessiterà di una più o meno lieve modifica. Quando questa modifica è di un certo rilievo, si parlerà di innova-

zione, ma anche quel procedimento innovativo, se efficace, si diffonderà in un posto e in una determi- nata epoca fino ad essere considerato tradizionale. Tutto questo per dire che la tradizione è un concetto dinamico e che proprio per questo è possibile che accompagni l’evoluzione del concetto di qualità. Ora, se qualità e tradizione vanno promosse, oc- corre parlare di presso chi vengono promosse. La domanda, da parte dei cittadini, di cibo di qualità – nel senso complesso, e correlato alla tradizione, che abbiamo illustrato finora – è in costante aumen- to. In una visione ottimistica del futuro, dunque, si potrebbe immaginare che più cresce la domanda di questo tipo di prodotti più ne crescerà la produzio- ne, con beneficio in termini di qualità dell’agricoltu- ra, e dunque dei territori, della salute pubblica, della trasmissione delle sapienze, della diversità animale, vegetale e culturale. Ma gli automatismi funzionano solo fino a un certo punto, o per lo meno occorre favorirli a più livelli. Il primo livello è certamente quel- lo dell’educazione del consumatore: attraverso l’as- saggio, la comparazione, l’incontro diretto con i pro- duttori, al fine di ricostruire quella cultura alimentare un tempo ben più solida nelle nostre famiglie e che oggi invece ha ceduto il passo ad altre conoscenze ed altre competenze. Il consumatore educato e at- tento comprende l’importanza di un’agricoltura che rispetti le risorse che utilizza, che anzi le ricostituisca rendendo equo reddito ai produttori e valorizzando territorio e comunità locali. Da eventi come il Salo- ne del Gusto e Terra Madre di Torino, fino ai Mer- cati della Terra, passando per gli Orti Scolastici e i corsi di degustazione, le attività messe in campo da Slow Food per potenziare la domanda di qualità da parte del consumatore sono moltissime. Ma occorre che si attivi anche un altro livello, quello della poli- tica. Le politiche che investono il mondo della qua- lità alimentare sono molte, e non sono solo quelle agricole; ci sono quelle ambientali, quelle produtti- ve, quelle educative, quelle della salute, quelle del territorio. Troppo poco e troppo lentamente queste politiche hanno fatto finora per favorire la qualità. E’ urgente, oggi, che questi settori inizino a lavorare su due fronti: il primo è quello dell’interconnessione tra loro, perseguendo obiettivi comuni e operando scel- te condivise; il secondo è quello della prevenzione e delle azioni di lungo respiro – dai trasporti pubbli- ci ai microcrediti - per creare (ri-creare) paesaggio, cultura, salute, benessere economico, occupazione, rispetto... in una parola? Qualità, o piacere.

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La Regione Marche, con legge regionale n.23 del 10 dicembre 2003, ha istituito il marchio “QM Qua- lità garantita dalla Regione Marche” per certificare i prodotti agroalimentari di eccellenza, per incenti- vare “Interventi per il sostegno dei sistemi di certi- ficazione della qualità e della tracciabilità ed infor- mazione sull’origine del prodotto delle produzioni agricole ed agroalimentari” e certificare i prodotti agroalimentari peculiari del territorio.

La Regione intende valorizzare i prodotti agricoli ed alimentari del territorio favorendo l’adesione di di- versi soggetti a determinate regole di produzione ed il successivo controllo. L’obiettivo è quello di ga- rantire al consumatore, ma anche agli operatori di filiera, la trasparenza di tutto il processo produttivo,

dalle materie prime fino al prodotto in tavola. Sulla base di questo, la Regione ha impostato la sua politica di qualità agroambientale anche attraverso misure specifiche del PSR per favorire le filiere che commercializzano prodotti QM ed altre produzioni di qualità realizzando un programma integrato di tracciabilità di filiera dei principali prodotti agroali- mentari, per alcuni aspetti, unico in Italia.

Il marchio, che prevede il divieto di utilizzare orga- nismi geneticamente modificati in tutte le fasi della produzione, può essere adottato per molti prodotti agroalimentari, per i servizi correlati (ristorazione ed agriturismo) e per prodotti di qualità già riconosciuti a livello comunitario (ad esempio dop, igp e produ- zioni biologiche).

Marchio QM