Ricerche sullo stress e il burnout in ambito sanitario
Grafico 20 - Confronto tra operatori di reparti per adulti e pediatrici
5. Stress e burnout in Pronto Soccorso Pediatrico - Variabili di personalità9
Roberto Anchisi*, Salvatore Barca**, Mia Gambotto Dessy*** e Sara Nigroni*
* Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Parma **Ospedale S.Anna di Como
***Istituto di Scienza del Comportamento di Torino
Introduzione
Nella precedente indagine sullo stress e burnout in Pronto Soccorso Pediatrico (6) è stata condotta un’analisi per evidenziare l’influenza di singole abitudini comportamentali sull’entità dello stress e del burnout. Anche nella presente ricerca si vuole evidenziare il ruolo dei fattori soggettivi di stress e burnout, ma più generali di quelli legati a singole abitudini: verranno presi in esame i fattori connessi con le diverse tipologie di personalità.
In letteratura è possibile trovare una vasta e copiosa mole di ricerche sul burnout. In campo sanitario il fenomeno è stato principalmente studiato dal punto di vista dei fattori ambientali e organizzativi: il sovraccarico di lavoro, le costrizioni temporali, la frammentazione dei compiti, l’incertezza dei risultati, le sovrapposizioni, l’incompatibilità e l’ambiguità di ruolo, nonché il persistente coinvolgimento in situazioni a forte pressione emotiva. Alle variabili individuali e di personalità, invece, è stato storicamente accordato un ruolo marginale e secondario nella genesi della sindrome.
Ma è ragionevole ipotizzare per tutti la stessa possibilità di andare incontro al burnout? E tale eventuale esito avrà le stesse caratteristiche sul piano dell’intensità e degli effetti negativi per la persona? Non potranno esserci forme diverse di gestione, cioè di risposta personale alla condizione di lavoro percepita come stressante?
Studi più recenti (107; 108; 105) hanno evidenziato che i fattori precipitanti dei disturbi da stress e del burnout dipendono dal filtro percettivo e cognitivo dei soggetti. Questo spiega perché, nelle medesime condizioni ambientali, alcuni individui si sentono stressati e diventano vittime del burnout, mentre altri mantengono una soddisfacente qualità di vita e di lavoro. Sono soprattutto le differenze individuali e la percezione soggettiva dei fattori organizzativi che giustificano nel quotidiano le varie forme dell’esperienza stressante (82). Ciò è in accordo con le numerose ricerche condotte da Grossarth-Maticek e Eysenck sulle tipologie di personalità quali fattori predisponesti e protettivi nei confronti di alcune malattie, in particolare le cardiopatie coronariche e i 9 La ricerca è stata presentata nella versione originale al Congresso Nazionale SIMEUP di Pescara (2005).
tumori (46; 47). Tali studi si basano sull’idea di una stretta interconnessione tra stress, personalità ed abilità di coping. In particolare la personalità è definita in termini di atteggiamenti e stili di comportamento più o meno adattivi che l’individuo mette in atto come reazione agli stressor interni ed esterni (45). Gli stili cognitivi e comportamentali, diventano, quindi, fattori in grado di modulare la risposta all’evento stressante e di sviluppare conseguenze per la salute più o meno gravi.
Metodologia
Per la ricerca sono stati utilizzati due strumenti, lo Stress Burnout Inventory (SBI) e lo Short Disease-Proneness Inventory-Rash Version (SDPI-RV), riduzione della versione italiana dello Short Disease Proneness Inventory (SDPI).
Questo strumento, composto da 34 item, ha permesso l’individuazione di sei tipi differenti di personalità, alcuni predisponenti (T1, T2 e T5), altri protettivi (T3, T4 e T6) nei confronti della malattia, in particolare le cardiopatie coronariche e i tumori.
Risultati e discussione
Come atteso, la subscala dello stress risulta correlata positivamente con T1, T2 e T6, quella del burnout anche con T5; entrambe le subscale, inoltre, presentano un coefficiente negativo con T4 e nessuna correlazione significativa con T3 (Tabella 20). La correlazione tra tipi di personalità e livelli di stress è apprezzabile anche confrontando i Grafici 21 e 22 col Grafico 23: la percentuale di soggetti che ha conseguito punteggi bassi allo SBI è inferiore a quella di
coloro che hanno raggiunto
punteggi medio-alti,
analogamente a quanto accade con i punteggi nelle scale protettive dello SDPI.
Volendo delineare un
profilo personologico
medio del nostro campione possiamo affermare che
è multidimensionale
ed esibisce modelli
diversificati di tratti tipici (Grafico 24): il tipo 1, passivo (15%), il tipo 2, aggressivo (17%), il tipo 3, alterno (10%), il tipo 4, assertivo (32%), il tipo 5, razionale antiemotivo (23%) e il tipo 6, egocentrico (3%).
L’età è risultata una variabile discriminante rispetto al tipo passivo. Il profilo passivo è presente in misura maggiore tra i giovani di età inferiore ai 30 anni e tra coloro che hanno più di 40 anni. La fascia meno rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni, dove maggiore è la presenza dei medici ai primi anni della carriera, e, forse proprio per questo ancora entusiasti, dinamici ed intraprendenti.
Dal punto di vista del ruolo, i medici risultano la categoria più assertiva, i n d i p e n d e n t e m e n t e
Grafico 21 - Percentuale di soggetti ai diversi li-velli della subscala dello stress.
Grafico 22 - Percentuale di soggetti ai diversi li-velli della subscala del burnout.
Grafico 23 - Percentuale di soggetti nelle tipolo-gie protettive e a rischio.
dall’operare in reparto o in Pronto Soccorso.
Conclusioni
I risultati della
ricerca, per quanto
limitati, ribadiscono
il concetto che stress e burnout sono variabili dipendenti dai fattori soggettivi, in particolare
dagli atteggiamenti
interpersonali: nei
soggetti in cui prevalgono le tipologie passive e aggressive si riscontrano più elevati livelli di stress e burnout.
Perciò è importante sottolineare che gli operatori dell’emergenza sanitaria devono unire alla competenza tecnica anche una ben definita competenza relazionale perché riescano a evitare reazioni negative in presenza di persone o di eventi disturbanti, perché sappiano prendere la decisione giusta nel minor tempo possibile e sappiano interagire con il paziente e i familiari nel modo più efficace possibile.
Grafico 24 - Frequenza dei diversi Tipi nel cam-pione. La tipologia più diffusa è quella del T4 (pro-tettiva), seguita dalla T5 (a rischio). Le meno diffuse sono le tipologie T3 e T6, protettive nei confronti della malattia, ma socialmente meno apprezzabili della T4.