• Non ci sono risultati.

Studio della demografia brasiliana: tanti giovani con poco futuro?

Un’arma importantissima in mano al Brasile è la sua popolazione. Come ampiamente scritto, questa rappresenta uno strumento fondamentale per tutti quegli Stati che aspirano a un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Poter contare su un numero di abitanti elevato rappresenta quel quid in più, necessario ma non sufficiente, per ambire a uno sviluppo completo. Ma, allo stesso tempo, questo può essere considerato un boomerang. Il Brasile è membro del gruppo BRICS e viene considerato da sempre come un paese potenzialmente pronto a diventare grande. Nel corso dei decenni, le politiche adottate dalle varie amministrazioni hanno portato a un incremento esponenziale dell’economia di questo paese. Una crescita, però, che ha visto coinvolta solamente una parte della sua popolazione. Questa ammonta a quasi 212 milioni di abitanti, la più numerosa del Sud America, ma non bisogna lasciarsi ingannare dalla cifra. Il Brasile è soggetto a un lento, quanto progressivo declino della propria popolazione. La decrescita è iniziata negli anni Sessanta e rappresenta la motivazione principale della transizione demografica che oggi il paese è costretto ad affrontare. Seppur la piramide demografica mostri come la stragrande maggioranza degli abitanti abbia un’età compresa tra i 15 e i 64 anni (69,67%), la struttura è pronta a una mutazione in tempi molto brevi. Dal 2025, infatti, dovrebbe iniziare un rigonfiamento della parte superiore della piramide e ciò significa un aumento della popolazione anziana, che già adesso costituisce comunque una parte considerevole della società (gli abitanti over 64 anni sono il 9,21%, circa venti milioni, con un rapporto di dipendenza sulla società pari al 13,8, sul 43,5 totale). Non solo: un altro dato preoccupante è il tasso di crescita della popolazione, pari allo 0,67%, che fa sprofondare il Brasile al 140esimo posto della classifica mondiale. C’è da dire che al momento il Brasile è una vera e propria fucina di giovani ma, come scritto, questo rappresenta solamente un periodo pronto a cambiare.

190 Greenpeace, (2019) Amazzonia, aumenta la deforestazione e cresce la violenza contro i Popoli indigeni, in www.greenpeace.org/italy/storia/5903/amazzonia-deforestazione-violenza-popoli-indigeni/

104

Fig.39 Tasso medio annuo demografico in Brasile (1960 – 1965).

Fonte: United Nations, World Population Prospects 2019.

Fig.40 Tasso medio annuo demografico in Brasile (2025 – 2030).

Fonte: United Nations, World Population Prospects 2019.

105

Fig.41 Proiezione del tasso medio annuo demografico in Brasile (2050 – 2055).

Fonte: United Nations, World Population Prospects 2019.

Come emerge dalle mappe, il Brasile in circa sessant’anni è passato dall’avere un tasso di crescita tra il 3-4% a uno negativo, come si prospetta nel futuro più prossimo. La decrescita non può neanche essere rallentata dall’immigrazione, un fenomeno che ha storicamente caratterizzato questo paese.

La richiesta continua di manodopera, infatti, ha fatto sì che giungessero schiavi dall’Africa.

Successivamente, quando questa tipologia di sfruttamento è stata fortunatamente dichiarata illegale, le persone che arrivavano in Brasile erano per lo più europei e asiatici. Oggi, invece, il tasso netto di immigrazione è addirittura a -0.1 migranti ogni mille abitanti.191 Molti brasiliani a inizio anni Ottanta, ovvero nel momento in cui nel paese imperversava una grave crisi economica, hanno deciso di andarsene: una perdita di risorse umane che, però, in quel periodo non rappresentava un problema sulla struttura demografica. Probabilmente, anche per evitare un’emigrazione sempre più massiccia, è per tale ragione che una delle peculiarità delle varie amministrazioni brasiliane è stata quella di concentrarsi sulla scolarizzazione. Una scelta che sembrerebbe aver giovato al paese in termini di capitale umano, con i giovani laureati che sono passati dai 300.761 del 1998 agli 800.318 del 2008.192 Il 2010 è stato un anno anche molto particolare, in quanto vi è stata una crescita del 12,2%

rispetto all’anno precedente per quel che riguarda la possibilità per gli studenti brasiliani di specializzarsi all’estero. Come sostengono Giordano e Pagano, probabilmente la causa di questo incremento così forte e rapido è dovuta alla necessità di avere quante più risorse possibili da

191 Fonte: Central Intelligence Agency – CIA, The WorldFactbook.

192 Giordano, A., Pagano, A., (2013), Brazil in the Transition Towards Knowledge Economy: Between Qualification and Internazionalization of Human Capital, Transition Studies Review, Springer.

106

adoperare in vista del campionato mondiale di calcio del 2014 e delle successive Olimpiadi di Rio 2016. Per evitare di disperdere la proprie risorse umane, il Brasile ha anche adottato una serie di misure che garantissero il loro ritorno in patria per usufruire delle loro capacità acquisite e maturate al di fuori dei confini nazionali. Ma queste opportunità non hanno giovato al Brasile nel suo sviluppo complessivo, in quanto le misure messe in campo non sono risultate sufficienti per renderlo maggiormente appetibile dagli studenti universitari degli altri paesi e, soprattutto, i laureati di oggi non sono sufficienti per garantire una crescita adeguata al paese. Seppur il balzo economico brasiliano sia un dato incontrovertibile, l’analfabetismo sia pari al 6,8% e il PIL pro capite sia passato dai 12,880 real del 2006 ai 31,883 real, questi dati rappresentano una mistificazione della realtà. La società brasiliana è vittima di disuguaglianze economiche che vedono il 4% della popolazione in una situazione di povertà estrema e il 28,5% di disoccupazione giovanile, ovvero di persone tra i 15 e i 24 anni: di questi, 25,3% sono di sesso maschile e il 32,8% femminile.193 Ma la disuguaglianza tra i sessi è anche in termini di stipendi, con le donne che guadagnano tremendamente di meno rispetto agli uomini. Lo stesso per quel che riguarda le persone di colore, le quali percepiscono molto di meno rispetto ai bianchi. Inoltre seppur venga spesa una parte considerevole del PIL per l’istruzione basica e primaria e il gruppo di persone con almeno undici anni di studio, nella popolazione con età pari o superiore ai 25 anni, sia passata dal 33,6% al 42,5% tra il 2007 e il 2014,194 il Brasile rimane il fanalino di coda tra i paesi OCSE per l’istruzione, con il solo 49% degli adulti in età compresa tra i 25 e i 64 anni che hanno completato gli studi di scuola secondaria, contro il 78% degli altri paesi membri195. Confrontare il paese con il resto dei paesi OCSE può essere d’aiuto per comprendere ancor meglio le fragilità brasiliane. Ad esempio, circa il 61% della popolazione in età lavorativa svolge un lavoro retribuito contro il 68% della media OCSE e soltanto poco più della metà delle donne lavoratrici (51%) ha uno stipendio. Il punteggio di disuguaglianza sociale relativa al reddito in Brasile è elevatissimo, pari a 12.48 (contando che con un punteggio di 1 si avrebbe pari condizione) e non è un caso che sui quaranta paesi OCSE il Brasile si trovi al penultimo posto di questa classifica. Non solo, altra tema problematico nel paese è l’insicurezza dei cittadini: soltanto il 35,6%

di questi si ritiene al sicuro camminando di notte (ultimo paese tra quello OECD). Una percentuale bassissima condizionata anche dal tasso di omicidi pari al 26,7%, il più alto se si confrontassero tutti gli Stati OCSE. A questa si aggiunge anche un tasso molto elevato di corruzione nell’intero sistema del paese. Come scritto, l’amministrazione Roussef è stata sciolta dopo l’impeachment in quanto non era stata in grado di fornire le giuste risposte a questa piaga. Inoltre, l’aspettativa di vita per un brasiliano è di 74,8 anni, leggermente più alta solamente di Sud Africa, Russia e Lettonia.196 Questi

193 Fonte: Central Intelligence Agency – CIA, The WorldFactbook, in www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/br.html

194 Fonte: Instituto Brasileiro de Geografia e Estatistica – IBGE, in brasilemsintese.ibge.gov.br/educacao.html

195 Fonte: Organization for Economic Co-operation and Development – OECD, Better Life Index, in www.oecdbetterlifeindex.org/countries/brazil/

196 Fonte: OECD, Better Life Index.

107

dati dovrebbero far comprendere come la situazione in Brasile non solo è drammaticamente preoccupante per quel che riguarda gran parte della sua popolazione oggi, ma soprattutto per gli anni a venire.

Fig.42 Piramide demografica del Brasile (1985).

Fonte: United Nations, World Population Prospects

108

Fig.43 Piramide demografica del Brasile (2020). Fonte: United Nations, World Population Prospects.

Fonte: United Nations, World Population Prospects

Fig.44 Proiezione della piramide demografica del Brasile (2050).

Fonte: United Nations, World Population Prospects.

109

Fig.45 Proiezione della piramide demografica del Brasile (2100).

Fonte: United Nations, World Population Prospects.

Con una popolazione che tenderà sempre a ridursi, un tasso di crescita di questa prossimo allo zero e un tasso di fertilità soggetto a una decrescita costante e continua, l’arma di cui abbiamo scritto a inizio paragrafo può trasformarsi in una bomba a orologeria. L’età media brasiliana di oggi è di 33,2 anni ma da qui a cinquant’anni questa si andrà a innalzarsi drasticamente, con una società che vedrà la maggior parte della sua popolazione rientrare nella fascia più anziana. Anche il Brasile sembrerebbe possedere tutte le caratteristiche per rientrare tra i paesi a rischio di uno youth bulge in un futuro prossimo. In questo momento, si trova nella condizione ottimale per provare a pianificare nel miglior modo possibile il suo futuro, in quanto può contare su una grande percentuale di giovani da impiegare nella forza lavoro e con una base della popolazione mediamente istruita. Il rischio però di arrivare in una situazione di crisi sociale è molto elevato. Secondo l’organizzazione Resourche Watch, il Brasile ha un indice di valutazione del rischio di violenza politica molto alto, pari a 77/100, e nel 2017 risultava tra i paesi più fragili dell’intero pianeta.197 Sempre in base ai dati forniti dall’organizzazione, in Brasile la maggior parte dei conflitti rientra sotto le voci di violenze contro i civili e proteste: questo fa comprendere come già oggi la stabilità del paese sia precaria. Le disuguaglianze economiche tra popolazione urbana e popolazione rurale, nonché tra persone di sesso differente e di diverso colore della pelle, sono piaghe sociali che mal si sposano con un paese che aspira a un’ascesa internazionale. Se la metà del Novecento ha rappresentato la finestra demografica di opportunità, per il prossimo mezzo secolo questa dovrà essere sfruttata dai paesi in via di sviluppo o meno sviluppati. Tra questi rientra naturalmente anche il Brasile, chiamato a dare

197 Fonte: Bete Resourche Watch.

110

delle risposte convincenti alla sua giovane popolazione che rischia di avere davanti a sé un futuro tutt’altro che roseo. Ai bordi delle grandi metropoli vi sono altre città molto grandi, le c.d. baraccopoli, dove vivono milioni di persone in condizioni pessime. “Alcune zone sono composte solo da baracche, in altre ci sono case di mattoni, anche se la povertà domina comunque su tutto. Non essendo riconosciute dallo Stato, i servizi come energia elettrica, acqua e fognature non sono garantiti. Proprio per il posto in cui vivono, gli abitanti delle favelas, letteralmente, non esistono: molti di loro non hanno un documento d’identità e neanche un indirizzo. Fare un censimento dell’effettiva popolazione di una favela è quindi molto complicato.”198 In questi luoghi-ghetto abita una parte di popolazione brasiliana costretta a vivere a stretto contatto con la criminalità, unica risposta quando non vi sono tutele di alcun tipo. Ma non tutti ovviamente intraprendono la strada dell’illegalità, piuttosto sono costretti a conviverci in queste grande aree dimenticate per le condizioni economiche in cui versano. In queste città fantasma abitano gli esclusi della società e, tra questi, non sarebbe così illusorio trovare persone che provengono dalle aree rurali e alle quali sono state strappate le loro terre. La crisi sociale che il Brasile potrà trovarsi di fronte è evitabile solo ed esclusivamente con l’inclusione di tutta la popolazione e garantendo un futuro ai tanti giovani che oggi lo abitano.

198 Action Aid, Viaggio nelle favelas brasiliane, in www.actionaid.it/informati/notizie/favelas-brasiliane

111

CAPITOLO V

Documenti correlati