• Non ci sono risultati.

Suleika, Brit e Gaby Rituali di racconto e racconti ritual

Transiti, Dilatazioni Mnestiche e Identità in The Road to Fez di Ruth Knafo Setton

2.4 Suleika, Brit e Gaby Rituali di racconto e racconti ritual

E al viaggiatore stupito di apprendere che il condannato ignorava la sentenza pronunciata contro di lui, l’ufficiale rispose: “Sarebbe inutile comunicargliela, tanto la conoscerà sul suo stesso corpo.”

Kafka, Nella colonia penale “Ay Esterica, aiwa; Sube a la cama, aiwa, quita la ropa, aiwa,

pa’ que te coja, aiwa” [Translation: Oh little Ester, oh yeah, get into bed, oh yeah, take off your clothes, oh yeah; so I can have you, oh yeah] North Moroccan Jewish Song Reported by Vanessa Paloma

Una delle intuizioni più affascinanti di Michel Foucault riguarda il campo di argomenti e i temi dei nostri racconti che si presentano, a suo avviso, come costruzioni culturali, riflesso dell’ambiente e dell’immaginario collettivo che l’uomo investe dei suoi affetti e delle sue immagini. Con il supporto di questa idea come visione e pre-cognizione, citiamo una sezione del

Transiti, Dilatazioni Mnestiche e Identità in

The Road to Fez di Ruth Knafo Setton

romanzo che rivela una delle innumerevoli pratiche di scambio di discorsi rituali e rituali di racconto. La voce è quella di Gaby e c’introduce ad un campo narrativo ed affettivo evocato in maniera poetica già dal titolo,“homing pigeon”, che rimanda agli uccellini ai quali il padre di Gaby riserva le sue attenzioni più amorevoli.

There are things I Know. Beyond words. Even beyond touch. I know that in our terror we created gods that care, angels that watch over us, demons that punish. I don’t believe in the gods but I believe in the stories. Maybe because I heard my father’s tales on his terrace, wind blowing our hair back, sun dancing across our faces and hands. We were like birds, crouched on the white chalk roof, ready to fly.[54]

Si fa qui riferimento ad un sapere trasmesso oralmente che ha le sue radici lontano nel tempo.

E giungiamo al mito di Suleika106, che di quel sistema di valori

fa parte. Esso c’introduce di fatto ad una serie di soglie facilmente percorribili nel testo – casa ed esilio, familiarità ed estraneità, Stati Uniti e Marocco, El Kajda e Fez, uomo e

106 Il rinvenimento di tracce della biografia di Suleika evidenzia nella religione un fattore di ostilità e un alleato del patriarcato. La giovane donna, morta martire, decisa a non sottomettersi alla volontà di un potere che non condivide, è ciò che Sandra Gilbert e Susan Gubar definiscono incarnazione di un’esistenza di “significant action”. Cfr. S.M. Gilbert, S. Gubar, The Madwoman in the Attic: The Woman Writer and The Nineteenth Century Imagination, Yale University Press, New Haven London 1979, p. 21.

Transiti, Dilatazioni Mnestiche e Identità in

The Road to Fez di Ruth Knafo Setton

donna, violazione e liberazione, sacrificio e amore. Della sua storia − martire santa accusata dagli ebrei di essersi convertita all’Islam e dai musulmani di aver rinnegato quella conversione − si hanno più di trecento versioni discordanti. Tuttavia, riteniamo sia la vera chiave d’ingresso del testo, perché lo permea in tutti i suoi aspetti, in una logica che vede coinvolta anche Brit, che insieme a Gaby si reca in pellegrinaggio alla sua tomba, e solleva questioni che non possono essere ignorate. Iniziamo a rivelarne qualche aspetto incontrando le parole di una scrittrice sefardita:

E che cos’è un’identità se non una narrazione, la somma delle storie che ci raccontano? Le usanze, i valori, le religioni, la cultura di un popolo segnano un individuo al di là delle epoche: non sono gli uomini a reincarnarsi ma sono le culture a farlo attraverso gli uomini. Sono loro a sopravviverci anche quando crediamo di padroneggiarle. Scavare la terra, rompere la roccia, riesumare le città, per rendersi conto di come hanno vissuto gli uomini, che cosa hanno pensato, poiché il nostro spirito è il loro, è l’unica cosa che possiamo fare per cercare di sapere chi siamo107.

107 É. Abécassis, Sefardita, Tropea, Milano, 2010, p. 336. Parole che riporto perché contemplano sfumature di pensiero affascinanti: “Abbiamo tutti identità multiple: ed è questo a renderci immortali. Ogni evento del passato vive dentro di noi in modo invisibile. Anche sepolte sotto le rocce, le città e le civiltà scomparse continuano ad attraversarci. Ciò sopravvive, anche quando tutto è scomparso; le antiche tradizioni sono dentro di noi, in fondo a noi, e quello che siamo viene da queste origini lontane. Un viaggio, un’emozione circondano la loro muta presenza. È la ragione per cui piangiamo”.

Transiti, Dilatazioni Mnestiche e Identità in

The Road to Fez di Ruth Knafo Setton

C’interessano per mettere a fuoco l’identità migrante e trattinata, hyphenated, e la “scrittura come re-visione”, ossia “l’atto di guardarsi indietro, di vedere con occhi nuovi, di affrontare un vecchio testo con una nuova disponibilità critica”, ciò che per le donne ha significato la “sopravvivenza”108.

The taboo implied by the pure/impure distinction organizes differences shaping and opening an articulation that we must indeed call metonymic, within which, if he maintains himself there, man has a share in the sacred order. As to sacrifice, it…operates between two heterogeneous, incompatible forever irreconcilable terms. It connects them necessarily in violent fashion, violating at the same time as it posits the semantic isotopy of each. Sacrifice is thus a metaphor.109

La complessità simbolico-culturale di cui c’è traccia nell’idea espressa da Julia Kristeva chiarisce il ruolo di Suleika che emerge come elemento costitutivo del romanzo. È infatti

108 A. Rich, “When We Dead Awaken: Writing as Re-Vision”, in On Lies, Secrets, and Silence, Norton, New York, 1979, pp.33-49. Traduzione italiana a cura di Roberta Mazzoni, “Quando noi morti ci destiamo: la scrittura come re-visione”, in Segreti, Silenzi, Bugie, La Tartaruga, Milano, 1982, pp. 23-42. Il concetto di re-visione è ampio e investe anche la prospettiva postcoloniale. Da Adrienne Rich ereditiamo la consapevolezza di non poter conoscere noi stesse fino a quando non si è in grado di capire i meccanismi che ci determinano e alla stessa maniera troviamo illegittimi certi canoni volti ad escludere le donne o a rappresentarle secondo stereotipi fatti di passività.

109 J. Kristeva, Powers of Horror: An Essay on Abjection, Columbia University Press, New York, pp. 94-95.

Transiti, Dilatazioni Mnestiche e Identità in

The Road to Fez di Ruth Knafo Setton

fattore di triangolazione che coadiuva lo spazio di Brit e Gaby ma è al contempo speculare a Brit e alla sua affermazione di indipendenza, e alla storia del Marocco a cui si ricollega rievocandone il sacrificio110 metonimicamente.