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Struttura e caratteristiche delle reti sociali

CAPITOLO 2 LE RETI SOCIALI

2.1 LA RIVOLUZIONE DELLE RETI SOCIALI

2.1.1 Struttura e caratteristiche delle reti sociali

La rete sociale può essere definita come un insieme di nodi (o network unit) socialmente rilevanti legati tra loro da una o più relazioni (Marin, Wellman 2011). Essa forma un grafo, una struttura le cui interazioni sono rappresentate da archi, i quali possono essere etichettati diversamente a seconda del tipo di connessione ed avere o meno un orientamento39 (Lluch Lafuente, Righi 2011). Le singole unità del network (dette anche attori o membri della rete) sono solitamente persone, ma si può trattare anche di aziende, dipartimenti di un’organizzazione oppure, ancora, stati.

Le relazioni che si vengono a definire tra di esse, invece, secondo Borgatti et al. (2009, cit. in Marin, Wellman 2011, 12) possono essere ricondotte a quattro grandi categorie: somiglianze (similarities), relazioni sociali (social relations), interazioni (interactions) e flussi (flows). Le prime, tipicamente, connettono nodi che hanno in comune attributi quali le caratteristiche demografiche, i comportamenti, la posizione geografica o l’appartenenza a determinati gruppi sociali. Le relazioni sociali, invece, includono, tra gli altri, i legami di amicizia e di parentela. Le interazioni fanno riferimento ad unioni che si creano in conseguenza di determinati comportamenti o azioni, come il parlare, l’aiutare o l’invitare a casa propria. I flussi, infine, sono relazioni basate su scambi di risorse, informazioni o influenza tra i membri del network.

Come sottolineato da Riva (2010), comunque, non è tanto il tipo di relazione a caratterizzare una rete sociale, quanto, piuttosto, la presenza stessa di una relazione. La tipologia di legame, invece, aiuta a distinguere i vari gruppi sociali presenti all’interno del network.

Le relazioni, inoltre, possono variare in qualità (possono, ad esempio, procurare supporto emotivo o compagnia), quantità (riguardante la “dose” di supporto emotivo o la frequenza dei contatti), molteplicità (l’accumulazione di diversi tipi di relazione in un singolo legame, come nel caso di amicizie che offrono supporto emotivo e compagnia frequente) e simmetria, che si verifica quando, ad esempio, persone che ricevono affetto lo ricambiano a loro volta (Rainie, Wellman 2012). Tipici elementi oggetto di studio delle reti sociali sono (Gilsing, Nooteboom 2005):

 Il grado di centralità di un nodo, tanto più elevato quanto maggiori sono i legami diretti dello stesso.

 La densità, la quale esprime il rapporto tra il numero di collegamenti diretti di un membro ed il numero totale di possibili relazioni che lo stesso può avere in quel determinato

network. Tale valore, dunque, indica l’efficienza dell’interscambio relazionale tra i vari

elementi del network stesso. Un’elevata densità, cioè molte interconnessioni, è particolarmente utile per ottenere supporto e far circolare le informazioni all’interno della rete in modo cooperativo. È la realizzazione del cosiddetto “effetto San Matteo” (Merton 1968), secondo il quale più legami si hanno, più se ne ottengono40.

39 Per esempio, considerando il caso di Facebook, le relazioni esistenti tra i nodi della rete sociale possono essere di due

tipi: di amicizia e di fan. Le prime sono simmetriche e, quindi, rappresentabili da archi senza orientamento. Le seconde (che si riferiscono a quelle tra personaggi famosi oppure marche affermate ed i loro fan), al contrario, sono asimmetriche e necessitano, pertanto, di archi orientati (Lluch Lafuente, Righi 2011).

40 Il nome deriva dal verso biblico del Vangelo secondo Matteo, il quale recita: “A chiunque ha sarà dato e sarà

nell’abbondanza, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” (Matteo 25,29). Merton (1968, 58), a proposito del sistema di riconoscimenti nell’ambiente scientifico, descrive tale effetto in questi termini: “The Matthew effect consists in the accruing of greater increments of recognition for particular scientific contributions to scientists of considerable repute and the withholding of such recognition from scientists who have not yet made their mark”.

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All’interno delle reti sociali si trovano spesso dei gruppi di nodi collegati tra loro in modo molto più denso rispetto al resto del network. Questi vengono chiamati “comunità” ed esplicitano divisioni naturali che si vengono a creare, per esempio, intorno a determinate località o interessi comuni.

 La stabilità, connessa all’entrata e all’uscita degli attori.

 La dimensione. Con riferimento a tale caratteristica, nonostante, teoricamente, non esistano vincoli ad essa, in quanto le reti sociali sono “strutture aperte, capaci di espandersi senza limiti, integrando nuovi nodi fintanto che questi sono in grado di comunicare fra loro all’interno della rete” (Castells 1996, trad. it. 2002, 536-537), gli studi effettuati nei primi anni Novanta dallo psicologo evoluzionista Robin Dunbar rivelano come il numero massimo di persone con cui un individuo possa mantenere e gestire relazioni sociali significative, online e offline, sia di 150 (chiamato, appunto, “numero di Dunbar”). Superata tale soglia, diventa molto complicato ricordare le interconnessioni con i membri della rete, i loro volti, nonché comprenderne le emozioni. Nello specifico, Dunbar studiò i legami sociali all’interno dei gruppi di scimmie comuni e antropomorfe, teorizzando che il motivo alla base dell’esistenza di un limite alle dimensioni dei vari gruppi sociali fossero le ridotte dimensioni della neocorteccia cerebrale di tali animali41. Partendo da questo presupposto, dedusse che gli esseri umani, avendo una neocorteccia più ampia, possono essere in grado di sviluppare un maggior numero di relazioni sociali con i loro simili, calcolando in un massimo di 150 le persone con le quali è possibile mantenere contemporaneamente i rapporti. Egli supportò tale teoria attraverso l’analisi delle società umane dell’era moderna, dalla quale scoprì che molte aziende e molti gruppi militari organizzano i propri membri in team di circa 150 persone ciascuno, e di alcuni reperti storici, accorgendosi che in effetti, tendenzialmente, le tribù che riuscivano a sopravvivere avevano circa 150 componenti (Hoffman, Casnocha 2012). Il “numero di Dunbar”, tuttavia, ha ricevuto diverse critiche, tra cui quella di Wellman (2011b), il quale, citando altri studi, sostiene che esso (naturalmente se riferito al mondo occidentale contemporaneo) è troppo basso, soprattutto dopo la nascita dei social media, piattaforme che hanno accresciuto enormemente la capacità di creare e mantenere relazioni.

Salvini (2017) definisce i network sociali come delle reti complesse ed in quanto tali sintetizza in sei punti le loro caratteristiche generali:

a. Sono di grandi dimensioni.

b. Si trovano diffusamente nella realtà naturale, fisica, biologica e sociale.

c. Rappresentano la struttura topologica dei sistemi complessi, i quali consistono “di molte unità interagenti il cui comportamento collettivo non può essere spiegato dal

41 “Primates are, above all, social animals. This has inevitably led to the suggestion that such intense sociality is

functionally related to the exceptional cognitive abilities of these animals, as reflected in their unusually large brains. This claim is supported by the finding that mean group size is directly related to relative neocortical volume in nonhuman primates. These analyses suggest that although the size of the group in which animals live in a given habitat is a function of habitat-specific ecologically-determined costs and benefits, there is a species-specific upper limit to group size which is set by purely cognitive constraints: animals cannot maintain the cohesion and integrity of groups larger than a size set by the information- processing capacity of their neocortex” (Dunbar 1993, 2).

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comportamento delle unità individuali considerate isolatamente” (Holme 2004, 15, cit. in Salvini 2017, 94).

d. Sono riducibili in componenti, definibili come “comunità”.

e. Hanno proprietà comuni che ne definiscono la struttura e le dinamiche di trasformazione, nonché classi di reti, fra le quali spiccano per importanza quelle small world (cfr par. 2.1.3). f. Possono essere analizzate mediante la costruzione di modelli, vale a dire “astrazioni teorico

metodologiche attraverso cui studiare i complessi rapporti tra comportamenti individuali (delle singole unità che compongono il sistema) ed effetti emergenti a livello collettivo” (Salvini 2017, 94). I modelli di rete, “formulazioni matematiche delle proprietà strutturali delle reti osservate” (ibidem, 96), in questo senso, rappresentano gli strumenti più utilizzati a tal fine ed il loro sviluppo è volto, da un lato, alla descrizione delle configurazioni e delle dinamiche dei network, mentre dall’altro alla realizzazione di algoritmi informatici per il loro studio, attraverso procedure di simulazione.

Infine, Salvini (2017) elenca alcune tipologie di rete maggiormente analizzate in letteratura. In esse vi rientrano le reti di collaborazione scientifica, composte da studiosi (i nodi) ed in cui il contenuto dei legami è dato dal fatto di essere coautori di uno stesso saggio (di questa categoria fanno parte anche le reti delle citazioni, i cui nodi sono gli articoli scientifici e le relazioni sono, appunto, le citazioni); le reti cinematografiche, costituite da attori, interconnessi dalle partecipazioni agli stessi film; le reti dei contatti sessuali, i cui membri sono le persone, mentre i legami le loro relazioni sessuali; le catene alimentari di animali; le reti del world wide web, in cui i nodi sono le pagine web, connesse tra di loro dai link.

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