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Gli sviluppi della teoria socio-tecnica e il concetto di auto-

2.5 I sistemi socio-tecnici

2.5.2 Gli sviluppi della teoria socio-tecnica e il concetto di auto-

singolo nel contesto lavorativo; 5) possibilità di correlazione tra ciò che l’individuo fa e ciò che produce in termini di impatto sulla propria vita so- ciale; 6) sviluppo di un atteggiamento ottimistico nei confronti del lavoro in termini di vantaggi per il proprio futuro;

• Principio 9: Incompletezza, evoluzione e apprendimento continuo.

Il design è un processo iterativo. Il processo di ridefinizione dell’organiz- zazione è continuo, richiede costanti interventi e presenta delle continue possibilità di miglioramento e di implementazione.

2.5.2 Gli sviluppi della teoria socio-tecnica e il concetto di automazio- ne

Tra gli anni settanta e ottanta, furono condotti numerosi studi sulla teoria dei sistemi socio-tecnici in moltissimi paesi europei, come Svezia, Norvegia, Ger- mania e Paesi Bassi69. Anche i primi esperimenti di adozione di questo approc-

cio risalgono agli stessi anni70. Le teorie sociotecniche erano ormai condivise e

accettate nelle nazioni più industrializzate e all’interno di organizzazioni di na- tura diversa, dal settore manifatturiero a quello dei servizi. Era ormai maturata la consapevolezza che fattore umano e fattore tecnico non potevano più essere considerati come aspetti operanti in direzione opposta. Il design organizzativo

68Thorsrud, E. «Policy-making as a learning process in working life». In: Working life (1981),

pp. 313–327

69Per un approfondimento si legga Mumford, E. «The story of socio-technical design: Reflec-

tions on its successes, failures and potential». In: Information Systems Journal 16.4 (2006), pp. 317– 342.

70Tra i pionieri nell’applicazione della teoria socio-tecnica possiamo ricordare la Volvo, in Sve-

zia. Nel corso degli anni settanta l’azienda automobilistica decise di rimuovere il tradiziona- le sistema di produzione, sostituendolo con dei gruppi di lavoro il cui compito era assemblare un’intera automobile, lavorare, coordinarsi e controllare l’intera attività lavorativa pur essendo distanti sia in termini di spazio, sia temporalmente71. Questo fu reso possibile grazie ad eccel-

lenti sistemi informativi che garantivano la trasmissione di informazioni e il raggiungimento di tutti gli individui appartenenti al gruppo. In Italia i primi esperimenti furono fatti dall’Olivetti, con la realizzazione delle “isole di lavoro”, un modello in cui i cicli di lavoro si ricompongono in fasi molto più lunghe e vengono affidati a singoli operai o a team di lavoro con responsabilità di controllo, programmazione e manutenzione, prima separate.Butera, F. e De Witt, G. «Valorizzare il lavoro per rilanciare l’impresa». In: La storia delle isole di produzione alla Olivetti negli anni’70 (2011).

della gestione di sistemi complessi era diventato un argomento di ampio studio. Il lavoro sugli incidenti e i sistemi di sicurezza aveva abbandonato la visione secondo cui gli incidenti erano il risultato dell’errore umano o del malfunziona- mento di una macchina, singolarmente considerati, e il modello elaborato da Jim Reason, cosìddetto "Swiss Cheese" era diventato prevalente72. Così gli incidenti

sono considerati come il risultato di una complessa concatenazione di eventi, a livelli differenti, capace di rompere le difese e le barriere erette per evitare even- ti catastrofici. Questo modello, adottato ancora oggi in molti settori come per esempio l’aviazione e la sanità, ha contribuito a spiegare il funzionamento dei sistemi complessi. Anche l’automazione, davanti alle scoperte tecnologiche e all’aumento della complessità dei sistemi ingegneristici, inizia ad essere vista secondo un’ottica sistemica.

Nei primi anni sessanta, in un lavoro dal titolo Vers l’automatisme social? Pro- blèmes du travail et de l’automatisation, Naville definisce l’automazione non come un concetto di natura puramente tecnica, ma come un’organizzazione avanzata dove ogni tecnologia è un sistema di concetti. Le realizzazioni tecniche sarebbe- ro quindi effetti e risultati73. Questa visione si pone in netto contrasto con il con-

cetto di automazione come tecnologia, come sostenuto da Brith e Crossman74,

secondo cui l’automazione sostituirebbe sempre più lo svolgimento di funzioni che dovrebbero appartenere agli esseri umani, mediante il controllo automatico dei processi. Secondo l’approccio socio-tecnico di Naville, l’automazione è inve- ce un un sistema tecnico, organizzativo, flessibile e capace di controllo. Il sistema nel suo complesso è il risulato di singole macchine (automazione come svilup- po tecnico), capaci di sostituire il lavoro umano (automazione come tecnologia) e integrate in un unico sistema di controllo (automazione come integrazione): il sistema rivelerebbe capacità di apprendimento, di evoluzione e di creazione, divenetando quindi anche autoreferenziale e al tempo stesso flessibile, capace

72Reason, J. T. Managing the risks of organizational accidents. Vol. 6. Ashgate Aldershot, 1997. Sul

modello elaborato da Reason si veda la sezione 2.7.

73Naville, P. Vers l’automatisme social?: problèmes du travail et de l’automation. Gallimard, 1963. 74Bright, J. R. Automation and management. Division of Research, Graduate School of Business

Administration, Harvard University Boston, 1958 e Crossman, E. Automation and skill, dsir, Pro- blems of Progress in Industry (9), London. Reprinted in Edwards et Lees F.(eds), The Human Operator in Process Control. 1974.Secondo questi autori l’automazione è una particolare tecnologia che per- mette di sostituire, mediante il controllo automatico dei processi, funzioni che dovrebbero ap- partenere all’uomo. Butera, inButera, F. «Note sulla storia dell’automazione. Dall’impatto sociale dell’automazione alla progettazione congiunta di tecnologia, organizzazione e sviluppo delle per- sone». In: STUDI ORGANIZZATIVI (2014), nota che una tale visione dell’automazione avrebbe poco a che vedere con le proprietà costruttive delle macchine stesse, focalizzandosi al contra- rio sulle loro prestazioni. Questo approccio, nonostante offra un notevole contributo alle analisi del progresso tecnologico, sarebbe insoddisfacente per ciò che riguarda la descrizioni dell’unità tecnico-organizzativa e l’analisi delle ragioni dello sviluppo tecnico.

di evolversi e di adattarsi all’ambiente. L’automazione diventa così un fenome- no complesso di natura tecnologica economica, organizzativa e sociale, che ha per oggetto la gestione e l’evoluzione di complessi sistemi tecnico-organizzativi che realizzano processi produttivi75. Oggi, anche l’ingegneria sociale ha accolto

l’idea che l’automazione e i sistemi ingegneristici complessi, non sono costituiti da sole macchine ma, dipendono in modo critico dal fattore umano.