Il prestito di gruppo si configura come contratto che potremmo definire non convenzionale con caratteristiche proprie, tali da consentire una efficace riduzione dei costi di agenzia, che permette dunque di accedere a mercati tradizionalmente preclusi alle grandi banche.
Tuttavia la responsabilità congiunta nel prestito di gruppo è solo una delle caratteristiche del microcredito attuale. Per esempio una idea volta a fidelizzare il cliente- debitore e ad incentivare la restituzione del prestito è un piano di “prestiti progressivi”, concedibili anche in forma individuale.
Altre innovazioni presenti già nel modello Grameen classico sono gli incontri settimanali o mensili per la restituzione del prestito, oppure rivolgersi ad un bacino d’utenza femminile.
Le nuove forme maggiormente flessibili di microcredito sono particolarmente vantaggiose in aree dove per esempio la densità di popolazione è bassa, dove sussistono grandi diversità etniche che rendono difficile la formazione di gruppi di prestito.
Le istituzioni di microcredito sono in grado, tramite quelli che potremmo definire incentivi dinamici, di avviare iniziative di credito di successo, basandosi sulla promessa di erogazioni di importo sempre maggiore, senza ricorso a garanzie e senza ricorso alla responsabilità solidale tra i membri di un gruppo.
Analizziamo ora la teoria della “paura di non rifinanziamento”, derivato dal modello di Bolton e Scharfstein (1990) che analizzava il problema del debito sovrano (relazioni di prestito tra banche commerciali e nazioni sovrane).
Introdurre il problema del rifinanziamento nella nostra analisi comporta l’ampliamento dell’orizzonte temporale di riferimento. Se per l’analisi dei problemi di asimmetria informativa abbiamo supposto un orizzonte temporale uniperiodale, per introdurre il timore di mancate nuove erogazioni supponiamo di avere due periodi di produzione.
Assumiamo inoltre di avere un progetto di investimento che richiede 1 dollaro, supponiamo che il soggetto non disponga di ricchezza propria e che dunque debba ricorrere al credito.
Il rendimento lordo (prima del pagamento del finanziamento alla banca, inteso come restituzione del capitale ed interessi) alla fine di ogni periodo è definito
y>1 .
Per evitare che il finanziato decida di attuare il comportamento già ampiamente descritto come azzardo morale ex post, supponiamo che la banca subordini alla restituzione completa del prestito nel primo periodo la concessione del secondo, in modo tale che il finanziato inadempiente non possa più investire nel secondo periodo.
Formalmente, se il debitore decide di non restituire il prestito alla fine del primo periodo il payoff sarà:
vy y+∂ , dove
∂ rappresenta il fattore di sconto del soggetto finanziato del profitto y relativo al secondo periodo
v rappresenta la probabilità di essere rifinanziato dalla banca anche in caso di mancata restituzione dei primo debito
In altre parole y è il profitto lordo certamente conseguito dal debitore alla fine del primo periodo, vy∂ il profitto relativo al secondo periodo valutato alla fine del primo.
Supponiamo che anche se il debitore consegue y alla fine del primo periodo debba comunque ricorrere al credito per attuare il progetto del secondo periodo. Se al contrario il debitore paga il suo payoff alla fine del primo periodo è:
y R y− +∂ , dove
R è l’interesse lordo da pagare alla banca (inteso capitale più interessi) In tal caso la banca rifinanzierà certamente il debitore, quindi v=1
Naturalmente alla fine del primo periodo dovrà accadere, affinché il debitore non sia incentivato a non effettuare il pagamento che:
vy y y R
y− +∂ > +∂ .
Poiché l’orizzonte temporale considerato utilizza un numero finito di periodi, nel caso specifico due, evidentemente manca l’incentivo a ripagare il debito alla fine del secondo periodo.
Tornando alla disuguaglianza ricavata, anche in questo caso si tratta di un vincolo di incentivo di compatibilità. Alla fine del primo periodo la banca verrà ripagata se e solo se il montante da restituire alla banca alla fine del periodo sarà: ) 1 ( v y R<∂ − .
Nel caso l’accesso al credito sia completamente inibito ai debitori insolventi l’espressione diventa
y R<∂ .
Il pagamento massimo che la banca può chiedere nel periodo successivo al primo diventa dunque R=∂y che rappresenta per il debitore il costo opportunità di non pagare il proprio debito.
Questo semplice schema spiega inoltre perché sia così importante che la banca dimostri stabilità nel tempo: quando il debitore realizza che è probabile che non gli verrà concesso credito, sarà più probabile che faccia ricorso al fallimento strategico.
Quindi il timore di cessazione di erogazione del credito rende più probabile il comportamento disonesto dei debitori.
Il prestito progressivo, inteso come erogazioni di importo sempre più rilevante, semplicemente tende ad incrementare nel tempo il costo opportunità del fallimento strategico da parte del debitore.
Supponiamo che λ >1sia il fattore moltiplicatore della dimensione del credito dal primo al secondo periodo.
Il vincolo di incentivo di compatibilità diventa:
vy y y R y− +∂λ > +∂λ , ovvero ) 1 ( v y R<∂λ − ,
Come dire che in caso sia certo che il soggetto fallito non riceverà di nuovo credito il costo opportunità del fallimento strategico aumenta secondo il fattore
λ.
Una delle motivazioni che induceva i soggetti soliti a ricorrere ai prestatori locali era, banalmente, che non c’era nessun altro sul mercato in grado di soddisfare la domanda di credito. Se supponiamo che il prestatore sia l’ente di microcredito, parimenti per il debitore sarà tanto maggiore l’incentivo a
comportarsi onestamente se i soggetti disposti a concedere credito sul mercato saranno pochi. Un caso estremo è che l’istituzione di microcredito sia monopolista.
Tanto maggiore sarà la concorrenza, tanto più deboli saranno gli incentivi dinamici, dal momento che se a un soggetto viene negata una nuova erogazione a causa di un suo comportamento disonesto egli potrà sempre rivolgersi a qualcun altro. E’ un problema che le banche commerciali tradizionali hanno affrontato tramite l’istituzioni di centrali interbancarie di rischio, che vengono consultate per verificare la rischiosità del richiedente il prestito.
Tale soluzione dovrebbe essere perseguita anche dalle istituzione di microfinanza, ovvero la creazione di raccolte dati interbancarie che registrino i comportamenti dei debitori nel tempo.