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5.1 INTRODUZIONE

Abbiamo preso in considerazione l’A.C.D. Oppido, squadra di calcio dilettantistica della Basilicata, e sullo schema proposto da Andersen e Williams (1998) abbiamo sottoposto a 20 atleti quattro tipi di questionari, di cui tre ad inizio stagione (che hanno valutato possibili somatizzazioni di stati di stress che portano ad alterazioni nello stato generale della salute della persona, e l’esistenza di una relazione tra gli eventi di stress di vita dell’anno precedente con quello successivo) ed uno settimanalmente, che valuta i fattori di stress che possono incidere durante la settimana.

Durante il primo mese di preparazione fisica abbiamo raccolto i dati riguardanti gli stati di stress ed eventuali infortuni, dal secondo mese abbiamo introdotto il training

autogeno e valutato le differenze grazie al questionario settimanale.

Per tutti i calciatori si tratta di una nuova esperienza, in quanto nessuno aveva mai praticato la tecnica del training autogeno, e anche grazie alla collaborazione

dell’allenatore il gruppo si è dimostrato partecipe e motivato.

5.2 METODI

Il questionario numero 1 analizza possibili somatizzazioni di stati di stress che portano ad alterazioni nello stato generale della salute della persona, ed è composto da 11 domande ed un punteggio possibile che va da 11 a 44 (Figura 5). Il secondo

questionario prende in considerazione gli stati d’animo del soggetto e con 15 domande il punteggio può variare da 15 a 60 punti (Figura 6). Entrambi sono stati posti alla squadra all’inizio della preparazione atletica, il 4 agosto 2017, e sono stati compilati da 20 atleti.

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Figura 5

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Un terzo questionario prende in considerazione i fattori di stress che possono incidere durante la settimana, ed è stato sottoposto quindi ogni 7 giorni. E’ sviluppato sul modello proposto da Holmes e da Rahe ed è composto da 21 domande (Figura 7).

Figura 7

Con il questionario numero 4 ci si propone di valutare un’eventuale relazione tra gli eventi di stress di vita dell’anno precedente con quello successivo, attraverso un modello proposto da Holmes e da Rahe, composto da 40 domande (Figura 8). Un punteggio complessivo del terzo e quarto questionario compreso tra 150 e 300 è

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indicatore di stress eccessivo: un punteggio superiore a 300 è considerato indicatore di alto rischio di infortunio.

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Dal primo settembre abbiamo introdotto due sedute settimanali (martedì e venerdì) di training autogeno alle quali hanno partecipato tutti gli atleti. Nelle prime tre settimane durante le sedute sono stati eseguiti soltanto gli esercizi fondamentali, in seguito sono stati introdotti gli esercizi complementari. La raccolta dati è proseguita fino al 17 novembre.

5.3 RISULTATI

Durante le prime quattro settimane di allenamento senza training autogeno abbiamo riscontrato 7 infortuni, con una media di 1,75 infortuni a settimana, da segnalare che 5 di questi 7 atleti infortunati avevano subito un infortunio grave nei 12 mesi precedenti e che per quanto riguarda il questionario 1 hanno riportato come punteggio tra 19 e 31 con una media di 23 (mentre la media degli altri atleti che non hanno subito infortuni in questo mese è di 19). I dati del questionario 2 ci dicono che la media del punteggi degli infortunati (27) è la stessa degli atleti non infortunati. Per quanto riguarda il

questionario 3 nella settimana precedente all’infortunio in 6 casi su 7 il punteggio supera i 96 punti (l’atleta infortunato con punteggio 28 ha subito un infortunio di tipo traumatico), in generale 9 atleti in questo periodo hanno superato il punteggio di 96 e 6 di questi hanno subito un infortunio. Il questionario 4 riporta una media punteggio di 186 per i “sani” e 258 per gli infortunati, inoltre i 4 atleti che superano 300 hanno subito tutti un infortunio.

La raccolta dati è proseguita nelle settimane successive mediante il questionario 3, con l’aggiunta delle sedute di training autogeno. Nelle 10 settimane prese in considerazione si sono verificati 6 infortuni (0,6 a settimana), in quattro casi il punteggio del

questionario supera 103 (e gli atleti avevano subito un infortunio grave nei 12 mesi precedenti), negli altri due casi l’infortunio è di tipo traumatico. Dai dati si evidenzia un notevole calo del punteggio medio tra gli atleti nel periodo con il training autogeno:

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da una media totale tra gli atleti di 62,5 nel mese di agosto a medie decisamente inferiori e stabili nei mesi successivi: 42 a settembre, 39 ad ottobre e 40 a novembre;

questo calo del punteggio relativo al questionario 3 segue il calo del numero degli

infortuni, inoltre 16 atleti su 20 hanno registrato un calo del punteggio dall’introduzione del training autogeno.

0 10 20 30 40 50 60 70

agosto settembre ottobre novembre

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CONCLUSIONI

Grazie ai dati rilevati in questo studio possiamo affermare che il training autogeno può essere una tecnica preventiva importante per quanto riguarda gli infortuni sportivi, studi precedenti hanno dimostrato la correlazione tra lo stress e gli infortuni, pertanto

diminuire lo stress può essere determinante per la prevenzione.

L’introduzione del training autogeno nella squadra di calcio dell’A.C.D. Oppido ha portato ad una diminuzione del numero di infortuni, ad un miglioramento dello stato psico-fisico degli atleti, ad una diminuzione dello stress e ad una maggiore coesione di gruppo.

Utilizzando i questionari possiamo valutare e prevedere dei possibili stati di malessere fisico e quindi intervenire per evitare che si manifestino, insegnando agli atleti a

prestare maggiore attenzione quando si trovano in condizioni di stress. Nello stesso modo in cui gli allenatori e il personale sportivo tentano di ridurre il rischio di infortuni tramite mezzi come programmi, insegnamento di tecniche adeguate, bisogna anche cercare di intervenire sullo stesso fenomeno alla luce di una lettura psicologica. Gli psicologi dello sport e gli scienziati motori, dovrebbero iniziare ad educare gli allenatori e il personale sportivo per far capire che questi fattori possono avere un impatto rilevante sugli infortuni. Ciò accrescerebbe la consapevolezza dell’importanza degli aspetti non sportivi della vita di un atleta che possono causare stress.

Gli atleti stessi hanno manifestato dopo un primo periodo di prova il desiderio di approfondire la tecnica in questione per i miglioramenti rilevati.

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BIBLIOGRAFIA

Andersen, M.B., Williams, J.M, (1999), Athletic injury, psychological and perceptual changes during stress, Journal Sport

Science

Bramwell, S.T., Masuda, M., Wagner, N.N., Holmes, T.H., (1975), Psychological factor in athletic injuries: development and applcation of the social and athletic readjustment rating scale, Journal Human Stress

Garrick, G.K., Requa, R.K., (2003), Sport and fitness activities: the negative consequences

Tamorri, S., Benzi, M., Reda M.A., (2004), Psicologia del rischio d'infortunio nello sport: rewiew e studio di una casistica di atleti

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Ivarsson, A. (2008) PSYCHOLOGICAL PREDICTORS OF SPORT INJURIES AMONG SOCCER PLAYERS

Selye, H. (1974). Stress without distress. J. B. Lippincott, Philadelphia.

Selye, H. (1976). Stress in health and disease. Butterworth’s, reading, Massachusetts.

Cannon, W.B. (1929). Organization for physiological homeostasis. Physiological Review.

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