C h e questo sia vero ce lo prova anche un documento di trentun a n n o do po (1069), nel quale, trattandosi di una vigna posta in territorio di San Rom olo, in un luogo chiamato Ponte e ne ll’ isola
A b a s'\
si dice che essaest iuri sancti siri ianuense ecclesia qui posita est infra comitatum vitimiliense
4. Inoltre noi v e d iam o i C o n ti di Ventimiglia esercitare sul Castello di San Rom o lo i loro diritti di signoria ancora dopo il 1038. Infatti nel 1110 il C o n te O b e rto , in Ventimiglia, nella sua corte, alla presenza del suo g iu d ic e e degli altri buoni uom ini, condannava gli uomini di San R o m o lo a corrispondere alla canonica di San Lorenzo quella parte dei frutti di cui erano dichiarati debitori r>. Q uando poi nel 1124, si rinnov av a la contesa, accanto al conte Oberto cominciava
1 C arte Passerini - Litta, citate dal Rossi
Storia della città di Ventimiglia.
O n e g lia - O h ilin i 1888 pag. 40 Nota 7.
2
B e lg ra n o - Illustr. al Reg. are. 473.3 Forse invece di
Abas
si intese scrivereabsa,
che significava incolta o s p o g lia ;isola
poi dicevasi uno spazio di terra lambito dalle acque, dove g e n e ra lm e n te sorgeva un molino. Q u i poi molto probabilmente fu ilfragiorium heredum
g u lie r m isarici
di cui si tratta nel cap. 13 delloStatuto di Sanremo
che si cita in seguito. Siamo indotti a credere che tale isola fosse denominata
A bsa
a n ch e da questo che u n ’ altraisola,
che era sulla riva destra del torrente S. F rancesco, fu chiam atabona (Isolabona)
molto probabilmente per distinguerla d a lla p rim a che eraAbsa.
*
B e lg ra n o -Appunti dal Cartario
ecc. p. 175-76.r> L ib. i Ju r. 19-20.
100 ANTONIO CANEPA
a tenere la curia il Vescovo Sigifredo 1 ; ma, risorta ancora, per la terza volta, la questione, nel 1153, al Conte di Ventimiglia, ornai da tredici anni spogliato dei suoi feudi, si sostituivano i giudici della Curia Arcivescovile 2.
Lo stesso conte Oberto, nel 1130, volendo sostenere i suoi di
ritti sul Castello di San Romolo ed opporsi perciò al Comune Ge
novese che intendeva costruirvi una torre, inviava a quella volta i suoi figli, Filippo e Raimondo, alla testa di molti armati, raccolti nei paesi di Baiardo e di Poipino3; inoltre, ancora nel 1257, troviamo ricordati dei diritti dei Conti di Ventimiglia sul Castello di San Romolo nella cessione fattane da Guglielmo n a Carlo d’ Angiò 4, la quale diede luogo a lunghe contestazioni tra il Comune Genovese ed il Conte di Provenza, terminate poi con la transazione di Aix del 22 luglio 12625.
A questi dati di fatto potremmo ancora aggiungere l’ osserva
zione che, se quella del Conte Corrado i fosse stata una cessione di tutti i diritti di signoria su tutti gli abitanti del Castello di San Romolo, il Vescovo Genovese non avrebbe certo trascurato di inti
tolarsi subito da tale anno 1038,
Comes et Dominas Sancti Romuli,
mentre, invece, questo titolo, non ancora intero ed in modo indi
retto, comincia ad apparire molto più tardi, più di un secolo dopo, nel 1143, in un documento
6
in cui si legge che l’arcivescovo costituisce in San Romolo i Vicecomiti, i Castaldioni, il Consolato, i Notari e gli altri ordini,
sicut Dominus et Comes ;
e questo, si noti, solo quando da tre anni la città di Ventimiglia era stata presa dai1 L ib . i J u r . 26-28.
2 L ib . i J u r . 169-70.
* P o ic h é q u i evidentemente si tratta di un luogo vicino a San R o m o lo , c o n tra ria m e n te a quanto scrive il Rossi.
(Statuti della Liguria
p. 152) n o i ac cettiam o l’ op inio n e del Semeria(Secoli Cristiani della Liguria,
v o i. il, p. 490 n o ta 1) accettata anche dal C ais de Pierlas (/Conti di Ventimiglia
p . 45n o ta 1) che q u i si tratti del P o ip in o che esisteva sopra il C apo P in o , e d i c u i g li a b ita n ti, dopo la sua distruzione, avvenuta nel 1316 costrussero p o i u n n u o v o paese detto C o lla ed oggi C oldirodi.
*
G io ffr e d o - Storia delle -Alpi M ar. 591 in Mon. Hist. Patr. IV. S c rip t, il.‘ Lib. I. Ju r. 1402-10. G ioffredo Storia delle Alpi M ar. 605.
V IC E N D E D E L C A ST E LL O D I SAN R O M O L O 101
G e n o v e si ed il Conte Oberto ed i suoi figli erano stati privati dei loro fe u d i.
M a S iro u non si contentò di questo: nello stesso anno pre
tese il g iu ra m e n to di fedeltà dai Consoli 1 e dal popolo o, m e g lio , da c o lo ro che erano entrati nella
compagna
di San Rom o lo 2, stabilendo che si rinnovasse ogni volta che F arcive
scovo si recasse colà la prima volta dopo essere stato preconizzato e si ripetesse, a suo beneplacito, nelle altre occasioni del suo ar
rivo ; 3 ed istituì, inoltre, le procurazioni,4 per cui, giungendo egli nel castello (questo tanto che si trattasse di una volta, come di due, di tre, o più ancora), dovevano riceverlo, assisterlo e prov
vederlo di q u a n to fosse necessario e volesse per sè, per la sua C u r ia e per i suoi Militi, il prim o giorno i gastaldi, il secondo i P rem artini, il terzo i Paolengi, il quarto i Ricolfengi, e per altri tre g io rn i la p o p o la zio n e ; dopo di che era permesso a chiunque di fare altrettanto
prò amore
, a suo piacimento5. Ai canonici della C h ie sa di S an Siro 6 spettava riceverlo, al suo arrivo, ogni volta, p rocessionalm ente e somministrare il vitto a lui ed alla sua Curia per tutto il g io rn o .Invece, d o p o che lo stesso Conte Oberto, con i suoi figli, fu tor
nato in g ra zia del C om une Genovese, con l’oblazione da lui fatta nel 1146 di tutto quanto possedeva nel suo comitato, 7 accettando tra gli altri o b b lig h i, quello di giurare l’ abitacolo in Genova e la
compagna
secondo la consuetudine dei Conti e dei Marchesi, lo stesso A rcivescovo Siro non si diceva piùDominus et Comes,
maassum eva il titolo più modesto di
Tutor et Defensor Ecclesiae et possessionum eius et omnium habitantium in ea
(1153)8.1 R e g . i C u r . 120-21.
3 R e g . I C u r . 122.
3 R e g . i C u r . 123.
4 R e g . i C u r . 123.
5 R e g . i C u r . 123. '
■ 0 È q u e s t a la p r im a v o lta che d a d o c u m e n ti a b b ia m o n o tiz ia de lla attuale C h i e s a d i S a n S ir o , esistente in S a n R o m o lo , p e rc iò, g ià nel 1143, eretta forse s u l le r o v i n e d e l l ’a n t ic a , n e lla q u a le era stato de p o sto il c o rp o del vescovo S . R o m o l o . C f r ,
N ote storiche sanremesi
in A tti de lla Soc. L ig . di St. Pat. l i i p. 116.7 L ib . i J u r . 116-17.
* R e g . il C u r . 194-95.
1 0 2 AN TONIO CANEPA
Q uando poi il Comune di Ventimiglia, ridiventato ostile a Ge
nova, si era rivolto alla Repubblica di Pisa ed in seguito aveva fatto una completa sottomissione al podestà genovese (1218), ed il conte Guglielmo con la moglie ed i figli non aveva conservato in Ventimiglia che una casa, un forno ed una vigna (1222) 1 l’arci
vescovo, ripreso ardire, si rivolgeva al papa Onorio III, perche, oltre i diritti dei redditi, gli fossero riconosciuti anche quelli di giurisdizione (1222),2 che due anni dopo, non essendo ancora risolta la questione, affermava spettargli plenaria