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3. ECONOMIA PASTORALE NELLA TRANSCAUCASIA E IN ANATOLIA

3.3. Sviluppi e strategie di allevamento

Di seguito vengono descritti (con i rispettivi problemi) gli animali maggiormente allevati nella zona transcaucasica e viene effettuato un confronto, in questo senso, con le zone limitrofe quali le aree mesopotamiche ed europee. Negli studi presi in considerazione si fa riferimento all’allevamento in epoca antica con continui rimandi alle strategie moderne definite sulla base di studi antropologici.

Pecore e capre

Pecore e capre sono i più importanti animali legati al pascolo nelle zone del Caucaso (Fig. 3.1), così come in tutto il Vicino Oriente, con un’alta richiesta di prodotti legati a questi animali, quali carne, latte, pelle e lana73. L’inizio della loro domesticazione può essere individuato nel Neolitico pre-ceramico74, con la prima sacca di allevamento delle specie selvatiche localizzata tra il Tauro e gli Zagros75. Nel Vicino Oriente la specie selvatica della capra (Capra aegagus) è il primo animale ad

essere domesticato (a partire da 11000 anni fa)76, in quanto capra e Ovis orientalis (la specie selvatica della pecora domestica, Ovis aries) erano tra le specie più cacciate nell’area di Shanidar (ai piedi degli Zagros, in Kurdistan), nella Turchia meridionale e nella Siria settentrionale77. La condizione di semi-aridità e la stagionalità delle piogge rende le regioni mesopotamica e anatolica particolarmente adatte all’allevamento di questi animali78.

Le pecore possono sopravvivere in territori poveri e di scarso valore agricolo, producono meno carne rispetto ai maiali e ai buoi, ma dispongono della lana, che può essere modificata dall’uomo e hanno una velocità di crescita simile a quella del bue, ma più lenta rispetto al maiale79. L’allevamento ottimale dei caprovini, come sottolinea Zeder, implica lo spostamento del gregge da un pascolo all’altro, considerando che le aree non devono essere coltivate per evitare conflitti80. L’impatto iniziale di questi spostamenti può essere stato basso, ma è aumentato nel tempo, interferendo con la crescita arborea.

73 Bökönyi, 1988, pp. 193-194; Khazanov, 1984, p. 46. 74 Ducos, 2003, p. 55. 75 Bar-Yosef, Khazanov, 1992, p. 3. 76 Marshall, Capriles, 2014, pp. 251-252. 77 Bar-Yosef, Khazanov, 1992, p. 3. 78 Kohl, 1995, p. 1051. 79 O’Connor, 1998, p. 5. 80 Zeder, 1991, p. 25.

Il numero di individui in un gregge cresce compatibilmente con il disagio che gli animali creano alle coltivazioni e la soluzione è duplice:

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la formazione di un insediamento satellite a distanza sufficiente, possibilmente ecologicamente simile;

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sfruttare il vantaggio della mobilità degli animali con spostamenti stagionali lontano dalle aree coltivate. Le zone migliori in questo senso sono le steppe e le aree desertiche, non adatte alla coltivazione, solitamente usate come territorio di caccia81.

Zeder inserisce l’allevamento di grandi greggi di caprovini in un contesto di controllo centralizzato quale si verifica nelle aree mesopotamiche, ma che non si può applicare anche alle zone transcaucasiche qui prese in esame. Nelle zone mesopotamiche, infatti, vi è una specializzazione nell’allevamento di caprovini dipendente dalle attività urbane per uno scambio di beni e questa dipendenza tra le due realtà (urbana e pastorale) è controllata dal potere centrale del momento82.

Fig. 3.1. Gregge di pecore e capre moderne, Georgia (http://footage.framepool.com/en/shot/837948441- caucasian-mountains-sheep-herd-caucasus-dusting-dust).

81 Köhler-Rollefson, 1992, pp. 13-14.

Bovini

Nel Vicino Oriente, i bovini sono il terzo animale domestico per importanza (Fig. 3.2), con il loro apporto di carne, latte, pelle e forza-lavoro per il quale solitamente si utilizzano gli esemplari castrati83. La diffusione dell’allevamento bovino è avvenuta a partire dai Balcani meridionali verso sud84.

La regolazione dell’allevamento di questo animale comporta un controllo maggiore rispetto ai caprovini, secondo Zeder85 in quanto i bovini hanno necessità di un elevato quantitativo giornaliero di acqua e cibo. L’allevamento deve quindi avvenire in zone piovose e con la possibilità di ampie aree aperte per il pascolo, aree che in effetti sono utili anche per l’agricoltura e, quindi, devono essere vicine alle zone urbane. L’utilizzo dei bovini nelle attività di lavoro porta ulteriormente la comunità a tenerli nei pressi dell’insediamento. Zeder sottolinea come nelle aree con un clima secco, come la Mesopotamia, tutti questi fattori implichino un livello di specializzazione e controllo centralizzato più elevato rispetto a quello necessario per l’allevamento di caprovini. Al contrario, il clima del Caucaso meridionale risulta essere più favorevole a questo tipo di allevamento86.

Fig. 3.2. Bovini nel Caucaso meridionale, Georgia (http://www.123rf.com/stock- photo/mountains_stone_herd_cow.html). 83 Zeder, 1991, p. 29. 84 Bökönyi, 1988, p. 110. 85 Zeder, 1991, p. 28. 86

Suini

I maiali vengono allevati unicamente per il loro utilizzo primario, in quanto la loro carne è molto grassa e calorica: non si è sviluppato, infatti, alcun allevamento di questo animale finalizzato a una produzione secondaria87.

L’allevamento di maiali implica l’utilizzo di grandi quantità d’acqua, un elevato controllo sugli animali, in quanto questi potrebbero causare gravi danni alle zone agricole, e la loro alimentazione prevede risorse simili a quelle per la nutrizione umana: la soluzione è generalmente un allevamento su piccola scala, in aree recintate88. A loro favore c’è la rapida capacità di riproduzione e crescita oltre a, come già detto, una carne molto ricca89.

Mentre nel Vicino Oriente l’allevamento dei suini è stato limitato e ha avuto una decrescita nel tempo, nelle regioni della Transcaucasia esso è sempre stato molto importante. Kohl sostiene che mantenere questi animali necessiti di una sistemazione sedentaria; tuttavia, fonti ittite parlano di popolazioni nomadi come allevatrici di maiali e, allo stesso modo, in epoca contemporanea (Fig. 3), i maiali della provincia del Kakheti (Georgia orientale)90 vengono spostati stagionalmente nell'ambito di un pastoralismo transumante, confutando dunque almeno in parte l’affermazione dello studioso91.

Fig. 3.3. Suini dello Svaneti, Georgia (http://www.123rf.com/stock-photo/pig's_trotters.html).

87 Bökökyi, 1988, p. 201. 88 Zeder, 1991, pp. 30-31. 89 Bökönyi, 1988, p. 201.

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