segretario nazionale del Comitato Centrale Fnomceo componente Consiglio Direttivo Omceo Udine
ci e parziali modifiche operative.
A suffragare la richiesta di ascolto dei professionisti e dei lo- ro rappresentanti istituzionali sul tema dello sviluppo tec- nologico informatico in medicina cito due interventi al mee- ting dell’American Medical Association (Ama) del 2011. Il consulto medico effettuato a distanza, utilizzando le nuo- ve tecnologie della comunicazione, non è esente da rischi: privacy dei pazienti ed etica professionale possono infatti ve- nire meno. Il tema è stato sollevato nel corso del meeting an- nuale della Ama, nel corso del forum del Council on ethical and judicial affairs durante il quale Ron Clearfield, membro del Council, ha riportato l’esperienza personale di ricerca di una soluzione a un forte dolore all’orecchio che lo aveva col- pito: un servizio online offriva la diagnosi medica sulla base dei sintomi, ma solo in seguito al pagamento con carta di credito di una parcella. Clearfield è stato poi curato dal pro- prio medico con un farmaco cortisonico, “ma se fosse stata scambiata per un’infezione”, ha spiegato ai delegati dell’Ama, “il medico online mi avrebbe prescritto un antibiotico”. Ma la mancanza di un esame oggettivo non è l’unico problema etico della medicina a distanza, ha poi sottolineto: “I pazienti possono abusare di questi sistemi andando alla ricerca del medico che più prontamente risponde con una prescrizio- ne, in particolare dei farmaci che la richiedono”. I delegati hanno, infatti, discusso la necessità di una guida per affron- tare questi temi, tra cui anche la riservatezza delle informa- zioni del paziente inviate attraverso tecnologie non sicure, come Skype, per esempio. Come ha infatti spiegato Moni- que Spillman, ginecologa dell’American congress of obste- tricians and gynecologists, i pazienti usano in modo ansio- so questi strumenti: “Alcune pazienti mi inviano foto per e- mail attraverso canali non sicuri, e si aspettano una risposta rapida, istantanea che non posso dare se non vedo di perso- na”. Negli Stati Uniti ci sono almeno dieci Stati in cui è pos-
Ci si informa in rete, ma si decide con il medico
Conclusioni
sibile praticare la telemedicina, ma, ha concluso Clearfield, “c’è un potenziale conflitto tra la legalità e l’etica: sebbene i dottori siano legalmente autorizzati a eseguire un consulto online, non significa che lo siano eticamente”.
Dai dati del Censis emerge che gli italiani sono bombardati di informazioni sulla salute ma sulle cose importanti deci- dono col medico:
Il 63,6% degli italiani ritiene di essere molto o abbastan- za informato sui temi della salute, ma solo il 22,4% con- sidera soddisfacenti le informazioni disponibili;
le informazioni sono molte, talvolta confuse, o persino il- lusorie, e la sensazione da parte dei cittadini-pazienti in- tervistati è quella di essere un po’ travolti da questa mole di stimoli, e di trovarsi poi nel momento di effettivo bi- sogno a non sapere come metterli in pratica, e si continua a trovare nella relazione con il medico di medicina gene- rale l’unico momento di reale indirizzo;
circa l’88% si è rivolto al suo medico in media più di 5 volte nel corso dell’ultimo anno, ed è sempre molto alta la quota di italiani (pari all’89,4%) che gli chiede di esse- re indirizzata quando deve accedere a un servizio sanita- rio; nel momento concreto della scelta è proprio l’indica- zione del medico di medicina generale a risultare decisiva nella maggior parte dei casi (per il 48,6%);
la valutazione da parte dei pazienti sul proprio medico di medicina generale è assolutamente positiva rispetto ai fat- tori fondanti della competenza professionale (per il 91,2% il proprio medico valuta attentamente i sintomi, per l’82% è attento agli aspetti psicologici e relazionali).
Per concludere:
paradossalmente, quanto più sviluppo tecnologico si rea- lizza tanto più etica deve affermarsi;
mai come in questi tempi di grande sviluppo tecnologico abbiamo sentito la necessità di parlare di medicina olisti-
ca e di valorizzare il rapporto empatico medico-paziente, concetti fondanti della medicina attraverso i secoli;
noi medici non dobbiamo sentire come un vero e proprio assedio alla nostra professionalità, che si sostanzia in una erosione della nostra autorità, l’incontro con una persona informata, che chiede di essere aiutata a venir fuori da un mare di informazioni che non lo aiutano a decidere su co- me risolvere il suo momentaneo disagio.
La tecnologia ed internet possono aiutarci ad essere medici migliori, senza stravolgere i principi secolari su cui si fonda il nostro esercizio professionale ed il rapporto fiduciario con la persona che necessita di aiuto e di cure.
COME DISCUSSANT, tenendo sullo sfondo le domande dal-
le quali siamo partiti, dovrei mettere a fuoco, raccordare e connettere. Risuona la domanda: che medicina stiamo co- struendo nell’affrontare l’impatto delle tecnologie della co- noscenza sul sistema sanitario?
Le innovazioni tecnologiche rappresentano oggi sistemi or- ganizzativi dotati di vita propria, non più legate e subordi- nate alla semplice conoscenza di leggi scientifiche, e d’altra parte è impossibile voltare le spalle alla scienza, alla globa- lizzazione tecnologica e culturale in atto.
Ci indica un percorso Claude Lévi-Strauss nel suo dire: “La scienza non ci darà mai tutte le risposte. Quel che possiamo cercare di fare è migliorare lentamente il numero e la quali- tà delle risposte che siamo in grado di dare e questo, credo, possiamo farlo solo attraverso la scienza”.