4. Risultati e Discussione
4.3 Studio dell’espressione genica in relazione all’età
La validazione dei risultati di espressione è stata possibile solo per al
la ridotta quantità di RNA totale disponibile. Per lo stesso motivo è stato
indispensabile effettuare un pool di RNA per classe e non è stato possibile
indagare l’espressione nella classe di soggetti con età più avanzata. In tabella 4
vengono riportati i geni validati e i rispettivi fold changes ottenuti con i due
metodi. Come si può osservare, entrambe le tecniche hanno condotto a livelli di
espressione che mostrano lo stesso andamento e quantificazioni relative simili.
CGRRFD1 NM_006568 PCD5 AA902333 3.21 2.454 ADAM12 NM_003474 2.25 4.489 ARNT M69238
REAL TIME qRT-PCR FOLD- CHANGE ARRAY FOLD- CHANGE IN AGE COMMON NAME GENBANK ACCESSION 2.01 N 1 2.015 0.31 0.2 TNFAIP3 NM_006290 0.65 0.301 UCC1 AJ250475 0.19 0.325 MCpGBP2 X99687 0.45 0.365 SPINT1 AF086366 0.80 0.478 CASPASE 1 U13697 2.83 CALPONI NM_001299 1.59 SMAD NM_005359 1.55 2.048 TXNR2 NM_006440 3.45 2.174 3.12 2.207 2.01 N 1 2.015 CGRRFD1 NM_006568 PCD5 AA902333 3.21 2.454 ADAM12 NM_003474 2.25 4.489 ARNT M69238
REAL TIME qRT-PCR FOLD- CHANGE ARRAY FOLD- CHANGE IN AGE COMMON NAME GENBANK ACCESSION
ni validati con RT-PCR. La tabella eviden
ll’espressione genica
numerosi metodi statistici. Inizialmente, è
zzazione dei dati di espressione relativi a
successivamente è stata estratta una lista di 13000 geni utilizzata per l’applicazione
dei metodi statistici.
Normalizzazione dei dati e selezione dei geni
ne genica tra le diverse classi
i rispetto alle mediane
elli
ottenuti dal dataset dei gemelli MZ, paragonabile in quanto comprendente un range
ata estratta una lista di 481 geni (Dataset 2).
Ontology (GO) e raggruppare questi geni in grandi categorie funzionali. Da questa
aggior parte delle categorie coinvolte
degradazione delle proteine, (III) il metabolismo cellulare e (IV) la proliferazione e
Al fine di rendere confrontabili i profili di espressio
di età, i valori inerenti alla classe E sono stati normalizzat
delle classi A-B-C-D utilizzando la funzione LOESS. Questa ulteriore
normalizzazione è stata condotta poiché dall’analisi effettuata con PCA (Principal
Component Analysis) era emerso che solo la classe E (>90 anni di età) differiva dal
resto del dataset. In seguito alla normalizzazione il dataset è apparso più omogeneo
e per assicurare che questa seconda normalizzazione non abbia influenzato
l’andamento generale dei profili in relazione all’età, si è proceduto al confronto
degli “andamenti principali” (eigenmodes) post-normalizzazione con qu
di età fra i 22 e i 98 anni. Dal confronto è emerso che i patterns di espressione
genica in relazione all’età sono simili in entrambi i casi suggerendo che la
normalizzazione della classe E non influenza i risultati ottenuti in questo studio.
Al dataset è stato applicato il Modello Lineare basato sul confronto tra la classe di
soggetti di età più avanzata (E) e le altre classi di età: E-A, E-B, E-C, E-D.
L’applicazione della statistica F e di un test post-hoc (HB) per la correzione dei
dati, ha consentito di estrarre una lista di 1600 geni (Allegato A) che risultano
essere influenzati dall’età in modo significativo (p<0.05; Dataset 1). Un’ulteriore
analisi è stata condotta aumentando il livello di stringenza (p<0.01) per facilitare la
comprensione dei patterns di espressione in relazione all’età. Da questa analisi è
st
E’ possibile, indagare il ruolo di ognuno di loro, utilizzando il database Gene
analisi è stato osservato che la m
comprendono geni le cui attività si esplicano in meccanismi generali che sono alla
base della funzionalità cellulare come (I) la trasduzione del segnale dal recettore al
nucleo dove avviene la trascrizione, (II) i sistemi di trascrizione, trasduzione e
i meccanismi di morte cellulare. Ciò fa presupporre come con l’invecchiamento si
verifichino dei profondi cambiamenti a livello cellulare, una sorta di
modellamento generale che ha origine nella cellula ma che comporta
le e dell’organismo in toto.
biamenti che riguardano molecole
ri
inevitabilmente un cambiamento a livello tessuta
Tale rimodellamento acquista un significato crescente se consideriamo che la
popolazione oggetto di questo studio è proprio quella dei linfociti T che, come
largamente descritto in letteratura, subisce i cambiamenti più drastici con
l’avanzare dell’età. Facendo un’analisi più dettagliata, andando ad indagare
esclusivamente quelle categorie di geni che rivestono un ruolo importante nei
linfociti T, emerge che ad essere alterate sono le categorie coinvolte
nell’interazione citochina-recettore, nell’adesione e nella migrazione cellulare.
Infatti, dato il ruolo fondamentale di queste cellule nell’immunità cellulo-mediata,
queste tre funzioni rappresentano i meccanismi che sono alla base della corretta
funzionalità delle cellule T. In particolare, molti dei geni che subiscono un
oscillazione per effetto dell’età riguardano le molecole di espressione superficiali
dei linfociti T (15 geni coinvolti) tra cui CD8A/B, CD44, CD36, CD40L, CD59 e
CD69. Alcuni di questi geni aumentano in maniera lineare con l’età come il
marker CD59 che legando il componente C9 impedendo la formazione del MAC
del complemento. Altre molecole, invece, diminuiscono con l’avanzare dell’età,
come le catene α e β del marker CD8, dato già noto in letteratura, e il marker
CD44, coinvolto nell’adesione alle cellule endoteliali e alla matrice extracellulare
nonchè nell’aggregazione cellulare. Oltre alle modificazioni che avvengono
all’espressione di proteine superficiali della cellula T, ci sono altri cambiamenti
che riguardano la produzione di citochine/interleuchine e dei loro recettori. Sono
infatti più di 30 i geni coinvolti in questi cam
come le interleuchine (IL-1, 13, 24, 27, 32), alcune subunità di recettori delle IL
(IL-12RB, IL-17RB, IL-2RA/G, IL-21RB e IL-13RA1/2) e diversi
ligandi/recettori delle chemochine (CCR2, CCR5, CXCR7, CXCL14, CCL21 e
CCL25). Senza dubbio, una delle vie di segnalazione maggiormente alterate con
l’età è quella dell’IL-2, citochina che è nota essere il principale mediatore della
proliferazione dei lifociti T (stimolazione autocrina) e che svolge un ruolo nella
regolazione dell’immunità specifica. Tale molecola è prodotta principalmente dai
linfociti T con fenotipo CD4+ ed è in grado di legarsi al recettore IL-2R espresso
sugli stessi linfociti T dando origine alla trasduzione del segnale attraverso la via
Jak/STAT, utilizzata da diverse citochine, che determina nelle fasi finali la
trascrizione di geni importanti nella regolazione della proliferazione, nell’apoptosi
cellulare e nella produzione della stessa IL-2.
Dall’analisi dei geni coinvolti nella via di segnalazione di questa citochina, emerge
che vi è una diminuzione, con l’età, della responsività dei linfociti T a questa via di
segnalazione che determina una riduzione della proliferazione delle cellule T
dovuta a meccanismi autocrini. Infatti, alcuni geni codificanti per due subunità del
recettore dell’IL-2, RA e RG, hanno livelli di trascrizione che diminuiscono
abbondantemente con l’avanzare dell’età, così come accade per l’espressione del
gene ITK, una kinasi indotta dall’IL-2 che ha un ruolo nella trasduzione del
segnale e di alcuni geni codificanti per altre proteine di segnalazione appartenenti
alle famiglie Jak (Jak2 e 3) e STAT (STAT 1 e 4). In letteratura, diversi lavori
hanno dimostrato una diminuzione di questa via di segnalazione nei linfociti T
con l’avanzare dell’età (Bernstein and Murasko, 1998) ed altri, condotti su topi
“knock-out” hanno evidenziato che alterazioni alle subunità α e γ del IL-2R
determinano rispettivamente lo sviluppo di fenomeni autoimmuni e di un grave
stato di immunodeficienza (Willerford et al., 1995; Suzuki et al., 1995). Inoltre, la
diminuzione della produzione di IL-2 non ha effetto solo sui linfociti T in quanto
questa molecola svolge anche un ruolo di mediatore paracrino, andando ad
influenzare l’attività di altre cellule del SI come le cellule NK, mediando la
proliferazione e potenziando la loro attività citolitica; le cellule B, dove agisce sia
come fattore dei crescita che come stimolo per la produzione di anticorpi e sui
linfociti T attivati dall’antigene dove è capace di indurre la morte cellulare
promuovendo l’apoptosi.
Data l’importanza che riveste questa molecola nella funzionalità delle cellule T è
possibile ipotizzare che le modificazioni emerse dai nostri risultati, possano
spiegare la diminuzione della proliferazione dei linfociti T e la compromissione
delle funzioni mediate dalle cellule T che si verificano nell’invecchiamento.
Tra le altre modificazioni che emergono dall’analisi dei risultati vi è anche
un’alterazione del signalling del recettore dei linfociti T (TCR), dato dimostrato da
numerosi studi in letteratura. Il segnale del TCR collega il riconoscimento
dell’antigene alla risposta funzionale della cellula passando attraverso numerose
molecole proteiche che interagiscono tra loro. Più in dettaglio, il legame del TCR e
dei corecettori ai complessi MHC-peptide espressi sulle APC (cellule presentanti
l’antigene) innesca una serie di segnali precoci, che si trasducono
dell’invecchiamento. Inoltre, numerosi altri geni
rmini
progressivamente nella fosforilazione della catena ζ, nel legame ed attivazione di
ZAP-70, nella fosforilazione delle proteine adattatrici, e nell’attivazione di diversi
enzimi cellulari. Nel complesso, i segnali trasmessi dal legame antigene/recettore
attivano in maniera coordinata una serie di importanti vie biochimiche, quali la via
della chinasi Ras-MAP e di quella ad essa collegata Ras-SAP, la via della protein-
chinasi C (PKC) e la via della calcineurina. Gli enzimi attivati da ciascuna di
queste vie inducono la generazione di fattori di trascrizione (NFAT5, NF-kB, AP-
1) che stimolano l’espressione dei diversi geni coinvolti nella risposta dei linfociti
T. Dai nostri risultati emerge che numerose proteine che partecipano alla via di
segnalazione precoce del TCR e delle vie biochimiche attivate vengono alterate o
subiscono oscillazioni con l’età. Tra i geni principali vi è LIME-1 che codifica per
una proteina adattatrice transmembrana in grado di interagire con Lck, la cui
attivazione determina la fosforilazione della catena ζ e ZAP-70, proteina chiave
per il proseguimento nella segnalazione poichè codifica per una chinasi in grado di
fosforilare numerosi substrati. Il livello di trascrizione di questi geni tende a
diminuire drasticamente se paragoniamo i soggetti di età più avanzata con i
soggetti più giovani. Tale evidenza, almeno per il gene ZAP-70, è stata descritta in
molti studi che hanno preso in esame sia l’espressione che la sua attività di
fosfochinasi (Whisler et al., 1999; Fulop et al., 1999; Chakravarti et al., 2001)
mentre non risulta ancora chiaro se, e in che modo LIME-1 subisce una
modificazione per effetto
mostrano livelli di trascrizione che variano con l’età come quelli di geni codificanti
per enzimi appartenenti alla famiglia delle chinasi MAP (MAPK3K2, MAPK8IP1
e 2 e MAP6D1) e di alcuni tra i fattori di trascrizione peculiari delle cellule T quali
NFAT5 e NF-kB. Altri geni che subiscono variazioni per effetto dell’età in te
di espressione genica sono invece coinvolti nella vie attivate successivamente, in
particolare quella che segue all’attivazione della fosfolipasi C γ1 (PLC γ1). Questo
enzima, fosforilato da ZAP-70, viene attivato e idrolizza il PIP
2(fosfatidilinositolo-difosfato) di membrana generando IP
3(fosfatidilinositolo-
trifosfato) e DAG (diacilglicerolo), che mediano rispettivamente l’aumento dei
livelli citosolici di Ca
2+e l’attivazione dell’enzima PKC (protein chinasi C).
L’avvio di questi due meccanismi determina a sua volta l’attivazione di diversi
fattori di trascrizione. Tra i geni che mostrano livelli trascrizionali alterati vi sono
quelli che codificano per alcune subunità della fosfolipasi C (PLCB1 e 2, PLCE1,
PLCH1, PLCL2) e per quelle della proteina chinasi C (PRKACG, PRKCH,
PRKCQ e PRKDC). Nel complesso, molti dei geni citati mostrano livelli di
trascrizione più bassi con l’avanzare dell’età; ciò potrebbe rendere ragione della
perdita di funzionalità che si verifica con l’età nelle cellule T. Inoltre, dato che la
trasduzione del segnale dal TCR determina numerosi effetti tra cui l’aumento dei
livelli citosolici di Ca
2+e l’entrata del Ca
2+dall’esterno, è possibile che,
modificazioni di altri geni coinvolti nella regolazione dell’omeostasi del Ca
2+,
siano la causa della diminuita responsività dei linfociti T invecchiati. Infatti, sono
molti i geni che hanno un livello di espressione alterato per effetto dell’età, come
ad esempio geni che codificano per canali del calcio (CACNA1C, CACNA1I,
CACNG3), proteine che modulano il suo rilascio (CAMLG) o che semplicemente
legano o trasportano il calcio (CABP5, CALB1 e 2). Con l’invecchiamento si
potrebbe verificare una modificazione all’espressione di questi geni che, associata
alla diminuzione della segnalazione del TCR con conseguente riduzione dei livelli
citosolici di calcio, potrebbe determinare una diminuzione dell’attivazione di
numerosi enzimi calcio-dipendenti, dimostrazione che con l’età i linfociti T
subiscono una riduzione delle capacità funzionali. Dati simili sono stati evidenziati
da Sulger et al. che nel 1999 riscontrarono, in esperimenti effettuati su linfociti e
neuroni invecchiati, una diminuita risposta cellulare al calcio dovuta ad una
riduzione dell’espressione di proteine leganti Ca2+ come la calbindina (Sulger et
al., 1999).
Analisi dei pathways
Per verificare l’analisi effettuata precedentemente (mediante GO) sullo studio delle
caratteristiche dei geni che oscillano con l’avanzare dell’età, è stata eseguita
un’indagine più approfondita basata sull’individuazione di quelle classi funzionali
(pathways) maggiormente coinvolte nell’invecchiamento. I geni risultati
significativi sono stati inseriti nel database KEGG per la ricerca dei pathways ed
un’analisi di significatività è stata condotta sulla base del rapporto dei geni
significativi presenti in ciascun pathway utilizzando un test funzionale
ipergeometrico. Tale metodo ci consente, non solo di raggruppare i geni in base
alla loro funzione, ma di individuare quelle vie di segnalazione che ad oggi
risultano essere ben definite in letteratura consentendoci anche di individuare geni
con funzioni importanti che sembravano non particolarmente interessanti
attraverso la semplice ricerca effettuata con GO. Le principali classi funzionali
identificate dal Dataset 1 e dal Dataset 2 sono mostrate rispettivamente in tabella 5
e 6.
Pathways
P-value
Geni
Geni
Significativi
up/down
Long-term depression
0.012858
76
15
1
PPAR signaling pathway
0.015865
70
14
1
athione metabolism
0.016816
39
9
1
Glut
Glycan structures - biosynthesis 2
0.018709
62
1
-1
ECM-receptor interaction
0.020601
87
16
1
Small cell lung cancer
0.020601
87
16
1
SNARE interactions in vesicular transport
0.028283
36
0
-1
Glutamate metabolism
0.031604
30
7
1
T cell receptor signaling pathway
0.038957
93
16
1
Beta-Alanine metabolism
0.039984
25
6
1
l adhesion
0.040991
194
29
1
Foca
STAT signaling pathway
0.042025
153
24
1
Jak-
Taurine and hypotaurine metabolism
0.042664
8
3
1
ella 5. Lista dei pathways principalmente coinvolti nell’invecchiamento (Dataset 1). In verde
ono riportati i pathways alterati con l’età, mentre in rosso sono evidenziati quelli che non vengono
enzati in modo
Tab
veng
influ
significativo. Per ciascuna classe funzionale viene mostrato il numero di geni, quelli
che oscillano in modo significativo e un indice di coinvolgimento nell’invecchiamento (1, influenza
dell tà; -1, nessuna influenza). ’e
Pathways
P-value
Geni
Geni
Significativi up/down
Jak-STAT signaling pathway
0.001969845
153
13
1
ll cell lung cancer
0.009194476
87
8
1
Sma
Purine metabolism
0.009510008
144
0
-1
Cytokine-cytokine receptor interaction
0.019399122
258
16
1
dative phosphorylation
0.022133227
127
0
-1
Oxi
p53 signaling pathway
0.027718421
68
6
1
Complement and coagulation cascades
0.029532258
69
6
1
Inositol phosphate metabolism
0.031277047
52
5
1
Glycan structures - biosynthesis 1
0.033305949
115
0
-1
T cell receptor signaling pathway
0.038783921
93
7
1
Tab
veng
rtati i pathways alterati con l’età, mentre in rosso sono evidenziati quelli che non vengono
influ nzati in modo significativo. Per ciascuna classe funzionale viene mostrato il numero di geni, quelli
che oscillano in modo significativo e un indice di coinvolgimento nell’invecchiamento (up/down: 1,
influ nza dell’età; -1, nessuna influenza).
I pathways evi
verde indicano
h
o
i
ecchiamento (il numero
sig
i c
volti in ciascun
in tabella), mentre q
rtati in rosso rappresentano i
gnificativamen
i p
ffetto d ’età (il nu
ro
volti in ciascun path
er
rispetto a quello atteso).
i non s
e diverse sono
a
lli diffe
i. Per esem io,
appaiono regolati in
sig
icativa p effetto de età
prendono parte a
im
nitario e alle sue risposte
ratura com
era
ni cito
iù globale nell’invecchiamento.
Glutathione metabolism
0.042787167
39
4
1
ella 6. Lista dei pathways principalmente coinvolti nell’invecchiamento (Dataste 2). In verde
ono ripo
e
e
denziati in
quelli c e son influenzati
n modo
significativo nell’inv
dei geni
nificativ oin
pathway è riportato
uelli ripo
pathways che non vengono si
te alterat
er e
ell
me
dei geni significativi coin
way è inf iore
I pathways maggiormente significativ
ono conservati nei due dataset riflettendo
il fatto che funzioni biologich
coinvolte live
rent
p
come atteso, i geni che
maniera
nif
er
ll’
nelle cellule T (Dataset 2)
l sistema mu
che sono ben descritte in lette
e le int
zio
china-recettore, il
signalling del TCR e la via di segnalazione Jak-STAT.
Diversamente, oltre ai pathways specifici delle cellule T, il dataset 1 è più ampio e
include geni selezionati sotto un livello di stringenza minore e mostra pathways più
generici che non fanno riferimento esclusivamente al SI, ma descrivono una risposta
p
Il database KEGG, oltre a ricercare le classi funzionali maggiormente alterate,
fanno parte di ciascun pathway, m
a localizzazione (transme
pla
tica o nucleare) e
involgimento. Di seguito viene riportato un esempio di pathway
zione del TCR (figu
Come descritto in Nacu et al. (2007), la visualizzazione dei pathways coinvolti in un
fenomeno consente di ottenere maggiori informazioni rispetto alla semplice ricerca in
GO. Infatti, come è possibile osservare dall’immagine, appare che l’età non ha effetto
consente anche di visualizzare i geni che
ostrando le
interazioni tra loro, l
mbrana, cito
sma
il
loro grado di co
inerente la via di segnala
ra 7).
Figura 7. Pathway di segnalazione del recettore delle cellule T (TCR). In rosso sono evidenziati i
geni che oscillano in modo significativo per effetto dell’età, mentre in verde vengono riportati i geni che
non variano nell’invecchiamento.
solo sulla via di segnalazione del TCR, ma anche sulle vie che hanno origine dai
recettori per le molecole costimolatorie. La prima via interessa il marker CD28, una
proteina transmembrana che trasduce segnali complementari a quelli trasmessi dal
a costitutivamente su più del 90 %
ei linfociti T CD4+ e su circa il 50% delle cellule T CD8+, è in grado di legare la
ressione inizia a partire dai markers di superficie come le molecole CD8 (catene
D40 espresso sul linfociti B inducendoli a produrre
nticorpi. Una riduzione drammatica del livello di trascrizione avviene anche per il
complesso TCR per l’attivazione dei linfociti T vergini che iniziano così a proliferare
e a differenziarsi. Tale molecola, che viene espress
d
molecola costimolatoria B7-1 (CD80) espressa sulle APC trasducendo, all’interno del
linfocita T, dei segnali che inducono l’espressione di proteine ad azione anti-
apoptotica, stimolano la produzione di fattori di crescita e di citochine e favoriscono la
proliferazione e la differenziazione delle cellule T. L’altra via accessoria riguarda la
molecola transmembrana CTLA-4 (o CD152), strutturalmente omologo a CD28, ma
espressa esclusivamente su linfociti T CD4+ e CD8+ recentemente attivati. La sua
funzione è quella di inibire l’attivazione dei linfociti T (modulatore negativo)
contrastando i segnali trasmessi da CD28 e terminando la segnalazione.
Osservando la figura è evidente che le tre vie di segnalazione vengono alterate per
effetto dell’età a diversi livelli: il primo, a livello dei markers transmembrana e di
superficie da cui originano le segnalazioni (CD8A e B, CD40L, CTLA-4), il secondo,
a livello delle proteine citoplasmatiche dove avviene l’amplificazione dei segnali
(ZAP-70, SOS, PI3K, ITK, PAK, PKC8) e il terzo, a livello dei fattori di trascrizione
(NFAT e NF-kB) a cui segue l’espressione proteica. La visualizzazione delle
interazioni tra i geni e della loro localizzazione permette di verificare che molecole
intracellulari come ZAP-70 e PI3K svolgono un ruolo chiave rispettivamente nel
signalling del TCR e nella via costimolatoria mediata dal CD28. In generale, i nostri
dati sui livelli di trascrizione di questi geni, mostrano una diminuzione della
responsività dei linfociti T a queste vie di segnalazione. Infatti, la riduzione dei livelli
di esp
α e β) e CD40L (CD154), quest’ultimo operante come mediatore delle funzioni
effettrici delle cellule T helper, in quanto viene espressa nei linfociti T CD4+ attivati
ed è in grado di legarsi al marker C
a
gene CTLA-4 a partire dall’età di 70 anni; ciò potrebbe dar luogo, in soggetti di età
avanzata, ad una difficoltà nell’inibire l’attivazione dei linfociti T e il successivo
blocco della risposta causando un’induzione prolungata della produzione di citochine
pro-infiammatorie e della proliferazione cellulare. Dati in letteratura mostrano una up-
regolazione di questo gene con l’invecchiamento in seguito a stimolazione cellulare
(Wakikawa et al., 1997; Leng et al., 2002). Tale evidenza potrebbe rendere ragione
dell’esistenza di un meccanismo compensatorio in soggetti di età avanzata volto a
contrastare la difficoltà nel determinare lo spegnimento dell’attivazione cellulare.
Oltre alle molecole transmembrana, anche alcuni geni che codificano per proteine
citoplasmatiche mostrano livelli di espressione alterati con l’età; in particolare, la
maggior parte di loro evidenziano livelli più bassi in soggetti di età avanzata rispetto ai
soggetti giovani, pur non mostrando un andamento lineare considerando l’intera
lifespan. Tra questi geni troviamo ZAP-70, PKC, ITK e alcuni geni che codificano per
isoforme diverse di PI3K; essi diminuiscono complessivamente con l’avanzare
dell’età, mentre altri quali PAK e SOS1 hanno un andamento altalenante considerando
l’intera durata di vita. Infine, la riduzione dei livelli di trascrizione della Proteina
chinasi C (PKC) e dei livelli citosolici di Ca2+ (risultato della compromissione di ITK
e PLCγ) determinano rispettivamente la diminuzione dei livelli di NF-kB e di NFAT,
due regolatori fondamentali della trascrizione. NF-kB ha un ruolo chiave in molte
risposte immunologiche. Nella sua forma funzionale è un dimero composto da due
subunità, mentre nella cellula quiescente i dimeri sono presenti in forma inattiva nel
citoplasma, legati ad una o più proteine inibitrici chiamate inibitori di kB (IkB).
L’attivazione di NF-kB è innescata dalla degradazione di IkB, a sua volta avviata dalla
Nel documento
Studi di espressione genica in linfociti T di soggetti di diversa età
(pagine 64-93)